Chieti, 8 maggio 2022. In Afghanistan i talebani ripropongono le donne con il burqa, si torna al triste passato.
Una notizia che potrebbe anche meravigliare; il fatto è che anche noi, mondo occidentale, civile e moderno, siamo entrati nel vortice di una guerra pazzesca che ci riporta al passato. Una guerra atroce con distruzione e morti proprio nel centro del nostro continente.
Per noi occidentali, comunque, meravigliarsi dei costumi di società diverse, dei loro particolari caratteri, dei loro sorprendenti comportamenti, delle loro tradizioni e delle loro culture, quasi sempre superate, rappresenta sempre motivo di distanza, superiorità e addirittura spregio.
Impostazioni sicuramente interessanti le nostre. Impianti di ragionamento che in questi ultimi tempi sembrerebbero anche utili, se non altro per verificare il nostro stato culturale, le nostre tendenze sociali, ma soprattutto lo stato salutare del nostro giudizio e delle nostre capacità relazionali.
Abituati sempre al pensiero che andando avanti nel tempo si progredisce e che le cose migliorano, purtroppo si è portati a perdere di vista la cruda realtà che stiamo vivendo e che non riusciamo a giustificare: siamo tornati indietro, anzi siamo rimasti fermi nel tempo.
Possiamo anche meravigliarci, ma quello squallido burqa circola anche da noi: basta rifletterci un po’ su e l’apparire di quell’indumento resta facile.
L’uomo, il tempo; un burqa per tutti. L’uniforme per rimanere fermi ai caratteri primitivi delle paure e degli istinti.
Il nostro speciale burqa, che nasconde le nostre particolari psicopatie e soffoca ogni nostra autenticità; quell’uniforme che impedisce ogni respiro aperto, ogni espressione, ogni relazione e movimento, ogni libertà di godere le bellezze degli infiniti e diversi aspetti che il nostro mondo ci dona.
NM
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