di Piervittorio Scimia
Oggi 9 Maggio in Russia viene festeggiata la Giornata della Vittoria, ricorrenza che celebra la resa della Germania nazista. Putin potrebbe annunciare la fine della cosiddetta “operazione militare speciale”: si potranno riaprire dei margini di trattativa o si rischia invece una recrudescenza del conflitto? Con il Responsabile Esteri della Lega Giovani non abbiamo parlato solo di crisi ucraina, ma anche di elezioni francesi, del come back di Trump e di un ipotetico “super gruppo” sovranista in Europa.
A marzo sei stato al confine fra Ungheria e Ucraina per portare aiuti umanitari ai profughi ucraini, ritieni che per la Giornata della Vittoria celebrata in Russia domani 9 Maggio Putin voglia arrivare ad una tregua come in molti hanno ipotizzato o invece passi addirittura alla fase della guerra totale come indicato da alcune indiscrezioni?
La mia speranza è che sia un 9 Maggio che riapra i negoziati anche se ormai in tutta onestà bisogna ammettere che gli spazi di manovra sono ai minimi termini e che la Russia attualmente non ha nulla da guadagnare dal fermare la guerra perché si trova in una posizione di completo isolamento.
Forse non c’è uno spazio negoziale nemmeno per l’Occidente mentre ucraini e russi pagano le conseguenze di una guerra che attualmente per qualcun altro è molto utile, penso a Biden, che non ha saputo gestire la crisi e che anzi è sembrato essere un tifoso dell’escalation.
Ovviamente però non possiamo perdere del tutto la speranza per un 9 Maggio che veda finalmente le due parti di nuovo riunite intorno a un tavolo per una risoluzione pacifica. Tutti gli indicatori fanno pensare il contrario e cioè che questa guerra continuerà ancora, anche se non credo tuttavia che la Russia abbia la forza per trasformare il conflitto attuale in una guerra totale.
Se prosegue l’escalation e sembra che Biden abbia l’interesse a continuare il conflitto per procura, c’è veramente il rischio di un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti? Tutto questo non rischia di creare uno scenario da incubo, con un conflitto mondiale, addirittura atomico, viste le minacce ventilate da parte russa? Ad esempio, ultimamente Dugin, considerato l’ideologo di Putin, è tornato ad agitare lo spettro del nucleare. Del resto, non solo in Occidente cresce la preoccupazione per un possibile utilizzo delle armi atomiche, ma tutto il mondo segue con apprensione quanto sta accadendo in Ucraina.
La vera minaccia ci potrebbe essere se la leadership russa si trovasse veramente messa all’angolo. Una situazione in cui la sopravvivenza politica stessa della Russia fosse percepita come a rischio legittimerebbe dal punto di vista russo ogni tipo di azione. Spero che non si arrivi a tanto. I guerrafondai dem pensano che esistano delle bombe “democratiche”. Tutto ciò è molto pericoloso. In molti affrontano questi argomenti con una certa leggerezza quando invece non possiamo non essere preoccupati. Sarebbe davvero irrazionale un allargamento del conflitto, oltretutto senza alcun vantaggio per nessuna delle parti e infatti la stessa Nato ha abbandonato i toni più bellicosi di inizio conflitto.
Si pensava di fornire degli aerei ma poi non sono stati dati. Persino i Polacchi non sono più disponibili ad un certo tipo di supporto militare per l’Ucraina. Vengono fornite armi da campo ma non si vuole un coinvolgimento diretto della Nato. Anche sulle sanzioni non c’è più questa grande unità di intenti in Europa. A sfilarsi non solo Orban che è accusato di essere filorusso ma anche la Slovacchia, ossia il Paese che manda più armi in Ucraina e la Bulgaria che ha una storia particolare di relazioni con la Russia. Tutto questo è un segnale di ragionevolezza.
E quindi ovviamente non ritieni che sia opportuno da parte dell’Italia continuare ad inviare armi in Ucraina? Anche Salvini ha espresso delle perplessità.
Assolutamente sì, anch’io sono molto perplesso. Soprattutto non vorrei mai che vengano fornite armi in grado di colpire il territorio russo, come la città di Belgorod. Davvero lodevole e significativa la tenace resistenza opposta dall’esercito e dalle milizie ucraine, ma ribadisco, bisogna evitare che armi Nato e italiane portino a termine attacchi sul suolo russo.
Dicevi che alcuni Paesi sono contrari all’embargo nei confronti della Russia. Oltretutto queste sanzioni si stanno rivelando un boomerang. La Russia le sta aggirando, esportando verso altri Paesi quello che prima esportava ad esempio in Europa, in più c’è un danno per l’export italiano. Sempre la Russia addirittura minaccia di confiscare le aziende straniere. Come si può evitare questo aggravamento dell’embargo? La Lega Giovani avanza delle proposte sul punto?
Ci sono Paesi che si stanno opponendo alle sanzioni. Gli unici ponti di negoziati sono Stati che non sono in Europa. In tutto questo la grande assente è l’Unione Europea, che non sta avendo un ruolo diplomatico, anzi è solo la cassa di risonanza della narrativa di qualcun altro. I tavoli dei negoziati sono ad Ankara, in Turchia, che è un Paese della Nato, (quello turco è il secondo esercito dell’Alleanza Atlantica), ed è uno Stato che non applica sanzioni, continua ad esportare e ad importare senza nessun problema come anche Israele, uno Stato che nessuno può tacciare di antioccidentalismo ma che allo stesso tempo mantiene un canale aperto dal punto di vista diplomatico. Gran parte poi della classe dirigente economica russa ha il passaporto israeliano. Dunque, Israele ha un margine negoziale molto alto che spero possa servire per fermare l’escalation.
Altro argomento di scottante attualità è quello delle elezioni francesi. Sei stato recentemente in Francia e hai potuto seguire da vicino le presidenziali. Sei anche intervenuto come relatore ad una serata di approfondimento sul tema. Repubblica ha scritto che questa sconfitta della Le Pen potrebbe allontanare la Lega dal Rassemblement National e avvicinare Salvini al PPE. Sono solo ipotesi o c’è qualcosa di vero in tutto questo?
Il PPE benché sia una realtà storica di governo versa in grande difficoltà. Non è al governo in nessuno dei Paesi principali UE, ma solo a Cipro, in Grecia, in parte in Slovacchia, non più in Bulgaria. E’ al governo in Romania con la sinistra ma ha perso lo slancio di partito di governo della destra. In realtà tutta la destra deve reinventarsi qualcosa, non solo la Le Pen. Anzi, il suo risultato è interessante. C’è chi pensa che la Francia sia l’VIII arrondissement di Parigi o il vecchio porto di Marsiglia. Invece c’è un 40% di elettori che vota costantemente una certa area culturale e ideologica forte, rappresentata da un cognome estremamente divisivo per la sua storia, un cognome “politico” quello della Le Pen; eppure, questo 40% continua ad affidarsi a quella parte politica. Valérie Pécresse, per i Repubblicani, che ricordiamo, sono nel PPE, ha raggiunto soltanto poco più del 4%!
Stai seguendo da vicino anche la politica ungherese, oltretutto sono sempre più stretti i rapporti tra la Lega Giovani e l’organizzazione giovanile di Fidesz. Tornando proprio al tema della crisi ucraina, Orban ha tenuto un atteggiamento che gli ha attirato non poche critiche, è stato infatti accusato di essere vicino a Putin. Papa Francesco invece si è congratulato con il premier ungherese per l’accoglienza degli sfollati ucraini e forse la politica adottata da Orban in questo frangente dovrebbe rappresentare il modello da seguire, proprio per evitare il coinvolgimento diretto del proprio Paese nell’escalation e quindi tenere aperto uno spazio di negoziazione.
Sulla guerra in Ucraina la posizione ungherese è la migliore, anche la più chiara a livello strategico e garantisce gli interessi nazionali, ad esempio tutela la minoranza ungherese in Transcarpazia, senza mai venire meno a nessun tipo di solidarietà con il popolo ucraino. L’Ungheria è un Paese che dall’inizio della guerra ha accolto 600-700 mila profughi, ed è uno Stato che conta 9 milioni di abitanti; dunque, ha compiuto davvero uno sforzo enorme, con una solidarietà ineccepibile. Come dicevi, lo stesso Papa ha reso omaggio a questa solidarietà del popolo ungherese. Anche l’Austria è uno Stato che durante questa crisi si è mosso in modo prudente.
Il cancelliere austriaco Karl Nehammer è andato a Mosca per un incontro riservato con Putin. Però certi giornali non hanno mica descritto Nehammer come un sodale di Putin, un criminale, mentre invece sembra quasi che si divertano a farlo con Orban. Una maggiore concretezza geopolitica condurrebbe ad una gestione più oculata della crisi. Ovviamente è inaccettabile l’aggressione di un altro Paese sovrano, così come era inaccettabile dal punto di vista della Lega l’operazione contro Gheddafi, ma allo stesso tempo non si deve essere sedotti da narrative che sono insostenibili non solo da un punto di vista economico ma anche umano.
A proposito di narrative, io passerei al tema della narrativa dei dem americani. In questi anni hai dimostrato di conoscere molto bene la politica americana, per di più la Lega Giovani ha stretto una partnership con il New York Young Republican Club. Recentemente è arrivata la vittoria dei candidati di Trump nelle primarie repubblicane in Ohio. Pensi che ci potrebbe essere la riscossa di Trump nel 2024? E secondo te davvero se The Donald fosse stato Presidente, Putin non avrebbe mai invaso l’Ucraina, come hanno sostenuto alcuni? È pur vero che le truppe russe già da tempo erano state ammassate ai confini con l’Ucraina e probabilmente il piano di invasione era stato elaborato prima ancora dell’elezione di Trump.
Anch’io sono convintissimo che con la Presidenza Trump la guerra non sarebbe scoppiata e si sarebbe trovata un’altra soluzione, ma anche per una caratteristica di Trump, ossia quella di essere un leader portato alla negoziazione: si è visto con la Corea del Nord di Kim Jong-un e nell’accordo del secolo fra Israele e Emirati Arabi Uniti. Quello che si nota è il “come back” di Trump: il 2024 arriva presto, novembre è molto vicino e la tendenza per The Donald è molto forte, mentre l’indice di gradimento per Biden è ai minimi storici, intorno al 40%. Anche negli Stati storicamente democratici come la California il tasso di approvazione per Biden è pari se non inferiore a quello di disapprovazione. La sua presidenza è in difficoltà.
Da qui, mi si consenta un’analisi cinica, anche l’interesse a mantenere la guerra più a lungo possibile, però quello che sto vedendo è che il Partito Repubblicano è in forma, è davvero competitivo ed ha volti nuovi. Ha saputo cogliere e abbracciare tutto il trumpismo, penso ad esempio alla vittoria delle primarie in Ohio di J. D. Vance, giovane in gamba, che si è fatto da solo. Ha vinto in un contesto tipico del Midwest, dove la tossicodipendenza è un’emergenza ed è forte la deindustrializzazione. Città operaie che tra globalizzazione e ascesa cinese hanno sofferto e non poco. Ma questo partito Repubblicano è un partito rinnovato che è pronto a vincere. È difficile che a novembre i Democratici mantengano il controllo del Senato e della Camera. Davvero una partita molto interessante: io sto seguendo alcuni passaggi, ad esempio in Nevada. E ci sono delle tendenze molto positivi per la nostra aerea.
Invece, a proposito di questa area, ossia quella di una destra che possiamo chiamare sovranista e che in Europa non aderisce al Partito Popolare Europeo, credi che la Lega, attualmente in Identità e Democrazia, possa formare un super gruppo sovranista o anche soltanto allargare quello di ID, magari con l’ingresso di Fidesz o di altri partiti?
Anche la partita del grande gruppo sovranista in Europa è interessantissima e attuale. Ci sono l’interesse e la volontà politica di Salvini, di Orban ma anche dei polacchi. Questo gruppo sarebbe la seconda forza del Parlamento Europeo e sarebbe incisivo anche in ambito di Consiglio Europeo. Rappresenterebbe una realtà solida, unica alternativa ad un centrodestra, o meglio, ormai un centro, la cui unica stella polare è l negoziazione e il governo con la sinistra. Invece dobbiamo essere alternativi a quest’ultima: le elezioni francesi e ungheresi hanno dimostrato che l’elettore vuole questo e non l’arte del compromesso ad ogni costo.
Restano però delle differenze significative fra i partiti di quest’area sovranista: alcuni sono molto più filoatlantici, altri partiti poi come Vox in Spagna sono più vicini a Fratelli d’Italia, quindi centralisti a differenza di movimenti tradizionalmente federalisti come la Lega.
L’esempio italiano delle coalizioni, del trovare un punto in comune è fondamentale. La speranza è che si riesca a ripetere anche per l’anno prossimo in Italia. In Europa questo gruppo va realizzato perché la minaccia esterna è molto forte ed è rappresentata da una sinistra che ha abbracciato le posizioni più estreme, che ha perso il centro e che è completamente ostaggio di minoranze attiviste completamente fuori dall’opinione pubblica più diffusa, mentre questo centrodestra è portato a perdere, come si è visto recentemente in Francia, con il 4% di Valérie Pécress. In Europa, dunque, come in Italia, serve una forte unità di tutte le forze che vogliono essere alternative a questa sinistra pericolosamente ideologizzata. E anche noi come Giovani della Lega non smetteremo di impegnarci per il raggiungimento di questo obiettivo.
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