Un parterre di tutto rispetto per presentare il libro che spiega la necessità di cambiare i paradigmi
Milano, 19 maggio 2022. La presentazione del saggio con un parterre di testimoni d’eccezione, svoltasi questa mattina presso la sede di LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità, è stata occasione per portare all’attenzione ancora una volta temi di natura complessa, stimolando un dibattito attuale e reso unico per l’aspetto collegiale. “Essere capaci di riconoscere ogni persona come unica e irripetibile, al di là del limite fisico”. È il messaggio dell’enciclica di Papa Francesco che introduce risposte alle riflessioni affrontate nel saggio A Sua Immagine? Figli di Dio con disabilità che guida la ricerca di nuovi paradigmi sulla disabilità.
È l’argomento stesso a tenere vivo un dialogo su domande e dubbi della società contemporanea. Padre Giuseppe Bettoni, fondatore e presidente di Arché; Virginio Colmegna, presidente Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”; Suor Veronica Donatello, responsabile CEI per la pastorale delle persone con disabilità; Ilaria Morali, professore di Teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana; Salvatore Nocera, dirigente FISH (Federazione italiana superamento handicap) e fondatore del Movimento Apostolico Ciechi; Giacomo Panizza, fondatore della comunità Progetto Sud e docente presso l’Università della Calabria; Matteo Schianchi, storico e ricercatore presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca; Vittorio Scelzo, pastorale delle persone con disabilità del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita; Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas e componente dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. Sono loro il coro di voci laiche e cattoliche che, dal loro osservatorio privilegiato, hanno dato il contributo al libro e che oggi si sono confrontate sul rapporto Chiesa e disabilità. La stesura di A Sua Immagine? Figli di Dio con disabilità, edito da “La vita felice” e pubblicato nell’aprile 2022, è curata da Alberto Fontana e Giovanni Merlo.
Ed oggi è stata l’occasione per presentare gli autori che hanno contribuito a rendere questo terreno una brillante realtà di incontro e di scambio. Un confronto diretto, condotto e moderato da Riccardo Bonacina, fondatore di Vita Magazine, che da anni è punto di riferimento per l’informazione della sostenibilità, del racconto sociale e del terzo settore.
L’incontro si è concentrato sul tema che fonda la relazione tra teologia e disabilità. Un nuovo punto di vista, una nuova visione che vuole evidenziare il rapporto fede-disabilità all’interno del significato teologico dell’uomo nella sua relazione con Dio. Tutto nasce dalle riflessioni generate dal lavoro a cui Justin Glyn si è dedicato quando, nel giugno 2019, ha pubblicato il testo “Us not them” (“Noi non Loro”). L’autore, gesuita non vedente di origine australiana, avvocato e docente di Diritto Canonico presso Catholic Theological College, General Counsel del distretto australiano della Compagnia di Gesù, sostiene la visione di una Chiesa non solo per chi è accanto alle persone con disabilità, ma che diventi essa stessa l’incarnazione di quel “Dio ferito” già fragile e mancante.
All’interno di questa cornice il tema del saggio è il cambiamento. Sino ad oggi, le dichiarazioni ufficiali della Chiesa come quelle sulla teologia della disabilità, hanno oscillato fra due posizioni scomode: da un lato disabilità come colpa o peccato, dall’altro disabilità come strumento di redenzione. Come superare allora la mera retorica dell’inclusione per giungere a comprendere una volta per tutte che ciascuno, a prescindere dalle proprie disabilità e abilità, deve essere riconosciuto come essere unico ed irripetibile?
“Ciò che ci accomuna non è solamente l’appartenenza a Ledha – spiegano Alberto Fontana e Giovanni Merlo, rispettivamente consigliere e direttore Ledha – ma, soprattutto, un’amicizia che dura da sempre e una vita di lavoro e di impegno, spesa all’interno del mondo associativo italiano, per l’affermazione, il rispetto e la promozione dei diritti umani di tutte le persone con disabilità. Siamo sempre molto attenti a quello che avviene nel mondo della disabilità e non solo per quanto riguarda gli aspetti giuridici: siamo costantemente alla ricerca di analisi e riflessioni che possano animare il confronto e la discussione dentro la nostra comunità. Le nostre associazioni sono per definizione “apartitiche” e “aconfessionali”, ma quello che capita all’interno della Chiesa non ci è certo indifferente, sia come dirigenti associativi, sia sul piano personale. Ecco perché comprare il numero della rivista e leggere l’articolo di Justin Glyn è stata questione di pochi giorni. Restarne folgorati sono bastati pochi minuti”.
Il primo cambio di paradigma affrontato dal libro, e dal quale prende vita il percorso di riflessione, si fonda sulla visione teologica della vita dell’uomo: creato a immagine di Dio. Porre al centro quel “A Sua immagine” significa partire dalle ragioni spirituali e teologiche per le quali ha avuto origine la vita dell’uomo. Essendo ad immagine di Dio, l’individuo umano ha la dignità di persona. Ed è proprio in questo percorso di riconoscimento della bellezza di essere stati creati ad immagine di Dio, si inserisce il valore del limite e della fragilità.
Da qui il secondo cambio di paradigma proposto dal saggio: se la fragilità viene riconosciuta parte della condizione dell’uomo, allora è possibile superare il dualismo “Noi – loro”, di cui si parla nell’opera di Glyn. Essere fragili non significa essere fermi, ma vuol dire avere il coraggio di fare i conti, ciascuno, con il proprio limite. Ed è da questa consapevolezza che la fragilità diventa risorsa, perché pone alla scoperta di nuove opportunità per tutti. È il cambiamento sociale nel quale l’altro percepito “diverso da noi stessi”, che diventa parte del nostro stesso percorso di ricerca.
Questa nuova visione sociale introduce il terzo cambio di paradigma, che pone la realizzazione di ogni uomo nella relazione di reciprocità con l’altro. Superando la retorica dell’inclusione sociale, ciascuno potrà essere vissuto come persona di valore e con la quale porsi in relazione. Lasciare spazio, dunque, al protagonismo di ciascuno mette in discussione una visione pastorale paternalistica: dall’aiuto caritatevole, all’impegno reciproco e concreto di costruire, insieme, il bene comune.
Da qui il quarto cambio di paradigma del saggio: il coraggio di introdurre una nuova teologia della disabilità. In questo senso, il percorso di cambiamento che oggi la Chiesa sta vivendo può diventare un’opportunità per introdurre spazi e linguaggi per una nuova pedagogia della disabilità.
La scorsa settimana Alberto Fontana e Giovanni Merlo hanno presentato anche il nuovo blog “A Sua immagine?” asuaimmagine.it. Uno spazio per continuare il viaggio con gli stessi autori fatto di incontri, riflessioni su temi che toccano il senso ed il significato del nostro essere al mondo, a prescindere dalle proprie abilità o disabilità. Aperto per un dibattito interattivo con i lettori, il blog è già ricco di articoli che suggeriscono letture, film, camei e, non ultima, l’agenda degli appuntamenti live dove incontrarsi e confrontarsi.
Pagine, quelle del libro come anche quelle del blog, che pongono domande e questioni alle quali gli autori non hanno alcuna pretesa di dare risposte, ma la volontà di aprire domande nuove, per continuare il cammino di ricerca che ogni uomo e donna del nostro tempo è chiamato a fare.
Ilaria Sesana
Stefania Pozzi
Grazia Micarelli
Elisa Longo
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