di W. Centurione
Chieti, 7 giugno 2022. Ogni notte è buona, il momento propizio per iniziare una baruffa è tra le mani di uno, due o forse tre ragazzi. Di buona famiglia sicuramente, educati a dovere e tra le mura di casa, tra i parenti vicini e lontani, a tavola sono i più bravi, i più belli, i più puliti quelli più rispettosi, i perfettini.
Poi, però, c’è la sera con gli amici, con i colleghi studenti, quella che li porta ad alzare il gomito e a ubriacare persino i freni inibitori che non li bloccano più: l’abuso di alcol e il senso di stordimento totale trasporta questi giovani in una nuova ed eccitante dimensione, quella del disinibito e del disinvolto.
Chieti Scalo, nelle tarde notti d’estate e nei week-end d’inverno da alcuni anni a questa parte è diventata la cornice perfetta per le maxirisse (oramai appuntamenti fissi e non episodi sporadici) provocate da bevitori amatoriali che non sanno bere il giusto e godersi il gusto di una birra o di un buon vino.
Quel bicchiere in più, innesca la dannata voglia di violenza scatenando il putiferio in un nano secondo, in un attimo dove tutto si rovescia e non si può tornare indietro, perché poi si buttano nella mischia anche quelli che già sono delinquenti, quelli che sono già nati col sangue caldo e che posseggono una fedina penale imbrattata, e la notte brava si consuma, l’ennesima.
A Chieti Scalo nella zona della galleria Scalo (teatro delle continue maxirisse) non si parla d’altro, non si vede altro, non è una volta, due o tre, sono diversi anni che accadono scene di orribile follia.
Coltellate, bottiglie spaccate in testa, aggressioni gratuite o volontarie per futili motivi.
Serate e nottate di piccola movida finite sempre nelle notizie di cronaca. I locali lavorano per ragazzi che hanno voglia di divertirsi, ma evidentemente non sanno farlo abbastanza, questa generazione lo ha dimostrato più e più volte e non c’è contraddittorio che tenga.
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