Villa Gregoriana prese il nome dal Papa Gregorio XVI che lo ha inaugurato nel 1835, dopo tre anni di lavoro. Dopo il restauro del FAI, (inizio lavori anno 2002 e riaperto al pubblico nel 2005), fu rinominata Parco Villa Gregoriana. È un’area naturale di grande valore storico e paesaggistico, che si trova a Tivoli, nella valle scoscesa tra la sponda destra del fiume Aniene e l’antica acropoli romana. La valle del fiume ANIENE, era chiamata anche Valle dell’Inferno, per le frequenti inondazioni del fiume Aniene. Il fiume scavò il letto e provocò notevoli danni, ripetutisi periodicamente nei secoli, che distrussero rovinosamente case, ville e monumenti. Papa Gregorio XVI, dopo l’alluvione del 1826, per proteggere le abitazioni dalle piene, fece realizzare due cunicoli, scavati sotto il monte Catillo, (500 m), per deviare il corso del fiume Aniene. Si realizzò così La Grande Cascata, con due salti di 120 metri, (originariamente erano 4), seconda in Italia dopo le Marmore. Il suo getto d’acqua, spettacolare, è il più fotografato. Compiuta l’opera, il Papa creò il Parco che porta il suo nome, valorizzandola con giardini e un centinaio di piante arboree. All’opera idraulica, si aggiunse il recupero dei ruderi della antica villa romana di Manlio Vopisco, (Oggi di quell’edificio resta soltanto la struttura sotterranea a sostegno della vila soprastante). Nel parco, furono attrezzati percorsi, vialetti, scale e alloggi di servizio, immersi nella natura più rigogliosa. Non mancano le panchine dove ci si può riposare.
Il Parco di Villa Gregoriana è un’area naturalistica che procede lungo percorsi semplici, che si snodano tra corsi d’acqua, cascate e grotte. All’ingresso, pagato il biglietto, mi è stato consegnato una mappa della Villa, che mi ha guidato facilmente lungo il percorso, con il richiamo dei luoghi importanti. L’itinerario percorre l’intera Valle dell’Inferno: si parte dal ponte Gregoriano, affascinante struttura fatta costruire sempre da papa Gregorio XVI e che oggi collega il parco al centro storico di Tivoli. Da qui si può ammirare uno straordinario panorama della Valle dell’Aniene e dell’antica acropoli. Si discende lungo la valle, nell’ombra della forra e di una fitta vegetazione, arrivando con una piccola deviazione, alla terrazza di fianco alla grande cascata. Si continua a scendere incontrando lungo il sentiero la grotta di Nettuno situata sotto la rupe dell’acropoli. Per raggiungere la Grotta, bisogna attraversare il traforo di Miollis, (era un conte e generale delle truppe francesi), che è lungo e stretto, con tante aperture, dalle quali si può vedere il bosco. Il traforo fu scavato nella roccia gialla, che si chiama travertino, molto fragile e se la tocchi, diventa polvere. Per entrare nella grotta, bisogna salire tanti gradini di roccia, abbastanza scivolosi. All’interno, il forte rumore dell’acqua, il buio e l’umidità, creano una misteriosa emozione, che ti abbraccia. Le indicazioni mi accompagnano alla Grotta delle Sirene, collocata in un ambiente fantastico. La grotta è sormontata da una specie di arcata naturale, detta Ponte Lupo. Qui, l’acqua del fiume Aniene si inabissa in un buco inesplorato. Continuando il percorso, si raggiunge il punto più basso della forra, per poi risalire dal lato opposto del letto antico del fiume, fino all’acropoli. Nel piazzale sono collocati due templi databili attorno al I e al II secolo a.C., uno rettangolare, detto della Sibilla, ma in realtà di incerta attribuzione, l’altro rotondo, detto di Vesta.
Vesta, è la dea del focolare domestico e pubblico. Il Tempio è a pianta circolare, risalente alla fine del I secolo a.C. In origine, era circondato da un ordine architettonico in travertino con 18 colonne corinzie, di cui solo 10 sono sopravvissute fino ad oggi.
La Sibilla Tiburtina era la decima Sibilla, venerata a Tivoli come dea. Si racconta che sulle rive del fiume Aniene, fu trovata una statua di questa sibilla con un libro, che era il suo segno di riconoscimento. Il Tempio è a pianta rettangolare, risalente alla fine del II secolo a.C. dove le persone andavano a pregare il guerriero Tiburno, che ha dato origine alla città di Tivoli.
Sono rimasto affascinato nel visitare questa villa, per l’ambiente, la flora, l’arte, la cultura, la storia, il silenzio. Interessante sono i punti panoramici, dove puoi osservare l’intera forra. Una bellezza!
N.B. Tivoli è anche una città d’Arte, una delle sole al mondo a possedere sul suo territorio, più siti del patrimonio mondiale dell’Unesco.
Luciano Pellegrini
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