Le crisi le conosciamo bene: a rimetterci sono sempre i lavoratori
Pescara, 11 luglio 2022. È notizia di questi giorni dell’avvio della discussione inerente alla istituzione di strumenti per aumentare la capacità di spesa delle famiglie a basso reddito. Dopo trent’anni di contrazione dei salari si inizia a parlare del loro adeguamento al costo della vita, ma non è tutto oro quel che luccica.
L’aumento sarebbe a carico della fiscalità generale, da attuare mediante riduzione del cuneo fiscale. Peccato che dei ben 16 miliardi di cui si parla solo i due terzi finirebbero nelle tasche dei lavoratori mentre il restante terzo andrebbe, di nuovo, nelle tasche delle aziende. Considerato che di questi tempi il nostro Stato non ha libertà di spesa ma deve eseguire gli ordini impartiti dall’UE e dal FMI, questa ulteriore diminuzione delle entrate verrà compensata dalla riduzione del welfare: riduzioni dei servizi pubblici e di quel poco di stato sociale rimasto e aumento delle tasse indirette che ricordiamolo è la tassa più antidemocratica che esiste poiché fa pagare le tasse allo stesso modo sia al ricco che al povero.
Quindi i lavoratori autofinanzieranno l’aumento dei propri salari
Sempre di questi giorni la notizia che il gruppo STELLANTIS, presente sul nostro territorio con SEVEL, abbia deciso di incentivare all’esodo volontario la bellezza di ulteriori 1070 lavoratori, portandoli ad un totale di circa 1800 (quasi il 4% della forza lavoro attuale).
Scelta che lascia presagire successive e pesanti riorganizzazioni nel gruppo visto che la notizia dell’accordo con i sindacati sulle uscite volontarie (la FIOM non ha firmato), è stata magnificata su un giornale (La Repubblica) appartenente al gruppo editoriale GEDI di proprietà degli Agnelli in un articolo dal trionfante titolo “STELLANTIS TROVERÀ LAVORO A CHI VUOLE CAMBIARE”. E ancora “chi desideri cambiare lavoro, quello nuovo te lo cerchiamo noi”, alludendo al fatto che per impiegati e quadri, STELLANTIS sarebbe disponibile a sostenere le spese di formazione per poter essere impiegati in altre aziende, ovviamente trattenendo una parte dell’incentivo precedentemente pattuito.
Sul nostro territorio la crisi della Denso non ha fine.
Dopo la concretizzazione degli esuberi, alle promesse fatte dall’azienda è seguito il nulla: la CIG a rotazione si è rivelata una chimera, a seconda del reparto di appartenenza e del grado di ricattabilità dei lavoratori, c’è chi lavora su 18 turni e chi sta a casa a zero ore. Gli investimenti sono ben lungi dall’essere realizzati, e adesso si concretizza come una nuova minaccia l’outsourcing (esternalizzazione) di alcune lavorazioni, soluzione che va nella direzione contraria a quella che servirebbe attuare per mantenere i livelli occupazionali dello stabilimento.
Ci arriva anche la notizia che in Pinkilgton, in aera a lavorazione a caldo dove si lavora con temperature dell’ordine di 70° è stata tolta l’acqua lasciando la disponibilità del solo beverino…….
Insomma, un quadro per nulla rassicurante, dove la fantasia di certo non manca, le “invenzioni innovative nemmeno” ma il conto viene sempre pagato dai soliti noti ovvero i lavoratori.
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