L’esempio di Barcellona
A proposito di certe nuove strade in corso di realizzazione nella nostra città, che ormai fanno parte del passato in altre …
Barcellona – Ideata dall’ingegnere e urbanista Ildefonso Cerdà, la realizzazione di Avinguda Diagonal (in catalano) venne iniziata oltre un secolo e mezzo fa (dal 1860 in avanti) quando un regio decreto della Regina Isabella II di Spagna e il Governo spagnolo a Madrid Leopoldo O’Donnell concesse l’autorizzazione alla costruzione del viale. Si tratta di un asse viario di rilevanti dimensioni: oltre 10 km di lunghezza per almeno 30 di larghezza (e oltre), che attraversa “diagonalmente” Barcellona, progettata proprio per rompere l’ortogonalità della metropoli catalana.
Nata non certamente per le auto, nel tempo però l’intero tracciato è diventato un grande snodo automobilistico del centro urbano. Ora il municipio di Barcellona, sotto la guida della Sindaca Ada Colau, ha deciso di cambiarne drasticamente la destinazione d’uso.
Lo scorso anno, infatti, la Commissione Ecologia, Urbanistica, Infrastrutture e Mobilità del Municipio ha dato il via libera al progetto di riqualificazione urbana dell’intero asse, per un importo di oltre 60 ml di €, al fine di realizzare un grande collegamento tramviario che consentirà a Barcellona di implementare il proprio sistema di trasporto pubblico per l’intera area metropolitana. La proposta prevede una riorganizzazione degli usi attuali con una robusta riduzione del traffico motorizzato privato a beneficio di un miglioramento e ampliamento degli spazi pedonali, ciclabili e aree verdi.
L’arteria, in ragione della sua lunghezza, sarà articolata in diverse sezioni: nel tronco centrale di ognuna di queste è comunque prevista un’ampia pista ciclabile bidirezionale di circa 4 metri e la banchina tranviaria e queste saranno a loro vota separate tra loro da una fascia verde di 3/4 metri dove sono allocate le fermate del tram. Inoltre, si estendono gli attuali marciapiedi laterali di 3 metri a larghezze superiori ai 7 metri. Il traffico motorizzato privato è ridotto a due corsie per senso di marcia e si trova ai lati tra i due filari di alberi per lato, consentendo la connettività con il resto delle strade senza interferire con il tram o la pista ciclabile.
In altre parole, mediamente l’Avenida Diagonal perde tutte le corsie interne (anche 6), per una larghezza di circa 18 metri, a favore del tram per almeno 6 metri, delle bici per almeno 4, e la restante parte, cioè 8 metri, per pedoni e spazi verdi. Per il traffico motorizzato restano solo 4 corsie laterali che dovranno fare spazio ai marciapiedi che saranno ulteriormente allargati.
Certamente si tratta di un sistema complesso, ma che va in una chiarissima direzione, almeno di attribuzione di spazi funzionali evidente, in cui viene privilegiato in misura esorbitante quello riservato al verde, quindi ai pedoni (o a cittadini, come dice Salvador Rueda, padre delle famose Superillas), poi alle due ruote, al tram e infine alle auto.
Venendo alla nostra città, all’annosa questione del destino della Strada parco, poi di Via Marconi, del proseguimento dell’asse attrezzato lungo il tratto adiacente Via Andrea Doria, e ora al Pendolo, addirittura dentro la Riserva, non possono essere fatte ovviamente similitudini dimensionali, ma di scelte di orientamento d’uso e di attribuzione di spazi credo senz’altro di si. Le sistemazioni di oggi non saranno riviste domani e danno il senso dell’approccio odierno locale alla mobilità urbana che rimarrà tale almeno fino al 2030. Forse.
Giancarlo Odoardi
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