Di W. Centurione
La città di Pescara per l’ennesima volta è teatro di episodi di cronaca nera dopo la sparatoria col morto di ieri sera. Il primo agosto è solo un giorno come tanti altri che ci ribadisce come la paura regna e la gente non è più tranquilla. Ultimamente si è consumato tutto nello stretto giro di pochi giorni. Oramai Pescara è penetrabile da tutte le direzioni.
Omicidi efferati, botte, associazioni per delinquere, attività addirittura di stampo mafioso infiltrate in diversi contesti, così sembra. Se fino a pochi anni fa questi accadimenti erano di facile espressione in città molto lontane oggi te li ritrovi sotto casa ad un palmo dal naso. Di giorno e di notte.
Può sicuramente risultare facile puntare il dito contro chi dovrebbe sorvegliare ma la possibilità di farlo, spesso, gli è negata dai tagli di stato che non permettono di investire sulle risorse: diciamocela tutta, occorre molta più forza nei controlli; questo significa impiegare un maggior numero di poliziotti e/o carabinieri sul territorio in maniera costante.
Lo Stato deve esserci sempre e non deve mai rilassarsi. La vita di ogni singolo cittadino è preziosa. I motivi per cui queste vicende si consumano sono molteplici, spesso si rimandano a affari di droga, a contenziosi economici legati a brogli finanziari: sicuramente se guardati da questi due punti di vista l’Abruzzo rappresenta per chi vuole delinquere il centro di smistamento per le loro porcherie. Pescara è divenuta da po’ di anni il “fulcro comodo” della malavita.
Occorre dunque elevare il livello di controllo sì ma anche di attenzione. Il tessuto sociale che riveste la città di Pescara sembra risultare malato: tanti e troppi sono gli episodi che la vedono teatro principale. Aggressioni di uomini su donne, in ultima quella avvenuta in una palestra della città, rapine a mano armate nei supermercati, mazze da baseball utilizzate per picchiare, sparatorie con omicidi e/o feriti in fin di vita. Questo è troppo, per Pescara è troppo!
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