… tra i silicati di mare
Al mare dove vado io … Così dicevo da ragazzo, per indicare il tratto di spiaggia che solitamente frequentavo. Oggi è una di quelle libere rimaste a sud di Pescara, dalle parti di Fosso Vallelunga. Tutte le mattina, credo da quando cominci la bella stagione, un trattore, trascinando tanto di setaccio, si fa il giro dell’area per pulire l’arenile, raccogliendo tutto quello rimane sopra le maglie del vaglio.
Alle 5, prima che il sole spunti all’orizzonte, l’operaio è già al lavoro e passate le 6, quando arrivo io, sull’area “pubblica” ha già fatto un sacco di ricognizioni (si vede dalle spire disegnate sulla sabbia) e poi si sposta anche sulla battigia davanti gli stabilimenti.
In questo tratto di costa ci sono parecchi pennelli, cioè scogliere poste in modo ortogonale alla linea di costa per mitigare l’erosione: sono molto fastidiose per i bagnanti che per superarle devono allungare la passeggiata, ma altrettanto pericolose, quando nascoste dalla sabbia, per il trattore che deve fare un lungo giro per tenersi alla larga dal materiale roccioso.
Anche dopo tanti reiterati passaggi, qualcosa sfugge al setaccio, in particolare le cicche di sigarette. Nonostante i cestini e i posacenere, di cui ormai tutti gli ombrelloni sono dotati, c’è ancora chi preferisce allentare sbadatamente la presa delle dita e lasciare che il mozzicone cada tra i granelli dell’arenile, poi rimestati con le dita del piede.
Ho fatto una piccola ricerca in rete e ho scoperto che dietro la “sigaretta al mare” ci sono alcune cose importanti da sapere: sicuramente il divieto di gettare i mozziconi di sigaretta all’interno di tutto il territorio nazionale e, dunque, anche in spiaggia, e in acqua, come viene disciplinato dall’art. 40 della L. 221/2015 (cosiddetto “collegato ambientale”), e che sarebbe possibile anche vietare di fumare in certi luoghi con banale ordinanza sindacale.
Ma nonostante questo, il 40% dei rifiuti nel Mare Mediterraneo è formato da cicche: se ne buttano a terra e sulle spiagge 14 miliardi all’anno. I mozziconi al mare sono molto più numerosi delle bottiglie di plastica (9,5% del totale dei rifiuti), dei sacchetti (8,5%) e delle lattine in alluminio (7,6%). In queste condizioni l’inquinamento marino dovuto alle cicche rischia di essere anche più grave di quello collegato al cattivo smaltimento della plastica.
Per tentare di arginare questo incivile fenomeno, più di una associazione ha promosso campagne preventive, come “Il mare non vale una cicca” di Mare Vivo, oppure “Occhio alla cicca” di 5R Zero Sprechi che, in collaborazione con diverse associazioni, tra cui Rifiuti Zero Marche e Rifiuti Zero Abruzzo, ma anche il Lions Club, ha portato avanti più di una azione di sensibilizzazione (ad esempio distribuendo astucci di occhiali in disuso riadattati).
Ma evidentemente non bastano né il setaccio meccanico a valle né l’astuccio preventivo a monte. Le multe? Non le fa nessuno. Non rimane che la sensibilità di ognuno di noi che nel proprio piccolo potrebbe fare la differenza, presidiando territorio e malcostume. Diversamente, e sommando questa apparente piccola cosa ai tanti altri guai che stiamo combinando in giro per il Pianeta, finiremo un giorno con lo spegnerci, e tra le bandiere blu, gialle e verdi, faremo la stessa fine di una cicca tra i silicati di mare: e sarà solo merito nostro.
Giancarlo Odoardi
Rifiuti Zero Abruzzo
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