Dal 15 al 28 ottobre 2022 A cura di Berardo Montebello. Presentazione: Marialuisa De Santis. Introduzione: Carmine Galiè
Nel Catalogo: testo di Marialuisa De Santis, elaborazione grafica di Jessica Montebello
Giulianova, 14 ottobre 2022. La RespirArt Gallery è lieta di presentare la mostra personale di Giuseppe Panariello, a cura di Berardo Montebello. L’inaugurazione si terrà sabato 15 ottobre alla RespirArt Gallery di Giulianova alle ore 18.00, con gli interventi di Marialuisa De Santis e Carmine Galiè. La mostra potrà essere visitata fino al 25 ottobre, tutti i giorni (domenica esclusa) dalle 17.00 alle 20.00. Durante l’inaugurazione sarà presentato anche il catalogo dedicato all’artista, con il testo critico di Marialuisa De Santis.
Giuseppe Panariello nasce a Napoli il 29 maggio 1951. Compie gli studi nella stessa città diplomandosi nel 1969 all’Istituto Statale d’Arte, nella sezione Decorazione Pittorica e nel 1973 all’Accademia Di Belle Arti nella sezione Pittura. Successivamente nel 1977 consegue il Diploma di Maturità di arte Applicata all’Istituto Statale D’Arte di Avellino, nella sezione: Disegnatori di architettura e Arredamento. Vive e lavora a Villaricca (NA).
Piuttosto resistente alle esercitazioni scolastiche, egli avvertiva, già allora, il bisogno di una più intima ricerca, poi sviluppata negli anni successivi.
La lunga carriera è segnata da una continua ricerca tecnica e stilistica, che lo porta a creare vari cicli pittorici, che si succedono a distanza quasi ravvicinata. Verso la fine degli anni ’80 decide, senza un perché apparente, di abbandonare il colore per definire meglio la sua appartenenza allo stile “informale – astratto” e per cogliere l’armonia misteriosa dell’anima.
Agli inizi degli anni ’90 con la personale “FERMA- CARTE” presenta opere di scultura alla galleria Enzo Esposito articontemporanee di Napoli. Poi è la volta della personale “SENZACOLORANTI”, alla galleria ARTEXARTE di Villaricca, quasi un inno alla forza rappresentativa del colore nero grafite.
Ama il nero che, con la sua purezza è capace di creare emozioni e sensazioni, tocca ogni essere umano che può recepire – e segnala che: “il nero è una tremenda sorgente di forza, unisce al mistero una potenza che può essere impiegata per il bene o per il male”. La sua personale “LO STRAPPO NEL CIELO DI CARTA”, alla galleria storica La Parete di Antonio Caiafa di Napoli, è stata un invito a ripensare a riflettere su una nuova appartenenza, un deciso allontanamento dall’effimero quotidiano.
« La cifra del lungo percorso artistico di Giuseppe Panariello è quella di una instancabile sperimentazione che in nulla indulge alle aspettative più scontate dei fruitori ed esemplifica con costanza quanto sia effettivamente diventato aperto il concetto arte dal novecento ad oggi.
Dalì ha scritto: “l’arte è fatta per disturbare, la scienza per rassicurare”, così quando Panariello presenta le sue ultime opere racchiudendole sotto la definizione comune di Sinfonie fa, già da qui, un’opera di disturbo, inducendoci con questa definizione, all’ attesa di rappresentazioni di idilliaci paesaggi o di sognanti ritratti avvolti in una fusione di morbidi colori.
Invece Panariello che ha cercato da sempre l’utilizzo di materiali particolari, meno familiari alla pittura e alla scultura tradizionali, con le Sinfonie ci presenta addirittura dissonanti e disturbanti lamiere arrugginite.
La sinfonia infatti non è ciò che potremmo banalmente aspettarci piuttosto è l’accordo tra il supporto stridente della lamiera e un segno artistico ridotto quasi all’essenzialità del gesto. Torna in mente l’uso di pochi materiali e pochi segni archetipi propri dell’arte povera fine anni sessanta, ma nel caso di Panariello la ricerca si tinge di intimo e personale; certo non privo d’importanza, in questo senso, è avere presentato e suddiviso questi ultimi lavori in quattro gruppi contrassegnati dal nome di musicisti amati dall’autore e ognuno a proprio modo, rivoluzionario: Rachmaninov, Skrjabin, Debussy, Franck.
La sinfonia dell’artista, cioè l’accordo da ricercare è nell’accostamento tra il colore e la natura del supporto con il colore e la natura del gesto.
Colore della terra bruciata, quasi ruggine fertilizzante, il supporto è attraversato da morbide curve di glitter luminoso che sembrano sospese e poi depositate creando immagini anche oltre l’astratto. Sono forme di luce che illuminano la superficie, come grandi pennellate a volte sfrangiate in sgocciolature brillanti, residui luminescenti di novae celesti. La terra si oppone simbolicamente al cielo come principio passivo al principio attivo; la terra è la sostanza universale, caos primordiale illuminata in questo caso dal valore complementare della luce.
E quando sulla terra il gesto dell’artista si tinge di nero il mondo ctonio sembra salire in superficie a ricordare la parte inevitabilmente misteriosa dell’universo e impossibile da rischiarare. Panariello disturba la nostra passività di fronte all’arte e ci impone riflessioni e provoca cambiamenti di stati d’animo.
Questo insieme di opere considerate all’interno di tutta la produzione dell’artista appare un ulteriore prosciugamento della rappresentazione, qui affidata solo ad un accordo inusuale di cromie e alla forte valenza comunicativa di una traccia grafica sempre più essenziale ed emotiva.
La realtà oggettiva di una lamiera sottoposta a lungo e sorvegliato processo di ossidazione e la realtà del glitter così fortemente legata al mondo forse potremmo dire più fatuo della moda vengono sublimati dal lavoro dell’artista e diventano un mezzo potente per realizzare la propria arte.
Si potrebbe citare il primo punto del manifesto dell’astrattismo americano di cui furono firmatari Gottlieb, Rothko e Newman: “Per noi l’arte è un’avventura che ci conduce in un mondo sconosciuto”. Mi pare di poter dire che la cosa valga anche per Panariello. Arte come avventura per giungere ad un mondo sconosciuto, con l’aiuto della musica che tanto ama, e che, come scrisse il poeta e pittore visionario Khalil Gibran, è un’arte “basata sull’armonia tra cielo e terra, è coincidenza tra disordine e chiarezza”.
Ecco cosa sono le Sinfonie di Giuseppe Panariello: coincidenza tra disordine e chiarezza, tentativo di raggiungere l’intrinseca spiritualità del suono e aspirazione a donarla a chi sa guardare senza fretta, cosa però difficile in un mondo come il nostro sempre più chiassoso e dedito a un facile, immediato e vano consumo.»
Marialuisa De Santis
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