Sembra evidente, tanti sono i segnali da raccogliere al riguardo, che il Governo di Giorgia Meloni intende riproporre la stagione delle ideologie che, invece, pensavamo fosse il caso di considerare definitivamente superata.
di Giancarlo Infante
3 Novembre, 2022
Alla Presidente del consiglio piace parlare di ragionevolezza. In realtà, vediamo che il mondo che la circonda non è affatto cambiato e che i giornali che la fiancheggiano sfornano di tutto fuorché ragionevolezza. Così come le loro giornaliste e i loro giornalisti nel corso dei talk show. Una politica del doppio binario?
L’impressione è che un certo mondo stia vivendo una fase di grande esaltazione che rischia di farci fare tanti passi indietro. Certamente, d’impedire che le valutazioni sugli atti di governo finiscano per riguardare il cuore in sé delle cose e non tutto ciò che fa loro da contorno. Sembra che San Paolo VI si raccomandasse spesso: poco zelo, per cortesia!
L’impressione è che si voglia trasformare una vittoria alle elezioni in un qualcosa d’altro e di ben più ambizioso. Siamo, però, di fronte ad un Governo “minoritario” nel Paese, e a maggior ragione sono minoritari Giorgia Meloni e i suoi di Fratelli d’Italia. Non hanno ricevuto il mandato di “cambiare” l’Italia secondo i loro criteri e non è stato affidato questo compito a personaggi chiamati addirittura a far parte dell’Esecutivo, sia pure in posizioni da sottosegretario, nonostante si siano sempre apertamente detti nostalgici del bel tempo che fu.
Ha fatto un grande scalpore che tra di essi vi sia Galeazzo Bignami: ha il gusto portare al braccio una fascia con la svastica dei nazisti. Se è questa la battaglia culturale che vuole impostare la signora Meloni, non ci siamo proprio. E questo è un qualcosa su cui è necessaria un’estrema chiarezza.
La nostra Zebretta commenta il provvedimento potenzialmente liberticida licenziato dal Governo con la scusa d’intervenire sui rave party non autorizzati (CLICCA QUI). Due giorni dopo, però, lo sgombero di quello di Modena per il quale sono state applicate le sacrosante norme già previste al riguardo. Anche questo sembra fare parte dell’atteggiamento culturale nuovo della destra italiana, tra le cui file fortunatamente sono presenti ampie parti formate da sinceri democratici e non animati da un mero spirito intollerante e autoritario.
Fatte queste premesse, in ogni caso, ben venga un confronto tra culture politiche.
È anzi quello che da anni sosteniamo necessario affinché la politica ritrovi la nobiltà e l’adeguato spessore troppo traditi nel corso del tempo a causa dello svilimento ideale dei nostri politici e dei partiti interessati solamente alla gestione del potere e alla ricerca del voto per il voto: quello che ha davvero stufato gli italiani costretti a trovare rifugio nell’astensionismo.
Chi vuole partecipare alla vita pubblica sulla base del pensiero forte che viene dall’ispirazione cristiana non può non trovare, anche a fronte dell’intenzione della destra di avviare un vero e proprio Kulturkampf, così come la sinistra ne ha uno tutto suo, la sollecitazione a mettersi in gioco in maniera del tutto specifico ed autonomo.
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