Il Comune prova ad eludere anche le verifiche ambientali dopo essersi sottratto al confronto con i cittadini. Triplica i volumi edificabili, ridimensiona le aree verdi e crea una barriera stradale tra stazione e parco
Pescara, 16 novembre 2022. Non nutrivamo grande fiducia sul fatto che un’Amministrazione incapace di tornare sui propri passi, persino di fronte a un disastro conclamato come quello di Viale Marconi, potesse cambiare idea dinanzi alle proteste della società civile e alle rilevanti prese di posizione di associazioni e cittadini, contrari alla realizzazione della sede Regionale nell’Area di Risulta.
Anche per l’area centrale della città, l’ultima capace di assicurare un futuro al centro cittadino, Masci e i suoi accoliti si stanno sottraendo al confronto con la comunità pescarese e lo fanno non solo evitando una discussione pubblica, nelle sedi consiliari e fuori da queste, ma anche tentando di bypassare le necessarie procedure ambientali.
Abbiamo scoperto infatti che, prima ancora della firma della Convenzione (per ora c’è solo un protocollo d’intesa con la Regione che rimanda alla Convenzione da cui possono nascere obblighi per i due enti), in sordina e senza avvertire né la città né i consiglieri comunali, il Sindaco Masci lo scorso 10 novembre ha presentato una richiesta di Valutazione preliminare ex art. 6 del Codice dell’Ambiente. Il Comitato VIA si dovrà esprimere entro trenta giorni ma da voci regionali sembrerebbe già fissata la data per il 24 novembre.
Lo ha fatto, sostenendo che le modifiche al Progetto comportano “assenza di potenziali impatti ambientali significativi e negativi”, che consentirebbero, quindi, di derogare alla procedura di verifica di assoggettabilità a Via.
Se il Comitato VIA accordasse la deroga, verrebbero meno sia l’opportunità di operare una verifica più approfondita, che noi riteniamo invece imprescindibile, sia la fase di partecipazione, e quindi il vaglio delle osservazioni presentate da cittadini e associazioni. E pensare che attuali consiglieri regionali e deputati, oggi alla guida della Regione, esercitarono invece questo diritto nella precedente verifica di assoggettabilità, chiedendo e ottenendo di essere ascoltati.
Noi riteniamo che il Comune stia sottovalutando l’impatto ambientale del progetto e che le valutazioni dell’ente siano errate e soprattutto fuorvianti.
1) La prima critica, facilmente verificabile è quella legata alla superficie edificabile, che viene di fatto triplicata, passando da un massimo di 7.000 mq – distribuiti però su tre tipologie (servizi, commerciale, residenziale) e in parte realizzati con strutture “leggere” – a 21.000 mq (20.000 dei quali destinati alla sede regionale) sicuramente “non leggeri”, a cui vanno aggiunti tra l’altro altri 6.000 mq di parcheggi interrati a servizio esclusivo della Regione. Una modifica sicuramente non di poco conto.
Il Comune, inoltre, nella relazione inviata, paragona l’impatto dei 134 residenti (stimati in base a un calcolo previsionale sui possibili abitanti nei due edifici residenziali originariamente previsti e poi stralciati già nel 2020) con quello degli almeno 900 dipendenti della Regione. A nostro modo di vedere in maniera assolutamente impropria, perché la presenza di questi ultimi insisterebbe nell’area per una media di sole 8 ore al giorno. Sempre secondo il Comune, questo numero di presenze non avrebbe riflessi sul traffico in virtù della prossimità delle stazioni ferroviaria e degli autobus. È evidente che, anche nel caso in cui solo una piccola parte di essi – meno della metà dei dipendenti della Regione – dovesse preferire il mezzo privato, ciò produrrebbe un inevitabile un incremento del traffico, senza considerare poi il peso, sia per quanto concerne il carico antropico che quello del traffico, degli utenti che quotidianamente si recherebbero nella nuova sede della Regione.
2) Il secondo aspetto che balza agli occhi è la sostituzione della dicitura “Bosco Centrale” con “Parco Centrale”. Ricordiamo a questo proposito il Giudizio della Commissione V.I.A. del novembre 2020, che affermava come “il progetto di forestazione urbana (Bosco Urbano), caratterizzato dall’impianto di alberi ad alto fusto, diventerà strumento per miglioramento della qualità della vita in termini di ossigeno, abbattimento delle polveri, mitigazione dell’isola di calore urbano e miglioramento delle condizioni ambientali”. Potrebbe sembrare una semplice questione lessicale ma non è così. La definizione di bosco urbano è qualcosa di profondamente diverso da quella di parco, e non vorremmo che in luogo degli alberi ad alto fusto fossero piantumati alberi simili a quelli di Corso Vittorio Emanuele, o per assurdo le palme tanto amate dal nostro Sindaco. A conferma di ciò, a titolo di esempio, una parte del verde sarà rappresentata da una “serra geodetica” realizzata dalla Fondazione Pescarabruzzo, e un’altra dall’attuale parcheggio davanti al Bingo che però è poco più di uno spartitraffico, semplici palliativi con zero ricadute sul miglioramento dell’ambiente cittadino.
3) Terzo punto critico, non per importanza, è che nel progetto attuale scompare un ettaro di verde, quello in cui viene ipotizzata la sede della Regione. Il Comune definisce questo cambiamento privo di impatto, in quanto, come già dichiarato pubblicamente dal Sindaco, su quello spazio avrebbe probabilmente trovato posto una struttura culturale. Tuttavia, è evidente come non sia possibile paragonare l’impatto di una struttura di 20.000 metri quadrati, con 6.000 metri quadrati di parcheggi interrati, alta almeno 25 metri, con quello di una qualsiasi struttura culturale, sia esso un teatro moderno o un auditorium, sia da un punto di vista edilizio che antropico. Il cosiddetto “attrattore culturale” avrebbe potuto benissimo essere anche uno spazio aperto e multifunzionale, valido per ospitare grandi eventi, e senza quindi la presenza di strutture fisse. Tra l’altro è lo stesso Comune, nella relazione inviata alla Regione, a spiegare che: “la mancata realizzazione di una piccola quota di Parco Urbano (10.000 mq), in termini di bilancio di permeabilità, potrebbe essere compensata dalle aree permeabili del lotto d’intervento della Regione Abruzzo, stimabili pari al 35%”. Se dunque, di questo spazio, con i suoi 20.000 mq la sede della Regione ne occuperà almeno il 65%, è del tutto evidente che qualsiasi struttura culturale – fatto salvo per ipotesi legate alla megalomania del Sindaco Masci – ne avrebbe occupato una porzione decisamente inferiore, quasi sicuramente inferiore al 50%. Giusto per fare un esempio, la cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma è grande 3.656 mq, quindi la metà della sede regionale, e, potendo contenere fino a 5.000 persone, sarebbe persino sovradimensionata per la nostra città, per la quale basterebbe una struttura ben più piccola.
4) Nel complesso, rispetto al progetto originario, il totale delle aree a verde viene ridotto dal 51% al 49%. Sotto l’aspetto quantitativo se il cambiamento può sembrare poco rilevante (è comunque una riduzione rispetto ad una triplicazione del cemento) è senz’altro significativo dal punto di vista qualitativo, e per le conseguenze che rischia di produrre da un punto di vista ambientale, esplicitate dallo stesso Comune nella relazione, quando spiega che tale scelta “potrebbe determinare effetti peggiorativi sulla qualità dell’aria in quanto una minor quantità di superfici a verde avrà una ridotta capacità di ridurre le isole di calore urbano, inquinanti atmosferici e intrappolare anidride carbonica”.
5) C’è poi un altro dettaglio che appare alquanto strano: viene eliminato, o meglio, inserito solo come possibilità futura, l’interramento della strada davanti la stazione ferroviaria (quella che oggi viene indicata come via Bassani-Pavone), dalla quale scompare anche la destinazione a viabilità di servizio della stazione. Innanzitutto, appare evidente come la rinuncia di fatto all’interramento della strada crei una barriera fisica tra la stazione e il Parco, oltre ad inserire al bordo di questa una strada comunque trafficata in cui transitano anche i mezzi del tpl. Sulla questione della strada, tra l’altro, occorre ricordare che il Presidente Sospiri, all’epoca Consigliere Regionale di opposizione, si presentò alla seduta del Comitato Via del 5/10/2017 – che poi diede il giudizio favorevole con prescrizioni sul progetto del Comune di Pescara – con una serie di osservazioni, tra cui quella per cui “la classificazione della strada di attraversamento come “strada urbana di quartiere cat. E”è in evidente contrasto con lo stato di fatto e con le previsioni future, in quanto si tratta di strada urbana di scorrimento con carreggiate separate da spartitraffico, categoria “D”, perché questo tratto si configura come raccordo di Via De Gasperi (S.S. 16-bis) e Via Silvio Pellico e quindi opera sottoposta a V.I.A. regionale (All. 3 punto a) f-bis) Strade Urbane di scorrimento”. Evidentemente Sospiri, tra l’altro smentito allora dal Comitato Via, deve aver cambiato idea, al punto da vedere di buon occhio non solo la permanenza di quella strada ma addirittura la sua permanenza in superficie.
Ci auguriamo quindi che il Comitato VIA non sia complice di questa scelta scellerata e miope dell’amministrazione Masci, e valuti con attenzione il nuovo progetto del Comune di Pescara e l’impatto negativo delle nuove scelte, e proceda, come sembra corretto, a una nuova verifica di assoggettabilità a V.I.A. che possa contemplare il coinvolgimento, tramite le osservazioni, dei cittadini e di tutti i soggetti pubblici interessati, giungendo così a una nuova valutazione sul progetto.
Su queste criticità, e su altre che per brevità non indichiamo in questa sede, vigileremo sperando che il Comitato Via, destinatario di una mia nota, si esprima per l’inderogabilità della verifica di assoggettabilità a VIA. E nel frattempo ribadisco la necessità che del progetto, che pochi conoscono, si discuta con la città, nelle sedi istituzionali e fuori da queste.
Antonio Blasioli
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