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CARO ENERGIA: non ci sono i soldi!

Ma ci potrebbero essere

Pescara, 21 novembre 2022. L’unione Sindacale di Base ha partecipato, insieme alle altre associazioni sindacali, dell’industria e del commercio e in presenza della stampa, al “tavolo per l’energia” convocato dagli assessori della Regione Abruzzo Nicola Campielli e Daniele D’Amario.

L’incontro ci ha lasciati del tutto insoddisfatti per molteplici ragioni:

il 30 agosto scorso, USB aveva richiesto al presidente Marsilio e all’assessore D’Amario, in considerazione della grave situazione del caro energia di cui stiamo percependo in pieno gli effetti, di insediare un tavolo permanente di monitoraggio delle situazioni delle famiglie e attività produttive non più in grado di sostenere gli aumenti in bolletta. Subito dopo, il 5 settembre si tenne una prima riunione che non condusse a nessun risultato tangibile, tuttavia con la promessa di ulteriori convocazioni per valutare il da farsi. Ebbene, sono passati quasi tre mesi con un nulla di fatto, mentre la situazione dei cittadini abruzzesi non fa che aggravarsi. Per questo motivo ci pare del tutto inadeguato l’impegno della Regione Abruzzo su questo importante tema. Durante il periodo intercorso e con tutto quanto apprendiamo giornalmente dagli organi di stampa, la situazione di famiglie ed imprese non ha fatto che peggiorare drammaticamente.

Stamani, alla nostra richiesta per conoscere quali risorse l’ente può introdurre concretamente, ci è stato comunicato in modo disarmante che “non ci sono soldi” e che l’unica iniziativa intrapresa è stata lo stanziamento di 11 milioni di euro per l’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Si vede bene come questa timida misura, peraltro riveniente da finanziamenti precedenti, di certo non risponde all’attuale emergenza e alle stringenti esigenze dei cittadini.

La dichiarazione secondo cui “non ci sono soldi”, non è in alcun modo accettabile, il presidente Marsilio e gli assessori sanno bene che hanno facoltà di intervenire in modo incisivo, sia direttamente, che attraverso la Conferenza delle Regioni presieduta da Massimiliano Fedriga, perché si vada oltre le insufficienti misure decise il 14 settembre scorso e perché si faccia pressione sul governo nazionale per una cosa semplicissima: far pagare le tasse a chi ha speculato sugli aumenti dei costi energetici, cioè a chi ha fatto soldi sulla crisi.

Il governo nazionale, in considerazione degli spropositati extraprofitti incamerati dalle società energetiche grazie alla speculazione finanziaria, calcolati per difetto in almeno 40 miliardi di euro, ha previsto una tassazione specifica del 25% che avrebbe portato allo Stato un gettito di 10 miliari di euro, ebbene, le società energetiche hanno versato solo una piccola quota delle stesse (un miliardo di euro) tralasciano il versamento delle ulteriori quote rimanenti di altri 9 miliardi di euro. È del tutto evidente che occorre reperire il denaro da chi ha approfittato indebitamente della situazione facendo profitti molto al di sopra del lecito, in assenza di ogni controllo statale.

Nel variegato panorama delle autonomie regionali, alcune regioni, Puglia, Molise ed altre, hanno predisposto alcuni meccanismi di rimborso della quota energetica, misure che, pur del tutto insufficienti, hanno almeno il pregio di andare nella direzione giusta: nulla di ciò è previsto per noi abruzzesi.

Durante la discussione, le uniche “soluzioni” prospettate da amministratori e rappresentanze hanno il sapore dello stantio, di ciò che non avremmo mai voluto fosse riproposto:

ripresa della trivellazione al largo delle coste, cosa che in passato gli abruzzesi hanno scongiurato con una dura lotta;

ripresa della ricerca di idrocarburi in tutte le altre aree regionali;

riesumazione dell’estrazione del gas in quel di Bomba, a suo tempo precipitosamente interrotta per i gravi problemi di subsidenza e franosi che stava causando.

Tutte iniziative che, lungi dal risolvere le problematiche attuali, qualora siano realmente attuate in futuro, affosseranno definitivamente l’economia regionale nel settore turistico, che è di massima importanza per l’Abruzzo. Per di più senza alcun concreto vantaggio per i cittadini ma solo per le multinazionali interessate ai combustibili fossili e per realizzare una ventilata “autonomia energetica” nazionale che Enrico Mattei avrebbe di certo definito una semplice utopia.

L’Unione Sindacale di Base, a consuntivo della riunione appena svoltasi, in considerazione del rifiuto delle basilari richieste già più volte reiterate, ribadisce le seguenti urgenti necessità:

l’insediamento di un tavolo permanente di monitoraggio di tutte le situazioni di sofferenza derivanti dal caro energia;

la tassazione integrale della quota di extraprofitti incamerata dalle aziende energetiche e la loro restituzione a cittadini e imprese;

una moratoria dei distacchi dell’erogazione di luce e gas, almeno fino a quando non si sia provveduto al riequilibrio tariffario;

la fine della ricerca di idrocarburi sul territorio regionale, essendo coscienti che non risolverà il problema e ne riproporrà altri molto più gravi;

l’ideazione di un vero piano di riconversione energetica verso le fonti rinnovabili e l’organizzazione di comunità energetiche ad ogni livello.

Luigi Iasci

Unione Sindacale di Base Federazione Abruzzo e Molise

Foto: reportageonline.it

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