di Domenico Galbiati
2 dicembre 2022
Latinista e Ministro della Pubblica Istruzione; parlamentare di lungo corso ed ultimo capigruppo democratico-cristiano a Montecitorio, Segretario del Partito Popolare, rifondato da Mino Martinazzoli, in una fase breve, ma cruciale per la vita della Repubblica, in un frangente delicatissimo e confuso nella lunga storia del cattolicesimo democratico e popolare; meridionalista, fortemente legato alla sua terra irpina, Gerardo Bianco ha vissuto anni in cui la Democrazia Cristiana ha rappresentato il centro del sistema politico-istituzionale e, soprattutto, il “baricentro” del Paese. Ha poi accompagnato la DC nella stagione del suo declino, fino alla conclusione della sua esperienza ed alla nascita del Partito Popolare, avventura carica di speranze che, per quanto siano andate deluse, conservano un alto valore politico e morale.
Nel momento dello smarrimento, quando molti abbrancavano nel naufragio, alla ricerca di una tavola o di un qualunque salvagente con cui cercare affannosamente di sopravvivere, Gerardo non ha mai dubitato dove andasse gettata l’ancora. E’ rimasto fedele agli ideali ed ai valori della storia e della tradizione democratica e popolare cui sentiva schiettamente di appartenere da democratico-cristiano, giunto, come succedeva ai giovani della sua generazione, all’impegno politico, come approdo fisiologico di una visione religiosa della vita, quando la politica presupponeva a monte una cultura ed una responsabilità morale.
Chi lo ha conosciuto da vicino e gli è stato amico anche nell’ultima fase della sua vita intensa, non può che essergli grato.
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