NATALE 2022

Cattedrale di San Giustino, Chieti

Ecco la luce nelle tenebre delle nostre paure; dei nostri peccati.

Nelle tenebre, di una condizione schiava, dunque, che ci impedisce di vedere quella luce, ecco il desiderio di un abbraccio, quello del Signore, di cui tutti abbiamo bisogno.

Noi siamo quel popolo che cerca la luce e la grazia.

Quella luce che viene dall’alto. Un dono: perché Dio ci ama aldilà d’ogni ragione di un amore gratuito che porta salvezza a noi uomini.

La grazia questa notte ci viene a visitare. Accogliamo dunque l’amore che ci libera.

Dove ci sono cuori superbi la luce non arriva; al contrario arriva ai cuori umili.

Vieni Signore Gesù, il nostro Natale per la salvezza del mondo.




MATRIMONIO POSSIBILE e auspicabile

Riqualificazione delle aree archeologiche e urbanistica partecipata

Teramo, 26 dicembre 2022. Nei giorni scorsi si è svolto a Teramo, organizzato dall’Odine degli architetti, un interessante e qualificato convegno a tema Il Teatro. Tra i molteplici aspetti che tale questione investe, particolare rilievo è stato dato alle implicazioni archeologiche ed architettoniche connesse con lo studio ed il riuso di un teatro antico, con particolare riferimento al teatro romano di Teramo. Il tema è, infatti, di grande importanza ed attualità per la nostra città, dopo gli interventi di demolizione dei due palazzi che insistevano su parte della sua ima cavea, demolizioni finalizzate ad una rifunzionalizzazione della stessa ima cavea secondo un progetto che prevede la realizzazione di un nuovo organismo sovrapposto alle rovine dell’antico teatro romano.

La riqualificazione complessiva dell’area circostante è stata oggetto di un procedimento di urbanistica partecipata organizzato da Demos per mezzo di un sondaggio deliberativo che ha avuto il patrocinio dell’amministrazione comunale e che ha visto, come punto focale ed esperienza imprescindibile, il lavoro del Tavolo tecnico appositamente costituitosi e formato da architetti, archeologi, storici e studiosi di livello internazionale; il Tavolo ha operato attraverso un confronto continuo con i cittadini e con  personalità di grande rilevanza: critici d’arte, esperti di teatro e di spettacolo, docenti universitari, studiosi del restauro urbano e così via. La prima, imprescindibile conclusione emersa dallo studio del Tavolo, è stata la necessità di preservare il paesaggio culturale dell’area e del teatro, e dunque le sue stratificazioni storiche.

Questo purtroppo non è bastato ad evitare la demolizione dei due palazzi, fortemente voluta dall’amministrazione comunale, intervento che perpetra la triste tradizione di demolizioni che ha funestato Teramo per tutto il Novecento, violentandone l’identità, e ponendola, di fatto, al di fuori di ogni cultura del restauro urbano. È stato dunque, per noi di Demos, motivo di grande soddisfazione ascoltare le relazioni del convegno dalle quali è inequivocabilmente emersa una linea culturale assolutamente analoga a quella elaborata dal Tavolo Tecnico: i teatri antichi vivono nella contemporaneità attraverso il contesto di stratificazioni cui appartengono e di cui costituiscono emergenze architettoniche e culturali.

Soddisfazione amara, certo, visto che le demolizioni sono comunque avvenute, almeno in questo caso. Ma discutere di temi così importanti non è mai tempo perso: ci auguriamo che il dibattito sul teatro romano di Teramo e su altre parti di città continui e coinvolga sempre più cittadini e istituzioni: il contesto urbano  in cui viviamo è molto più di un insieme di edifici e strade: è il risultato di una storia millenaria che ha dato vita ad una imago urbis mutevole, certo, ma  intorno ai suoi punti fissi ed imprescindibili e, dunque, sempre identitaria, come solo accade in una città a continuità di vita.

Carlo Di Marco Leone

La coordinatrice del Tavolo Tecnico: Arch. Maria Antonietta Adorante

Foto della presentazione delle risultanze del Tavolo tecnico Sondaggio Deliberativo, avutasi il 10 dicembre 2021 presso l’auditorium di Santa Maria a Bitetto.




FOSSACESIA Comune Riciclone

Legambiente Abruzzo premia ancora una volta

Fossacesia, 26 dicembre 2022. Fossacesia premiata ancora una volta tra i comuni ricicloni della provincia di Chieti. L’Amministrazione Comunale ha ottenuto il riconoscimento per l’edizione 2022, che raccoglie i dati del 2021, con una percentuale di raccolta differenziata che tocca il 78 per cento, tra le migliori nei centri che s’affacciano sulla Costa. Il premio è stato ritirato dal sindaco Enrico Di Giuseppantonio in occasione del 5° Ecoforum di Legambiente Abruzzo, che si è svolto giorni fa presso il Polo Museale Santo Spirito di Lanciano. Il dato di Fossacesia acquista un significato maggiore perché a differenza di altri centri del chietino è ottenuto da un comune che subisce uno “stress” turistico importante nel periodo estivo, che porta a quadruplicare il numero degli abitanti.

“Ci sono molti che soggiornano qui perché hanno seconde case o arrivano per un breve periodo di villeggiatura e questo potrebbe portare a delle conseguenze nel servizio di raccolta della EcoLan – sottolinea il sindaco Di Giuseppantonio -. Invece, con la fattiva collaborazione della società che gestisce la raccolta, il trasporto, recupero/riciclo e smaltimento dei rifiuti urbani riusciamo a garantire un servizio efficiente, rafforzando il numero degli operatori, con la vigilanza degli Ispettori Ambientali comunali, coordinati dal consigliere delegato all’Ambiente Umberto Petrosemolo, e con la presenza fisica sul territorio dello sportello Ecopoint alla Marina proprio per far superare agevolmente tutti gli inconvenienti che potrebbero sorgere. E i risultati si vedono e ci ripagano degli sforzi che facciamo”.

Un altro importante aspetto lo sottolinea il presidente di Legambiente Abruzzo, Giuseppe Di Marco. “E’ un premio che riconosce l’impegno dell’Amministrazione Comunale di Fossacesia che presta molta attenzione alla raccolta differenziata del proprio territorio. Al tempo stesso, è un brand che può entrare nella comunicazione della qualità ambientale di questa zona, che sia di esempio ad altri centri della Costa dei Trabocchi perché mettano in campo le migliori politiche di tutela e conservazione dell’ambiente, anche per una migliore qualità turistica dei loro territori”.




SPETTACOLI DEI BURATTINI e laboratori creativi

Per i bambini al palazzo dell’artigianato

Guardiagrele, 26 dicembre 2022.Il clima natalizio continuerà ad animare il ricco programma di iniziative organizzate dall’Ente mostra artigianato artistico abruzzese, anche nel periodo delle festività di fine anno.

In collaborazione con il teatro del Giardino e l’amministrazione comunale di Guardiagrele, mercoledì 28 dicembre e martedì 3 gennaio 2023, alle ore 17,30, nelle sale del palazzo dell’Artigianato di via Roma, andrà in scena lo spettacolo “balla balla burattino” con gli amici dell’angolo della fantasia e i loro magici burattini ballerini.

Per i più piccoli, dai 6 ai 10 anni, si apriranno dei veri e propri laboratori artigianali tra “favole e colori” nelle giornate del 28 dicembre e del 4 e 5 gennaio 2023.  

Intanto prosegue, fino al 3 gennaio 2023, l’iniziativa solidale che lega il mercatino di Natale, pieno di oggetti della tradizione artigianale locale e diversi negozi del centro storico, in cui è possibile scegliere i regali sospesi da donare a chi è meno fortunato.

Nel giorno dell’Epifania, i volontari della Caritas e delle altre associazioni della città, li consegneranno ai bambini della zona, con un sorriso.




L’ATTUALITÀ di Sturzo

Un pensiero sbocciato un Natale di tanti anni fa

di Giuseppe Ignesti e Giancarlo Infante

26 dicembre 2022

Sono oramai anni che si pone il problema della presenza politica dei cattolici. Il paradosso è che soprattutto una parte molto avvertita del mondo laico, in particolare dalle colonne de “Il Corriere della Sera”, ha rafforzato il convincimento di quei pochi che, come noi, hanno posto apertamente da anni la questione di una presenza autonoma organizzata politicamente. Del resto, è da tempo che siamo costretti a registrare i ripetuti fallimenti cui sono andate incontro le ipotesi che stanno alla base della cosiddetta diaspora dei cattolici in politica e del privilegiare l’idea di sparpagliarsi un po’ in tutti i partiti, o quella di dedicarsi alla formazione, oppure ancora, di darsi solamente all’impegno sociale. Salvo poi ritrovarsi senza la capacità d’incidere in sede legislativa e di gestione della cosa pubblica e limitarsi a pretendere la concessione di una qualche posizione solamente perché si rappresenta uno dei tanti pensieri politici storicamente radicati nel Paese.

La reazione a tutto ciò, la consapevolezza che, come richiede la politica, si debba avere il coraggio almeno di provare a prendere il proprio destino nelle proprie mani, ha portato alla nascita, prima, di Politica Insieme e, poi, di INSIEME. Eppure, ci erano note molto bene tutte le difficoltà proprie di un Paese che ha ridotto la politica a mera accumulazione di voti e di una propensione dei cattolici a dividersi in mille rivoli, in molti casi senza una giustificazione logica apparente.

Ma una logica invece c’è nella diaspora. Molto semplificando, in effetti, esistono tre attitudini preminenti: chi crede ancora nella possibilità di una politica cattolica conservatrice, magari nell’illusione che la destra sia davvero in grado di tutelare la famiglia, il senso della Vita, e intanto su molto si sorvola perché è scomodo parlare a Salvini, alla Meloni e a Berlusconi di giustizia sociale e d’inclusione; chi, inoltre, ha pensato, altrettanto illusoriamente, che il centrosinistra potesse almeno rispondere al problema delle sempre più larghe povertà, disuguaglianze e marginalizzazioni, ampliatesi, invece, dopo la fine dei grandi partiti popolari della cosiddetta Prima repubblica; e chi, infine, come noi, a un certo punto ha detto: “basta” ed ha cominciato apertamente a dire che era giunto il momento di riscoprire il senso della nostra “autonomia”. Un’autonomia che non è solitudine, bensì da intendere e vivere quale pieno riconoscimento di una specificità di pensiero e di metodo politico del tutto scomparsi nel corso dei trent’anni che chiamiamo Seconda repubblica: quella specificità che Sturzo, sulla scia di Rosmini, definiva come la “ragione sussistente” che è dentro ogni realtà della vita e, quindi, anche di ogni partito politico. E che per noi, cattolici democratici nella vita politica, costituisce la nostra ragion d’essere, culturale e programmatica, cioè la “laicità” del nostro impegno partitico.

Tale situazione di vuoto politico, provocato dalla diaspora in mille rivoli del mondo cattolico italiano, è stata a nostro avviso prevalentemente causato dalle scelte in questi anni compiute da tanti cattolici impegnati nella vita pubblica che hanno sacrificato alla logica del posizionamento per schieramento un bagaglio di tradizioni che, poi, si ricordano solo in occasione degli anniversari di Sturzo, di De Gasperi e di Aldo Moro. Celebrazioni cui manca la consequenzialità e rivelano quindi la sola strumentalità “estetica”.

Dopo trent’anni di bipartitismo, che ha finito per consegnare l’Italia a una destra fondamentalmente conservatrice, con un governo fortemente minoritario in termini di consensi effettivi se si tiene conto dell’intero corpo elettorale, il quadro è desolante. Persino i più alti vertici della Chiesa hanno parlato “d’irrilevanza e d’indifferenza” quali risultati tangibili di quel che resta della tradizione dell’impegno pubblico organizzato da parte dei cattolici, a livello istituzionale e politico. Rimane però in sospeso la risposta alla domanda “che fare?”. Quando va bene si parla di prepolitica continuando a perpetuare lo stato comatoso in cui è finita la presenza pubblica dei cattolici che si riferiscono alla Costituzione e al Pensiero sociale della Chiesa. Quelli che hanno scelto la destra estrema escono chiaramente da una tale considerazione.

Alla Vigilia di Natale del 24 dicembre, giorno cui è oramai tradizionalmente legato il celeberrimo Discorso di Caltagirone del 1905, Sturzo seppe dare corpo anche nella pratica politica italiana al Popolarismo sostanziando il senso di una presenza pubblica che, fino al suo arrivo, era stato solamente prepolitica d’attesa, fresca com’era la “ferita” inferta al popolo cattolico dalla presa di Porta Pia. Una prepolitica che però aveva anche visto nascere lungo tutto l’Ottocento un movimento spontaneo dal basso, mosso dalla vocazione cristiana ispirata dalla carità, tra cui spiccavano le società di mutuo soccorso certamente animate più da una tendenza sociale piuttosto che politica. E insieme ad esse, anche sulla scia di quanto accadeva da tempo soprattutto in Germania, si dava vita alle casse rurali e alle cooperative “bianche”. Cosa che, di fatto, faceva evolvere il sentimento caritatevole in un qualcosa di “politico”, nel senso di essere fortemente radicato e connaturato al territorio e alle persone intese nella loro concretezza , utile a prospettare una posizione “altra”, diversa,  alternativa e antagonista sia a quella dei liberali, sia a quella dei socialisti. E ciò nel pieno del “non expedit” che interdiceva ai cattolici ogni esplicita partecipazione all’impegno politico in grado di  significare l’accettazione e il pieno riconoscimento dello Stato italiano.

Il Discorso di Caltagirone rappresentò quindi, per l’epoca in cui fu pronunciato, un vero e proprio atto di coraggio da parte di don Luigi che, fino ad allora, nei suoi scritti e discorsi aveva sempre cercato di evitare la parola stessa di “partito”, preferendo piuttosto riferirsi a “forme concrete di programma”. Ancora nel maggio del 1903, alla vigilia dell’elezione di Pio X al Pontificato romano ai primi di agosto, in una importante conferenza da lui replicata in giro per la Penisola, a Napoli, a Milano e a Torino, sul tema: “Lotta sociale legge di progresso”, egli si spinse a prefigurare il futuro politico dell’Italia con tale visione: “La società si avvia a nuovo ordinamento sociale: gli elementi positivi e negativi, democrazia cristiana, liberalismo e socialismo, forme concrete di programma, si contenderanno il terreno: ma la vittoria immediata sarà di quella forma che avrà saputo portar nella lotta maggiori forze di pensiero e di azione”. E proseguiva precisando: “noi non confondiamo il trionfo della Chiesa… con il trionfo delle forme pubbliche di vita”. Ed aggiungeva: se vi sarà “il trionfo di forme negative” avverrà “per colpa nostra”. E concludeva: “Se invece il programma della democrazia cristiana arriverà ad imporsi, gli acquisti positivi di bene ci assegneranno un nuovo campo più evoluto di lotte nel futuro progresso dell’umanità, nei suoi acquisti reali e positivi; come quando, dopo la redenzione dello schiavo, dopo l’emancipazione del servo della gleba, si arrivò al libero cittadino dei Comuni”.

Fu un atto di coraggio attraverso cui Sturzo cercò di salvaguardare i vincoli che il nuovo Pontificato di Pio X poneva, dopo Leone XIII, riguardo al problema dell’intervento dei cattolici italiani nell’agone politico. In primo luogo, evitando lo spinoso problema dell’approvazione ecclesiastica alla pubblicazione del suo discorso. Quindi, facendosi di fatto scudo con le prime concessioni dello stesso Pio X, fin da subito dirette alla scesa in campo dei cattolici in aiuto delle candidature liberali moderate in quelle elezioni locali ove vi fosse il pericolo concreto della vittoria di candidati socialisti. Furono le primissime eccezioni al “non expedit”, cioè al divieto di partecipazione politica, che lo stesso Pontefici personalmente sollecitò, di fronte al cosiddetto “pericolo rosso” dell’estrema sinistra. Fu quindi un’occasione che abilmente Sturzo, sia pure con prudenza, utilizzò al fine di preservare per il futuro la diversa e autonoma linea politica della Democrazia cristiana da Leone XIII indicata quale strada dell’avvenire politico del laicato cattolico, ma che la chiara preferenza del nuovo Papa per il clerico-moderatismo conservatore metteva in grave pericolo.

Ci vorranno molti anni, e ben dopo quel discorso natalizio di Caltagirone, perché si giungesse, almeno, a quella forma compromissoria espressa con il “Patto Gentiloni” che, in qualche modo, fece da apripista, con il fatto stesso della partecipazione generale di massa ad una campagna elettorale, alla vita politica da parte dei cattolici italiani nel 1919. Tale Patto fu però anch’esso caratterizzato da una linea politica clerico-moderata in evidente contrasto con la scelta sturziana per una politica autonoma dei cattolici italiani su un programma democratico cristiano. Bisognerà attendere il 1919 con il lancio del Manifesto ai “Liberi e forti” e con l’annesso Programma del Partito Popolare Italiano, per vedere finalmente realizzate le lucide previsioni indicate chiaramente da Luigi Sturzo nel Discorso di Caltagirone di quattrodici anni prima.

Sturzo fu da subito, dunque, uomo “politico” e non della prepolitica. Come dimostra il personale e diretto impegno da amministratore locale e tutto il lavorio intrapreso per la creazione di quella rete, protesa ben oltre la Sicilia,  che gli consentì, non appena le condizioni lo resero possibile, di dare vita al Partito popolare destinato ad apparire quasi nascere dal nulla, ma così non era.

L’intelligenza sturziana fu quella di capire la necessità di definire, e non di annacquare, tutte la specificità di un pensiero, di una visione della vita, dei problemi pratici e concreti di un Paese rurale, ma in cui si formava progressivamente una borghesia con cui era necessario procedere ad una saldatura, e non ad una competizione, le cui attese non erano completamente soddisfatte né dall’elitario liberalismo né da quelle prime forme di socialismo settario ed estremista.

In poche parole, la forza del pensiero politico di Luigi Sturzo, come di tutto il movimento popolare e democratico cristiano europeo, dev’essere rinvenuta nella decisione di dare corpo ad una presenza autonoma, ma non ideologica perché fondata su un’elaborazione programmatica e in stretto collegamento con le realtà di vita espresse dalle tante comunità locali in grado di costituire il ricco patrimonio dell’intera società nazionale.

Chi oggi si definisce popolare e ricorda gli anniversari di Sturzo dovrebbe cercare di essere conseguente con un tale richiamo e con tutta la logica politica seguita dal Prete di Caltagirone. Egli, non a caso, decise di mobilitare una parte scelta del mondo cattolico: quella mossa da aperta e libera ispirazione democratica, respingendo fin dall’inizio la tendenza dell’altra parte del laicato cattolico di farsi componente del conservatorismo. Non poteva, dunque, che essere offerta la prospettiva di un impegno pubblico reso concreto ed efficace utilizzando la “forma partito”. Sue furono tre parole d’ordine che sono anche le nostre di oggi, perché necessarie al Paese, quella cioè dell’autonomia di pensiero e di postura politica, quella della capacità programmatica e progettuale e quella, infine, mai ancora attuale come oggi,  di presentare facce “nuove” il meno compromesse possibile con tutto il sistema consolidato di gestione della cosa pubblica, invece, da rigenerare.

Giuseppe Ignesti e Giancarlo Infante




MARE, ALLEGRIA, CULTURA, gioia di stare insieme

Finalmente abbiamo potuto festeggiare alla grande. Oltre 110 partecipanti hanno animato le sale del Phi Park Hotel Alcione.

Gli ospiti d’Onore hanno impreziosito la manifestazione rendendo la serata interessante e molto divertente. Durante la serata sono stati: proiettati filmati della spedizione in Turchia con immersioni

sui relitti della Prima Guerra Mondiale; del viaggio a Sharm; consegnati brevetti e soprattutto giocato alla  ricca tombolata con premi messi in palio dai nostri amici, tra cui un biglietto aereo Turkish Airlines, pacchetti immersioni, materiale subacqueo, spumanti, vino, olio e tantissimi altri premi.

Grazie di cuore a tutti coloro che hanno partecipato, agli ospiti Marina Cappabianca, Pippo Cappellano, Carlo Fogliono della Turkish Airlines, Francesco Cerra, Alessandro Filippini, Riccardo Mei e Domenico Gambardella.

Un particolare ringraziamento anche agli amichi che ci hanno offerto dei premi per la tombolata, tra cui Marlin Blu, Turkish Airlines, Oleificio De Vincentis, Dive In Sharm el Sheikh, Phi Hotels park Hotel Alcione, Cantina Tollo, Vini Citra, Basho Viaggi, Farmacia Coccaro, Ceramiche Del Melo, Capuzzi Brico, Pinzeria 1492, Maico Foggia, Pollux personal Trainer, Gioielleria Mida, Fotosub Shop, Parrucchiere Mitù, A.M. Ori e Argenti.

Invieremo il calendario delle attività non appena possibile, comunque sin d’ora possiamo confermare che rientreremo in piscina a partire dal 13 gennaio, mentre i nuovi corsi inizieranno nella terza settimana di gennaio – seguirà una Info WAC dedicata.

Happy WAC

Marco Martella