Prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili sopra la media nazionale
Pescara, 19 gennaio 2023. Il clima di incertezza contribuisce allo sgretolamento delle previsioni sul PIL italiano del 2023, anno in cui la crescita rallenta nettamente rispetto a quella rilevata nel 2022. Secondo l’analisi delle recenti stime Svimez, dopo la crescita del 3,8% del PIL del 2022, nel 2023 si registra un aumento limitato allo 0,5%, al quale contribuisce in larga misura il Centro-Nord.
Se nel Mezzogiorno il PIL scende dello 0,4%, in Abruzzo si rilevano tassi di crescita doppi rispetto alla media nazionale, pari all’1,1 % (come in Liguria). Dati positivi anche per Valle d’Aosta e Marche, entrambe con un aumento pari all’1%, mentre le flessioni più intense si registrano in Molise (-1,0%) e Calabria (-0,9%); in diminuzione le restanti sette regioni del Mezzogiorno.
La ripresa post pandemia
Dal confronto dei dati del 2023 con quelli del 2019, anno pre-pandemia, in Italia si evidenzia un recupero del PIL superiore all’1,3%. Anche su questo piano il Centro-Nord fa da traino, con una crescita dell’1,8%, mentre il Mezzogiorno è in ritardo, mostrando un calo dello 0,7%. Sono nove le regioni dove il Pil nel 2023 supera i livelli pre-Covid e tra queste l’Abruzzo si classifica al sesto posto con un aumento pari a 1,9%, subito dopo le Marche (+2,0%). Crescita doppia rispetto alla media nazionale per Lombardia (+4,4%), Emilia-Romagna (+4,1%) e Trentino-Alto Adige (+3,6%) seguite da Friuli-Venezia Giulia (+2,4%).
Diffusa inflazione a doppia cifra
La crescita dei prezzi al consumo, tuttavia, presenta oggi una intensità mai vista dalla nascita dell’euro, contribuendo notevolmente al raffreddamento della ripresa. A novembre 2022, secondo i dati Istat, l’inflazione cresce dell’11,8% e la media nazionale viene superata in otto regioni, tra le quali rientra l’Abruzzo che, con un aumento del 12,9%, si colloca al quarto posto per livelli di inflazione, dopo la Sicilia (14,3%), la Liguria (13,7%) e la Sardegna (13,6%). Aumenti elevati anche in Umbria (12,5%), Puglia (12,5%), Emilia-Romagna (12,4%) e Toscana (12,0%). Solo la Valle d’Aosta e la Basilicata presentano aumenti sotto la soglia del 10%.
L’analisi dei dati da parte dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese ha evidenziato la correlazione tra inflazione e dinamica dei prezzi dell’energia: di fatti i prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili – voce di spesa che non comprende i carburanti per il trasporto – sono raddoppiati, segnando a novembre un aumento del 130,1%. Sono undici le regioni che superano la media nazionale e, ancora una volta, è presente l’Abruzzo, al terzo posto, con un aumento del 142,4%, dopo l’Umbria (150,6 %) e la Liguria (142,6%).
Seguono Molise (141,5%), Lombardia (141,5%), Piemonte (141,2%), Marche (138,3%), Toscana (137,8%), Emilia-Romagna (137,2%), Sardegna (135,9%) e Trentino-Alto Adige (132,2%); anche in questo caso gli aumenti minori sono quelli di Basilicata (+90,8%) e Valle d’Aosta (+92,2%), anch’esse comunque vicine al raddoppio.
“L’economia abruzzese mostra un’elevata reattività e una buona tenuta, nonostante il momento negativo a causa della pandemia e della crisi energetica internazionale – commentano gli esponenti di Confartigianato Imprese Abruzzo Giancarlo Di Blasio e Daniele Di Marzio- ma i dati sull’inflazione preoccupano. Occorre sostenere le imprese del territorio, in particolare quelle artigiane e le piccole attività – proseguono il presidente e il segretario regionale- consentendo anche ai cittadini di fare fronte al momento d’emergenza legato all’aumento dei prezzi al consumo. L’entità della crisi energetica e gli impegni assunti dal Governo in tema di riforme fanno ora sperare in un approccio complessivo di razionalizzazione. Le risorse si possono, anzi, si devono recuperare – concludono Di Blasio e Di Marzio – eliminando sprechi, inefficienze, rendite di posizione e assurdi squilibri”.
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