Apprendiamo dalla stampa che il Consiglio di Stato avrebbe annullato il vincolo apposto dalla Soprintendenza ABAB di Chieti- Pescara sullo Stadio Adriatico, opera somma di Luigi Piccinato, costruito tra il 1952 ed il 1955, prototipo CONI per le strutture sportive da realizzare nelle città del dopoguerra
Pescara, 9 marzo 2023. La sorpresa non finisce qui: apprendiamo che il ricorrente (il soggetto che chiedeva di toglier il vincolo) È IL COMUNE DI PESCARA!
L’Amministrazione comunale, cioè (crediamo già nella scorsa consiliatura) ha fatto ricorso perché su una delle glorie cittadine non ci fosse vincolo, in modo da metterci le mani come si vorrà. Già questo ci sembra enorme: è come se uno dicesse: questo posto non ha nessun pregio; ma che volete tutelare?
La seconda sorpresa è nella motivazione: siccome l’opera è stata già modificata, non val la pena salvaguardare il resto. Intanto questo ci dice della disattenzione passata: comprensibile nel 1977 (in occasione della promozione della squadra in serie A) quando si completò l’anello sul lato est, non toccando le tribune; sembra che di questo fosse stato informato lo stesso Piccinato che avrebbe dato il beneplacito proprio perché non si modificava sostanzialmente la proporzione con l’ambiente naturale: il rapporto con la Pineta ed il mare.
Meno comprensibile per l’intervento del 2009, in occasione dei Giochi del mediterraneo: una maggior vigilanza sarebbe stata opportuna. Ma questo non oscura in alcun modo il valore del manufatto. Sarebbe come togliere il vincolo sulla via Appia perché ci sono i villoni dell’alta borghesia; come toglierlo sui tempietti romani a Chieti perché sono circondati dalla speculazione; come cancellare il mosaico romano a Pescara perché sopra c’è l’asse attrezzato.
Se ci sono degli interventi incongrui, eventualmente ci vorrà un restauro, la loro eliminazione, non la cancellazione del bene culturale. La forza del gesto architettonico con il quale Piccinato ha concepito di reggere le tribune è ancora lì in tutta la sua integrità; soprattutto è ancora leggibile l’armonioso rapporto del catino sportivo con l’ambiente circostante: la Pineta Dannunziana, anch’essa sotto attacco. Un brano della storia e del tessuto vivo della città che va difeso dallo sciupio della negligenza , dell’incultura, degli interessi particolari.
Questo cupio dissolvi locale, questo attivarsi perché il passato non sopravviva a Pescara anche nelle sue espressioni più riconosciute va fermato. Facciamo appello alla Soprintendenza ABAP (cui non risparmiamo critiche ma alla quale riconosciamo i grandi meriti) perché riproponga il vincolo a partire da due grandi motivi ancora attuali: la leggibilità dell’ardito impianto architettonico originario; l’irrinunciabile soluzione urbanistica , ancora attuale, del complesso sportivo in continuità con la Riserva naturale- Pineta, come sua estensione, senza volumi ingombranti e con un ambiente vegetale di continuità.
La Sezione “l. Gorgoni” di Italia Nostra “ Pescara
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