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LA FESTA DELLA REPUBBLICA

2 Giugno 2023: 77° anniversario

Chieti, 2 giugno 2023. Come si votò nel comune di Chieti nel referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946, per scegliere tra la monarchia e la repubblica? Questi i risultati ufficiali: Monarchia 14.248  (78,20%) ; Repubblica 3.973 (21,80%.) I monarchici stravinsero anche in provincia, ma furono battuti in 26 comuni, ove l’opposizione al fascismo era stato più forte (notevoli i risultati ottenuti ad Atessa, Bomba, Gessopalena, Guardiagrele, Orsogna, Ortona, San Vito Chietino, Torricella Peligna).  Il risultato di Chieti non è dissimile da quello di molti comuni meridionali; ma clamorosa è l’altissima percentuale di voti  ottenuti dai monarchici,  Quali le ragioni storiche? Principalmente due: la tradizionale fedeltà della classe dirigente, nobiliare e alto-borghese, proprietaria e conservatrice, e del popolo, alla Dinastia  Sabauda.; la gravissima crisi economica e sociale.

La fedeltà

Il 24 novembre 1878 i cittadini applaudirono il re Umberto I, in visita alla città con la regina Margherita e col principino Vittorio Emanuele, per essere sfuggito, il 17 novembre, al colpo di pugnale dell’anarchico Giovanni Passannante. 

Il primo maggio 1898 la classe dirigente teatina  represse col carcere, processi per direttissima e severe condanne una rivolta scoppiata in città per l’aumento del prezzo del pane. Il 5 giugno  applaudì il sovrano quando premiò il generale  Bava Beccaris “per il grande servizio reso alle istituzioni e alla civiltà”:  a Milano aveva sparato cannonate sulla folla in rivolta dal 6 al 9 maggio, anche qui per l’aumento del prezzo del pane, massacrando un centinaio di persone, uomini, donne e persino bambini.

Il 29 luglio 1900, nel parco di Monza, l’’anarchico Gaetano Bresci assassinò il re Umberto I, per vendicare i morti del maggio 1898. Il 12 maggio 1901, l’amministrazione comunale, in memoria dell’amato sovrano,  “interpretando i sensi della cittadinanza commossa dall’atroce scempio dell’Augusta Persona”, pose una lapide sulla facciata del Palazzo del Governo, e gli intitolò la piazza antistante.

Dopo la disfatta di Caporetto, il 20 novembre 1917, genetliaco della Regina Madre, le autorità  inviarono telegrammi al re Vittorio Emanuele III, per testimoniare il proposito di resistenza indomabile del popolo d’Abruzzo. Anche l’anno dopo scelsero il 20 novembre per inaugurare la grande manifestazione di giubilo per la vittoria, inneggiando al governo, al generale Diaz e al Re.

La crisi economica e sociale

Nei nove lunghi mesi dell’occupazione tedesca la popolazione teatina  soffrì per i bombardamenti, le malattie, lo sfollamento, la convivenza con i profughi, le retate degli operai da inviare al fronte, soprattutto per la fame. Dopo la liberazione della città folle di cittadini,  fecero ressa alle porte del municipio, delle chiese, dell’Inps, dell’Ufficio provinciale del lavoro, degli enti assistenziali ( Sepral,  Postbellica,  UNRRA), chiedendo cibo, vestiario, scarpe, case, medicine, sussidi per la disoccupazione. La classe dirigente potè agevolmente orientare il voto popolare nelle elezioni amministrative del 7 aprile 1946 (trionfo della DC, rifugio di molti ex fascisti, con l’elezione di 28 consiglieri su 40), nel voto referendario (votarono per la Monarchia la DC, il Partito Liberale e il partito dell’Uomo Qualunque; per la Repubblica il PCI, il PSI, il Partito  d’Azione, i repubblicani) e nell’elezione dell’Assemblea Costituente. 

 Sulle tre elezioni intervenne l’arcivescovo Giuseppe Venturi. Orientò il voto popolare verso la DC e la monarchia soccorrendo i cittadini con la sezione della Pontificia Commissione regionale di assistenza, con l’azione pastorale, con la propaganda sotterranea, con manifestini fatti affiggere dai parroci sulle porte delle chiese.

Filippo Paziente

storico

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