74° PREMIO MICHETTI diffuso nel territorio abruzzese

Cinque musei d’Abruzzo accolgono le opere degli artisti del Premio Michetti Giovani. Margherità Callà – Elena Cilli – Gaia Liberatore – Ferdinando Mazzitelli – Susanna Sforza a cura di Costantino D’Orazio

22 giugno – 3 luglio 2023

MAXXI L’Aquila – Casa Natale di D’Annunzio – Teatro di Amiternum – Abbazia di Santo Spirito al Morrone – Museo Archeologico Nazionale Villa Frigerj

ANTEPRIMA PREMIO MICHETTI 74

Prima dell’inaugurazione del Premio Michetti 74, in programma Sabato 8 luglio alle ore 19.00 presso il Museo Michetti di Francavilla al mare, la Fondazione Michetti annuncia una novità assoluta: la presentazione di cinque progetti d’artista realizzati da studenti dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila presso cinque musei d’Abruzzo, in collaborazione con la Direzione Regionale Musei Abruzzo del MIC e la Fondazione MAXXI.

Grazie ad un protocollo d’intesa firmato dalla Fondazione Michetti, dall’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, dalla Direzione Regionale Musei Abruzzo del MIC e dalla Fondazione MAXXI, una giuria composta da Costantino D’Orazio, Bartolomeo Pietromarchi, Direttore MAXXI L’Aquila, e Federica Zalabra, Direttore Regionale Musei Abruzzo, ha selezionato cinque studenti dell’ultimo anno, che dal 22 giugno al 3 luglio avranno la possibilità di realizzare un intervento presso alcune sedi museali abruzzesi, secondo i seguenti accoppiamenti:

Gaia Liberatore presso il MAXXI L’Aquila – dal 22/06

Ferdinando Mazzitelli presso il Teatro dell’Area Archeologica di Amiternum – dal 22/06

Margherita Callà presso il Museo Archeologico Nazionale – Villa Frigerj – dal 27/06

Elena Cilli presso il Refettorio dell’Abbazia di Santo Spirito al Morrone – dal 27/06

Susanna Sforza presso il Museo Casa Natale di D’Annunzio – dal 28/06

Dall’8 luglio anche loro saranno protagonisti della mostra presso il Museo Michetti di Francavilla a Mare, con opere che potranno aggiudicarsi il Premio Michetti Giovani.

La giuria, presieduta da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, avrà il compito di premiare uno di loro, assieme agli artisti “senior” del Premio Michetti 74: Flavio Favelli, Sabrina Mezzaqui, Sissi Daniela Olivieri, Giuseppe Pietroniro, Daniele Puppi, Luisa Rabbia, Pietro Ruffo, Arcangelo Sassolino, Donatella Spaziani, Nico Vascellari.

LE OPERE

Museo Archeologico Nazionale – Villa Frigerj

MARGHERITA CALLA’ (Roma, 2002)

Studio delle forme dei fumi #3, 2022

gesso

La tecnica per la realizzazione delle sculture è forse il più longevo dei processi creativi inventati dagli artisti. Al mutamento delle tecnologie non è corrisposto il rinnovamento della procedura, che prevede almeno tre passaggi: la produzione del bozzetto, spesso destinato alla distruzione, la modellazione del suo calco in negativo e la realizzazione finale dell’opera. Se si esclude la stampa 3D che sta progressivamente modificando il sistema di produzione, oggi gli scultori lavorano ancora nel solco dei grandi maestri della Grecia Antica. In questo contesto si insinua con discrezione e sottile intelligenza il lavoro di Margherita Callà, che affronta una sfida quasi contro natura. È possibile fermare nello spazio e dare stabile solidità ad un elemento di per sé effimero come il fumo? La scultura, che ha il potere di fissare in eterno un corpo in movimento, può vincere i limiti imposti dalla fisica ed estendere questa sua capacità all’aria? Può il fumo avere un peso? Possiamo sottometterlo alla legge di gravità? Il risultato delle sculture di Callà ci conducono ad una risposta affermativa, che ci pone immediatamente altri interrogativi, questa volta esistenziali: cosa si nasconde dietro un fenomeno naturale? Una storia, una forma, un pensiero.

Refettorio dell’Abbazia di Santo Spirito al Morrone

ELENA CILLI (Atri, Teramo, 1989)

Testa d’aglio. Sguardi verticali. Densità e distanza, 2023

calchi in gesso, terra arata, acrilico

in collaborazione con Allium sativum L.

Elena Cilli studia la relazione che il genere umano costruisce con la Natura, ne analizza i processi elaborando opere complesse, che presentano le contraddizioni di una relazione mutevole. Partendo da un elemento della tradizione, nel quale l’artista ha individuato un pacifico ed osmotico rapporto tra uomo e pianta, Cilli mostra come questo legame antico si sia trasformato in un dialogo privo di equilibrio. L’uomo ha assunto una posizione dominante, al centro del mondo, come il pilastro di terra che si impone nello spazio. Mentre il paesaggio invita ad uno sguardo orizzontale, l’uomo piega la Natura al suo punto di vista verticale, ridefinendo distanze e relazioni. Come l’architettura barocca del Refettorio, dove le proporzioni magnificano l’ingegno umano che domina la Terra, l’opera di Elena Cilli evoca questa condizione esistenziale attraverso un gesto geometrico e cromatico, in cui è chiaro l’invito a ripensare il nostro ruolo sul Pianeta, “non più sopra o al centro, bensì con e dentro la Natura” (Cilli).

MAXXI L’Aquila

GAIA LIBERATORE (Roma, 2000)

Senza titolo, 2023

Acquerelli su vetro

I lavori di Gaia Liberatore nascono da un’esercitazione di anatomia artistica che la giovane artista interpreta, con un approccio pseudoscientifico, creando degli acquerelli su vetrino che sembrano riprodurre analisi cellulari da vedere al microscopio. 

In un gioco costante di controllo e casualità, l’artista idea un personale “laboratorio in miniatura” cimentandosi nei suoi studi sul colore che a seconda della quantità di pigmento ed acqua, della disposizione sulla superficie vitrea, prende forme e sfumature sempre diverse.

I risultati dei suoi “esperimenti” sono delicati e poetici micro mondi ambigui e immaginifici, dipinti astratti condensati in pochi centimetri, in cui forme e colori diventano evocativi per lo spettatore di molteplici visioni e sensazioni.

Teatro dell’Area Archeologica di Amiternum

FERDINANDO MAZZITELLI (Santeramo in Colle, Bari, 2001)

Trasparente, 2023

performance

plexiglass, stoffa, sedia, carta, pennarelli

Il corpo ha sempre costituito uno dei soggetti più frequentati dagli artisti nella storia. Dalle prime figure antropomorfe graffite sulle pareti delle grotte preistoriche, passando per la scultura greco-romana, fino alle fantasmagorie barocche, nei secoli assistiamo ad eccezionali e sorprendenti cambiamenti nella rappresentazione del corpo. È sempre lo stesso soggetto, composto dai medesimi elementi, eppure offre innumerevoli interpretazioni. Un salto di qualità avviene quando Picasso decide di scomporlo in diversi piani di osservazione: il corpo, a quel punto, non è più soltanto uno strumento esistenziale, utile ad esprimere una personalità, ma si trasforma in un vero e proprio oggetto, scandagliato dall’artista in ogni suo piano di ombre e luci. Memore delle esperienze maturate dalla Body Art negli anni Settanta, Ferdinando Mazzitelli parte dall’idea picassiana dell’osservazione del corpo da tanti punti di vista e ne fa la materia con cui provocare la percezione delle persone. L’artista supera la distinzione di genere e occupa uno spazio alieno rispetto al pubblico, con cui interagisce solo con lo sguardo, subendo quello altrui, proprio come accade sul palcoscenico di un teatro. La presenza muta di Mazzitelli non tesse alcun racconto, bensì stimola la visione, invita al ritratto, accetta di essere scomposta e interpretata, come un oggetto del quale l’artista controlla soltanto la prospettiva, ma non la rappresentazione.

Museo Casa Natale di D’Annunzio

SUSANNA SFORZA (Chieti, 1999)

Don’t trust the idol, 2023

Robot aspirapolvere, pietra, ferro, polvere

«Quest’opera nasce da una riflessione riguardo le decisioni ponderate, e ne ho voluto parlare in termini di illuminazioni differenti che non fanno altro che brillare e spegnersi sui piatti di una bilancia. Alcune diventano solo combustibile di un grande falò, altre accendono fonti longeve e durature che scalderanno e illumineranno meno, ma a lungo termine. Non so di che fiamme si brucia, non so se c’è una morale o un’etica tra i due piatti della bilancia. Una luce è ardente, crea fiamme alte, ha diverse fonti, si dirama, ma è frivola, e dopo molto poco lascia solo una scia di fumo e odore di bruciato. L’altra ha una fiamma piccola, controllata e composta, dura a lungo ed esaurisce la cera, sa di una serena certezza, una continuità fedele. Non so quale auspicarmi, ma alla fine la candela esausta e la cenere dei fiammiferi hanno lo stesso peso.»

Ufficio stampa Fondazione Michetti

Paolo Bozzacchi 

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