SUOR AMALIA DI RELLA discepola del Volto Santo

Figlia spirituale di padre Domenico da Cese

di Antonio Bini

Pescara, 30 giugno 2023. l’Associazione del Volto Santo di Ruvo di Puglia ha ricordato suor Amalia Di Rella a distanza di 25 anni dalla sua morte, avvenuta a Genova il 16 giugno 1988. Dopo aver visitato il Santuario del Volto Santo e conosciuto p. Domenico da Cese, in occasione della festa di maggio del 1970, era stata la stessa suora a favorire la costituzione dell’Associazione.

L’incontro tenutosi presso lo storico Palazzo Caputi è stato moderato dalla giornalista Angela Ciciriello, che ha rivolto un pensiero alla vicinanza della suora nei confronti di donne che avevano difficoltà nel realizzare il desiderio di diventare madri.

Il convegno ha visto la partecipazione di p. Carmine Cucinelli, don Peppino Lapenna, don Mimmo Francavilla, direttore della Caritas di Andria, oltre al mio intervento. P. Carmine, ex rettore del Santuario del Volto Santo, non avendo conosciuto personalmente la suora, ha raccolto testimonianza tra  cappuccini e altre persone di Manoppello che l’anno ammirata in vita per la devozione al Volto Santo, modello di fede per tante persone delle associazioni del Volto Santo di Ruvo di Puglia e di Andria. Memorabile la sua disponibilità, insieme a chi l’accompagnava, nel pulire con gioia la chiesa e l’albergo del pellegrino.

Tutti la seguivano con gioia. “L’ha detto suor Amalia”, si ripetevano i devoti che erano con lei. Il cappuccino ha poi richiamato un passaggio dell’omelia pronunciata da mons. Calabro, vescovo di Andria, in occasione del trigesimo della morte della suora. Sulla stessa linea gli interventi di don Peppino Lapenna, ex parroco della chiesa di San Michele Arcangelo di Andria, il quale ha sottolineato come è da considerate impressionante il bene che suor Amalia ha fatto in favore di malati e anziani, oltre che per la chiesa che fu suo riferimento negli anni trascorsi ad Andria.

Anche don Mimmo Francavilla ha voluto ricordare come sin da ragazzo era rimasto colpito per le sue straordinarie capacità organizzative e l’instancabile opera in favore degli ammalati dell’UNITALSI.  Presenti all’incontro mons. Giuseppe Pischetti, vicario foraneo e don Grazio Barile, assistente spirituale dell’Associazione del Volto Santo di Ruvo di Puglia. Tante persone hanno seguito con emozione l’incontro, al termine del quale sono stati distribuiti tra i presenti biscotti al caffè nel ricordo della suora che amava condividere semplici momenti conviviali con chi si univa alle sue opere e nei momenti di preghiera.

Ma chi era suor Amalia Di Rella ?

Molte volte ho incontrato a Manoppello i devoti pugliesi legati a suor Amalia, soprattutto in occasione degli appuntamenti annuali per ricordare padre Domenico, in particolare dopo la proposta di avvio dell’iter per la beatificazione proposto dall’allora Provincia dei Cappuccini d’Abruzzo. Nel 2014 sono stato a Ruvo, accompagnando padre Carmine Cucinelli, scrivendo poi dell’Associazione e di suor Amalia sulla Rivista del Volto Santo.

Direi che già la diffusione del culto del Volto Santo tra tante persone a Ruvo di Puglia e Andria, poi costituitesi in Associazioni, rappresenta un primo significativo risultato dell’opera di suor Amalia, che nella sua semplicità e umiltà, è stata capace di trasmettere la propria fede ad una comunità, rafforzata dall’incontro con il Volto Santo.

La fede è qualcosa di personale e al tempo stesso di comunitario. Il cristianesimo nel suo riferimento a Cristo ha inevitabilmente a che fare con la testimonianza di altri credenti ed è da ritenere che, anche grazie a padre Domenico, suor Amalia abbia percepito nel Volto Santo il carattere divino di Cristo e al tempo stesso il suo spessore umano. 

Il Volto Santo, infatti, non è soltanto un oggetto inspiegabile, ma soprattutto l’immagine viva e dinamica di un uomo, identificato con Cristo sin dal titolo del primo documento che ne attesta la sua presenza a Manoppello (cfr. Relatione Historica d’una miracolosa imagine del volto di Christo di padre Donato da Bomba – 1640), circostanza che trova sempre più riscontri con la storia del cristianesimo.

In questo credeva ardentemente padre Domenico, che fino alla morte ha instancabilmente profuso tutte le sue energie per diffondere il Volto Santo.

Il frate non desiderava che si parlasse di lui, prevedendo in modo profetico che si sarebbe parlato di lui, come dello stesso Volto Santo, soprattutto dopo la sua morte.

Questo in effetti è accaduto e sta tuttora accadendo. Il Volto Santo in quel lontano 1970 – quando giunse a Manoppello suor Amalia – era da secoli al centro di una forte devozione locale, ma pochi erano quelli che oltre la cerchia dei paesi vicini conoscevano la straordinaria immagine custodita dai cappuccini a Manoppello, mentre quelle rare pubblicazioni che se ne occupavano con fugaci cenni, lo indicavano come un dipinto, alla stregua di tante riproduzioni che possono trovarsi nelle chiese del mondo.

Padre Domenico sosteneva apertamente l’autenticità del Volto Santo, scrivendo in santini da lui fatti stampare, che si trattasse del «sudario presente nella tomba di Gesù» o che l’immagine fosse «improducibile da pennello umano», ritenendola in altre parole un’immagine acheropita.

Nell’imminenza del Grande Giubileo del 2000, gli studi sull’identificazione del Volto Santo nella Veronica (vera icon) portati avanti dal gesuita p. Heinrich Pfeiffer (Tubinga, 1939 – Berlino, 2021), autorevole docente di arte cristiana presso l’Università Gregoriana di Roma, hanno progressivamente trovato l’interesse della stampa internazionale, fino a convincere lo stesso papa Benedetto XVI sulla fondatezza delle sue ricerche.

Occorre qui ricordare anche gli studi di suor Blandina Paschalis Schlömer sulla sovrapposizione del Volto Santo con la Sindone. Il papa tedesco visitò il Santuario il primo settembre 2006.  Da allora abbiamo visto a Manoppello pellegrini da tutto il mondo, centinaia di vescovi e cardinali, mentre la diffusione del Volto Santo ha portato a solenni intronizzazioni di riproduzioni in varie chiese di vari paesi, anche grazie a specifiche missioni (in particolare negli Stati Uniti, Filippine, Polonia e Canada).

Al riguardo, va ricordato, come il 31 marzo 1979, a sei  mesi dalla scomparsa di p. Domenico,  nella chiesa del Purgatorio di Ruvo avvenne probabilmente la prima intronizzazione del Volto Santo, nel corso di una solenne cerimonia, presieduta dal vescovo pro-tempore mons. Aldo Garzia[1]. Oggi le intronizzazioni non si contano più.

Venti anni prima che il Papa giungesse a Manoppello, Don Tonino Bello, vescovo della Diocesi, riconobbe la Pia Unione delle Discepole del Volto Santo, approvando l’8 maggio 1986 il relativo statuto. Il vescovo nel suo atto ha fatto propria quella denominazione riconoscendo come suor Amalia volesse seguire Cristo divenendo sua discepola.

L’obiettivo primario della Pia Unione venne fissato nella «santificazione dei suoi membri attraverso la pratica dei consigli evangelici e il servizio gratuito di assistenza ai fratelli ultimi nelle persone degli ammalati», servizio corrispondente anche alle esigenze della propria missione pastorale. Potremmo dire che il Venerabile avesse già una propria idea sull’orizzonte di santità di suor Amalia, che fu il riferimento assunto a base dello statuto.

Ancor prima dell’approvazione dello statuto, don Tonino Bello, pastore che fu sempre dalla parte degli ultimi, aveva fatto ricorso alla sua collaborazione, assegnandola, tra l’altro, alla comunità per l’assistenza dei tossicodipendenti (oggi Casa Don Tonino Bello), che il vescovo, per contrastare una dilagante emergenza sociale, aveva inaugurato a Ruvo l’8 dicembre 1984.

Il gruppo dipende direttamente dal vescovo e viene animato da una sorella maggiore scelta di comune accordo. I membri della Pia Unione rimangono allo stato laicale, anche dopo la consacrazione attraverso i voti semplici e non hanno vita in comune, salvo periodici incontri di preghiera.

L’articolo n. 5 dello Statuto stabilisce che «la loro spiritualità è incentrata alla devozione al Volto Santo di N.S.G.C. [nostro Signore Gesù Cristo], vissuta nella contemplazione e nell’assimilazione del Mistero Pasquale».

Don Tonino, riconosciuto Venerabile nel 2021, conosce il Volto Santo attraverso la forte carica devozionale di suor Amalia e anche personalmente, in quanto si sarebbe recato una volta a Manoppello, insieme con le tre discepole per gli esercizi spirituali. Così mi è stato riferito da suor Maria Matera.

Il richiamo al Mistero Pasquale lascia intuire che don Tonino avesse maturato una personale idea del Volto Santo come volto della resurrezione. Una tesi che sarà ampiamente sviluppata diversi anni dopo (vedi anche il titolo del saggio di Saverio Gaeta, Il Volto del Risorto, ed. Famiglia Cristiana, 2005). Anche il successivo aggiornamento dello statuto dell’Associazione del Volto Santo, approvato nel 1989, riflette l’impronta di don Tonino Bello, anche se deve ritenersi interamente sua l’elaborazione dello statuto della Pia Unione delle Discepole del Volto Santo.

In una significativa testimonianza di Mons. Nicola Girasoli viene riferito quanto ebbe a dirgli Don Tonino a proposito della suora che considerava «una santa donna che fa molto per gli ammalati e i poveri». Tra i malati non mancarono alcuni anziani sacerdoti.

La testimonianza sulle virtù di suor Amalia Di Rella – è datata 16 giugno 2009 – una data non casuale, in quanto coincidente con l’undicesimo anniversario della morte della fraticella – come molti la chiamavano. Ho ricevuto copia di tale testimonianza da fr. Vincenzo D’Elpidio (Guardia Vomano, 1932 – Pescara, 2020), tanto legato a p. Domenico, come a sr. Amalia ad ai devoti pugliesi. Non sono in grado di sapere quali siano stati i destinatari della stessa, anche se ho motivo di pensare che tra questi ci sia stato il  Vescovo pro-tempore di Molfetta.

Mons. Girasoli, nato anch’egli a Ruvo di Puglia, attualmente nunzio apostolico in Slovacchia, ha conosciuto la suora sin dalla prima infanzia, rimanendo colpito «per lo spirito di preghiera e la dedizione verso i poveri e i malati».

Poi l’incontro con p. Domenico da Cese – nel 1970 – che il nunzio apostolico definisce «una svolta sul cammino di santità», guidando suor Amalia nel suo percorso  spirituale, portandola alla consacrazione religiosa e all’istituzione dell’Associazione del Volto Santo di Ruvo.

Lo stesso nunzio apostolico, che prese i voti nel 1980, afferma di aver preso parte, da giovane seminarista, ad alcuni pellegrinaggi diretti a Manoppello, al Santuario del Volto Santo, conosciuto proprio grazie a suor Amalia e all’Associazione del Volto Santo. Inevitabile l’incontro con p. Domenico da Cese.

Mons. Girasoli afferma che in lui è «rimasto impresso il suo sguardo profondo e le sue parole lucide ed efficaci nell’esortarmi ad andare avanti nel mio cammino vocazionale».

Diverse persone hanno espresso la propria testimonianza su suor Amalia, tuttavia quella rilasciata da mons. Girasoli, che afferma che la suora ha certamente esercitato in grado eroico le virtù cristiane, ha il pregio di unire una lunga personale conoscenza e frequentazione, al tentativo di inquadrare i profili di santità di suor Amalia, nell’auspicata prospettiva – sostenuta vivamente – «che si avvii il processo canonico per accertare l’esercizio delle sue virtù in grado eroico, sperando un giorno di vederla, se Dio vorrà, venerata sugli altari».

Le considerazioni del Nunzio sono anche il frutto di un’osservazione continua nel tempo, come quando da giovane sacerdote accompagnò un pellegrinaggio a Lourdes organizzato da suor Amalia e dall’Associazione del Volto Santo nel 1982.

A proposito del celebre santuario francese, chissà cosa avrebbe pensato suor Amalia nel sapere che diversi anni dopo, nel 2010, mons. Philippe Pherrier, vescovo della Diocesi di Tarbes-Lourdes sarebbe giunto pellegrino a Manoppello, rimanendo fortemente impressionato da quell’incontro, al punto da voler organizzare una mostra sul Volto Santo proprio a Lourdes, poi effettivamente realizzata negli anni 2011 e 2012.

A proposito della fama di santità, va ricordato che – secondo la Chiesa – è quella che si manifesta spontaneamente tra una parte significativa del popolo, e non deve essere suscitata superficialmente attraverso la propaganda dei media.  Nel caso di suor Amalia la questione non si pone, anzi sembra sussistere il problema opposto, con il forte ricordo di santità ristretto alla sfera individuale di tante persone e degli  aderenti dell’Associazione, che ne hanno tramandato personalmente la memoria, nel silenzio di una più ampia comunicazione.

Solo in questi giorni è stata finalmente pubblicata la prima biografia di suor Amalia, a lungo rimasta nel cassetto[2].

Ma un emergente fenomeno di comunicazione si sta registrando lontano dalla Puglia. Alludo alla crescente divulgazione del Volto Santo nel mondo, iniziata nell’imminenza del grande Giubileo del 2000 e ulteriormente sviluppatasi dopo la visita di Benedetto XVI il primo settembre 2006 a Manoppello. Una circostanza, quest’ultima, rilevata nella sua testimonianza, anche da mons. Girasoli.   

Sulla scia del Volto Santo, sta riemergendo, anche in modo sorprendente, la straordinaria figura di p. Domenico da Cese, che credette in modo esplicito alla divinità e autenticità del Volto Santo. Insieme a p. Domenico compare spesso anche la vicenda umana e religiosa dell’umile suora, come nella Biografia illustrata di padre Domenico da Cese, cappuccino, a cura di suor. Petra-Maria Steiner, Vita Communis, Waiblingen, 2018 (la pubblicazione è stata edita in lingua tedesca, inglese e italiana) e il recentissimo saggio di Aleksandra Zapotoczny, pubblicato nel febbraio scorso in Polonia, con il titolo Stygmatyk z Manoppello (lo stigmantizzato di Manoppello), Vita, miracoli ed esperienze mistiche di Padre Domenico del Volto Santo di Gesù.[3]

Tornando a Mons. Girasoli, la sua testimonianza sembra essere strutturata per corrispondere ai principi che regolamentano le cause di beatificazione e canonizzazione e credo possa essere interpretata in termini esponenziali rispetto al sentire della più ampia comunità di persone che hanno conosciuto e amato suor Amalia.

Va anche detto che il processo di canonizzazione rappresenta un percorso lungo e complesso, che risponde ad esigenze di cautela da parte della Chiesa (o, meglio, delle gerarchie ecclesiastiche) e che al tempo stesso presenta larghi spazi discrezionali, come dimostra anche il travagliato percorso di padre Domenico da Cese, che pure è sostenuto da numerose testimonianze, anche espresse da religiosi, o supportato da fatti straordinari, come la bilocazione del frate ai funerali di San Pio da Pietrelcina.

Una causa di canonizzazione comporta delle spese considerevoli e richiede un impegno costante, una vera e propria organizzazione, insieme ad una dedizione che possono durare molti anni.

Per i laici non è sempre agevole comprendere l’applicazione delle norme che disciplinano la materia, la loro interpretazione e le scelte da parte della Chiesa.

Non certo a caso, l’agostiniano Romualdo Rodrigo, autore di un apprezzato Manuale delle Cause di Beatificazione e canonizzazione, ha ammesso che «non sempre sono candidati alla canonizzazione i più santi davanti a Dio»[4].

Conforta relativamente la circostanza che l’obiettivo finale delle canonizzazioni non siano i servi di Dio – in quanto i santi non hanno di certo la necessità di essere dichiarati tali – ma sono i fedeli, essendo loro ad aver bisogno che la Chiesa proponga nuovi modelli di santità.

E suor Amalia nacque e visse in povertà, indossando il saio francescano. Fu certamente un esempio dalla personalità carismatica, soprattutto in considerazione delle sue precarie condizioni di salute che, pur nella sofferenza, non le hanno impedito di continuare a donarsi totalmente agli altri.[5]

Alle sofferenze fisiche si aggiungevano quelle morali. E mons. Girasole ad alludere nella sua testimonianza come la stessa fosse vittima di ingiuste invidie e gelosie, se non anche di maldicenze e umiliazioni, come riscontrato anche da fonti orali. Conferme di questi forti disagi vengono da alcune lettere scritte da padre Domenico in risposta alla suora, che doveva aver confessato le situazioni di cui era vittima.[6]

E frequente ascoltare da chi l’ha conosciuta che le corsie d’ospedale e le case dei malati furono il suo convento.

Un ultimo ricovero avvenne presso l’Ospedale San Martino di Genova dove suor Amalia morì in concetto di santità [7] il 16 giugno 1998. Una coincidenza: come p. Domenico, scomparso il 17 settembre 1978 a Torino, suor Amalia muore durante l’ostensione della Sindone. Aveva 64 anni. Dalla biografia curata da Michele Ippedico, sembrerebbe che la sua morte fosse stata preannunciata in sogno da San Pio da Pietrelcina a trent’anni dalla scomparsa del santo.

In conclusione, si richiama un passo dell’omelia tenuta dall’allora vescovo di Andria, mons. Raffaele Calabro, pronunciata il 15 luglio 1998, nel trigesimo della scomparsa di suor Amalia e riportata integralmente sul n. 2/1998 della Rivista del Volto Santo, preceduta dalla accorata premessa di p. Germano Di Pietro, allora rettore a Manoppello, con il titolo Suor Amalia ci ha lascito.

«L’eucarestia che stiamo celebrando ci consente di raccogliere i nostri sentimenti di dolore, riconoscenza, di affetto per far memoria di una persona che ha lasciato una traccia indelebile nella vita di tutti noi e di tanti che l’hanno conosciuta e sono stati beneficiati dalla sua carità discreta e silenziosa e sono veramente tanti.                            

Per noi chiediamo, alla Mensa Eucaristica che sappiamo continuare l’opera da lei iniziata con lo stesso spirito, in umiltà e letizia senza disperdere e dimenticare il suo insegnamento».  

L’incontro di Ruvo di Puglia si pone senza dubbio in continuità con gli auspici del vescovo.


[1] Tonina Cantatore, Da Ruvo di Puglia, in Rivista del Volto Santo, n. 1, giugno, 1979, p.32; In una foto a corredo dell’articolo, suor Amalia compare a fianco di Mons. Garzia.

[2] Michele Ippedico, La pupazza di Dio, ed. Youcanprint, Tricase, 2023. E’ d’obbligo un cenno per spiegare il titolo. Sembra che la stessa suora si definisse così, per indicare una logora bambola di pezza nelle mani del Signore, un po’ come suor Teresa di Calcutta che diceva di essere una piccola matita nelle Sue mani;

[3] Il libro è stato presentato in Polonia nelle città di  Wadowice e Cracovia dove negli anni scorsi furo intronizzate copie del Volto Santo.,

[4] Romualdo Rodrigo, Manuale delle cause di Beatificazione e canonizzazione, ed. Istitutum Historicum Augustinianorum Recollectorum, Roma, 2004, p.12;

[5] La salute precaria ha caratterizzato la vita di suor Amalia, con numerosi ricoveri ospedalieri e vari interventi chirurgici (ben 17, secondo la testimonianza di fra’ Vincenzo D’Elpidio in data15 marzo 2007). I dolori si manifestavano soprattutto ai polsi, alle mani, alle gambe, durante la Quaresima, tanto da essere costretta a letto. Negli ultimi anni di vita indossava i guanti alle mani, inducendo molte persone a pensare che servissero a coprire le stimmate. E’ stata considerate anche la dichiarazione rilasciata in data 4 aprile 2014 dalla signora Maria Zagaria, nella cui abitazione suor Amalia ha vissuto dal novembre 1988 fino alla morte.

Purtroppo è assai carente la documentazione medica, limitata ad un certificato rilasciato in data 23 aprile 1979 dalla dott.ssa Vincenza Fracchiola di Ruvo di Puglia, specialista in malattie infettive, nel quale si attesta che suor Amalia ha sofferto di moltissime malattie sin da piccola, oltre che nella giovinezza, e più volte ricoverata in fin di vita. Si riferisce di un intervento chirurgico allo stomaco, di scompenso cardiaco ed edema polmonare regredito.

[6] In una lettera del giugno 1974, p. Domenico parla di perversità di professioni che non hanno mai creduto in Dio. In un’altra lettera del marzo 1976 p. Domenico scrive Gent.ma Amalia, bisogna pregare tanto ed avere tanta pazienza per tante contrarietà che ci vengono dalla cattiva gente che non manca mai in nessun paese. Ricordate che tutti i giorni bisogna portare la croce che dal cielo vi fu assegnata. Il frate la confortava con la costante preghiera al Volto Santo. D’altra parte, la stessa vita di p. Domenico non fu esente da difficoltà e incomprensioni, talvolta sorte anche nell’ambito dell’Ordine dei Cappuccini;

[7] Eugenio Vittorio Di Giamberardino,  Padre Domenico da Cese, Edizioni Frati Minori Cappuccini d’Abruzzo, L’Aquila, 2014, p. 35.

Foto di Padre Domenico da Cese a Ruvo di Puglia insieme a Sr. Amalia (1977)