Pescara , 14 luglio 2023. Non se la sono mandata a dire, potrei azzardare. Meno invece che i due, o le due o un misto, se le siano dette di tutti i colori, avendo usato solo due gentili fogli di carta bianca su cui hanno vergato a mano il loro pensiero, rigorosamente a stampatello per evitare malintesi.
Il primo a lanciare la sfida, diciamo a provocare, è stato il proprietario, o la proprietaria, che ha lasciato la propria auto in piena curva a gomito, sì a gomito, costringendo tutti a grandi e ampie manovre per girarci intorno.
La prima stoccata finisce sul parabrezza, con un colpo a “rovescio”, tennisticamente parlando: infatti il testo era scritto sul lato B della candida pergamena, e solo girandola si apprende del tenore del testo: “La prossima volta chiamo i vigili“.
Se questo gentile modo, ancorché minaccioso, di riprendere le altrui infrazioni dovesse diventare contagioso e quindi epidemico, avremmo la città piena di automobili affrescate di “intimidazioni”. E ci sarebbero in giro anche un sacco di fogli di carta di quaderno, a testimonianza del fatto che il relativo mercato non è per niente al tramonto a favore del digitale. Una foto sui social, facile e immediata, avrebbe sicuramente indignato il popolo dei follower e di like, ma difficilmente raggiunto l’inquisito. La patacca sul vetro è stata invece una stoccata secca, diretta, unica!
E chi di foglio ferisce, di foglio perisce. Più o meno. Sta di fatto che poche ore dopo il primo blitz, arriva quello di risposta, attaccato, nel vuoto del posto libero, alle foglie della siepe di oleandro con un pezzo di nastro adesivo nero, da elettricista (un interessante indizio).
La stoccata è altrettanto perentoria: ancora sei parole, di cui vengono modificate solo le ultime due: “La prossima volta chiama a mammt“. Al posto dei vigili, plurale, tanti, viene quindi chiamata ad intervenire la mamma, singolare, una, tra l’altro proprio quella dell’autore del primo messaggio epistolare (mammt, mamma tua).
Qui si potrebbe aprire un capitolo di riflessione enorme, molto stimolante, perché mi chiedo quale possa essere il terreno comune su cui sono chiamate a confrontarsi le due figure. Forse che i problemi della mobilità possano essere affrontati chiamando in causa professionalità ad oggi insospettabili, mai considerate e sfuggite finanche a certe linee guida ministeriali dedicate alla materia? Quale mistero si nasconde dietro l’invocazione della presenza materna? E di quante altre figure i contendenti avrebbero potuto auspicare la “consulenza”? Le sorelle, ad esempio?
Il linguaggio delle macchine è precluso agli umani, ma è anche vero che libera negli stessi grandi e sorprendenti spazi di fantasia.
Giancarlo Odoardi – Ri-media.net
Direttore Editoriale – Web Content Editor
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