L’INCOERENZA DELLA POLITICA nelle scelte della Premier
di Angela Casilli
Per alcuni la politica è l’incoerenza dettata dalle convenienze, ovvero il politico dimentica quasi sempre l’ideologia in cui è cresciuto, per fare affermazioni diverse dal suo pensare, in linea con il pubblico che lo ascolta, assecondandolo con l’umore del momento.
Quello che conta per il politico è conquistare il potere e conservarlo il più possibile; quindi, è quasi del tutto inutile meravigliarsi delle incoerenze dei politici, a cominciare da quelle della nostra Premier.
Il bilancio di un anno di governo non è dei migliori; la Meloni si è adattata completamente alla logica dell’Unione Europea, dopo averla denunciata come la causa dei nostri problemi, quando tuonava dai banchi dell’opposizione.
Anzi il suo governo lavora ad una legge di bilancio che terrà in “dovuta considerazione” le osservazioni della Commissione Europea: così si è espresso il Ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto.
A chi le chiedeva maggiori investimenti sulle politiche sociali, sempre la Premier ha risposto che non ci sono “le coperture” ma non si era fatta paladina dei bisognosi in epoche passate?
Per non parlare poi della politica migratoria dove non si parla più di uso delle navi da guerra e conseguente “blocco navale” per fermare i migranti ma si cerca l’accordo, discutibile sul piano dei diritti umani, con i governi del Mediterraneo, in primis la Tunisia.
Sull’incoerenza, non c’è molto da aggiungere, tranne che l’elettorato fedele alla Meloni, che per il momento è quello maggioritario, appare confuso, frastornato, critico nei confronti di un governo lontano dal mantenere le promesse elettorali che vanno sempre tenute a mente se si vuole conservare il potere raggiunto. È anche vero che il politico al governo di un Paese come il nostro, è soggetto a vincoli materiali indifferibili come accade per la legge di bilancio che, se non rispetta i dettami dell’Eurozona, può provocare l’immediata reazione dei mercati finanziari, prima ancora di quella degli altri governi che condividono con il nostro Paese la moneta comune.
L’Italia è un Paese altamente indebitato che non spaventa gli investitori stranieri, tanto che la maggioranza del capitale delle nostre banche è di azionisti stranieri; quindi, rivendicare la decisione di tassare gli extra-profitti delle banche come ha fatto la Premier in una recente intervista, non ha molto senso, visto che era già ridimensionata prima ancora di essere formalizzata.
Nel campo poi della politica migratoria, le promesse fatte in campagna elettorale sono andate deluse; gli sbarchi sono triplicati e poiché l’Italia è caratterizzata da un declino demografico incessante, nell’ultimo decennio la popolazione è diminuita di un milione e mezzo di persone, Confindustria aveva a suo tempo stimato la necessità di 800.000 lavoratori per mantenere in piedi il sistema produttivo, il governo Meloni ha approvato un decreto che regolarizza l’immigrazione legale a 830.000 nuovi immigrati per i prossimi tre anni e per lo stesso periodo di tempo a 452.000 per gli stagionali.
Dunque, la dura realtà anche questa volta ha vinto sull’ideologia e il vero politico dimostra la sua sagacia, solo quando sa adattarsi alle condizioni in cui si trova ad operare.
La politica non è un mercato e il politico non è un imprenditore e gli elettori non sono dei consumatori di prodotti. Le scelte di un capo di governo, quando si trasformano in leggi o in regolamenti, sono vincolanti per tutti i cittadini anche per quelli che non hanno votato chi è al governo. Sarebbe il caso di spiegare a tutti gli italiani le ragioni del cambiamento della propria linea politica, perché la democrazia vive di trasparenza e non di ambiguità o cinismo. Cambiare le scelte politiche senza spiegare il perché, rende sterile e inaffidabile il discorso politico di qualsiasi governante.