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FUNGHI E TABÙ DEL FERRO

di Franco Cercone

[Articolo pubblicato alla pagina n. 239 del Bollettino Trimestrale ASTRA (Pe)- Tradizioni Popolari Abruzzesi Anno V Numero 15 (aprile-maggio-giugno) 1977]

L’autunno, si sa, non è solo tempo di vendemmia ma anche di funghi.

Il raccoglitore di funghi è quasi sempre un esperto a livello empirico, convinto tra l’altro che essi non debbano essere raccolti in presenza di residui ferrosi o pezzi di ferro perché ritenuti in tal caso velenosi.

Poiché tale convinzione è del tutto priva di ogni fondamento scientifico, la sua genesi può essere ricondotta ad un tabù antichissimo, quello del ferro.

La spiegazione ritenuta «la più convincente» , per tale tabù è quella dataci dal Frazer nel Ramo d’oro.

Il ferro, come minerale nuovo, «era da molti considerato con sospetto e antipatia»   in quanto, aggiungono altri autori, per es. il Furbon, «il ferro è rimasto a lungo un metallo impuro, d’origine straniera, non essendo stato associato alle imprese degli dèi»  .

L’impiego del ferro come amuleto, ed il ricorrere al contatto col ferro per allontanare minacce sulla propria persona (tocca ferro) sono in relazione secondo me alla comparsa del ferro ed al suo uso per la costruzione di armi, contro le quali quelle in bronzo si spezzavano come onde che si infrangono sulle rocce.

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