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GRAZIANO MERLINO  Poeta Dialettale 

di Franco Cercone

[Articolo pubblicato alle pagine n. 299-300 del Bollettino Trimestrale ASTRA (Pe) Tradizioni Popolari Abruzzesi. Anno VI Numero 20 (aprile-maggio-giugno) 1978]

Non pochi, penso, concorderanno con me nel riconoscere in Graziano Merlino l’ultima perla scoperta nel campo della poesia dialettale abruzzese.

E questa scoperta è tanto più sorprendente se si pensa all’attività che questo figlio d’Abruzzo svolge lontano dalla sua Terra, Taranta Peligna. Ma se si riflette alla circostanza che Graziano è fratello di Italo Merlino, assiduo collaboratore di molti periodici culturali regionali, la sorpresa svanisce e si pensa subito al noto detto abruzzese «Dalla vòtte bbone ne’esce vine guaste».

La capacità di Graziano Merlino di evocare in versi il perenne scorrere della vita nei piccoli paesi, è qualcosa che pietrifica il cuore per la sua struggente malinconia. Si pensi solo ai due con cui sintetizza mirabilmente la notte (cacciune ch’abbaie) ed il giorno (galle che cante) oppure agli altri tre nei quali scolpisce la nascita e la morte in un trittico di straordinaria efficacia, insieme alla partenza dell’emigrante, che è anche morte:

fratucce ch’nasce

tate ch’parte

tatone ch’more

A leggere questi versi ti sembra di rompere blocchi di pietra, di aprire squarci su essenziali visioni. E su queste s’eleva il canto della lontananza, che avvolge con la musicalità dei versi, sfrenati da togliere il respiro, sia i ricordi del poeta che il valore del paese natio, ormai trasfigurato in simboli:

pahese ‘mi

murte

pahese ‘mi

vive.

PAHESE ‘MI 

[di Graziano Merlino]

Pahese ‘mi .

tremute lamature

sole

fredde neve gele

muntagne

cime bianche

citelanze cumpagnìie

Pahese ‘mi

silenzie

cacciune ch’abbaie

galle che cante

vente che fere

fiume ch’ scorre

strille d’alane

Pahese ‘mi

carezze de mamme

fratucce ch’ nasce

tate ch’ parte

tatone ch’ more

Pahese ‘mi

australie america

calvarie crocefisse

campesante

campane a feste

a murte a distese

Pahese ‘mi

suspirate abbandunate

sunnate

disprezzate

‘ngannate

Pahese ‘mi

amore

odie

pecundrìie luntananze

Pahese ‘mi

derupate fsragellate

trascurata rashcate

spugliate

Pahese ‘mi

che voglie d’arrivenì

che voglie d’arripartì

Pahese ‘mi

che crona longa

se fenisce ‘ssu rusarie

pu ‘bbijé la litanìje

Pahese ‘mi

murte

Pahese ‘mi

vive.

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