L’artista Massimo Piunti mette in mostra un nuovo ciclo di opere nel bar di Fontecchio: l’arte deve stare in mezzo alla gente
L’Aquila, 26 settembre 2023. Quello che rimane, nel molteplice senso di queste parole, ovvero chi rimane a vivere in un luogo, o come demarcazione tra passato e futuro, tra ciò che è stato e quel che resta da fare.
Questo è il titolo della mostra dell’artista Massimo Piunti, in corso di svolgimento, per altre due settimane, ancora una volta al bar Ju spacc’ di Fontecchio, in provincia dell’Aquila, che ha già ospitato altre mostre di artisti che hanno gravitato e continuano a gravitare, oltre che risiedere nel piccolo paese lungo la media Valle dell’Aterno.
il nuovo ciclo di opere pittoriche di Piunti, artista originario di Giulianova, oramai affermato e con un grande seguito di estimatori, sono state realizzate negli ultimi mesi a Fontecchio, e sviluppano la costante e feconda ricerca artistica, connotata da un forte legame con la terra, con gli elementi della natura, e da un esercizio di sottrazione della complessità acquisita, in cerca della semplicità, pulsante di poesia e delicatezza.
“Ritengo importante e significativo proporre una mostra d’arte in un semplice bar di paese – commenta Piunti – perché sono proprio i bar i luoghi di socializzazione, di incontro di queste piccole comunità dell’entroterra montano. Presidi di civiltà, che dovrebbero essere aiutati e tutelati dalle istituzioni centrali, perché la loro è molto di più di una semplice attività economica e di lucro”.
Massimo Piunti, insieme alla compagna Silvia Di Gregorio, residenti a Roio, frazione dell’Aquila, hanno aperto proprio a Fontecchio il loro laboratorio di pupe pirotecniche, e Piunti ha anche uno spazio di lavoro ed espositivo nel laboratorio condiviso de Le Officine.
Aggiunge l’artista: “quello che rimane è un concetto che mi ricorda l’amico Tullio Catalano, artista e docente all’Accademia delle belle Arti dell’Aquila, che mi ha insegnato che c’è sempre un altrove, un qualcosa d’altro da scoprire, un non è così. La mia concezione e pratica artistica, che cerca un linguaggio semplice, a tutti comprensibile, anche in un’opera astratta, come pure la mia vicenda personale, hanno molto a che fare con questa idea del restare, del radicarsi in un luogo, dialogando nel profondo con le persone che in questo luogo si incontrano. In sintesi, mi piace un’arte che stia in mezzo alla gente, in un bar, appunto perché l’arte deve abitare il quotidiano e aprire possibilità, invitare a conoscersi meglio, per nulla togliere ad altre location”.
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