[Contributo pubblicato: Introduzione al Volume “Giovanni Pansa. Miti Leggende e Superstizioni. Scritti inediti e rari” a cura di F. Cercone, Ed. L.U. Japadre, L’Aquila 1979, pagine n. 158]
Sulla scrivania dove Giovanni Pansa aveva infaticabilmente lavorato fino al giorno precedente la sua morte, avvenuta in Sulmona il 19 gennaio 1929, furono rinvenuti alcuni lavori cui egli attendeva e che si riprometteva di completare.
Tra questi, come mi rivelò Donna Clara Pittoni-Pansa, figlia dell’illustre sulmonese, una nuova edizione ampliata su “Ovidio nel medioevo e nella tradizione popolare” nonché il “Quarto supplemento alla Bibliografia storico-topografìca degli Abruzzi”. Malgrado tutte le ricerche effettuate nella biblioteca Pansa, insieme a Donna Clara non mi è stato possibile rintracciare tali manoscritti, andati dispersi in circostanze difficili da accertare. L’acquisto della biblioteca stessa da parte della Provincia di Pescara, avvenuto nell’estate del 1976, ha aumentato inoltre le difficoltà di un loro rinvenimento. Anche se allo stato di bozze, il Pansa aveva portato a compimento altri tre importanti scritti di carattere etnografico, che secondo le intenzioni dell’A. dovevano costituire i primi tre capitoli del terzo volume di “Miti, leggende e superstizioni dell’Abruzzo. Studi comparati”[1] dedicato a B. Croce.
Tali studi, che si possono considerare dei veri e propri rari, vengono ora riproposti all’attenzione degli studiosi poiché furono pubblicati postumi nella loro stesura incompleta, nelle riviste più disparate, alcune delle quali poco note al pubblico qualificato. Essi erano stati già segnalati comunque da G. Profeta nella sua fondamentale “Bibliografia delle Tradizioni popolari abruzzesi” (Roma 1964) e successivamente nel mio saggio “Giovanni Pansa: vita e opere”, apparso sul Bollettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria (1973), cui si rinvia per l’indice bibliografico. Gli scritti in questione, disposti da me secondo la loro data di pubblicazione, sono i seguenti:
I. – Picus martius. Studio di esegesi mitica pubblicato in “Il Folklore Italiano”, diretto da R. Corso, an. VI, 1931, fasc. III-IV, pp. 181-199.
Tale scritto, come mi ha rivelato Donna Clara Pittoni-Pansa, costituiva la relazione che G. Pansa avrebbe presentato al Convegno del Folklore Italiano, svoltosi a Firenze il 10 giugno 1929, ed al quale era stato ufficialmente invitato. Lo stato di salute (il Pansa morì infatti nello stesso anno) non gli permise di affrontare il viaggio e tale circostanza impedì al Sulmonese, vissuto isolato e al di fuori delle polemiche che in quel momento s` agitavano intorno alla complessa problematica del Folklore, di entrare in contatto con altri illustri studiosi che parteciparono al suddetto Convegno, come R. Pettazzoni, R. Corso, P. Toschi, G. Cocchiara ecc.
II – L’ordalia totemica dei Marsi ed il Santuario di San Domenico di Cocullo, pubblicato in cinque puntate.
Le prime tre apparvero in “Luci Sannite”, periodico diretto da E. Paterno, Benevento, genn.-apr. 1938, pp. 39-41; magg.-lug. 1938, pp. 33-36; ag.-nov. 1938, pp. 31-32. Le ultime due apparvero invece in “Attraverso l’Abruzzo”, Pescara, magg.-giu. 1957, pp. 1-3 ; ag. 1957, pp. 13-14.
III. – Di uno specchio magico del sec. XV-XVI e della Catoptromanzia degli antichi secondo le leggende medioevali e i racconti popolari, pubblicato in “Lares”, Roma, an. XXVI. 1960, pp. 1-14.
Circa il loro contenuto, tali studi si impongono alla nostra attenzione sia per il rigore scientifico del metodo che per l’importanza degli argomenti trattati e rappresentano pertanto la fase di maggior maturità cui il Pansa era pervenuto negli ultimi anni della sua vita.
Da un punto di vista formale è doveroso rilevare che “Picus Martius” e “Di uno specchio magico” risentono, proprio perché pubblicati allo stato di abbozzo, della mancanza di lima che si nota anche negli altri scritti inediti del Pansa.
Per quanto riguarda invece “L’ordalia totemica dei Marsi” il discorso è alquanto diverso, poiché oltre a mancare di questa limatura finale, è stato poco curato durante la stampa. Infatti specialmente le ultime due puntate sono piene di refusi ed il testo è in molti punti poco comprensibile a causa dei numerosi errori, come è stato segnalato alcuni anni fa da G. Profeta.[2]
Di qui la necessità di una revisione minuziosa del testo che ho effettuato con scrupolo e che potrebbe far considerare, sotto alcuni aspetti, quasi un inedito L’ordalia totemica dei Marsi.
All’attenzione degli studiosi vengono riproposti anche due scritti che per motivi diversi possono essere considerati lo stesso dei rari e cioè: “L’amphidromia” nonché “La Porta di ferro e le leggende del tesoro nascosto”.
Il primo rappresenta il capitolo di uno studio dal titolo: “In Abruzzo. Saggi di Etnografia comparata”, pubblicato nella «Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti» (Teramo 1915, fasc. XI, pp. 561-579) e non inserito dal Pansa in uno dei due volumi di Miti e Leggende.
Del secondo studio invece, pubblicato anch’esso nella suddetta Rivista (Teramo 1917, fasc. VI, pp. 273-284), è inserita in Miti e Leggende solo una minima parte (vol. 1, pag. 48 segg.) in cui manca tra l’altro il tema importante della credenza popolare sull’Anticristo, trattato invece nello studio originario.
Nel presente volume si riporta anche la biografia contenuta nel mio saggio bio-bibliografico sul Pansa, precedentemente citato, che è stata ulteriormente ampliata con notizie di cui sono venuto a conoscenza in questi ultimi due anni ed arricchita da due lettere inedite, a mio avviso importanti, di A. de Nino e G. Cocchiara.
E veniamo agli inediti, la cui pubblicazione devo alla cortesia di Donna Clara Pittoni-Pansa.
Si tratta di quattro scritti di cui uno reca la data appostavi in calce dallo stesso Pansa: Sulmona, giugno
1909, ed ha per titolo “I preti concubinarii in Sulmona nel XIV sec.”, oggetto di una conferenza svolta al Comune di Sulmona la sera del 30 maggio 1909 ed il cui testo il Nostro non ritenne opportuno pubblicare.[3]
Dato l’argomento trattato, che il Celidonio definì «poco veritiero» in un opuscolo apparso subito dopo la conferenza del Pansa,[4] ritengo che tale scritto possa essere escluso dalla rosa di quelli che nelle sue intenzioni dovevano confluire nel III volume di Miti e Leggende. La stessa osservazione va fatta degli “Usi di Cansano”, una semplice pagina di appunti, e di “Miracoli”, una trattazione che in alcuni punti è resa pesante da elementi teologici e filosofici.
“La leggenda dell’oro in Abruzzo”, l’ultimo scritto in questione, è un abbozzo sulle credenze plutoniche abruzzesi e sulla presenza di giacimenti e vene aurifere nella nostra regione. Si tratta dunque di un argomento di alto interesse etnografico, ma la sua incompletezza ne riduce di molto l’importanza.
Se esistono altri inediti nella biblioteca Pansa è una domanda cui allo stato attuale è difficile rispondere. Io ne dubito, date le ricerche fatte insieme a Donna Clara Pittoni-Pansa circa tre anni fa e l’esito negativo che esse hanno dato.
Occorre rilevare tuttavia che nel 1906 il Pansa fece parte del comitato scelto dal Comune di Sulmona per erigere un monumento ad Ovidio. L’iniziativa non ebbe successo; ma dal Mattiocco si apprende che «nell’aprile 1910 si commemorava a Sulmona la morte del De Nino e in quell’occasione si riparlò del monumento. Giovanni Pansa allo scopo di rinverdire gli entusiasmi … preannunciava una conferenza il cui ricavato sarebbe stato devoluto pro monumento. Il Pansa tenne fede all’annuncio e parlò della pubblica economia e del costume della Sulmona trecentesca››.[5]
Se il Pansa abbia steso il testo della conferenza e l’abbia pubblicato non mi è stato possibile accertare.
Nel 1979 cadrà come è noto l’anniversario del cinquantenario della morte di G. Pansa. Mi auguro che questo mio lavoro, tendente a realizzare quello che certamente fu uno degli ultimi desideri dell’illustre studioso, possa costituire un degno omaggio alla sua memoria.
Franco Cercone
[1] È utile ricordare in tale sede che i primi due volumi, con lo stesso titolo, furono pubblicati entrambi a Sulmona nel 1924 e nel 19277 per i tipi dell’Ed. U. Caroselli. Essi saranno indicati da ora in poi semplicemente con Miti e Leggende.
[2] G. Profeta, Il rito delle serpi di Cocullo in un documento inedito del carteggio di Melchiorre Delfico, in “Atti del Congresso Internazionale di Linguistica e Tradizioni Popolari”, Udine 1969, nota 6, pag. 242.
[3] Il titolo completo della conferenza, da cui il Pansa trasse I Preti concubinarii in Sulmona nel XIV sec., era “La società
Sulmonese del secolo XIV nella pubblica moralità e nel costume”. Cfr. E. Mattiocco, (Un inedito Capitolato di Giovanna d’Aragona, principessa di Sulmona), in «Bullettíno della Deputazione Abruzzese di Storia Patria», vol. II 1975, pag.605, nota 28.
[4] G. Celidonio, I Chierici coniugati in Sulmona, Sulmona 1909.
[5] E. Mattiocco, Sulmona ieri, pag. 64, Sulmona 1972. La notizia è stata stralciata dal Mattiocco da un giornale dell’epoca che non conteneva ulteriori precisazioni circa il titolo della conferenza stessa. Probabilmente, il Pansa deve essersi soffermato sullo stesso argomento trattato nella conferenza dell’anno precedente. Cfr. nota 3.
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