SIMPOSIO UNICO NEL SUO GENERE

Una conferma per il VI° Forum Internazionale del Gran Sasso. 360 relatori e 1300 partecipanti alla sesta edizione del grande simposio interdisciplinare organizzato dalla Diocesi di Teramo-Atri e dall’Università di Teramo dal 28 al 30 settembre sul tema Conoscere per costruire

Teramo, 30 settembre 2023. Numeri in crescita per il Sesto Forum Internazionale del Gran Sasso, con oltre 1.300 persone che hanno partecipato ai lavori, inaugurati giovedì 28 settembre dalla Lectio Magistralis del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Matteo Maria Zuppi, e appena concluso nell’Aula Magna “Benedetto Croce” dell’Università degli Studi di Teramo.

 Il tradizionale simposio, organizzato dalla Diocesi di Teramo-Atri e dall’Università di Teramo, ha confermato anche in questa sesta edizione la sua vocazione interdisciplinare ed internazionale nonché l’ormai consolidata apertura al mondo della ricerca. Grande attenzione come sempre, poi, alla cooperazione per lo sviluppo con la quinta edizione della Conferenza di partenariato euro-africana. L’ambizioso tema scelto per il Forum 2023,“Conoscere per costruire”, ha chiamato al confronto 360 relatori, provenienti da tutta Italia e da numerosi paesi stranieri, in ventisei sessioni di lavoro parallele nelle aule del campus su tutte le branche del sapere.

Dopo i lavori dei differenti panel e il momento di sintesi nel pomeriggio di ieri, questa mattina si è tenuta la cerimonia conclusiva, moderata dal presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, con gli interventi del Magnifico Rettore Dino Mastrocola e del Vescovo Lorenzo Leuzzi.

«Dal saper fare al saper costruire: è la svolta culturale di cui c’è tanto bisogno per conoscere la realtà e le diverse problematiche che sempre più assumono una dimensione internazionale» ha sostenuto Monsignor Leuzzi. «La quinta conferenza del partenariato euro-africano è un segno concreto non solo dell’accoglienza della Carta di Teramo, ma dell’impegno delle nostre comunità accademiche, di ricerca e di formazione ad allargare gli orizzonti del cammino che è davanti a noi, evitando ogni forma di autosufficienza che favorisce l’isolamento e l’emarginazione storica» ha ribadito il Vescovo.

«Le aspettative create dal titolo di quest’anno si sono rivelate ampiamente soddisfatte» ha commentato il Magnifico Rettore Dino Mastrocola. «Le relazioni che abbiamo ascoltato in questi giorni sono state di altissimo livello. Si è ribadito il ruolo della conoscenza, degli atenei e dei centri di ricerca, in un intreccio interdisciplinare tale da poter dire che pochi simposi riescono ad eguagliare quanto viene realizzato nel Forum Internazionale del Gran Sasso. In merito alla cooperazione universitaria euroafricana, proseguiamo sui percorsi avviati di double degree, ma la novità di quest’anno in particolare è stata l’attenzione alla food safety e alla food security, temi particolarmente sentiti in Africa. Procedere con la ricerca e con il trasferimento tecnologico in questi settori significa riuscire a arginare tutte le problematiche generate dai cambiamenti climatici e tutte le crisi che si susseguono sullo scenario internazionale. Teramo, sede di un centro d’eccellenza nell’Agroalimentare, vuole giocare un ruolo importante in quest’ambito».

Anche in occasione della VI edizione del Forum del Gran Sasso e della V Conferenza del partenariato universitario euro africano, il Ministero degli Affari Eteri e della Cooperazione Internazionale ha offerto il proprio sostegno agli organizzatori per la tenuta degli eventi. Il sostegno, ormai tradizionale, è stato esteso anche in considerazione della rinnovata priorità attribuita dal Governo al tema dell’educazione e della formazione, come presupposto di un’occupazione dignitosa e diffusa, e alla materia della sicurezza alimentare, oggetto da ultimo del vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari che si è tenuto a Roma lo scorso luglio. Entrambi i temi sono oggetto di qualificato approfondimento e dibattito in seno al Forum e alla Conferenza sul partenariato universitario euro africano e in linea con lo sforzo dell’Italia a livello internazionale per l’avanzamento dell’Agenda 2030 e per lo sviluppo sostenibile, con il contributo delle migliori competenze accademiche e produttive italiane e con particolare attenzione all’Africa e al Mediterraneo. Ai lavori hanno preso parte il Vicedirettore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero, Roberto Colaminè, e il referente per la cooperazione universitaria Consigliere Adriana Apollonio. 

Al Forum 2023 ha partecipato anche il Segretario Generale della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche Francois Mabille, che lasciando il capoluogo abruzzese ha dichiarato: «Il VI Forum Internazionale del Gran Sasso è stata per me un’esperienza incredibile di incontri, arricchimento intellettuale e umano! La varietà e la qualità degli interventi collocano definitivamente questo Forum e il campus di Teramo tra i luoghi accademici internazionali da frequentare, in una città da vedere!».

Ai partecipanti del sesto Forum sono giunti anche i saluti nel Ministro dell’Università e della Ricerca, attraverso un messaggio letto da Monsignor Leuzzi: «Permettetemi di ringraziare il Comitato scientifico per il suo lavoro – le parole il Ministro Anna Maria Bernini – e permettetemi di porgere un affettuoso saluto alla comunità accademica di Teramo, che anche quest’anno si è impegnata per ospitare una vasta rappresentanza del mondo della ricerca e delle istituzioni, che abbraccia anche una grande componente proveniente dall’estero. Come Ministero crediamo fermamente nella diplomazia scientifica quale strumento virtuoso di cooperazione internazionale. Per questo l’Italia punta a diventare un centro propulsore in tutta l’Europa per i rapporti con i nostri partner africani. Ne abbiamo le capacità e ne abbiamo soprattutto la volontà».

Come da consuetudine, il Vescovo Lorenzo Leuzzi ha congedato gli ospiti dando appuntamento al prossimo Forum, che si terrà dal 27 al 29 settembre 2024 sul tema della Carità intellettuale per la promozione di un nuovo sviluppo dei popoli.




CLEAN UP DI PLASTIC FREE

Cento ragazzi alla Villa. L’Amministrazione e la Onlus: “Felici della crescita del progetto GreenTa che eliminerà la plastica dalla vita scolastica di Chieti, la pulizia di oggi è un segnale per la città”

Chieti, 30 settembre 2023. Si è conclusa con una pulizia generale delle aree verdi della Villa comunale la prima fase di GreenTa, progetto progetto promosso e coordinato dall’Amministrazione Comunale di Chieti (assessorati Ambiente e Politiche Giovanili) e finanziato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili della Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito dell’Avviso pubblico “Fermenti in Comune” gestito dall’ANCI e in collaborazione con la Onlus Plastic Free.

“È stato il giusto coronamento di un percorso avviato con il bando Fermenti in Comune – così il sindaco Diego Ferrara e l’assessore all’Ambiente e transizione ecologia Chiara Zappalorto – Quella di oggi è stata una giornata bellissima con tanti giovani e tante famiglie che si sono presi cura della città. Ora le scuole potranno usufruire delle colonnine che erogano acqua e aiutarci ad abbattere l’uso della plastica, come previsto dalla prima fase del progetto. Ci aspetta un lavoro diretto con la dimensione scolastica tutta per continuare a lavorare a tutela dell’ambiente per rendere Chieti sempre più green. Ringrazio tutti i nostri partner, le scuole che sono state preziose con i rispettivi dirigenti e un grazie grande a Plastic Free, perché non avremmo potuto avere miglior compagno di viaggio in questa sfida positiva per l’ambiente e che comincia dalla nostra città”.

“Sono felicissimo di questa grande partecipazione dei volontari di ogni età oggi a Chieti – così Luca De Gaetano, presidente di Plastic Free – . La scorsa edizione eravamo dieci, ma molte cose sono accadute e oggi siamo stati dieci volte tanto. Chieti così rinnova il grande impegno verso una tematica così importante, come si conviene anche a una Città Plastic free 2023. A tale propostito voglio ringraziare tutte le scuole che hanno deciso di arrivare a questa pulizia ambientale, simbolo di un momento di sensibilizzazione che è utile alla città, a chi la vive e alla comunità tutta”.




CONSORZIO DI BONIFICA, CITTADINI ESASPERATI

Scaparrotta (Azione): gli amministratori abruzzesi dove sono?

Pescara, 30 settembre 2023. È solo di pochi giorni fa, come da lancio Ansa del 28-09-2023, un nuovo e non certamente piacevole capitolo della vicenda Consorzio di Bonifica. Consorzio Bonifica chiede tributo per allaccio potenziale, il titolo del suddetto lancio che spiega: “Avvisi di pagamento per appartamenti al terzo piano di condomini senza giardino o in zone dove non c’è traccia della rete idrica consortile: sono alcuni esempi di quelli inviati nei giorni scorsi a molti residenti nelle province di Chieti e Pescara dal Consorzio di Bonifica Centro che per il 2023 ha ampliato la contribuenza, complessivamente 26.956 soggetti, chiedendo il contributo di dotazione idrica a proprietari di immobili urbani che potrebbero allacciarsi alla rete del Consorzio per innaffiare orti o giardini o per altri usi civili, diversi da quelli tipicamente agricoli. Questa mattina”, prosegue l’Ansa riferendosi a giovedì 28 c.m., “gli uffici del Consorzio sono stati presi d’assalto da utenti che ritengono ingiusto questo contributo e chiedono chiarimenti”.

Quindi il Contributo di Bonifica che generalmente viene collegato all’attività agricola; invece, oggi interessa anche imprese e privati cittadini. Nel comprensorio del Consorzio di Bonifica Centro i contribuenti quest’anno sono 56.335 dei quali 26.956 sono interessati ad una tassa particolare che potremmo chiamare una sorta di MINI IMU. Sono giorni che sono contattato da cittadini perché il consorzio di bonifica centro sta mandando delle tasse da pagare a chiunque abbia un immobile all’interno dell’area consortile e fuori.

Di che si tratta?


Lo chiama
contributo di dotazione idrica e riguarda i proprietari di immobili urbani che anche solo potenzialmente potrebbero allacciarsi alla rete idrica del Consorzio per l’innaffiamento di orti o giardini o per altri usi civili, diversi da quelli più tipicamente agricoli, l’irrigazione dei campi.

Ma la tassa sta arrivando anche a proprietari di appartamenti al terzo piano e in che modo questi potrebbero allacciarsi alla rete del consorzio e soprattutto a che scopo?


Alla fine, si parla di un contributo medio di 22 euro, cosicché la stragrande maggioranza dei contribuenti paga in silenzio senza chiedersi se sia effettivamente dovuto.
Ed in effetti non lo è, almeno in molti casi.

 
Infatti, il contributo di bonifica è dovuto solo se il beneficio
, che il contribuente può ritrarre, è effettivo e non solo teorico, e questo è un principio che la Corte costituzionale ha confermato già dal 2018. Invece il Consorzio ritiene di tassare anche il solo beneficio potenziale, cioè la sola possibilità che ci si possa allacciare alla rete idrica del Consorzio. Il bello è che se non ti allacci paghi lo stesso, se invece ti allacci oltre questa tassa devi pagare anche il contributo di allacciamento condominiale che va da 335 euro all’anno in su, a seconda della superficie servita.


Un gioco che interessa 58.961 immobili in 31 comuni e pesa sulle tasche dei cittadini per 599.830,71 euro. Ci sono già ricorsi tributari, che hanno ottenuto la condanna del Consorzio alla restituzione dei contributi pagati dal 2018 per immobili situati fuori del perimetro di contribuenza proprio perché non traevano alcun beneficio dalle opere consortili e dall’attività svolta dall’ENTE.


E gli amministratori abruzzesi dove sono?

Il consorzio di bonifica è sotto il diretto controllo della Regione. Ogni tanto appaiono sui media rassicurando gli utenti della regolarità delle tasse e degli importi, nonostante nelle altre regioni le cose non vadano proprio così. Approfondiremo la questione in modo da capire perché i cittadini abruzzesi devono affrontare anche questa tassa.




IL PROCESSO DEL MILLENNIO SUL CLIMA

Una delegazione dell’Ordine degli Avvocati di Teramo a Strasburgo

Strasburgo, 30 settembre 2023. C’era anche una delegazione dell’Ordine degli Avvocati di Teramo, mercoledì scorso, a Strasburgo, davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani, per il “processo del millennio” in tema di diritti umani e ambientali.

La vicepresidente, Serena Monina, i consiglieri dell’Ordine Elena Concordia, Gaetano Luca Ronchi e Mario Cheng Chi Chang e gli altri avvocati del foro teramano, hanno infatti assistito, insieme a centinaia di persone arrivate a Strasburgo da tutta l’Europa e alle delegazioni dei vari Stati membri dell’Unione, alla storica udienza di discussione del caso Duarte A. ed altri vs Portogallo ed altri 32 Stati (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Croazia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna e Svezia, Norvegia, Russia, Svizzera, Turchia, Ucraina e Regno Unito), che si è tenuta dinanzi alla formazione più solenne della Corte, la Grande Chambre, composta da 17 giudici (dove viene dibattuto solo lo 0,03 per cento dei ricorsi, quelli più rilevanti).

La partecipazione al processo si è svolta in seno al viaggio istituzionale organizzato dal Consiglio dell’Ordine per visitare le sedi delle istituzioni europee e confrontarsi sul ruolo e sul funzionamento della Corte Europea dei Diritti Umani con il giudice nazionale, Raffaele Sabato, e con Giovanna Bilò, magistrato distaccato presso la Cancelleria della Corte.

Il Processo Del Millennio è stato intentato nei confronti degli Stati da sei giovani portoghesi (tra gli 11 e i 24 anni di età) per il mancato rispetto dell’accordo di Parigi sul clima del 2015, volto a limitare il riscaldamento globale.

“Un contenzioso di importanza epocale – spiega la vicepresidente Monina – non solo per il numero degli Stati coinvolti, il più alto mai citato dinanzi alla Corte, ma anche perché rappresenta una delle più rilevanti iniziative giudiziarie nell’ambito dei diritti umani e contenziosi strategici sul clima, avviati per sollecitare risposte giurisdizionali globali al fine di far rispettare, proteggere e attuare i diritti umani su problemi di vasta scala, come quello del clima”




ECCO IL TERZO TRENO Coradia Stream 2.0 intitolato a Benedetto Croce

Elettrotreni green: riciclabili al 97 %, abbattimento del 30 % di energia

Lanciano, 30 settembre 2023. Il terzo elettrotreno Coradia Stream 2.0 è arrivato a Lanciano da Savigliano, sede della Alstom che ha costruito il veicolo ferroviario. L’elettrotreno Coradia Stream 2.0 è intitolato a Benedetto Croce. Green e Made in Italy sono le caratteristiche principali dell’ultimo arrivato in casa TUA.

Il nuovo elettrotreno ETR 104 166-A, infatti, è riciclabile per il 97 per cento e consuma il 30 per cento di energia in meno rispetto alla precedente generazione; può raggiungere una velocità massima di 160 km/h, dispone di oltre 300 posti a sedere.

I treni Coradia Stream sono prodotti da Alstom in Italia. Lo sviluppo del progetto e gran parte della produzione e della certificazione viene eseguita nel sito di Savigliano, in provincia di Cuneo.

La progettazione e la produzione dei sistemi di trazione e di altri componenti avvengono a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, mentre i sistemi di segnalamento sia di bordo che di terra vengono progettati e realizzati dalla sede di Bologna.

La Divisione Ferroviaria della TUA sta completando le attività di natura amministrativa, formativa per il personale equipaggi e di manutenzione e relative ai sistemi di gestione della sicurezza che sono propedeutiche alla messa in servizio dei nuovi treni del gruppo Coradia Stream 2.0. Terminata tale fase i nuovi elettrotreni potranno iniziare a circolare.

La TUA ha ordinato altri sei elettrotreni della Alstom, attualmente in costruzione, che entreranno a far parte del parco veicoli ferroviari dell’impresa ferroviaria nei prossimi mesi.




SPORT E CUCINA, PARTE LA COOKING CUP

A Pescara domani venti equipaggi pronti a sfidarsi tra vela e fornelli

Pescara, 30 settembre 2023. Le previsioni meteo sono ottimali, sole e vento leggero, per la partenza domani domenica 1° ottobre dell’edizione 2023 della Cooking Cup Scavolini Store organizzata dal Circolo Nautico Pescara 2018 in collaborazione con il porto turistico Marina di Pescara e con il patrocinio del Comune di Pescara.

Una ventina di equipaggi già affilano vele e coltelli per la conquista del Trofeo Scavolini Store che andrà a chi taglierà per primo il traguardo Overall cucinando al meglio un bel piatto di pasta. Il punteggio finale sarà determinato dalla somma dei punteggi ottenuti nella veleggiata e quelli del piatto cucinato. A disposizione degli equipaggi una cassetta con gli ingredienti necessari da usare obbligatoriamente: pasta  (Pastificio Zaccagni), pomodori pelati (Ciro Flagella), olio extravergine di oliva (Tenuta agricola Capponi), guanciale (Salumificio Marzari) e una varietà di odori (Ortofrutta Dante). I cuochi potranno aggiungere un solo ingrediente a loro scelta. Poi cinque giudici qualificati ossia lo chef e campione del mondo di pizza Luciano Passeri, l’assessore allo sport del comune di Pescara Patrizia Martelli, il titolare del ristorante Caldora Punta Vallevò Luca Caldora, il titolare dell’azienda Ciro Flagella Franco Flagella e Anna Venditti (presidente onorario di giuria) guidati dallo Chef professionista e sommelier Santino Strizzi dovranno votare il piatto migliore in base a “gusto, difficoltà di esecuzione e presentazione” dello stesso. Le imbarcazioni iscritte, appartenenti ai circoli velici di Pescara, Vasto, Ortona, Giulianova e Francavilla, sono tutte tra i 6 e i 20 metri. Il briefing per armatori con istruzioni di veleggiata e regolamento culinario domenica mattina alle 9,30.

Lo start è previsto domani, domenica, per le 11 circa nel mare davanti alla Nave di Cascella per proseguire con percorso a triangolo (bolina, traverso, lasco) dalla lunghezza approssimativa di 8/12 miglia. L’arrivo è previsto in prossimità dell’imboccatura del porto canale e le premiazioni del primo pomeriggio.

Ad affiancare il CNP2018 nell’evento sportivo, oltre a Scavolini Store ea i produttori abruzzesi degli ingredienti, gli abituali sponsor Banca Generali Private, Citra vini e Vittoria Rms.




SHARPER CONCLUSA la decima edizione

Una giornata incentrata sul divertimento e sulla celebrazione dell’importanza della ricerca!

L’Aquila, 30 settembre 2023. Si è conclusa la decima edizione di SHARPER a L’Aquila, un evento promosso nell’ambito della Notte Europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici che ha costituito un’occasione d’incontro tra centinaia di ricercatori e migliaia di cittadini.

Nel corso della mattinata, 1500 studenti e studentesse, accompagnati dai loro insegnanti, hanno partecipato a diverse attività dedicate alle scuole: dal fascino delle proiezioni del Planetario all’osservazione del Sole in diretta, dai laboratori di statistica alla conferenza sui vulcani, dagli spettacoli dedicati alla scienza alla conferenza che ha illustrato il lungo percorso che ha portato alla scoperta delle onde gravitazionali.

Piazza Duomo e Corso Vittorio Emanuele hanno fatto da cornice a tanti laboratori a cielo aperto. LNGS, GSSI, INGV, Dompé, Leonardo Spa, SOCOTEC e Istat hanno affascinato grandi e piccoli con dimostrazioni, laboratori, strumentazioni, giochi e spiegazioni di fenomeni geologici.

Il percorso interattivo DALLE PARTICELLE AL COSMO ha permesso di scoprire con altri occhi la natura che ci circonda: un viaggio dal mondo subatomico, passando ai rivelatori di particelle, fino ad arrivare allo spettacolare fenomeno astrofisico della kilonova con una divertente dimostrazione adatta a grandi e piccini.

La presenza di esperti dell’Arma dei Carabinieri, con i suoi reparti speciali, della Guardia di Finanza, della Polizia di Stato,  della Polizia Municipale e dei Vigili del Fuoco ha evidenziato come sofisticate apparecchiature all’avanguardia possano contribuire alla salvaguardia del cittadino.

La Croce Rossa Italiana e la Protezione Civile hanno mostrato le applicazioni della ricerca sui dispositivi e gli strumenti dedicati alla tutela della salute e sulla prevenzione dei rischi. L’Accademia delle Belle Arti dell’Aquila ha attirato l’attenzione del pubblico illustrando la visione dell’Universo nella storia dell’Arte.

L’Emiciclo e la Villa Comunale hanno garantito l’intrattenimento dei più piccoli con lo spettacolo LA PACE DI PIERO, il Planetario e Rocce venute dallo Spazio. Il Ridotto del Teatro ha ospitato SCIENCE MOVIE SHOW: LA SCIENZA BATTE IL CIAK, una conferenza spettacolo dedicata agli adulti incentrata sui più bei capolavori di fantascienza e sulle tecnologie e ricerche diventate oggi realtà.

SHARPER 2023 è stata anche l’occasione per conoscere da vicino due scrittori in ambito scientifico: Dario Menasce con L’Urlo dell’Universo e Enrico Pedemonte che ha presentato il suo ultimo libro Paura della Scienza attraverso un dialogo con Fernando Ferroni, professore del GSSI. Rimanendo nell’ambito delle opere di divulgazione scientifica, nel corso della mattinata e in anteprima nazionale, è stata annunciata  la nuova cinquina di libri in lizza per il premio ASIMOV: Dieci cose che ho imparato – Piero ANGELA; L’universo su misura. Viaggio nelle incredibili coincidenze cosmiche che ci permettono di essere qui – Filippo BONAVENTURA, Lorenzo COLOMBO, Matteo MILUZIO; Clima 2050.  La matematica e la fisica per il futuro del sistema Terra – Annalisa CHERCHI, Susanna CORTI; Altre Terre: Viaggio alla scoperta di pianeti extrasolari – Giovanni COVONE; La scorciatoia.  Come le macchine sono diventate intelligenti senza pensare in modo umano – Nello CRISTIANINI.

Ora la parola passa alle decine di migliaia di studenti di tutta Italia, che formano la giuria del premio e sceglieranno il migliore tra i cinque. Il premio ASIMOV, promosso dall’Istituto Nazionale di Fisica nucleare, funziona grazie ad una commissione scientifica di 1000 ricercatori e professori di scuola superiore, ed è  coordinato dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso e dalla Sezione INFN di Cagliari.

SHARPER – L’Aquila è stato organizzato dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso con la collaborazione del Comune dell’Aquila e del Gran Sasso Science Institute, a cui si è affiancata una rete di partner consolidata ormai negli anni e altre importanti realtà scientifiche, culturali e istituzionali del territorio quali la Regione Abruzzo, l’Istituto di Geofisica e Vulcanologia, la società biofarmaceutica Dompé, il MAXXI L’Aquila, la Leonardo S.p.A. e l’Associazione Scienza Gran Sasso. Come ogni anno l’evento ha visto la fondamentale partecipazione di Enti e Istituzioni, tra cui Polizia di Stato, Corpo dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Accademia di Belle Arti, Protezione Civile, Croce Rossa, Istat.

SHARPER ( SHARPER – SHAring Researchers’ Passion for Enhanced Roadmaps ) si è svolto in 14 città italiane: Ancona, Camerino, Cagliari, Catania, Genova, L’Aquila, Macerata, Nuoro, Palermo, Pavia, Perugia, Sassari, Terni e Trieste, con il coordinamento dall’impresa sociale Psiquadro e realizzato in collaborazione con un consorzio che comprende l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – INFN, il centro della scienza Immaginario Scientifico, l’associazione Observa Science in Society, e 5 Università: Politecnica della Marche, Università di Cagliari, Università di Catania, Università di Palermo, Università di Perugia.

Il progetto SHARPER è finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito dei progetti Notte Europea dei Ricercatori – azioni Marie Skłodowska-Curie. GA 101061553




I CATTOLICI HANNO ANCORA BISOGNO DI UN PARTITO?

… a ottant’anni da Camaldoli

di Rocco D’Ambrosio [con un commento]

Politicainsieme.it, 30 settembre2023. [L’intervento che segue, a firma di Rocco D’Ambrosio, affronta una questione che sta alla base della nascita, prima, di Politica Insieme, e poi di INSIEME. E cioè tutto quello che segna l’enorme differenza che sta tra l’idea del partito cattolico e quello dell’impegno nella cosa pubblica sulla base dell’ispirazione cristiana. Quell’ispirazione cui Jaques Maritain si riferiva parlando della forza trasformatrice, di liberazione, di solidarietà e di uguaglianza che il Vangelo è in grado di scatenare.

Del resto, tutta la storia dei movimenti politici d’ispirazione cristiana dalla seconda metà del secolo XIX° quello sta in maniera incontrovertibile a dimostrare. Così come tutta la presenza successiva al Concilio precisa la laicità di ogni iniziativa politica di questo genere e viene segnata quella chiarezza talvolta mancata nonostante con grande lucidità don Luigi Sturzo avesse ben spiegato decenni prima che la religione è universalità e la politica è scelta di parte. E non a caso il fondatore del PPI aveva sempre visto nel conservatorismo cattolico, quello che con gran disinvoltura mischiava Chiesa e patria, tanto per stare a più di un ritorno di fiamma dei giorni nostri, il suo principale avversario.

Infine, il professor D’Ambrosio ha ragione quando definisce, anche nella pratica, l’adeguata relazione tra il cosiddetto mondo cattolico ufficiale e associativo con l’impegno politico. In particolare, quando parla delle scuole di formazione ad una nuova cultura del rapporto e dell’impegno per la cosa pubblica. E forse nessuno più dei cattolici italiani, che pure restano in qualche modo tra le forme più forte di presenza anche organizzata, hanno bisogno di riscoprire quel ragionare politico di Paolo VI e del professor Lazzati cui pure noi dobbiamo ogni tanto pensare malinconicamente come si fa per un bene prezioso sbiadito, se non addirittura “perduto”. Giancarlo Infante]

Alcuni toni presenti nel mondo cattolico fanno temere che l’importante discussione sul Codice di Camaldoli possa a volte nascondere la voglia di far rinascere la Democrazia Cristiana, tra le più longeve che la società italiana riesca a vantare. Si assopisce e si risveglia con ritmi e modalità quasi incomprensibili, anche per le menti più esperte e navigate.

Voglia di Dc come una sorta di influenza stagionale?

O di seme benefico che nessuna esperienza riesce a sostituire?

Grano buono o zizzania?

La Dc fu segnata, specie nei suoi primi decenni, dallo sforzo di elaborare una cultura religiosa e politica frutto di un’analisi concreta della società contemporanea; fu ispirata e vivificata dai valori cristiani. Il Codice di Camaldoli fu una pietra miliare in questo sforzo culturale e politico. Questa era la vera Dc.

I padri della Dc, infatti, hanno sempre voluto un partito con giovani maturi moralmente, colti, preparati tecnicamente, dotati di mezzi idonei a una vasta diffusione culturale e opera politica. Era Murri, per esempio, a ricordare come l’impegno politico doveva essere il segno di un “ritorno a un concetto più cristiano della vita e dei suoi scopi, delle cose terrene e del loro valore di mezzi a un fine etico e spirituale, della carità intesa come principio fattivo di giustizia nei contratti, di assistenza reciproca nelle difficoltà della vita, di solidarietà fraterna ed illimitata” (Battaglie d’oggi).

Mentre Aldo Moro più tardi precisava: “Un partito cristiano – scriveva nel 1946 – che non abbia un autentico spirito d’amore, profonda comprensione, assoluta delicatezza non può rendere alcun servizio né alla patria, né alla causa cristiana”.

La fine della Dc, la complessità della storia che l’ha causata, e quella che ne è seguita, ci impongono di ripartire da due punti fermi che don Luigi Sturzo indicava, dal suo esilio, già nel 1936: “Ispirata alla scuola cristiano-sociale e dentro il quadro dell’etica cattolica (…). il primo problema di un partito di cattolici è quello di un disimpegno dalla gerarchia cattolica, nel senso dell’autonomia politica di partito il che era necessario da una parte e dall’altra per non coinvolgere nella responsabilità di un partito la Chiesa, né rendere menomata la personalità del partito di fronte agli altri partiti e al Governo. L’altro problema, connesso in sostanza con il primo, riguardava le direttive sociali ed economiche, e sotto questo aspetto non poteva non avvenire una specificazione e divisione tra cattolici conservatori e cattolici democratici o sociali”.

Basandoci su questa lezione sturziana e seguendo il cammino storico e dottrinale si può affermare che oggi la questione di un nuovo partito dei cattolici è e deve essere superata; esprimo ovviamente personalissime considerazioni. “Una medesima fede cristiana può condurre a impegni diversi”, scriveva Paolo VI già nel 1971.

L’affermazione sintetica di Papa Montini si comprende più pienamente se si ricorda l’insegnamento del Vaticano II° e, in materia di impegno politico, i suoi punti fondamentali. Prima di tutto la famosa precisazione: “La Chiesa, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico” (Gaudium et Spes, poi GS, 76).

L’affermazione conciliare pone fine a qualsiasi collateralismo fra comunità cristiana e partiti politici – vedi il caso Dc in Italia – proprio perché presenta con chiarezza l’autonomia della sfera temporale da quella religiosa, restituendo alla comunità cristiana il suo proprio ruolo di profezia e coscienza critica, il suo evangelico servizio nei confronti dei detentori del potere e dell’intera comunità civile.

Tuttavia, il collateralismo è duro a morire. A volte si ha l’impressione che rinasca in nuove forme: si pensi all’agire di alcuni movimenti e associazioni ecclesiali con prassi simili a quelle di lobby pronte a sacrificare tutto, persino l’integrità morale, pur di conseguire gli interessi prefissi. Per nessun motivo la comunità cristiana può perdere la libertà che le è propria, confondendosi con soggetti e progetti particolari. “Il crocifisso è una verità senza colore”, scriveva don Primo Mazzolari.

Consegue che l’impegno diretto in politica – cioè l’assunzione di cariche politiche e istituzionali – non spetta alla comunità cristiana, né ai pastori direttamente o per interposta persona, ma è, quindi, attività propria dei fedeli laici e questi lo fanno in proprio nome, come cittadini, guidati dalla coscienza cristiana (GS, 76).

Alla comunità intera spetta il compito di formare alla politica e ai pastori di essere guida in questa formazione, secondo i principi del magistero sociale. Bisogna riconoscere che spesso, eccessivamente concentrati sul problema della rappresentanza politica (questione DC, ricomposizione dell’area cattolica, frantumazione in diversi partiti, creazione di associazioni di cattolici e così via), i cattolici non si sono interrogati abbastanza sulla coerenza di cattolici e comunità in rapporto alla realtà sociopolitica. In particolare, non si è riflettuto abbastanza su quanta formazione cristiana, personale e comunitaria, ci sia sulle tematiche sociali e politiche e se questa sia adeguata per i nostri tempi.

In forza della loro fede e della formazione ricevuta sono tanti i laici cristiani che si impegnano in politica, a ogni livello istituzionale, vivendo una particolare vocazione: responsabilmente si dedicano al bene della cosa pubblica, il Concilio Vaticano II° riserva loro la sua stima e la sua lode (GS, 75).

Il riferimento assume ancor più valore nell’attuale contesto se si pensa al qualunquismo con cui si giudica la classe politica.

Sono molti coloro che fanno di tutt’erba un fascio, non riconoscendo e apprezzando i politici coerenti e ispirati da grandi riferimenti etici e confortati da positivi e onesti risultati, cristiani e no. Per essi alla fatica dell’attività politica si aggiunge la scarsa o negativa considerazione dei cittadini e, in particolare, relativamente ai credenti, delle comunità cristiane, specie quelle di provenienza.

Mi è capitato tantissime volte, sia in incontri personali che pubblici, di constatare il senso di solitudine e di isolamento provato da coloro che, nonostante tante difficoltà, continuano a impegnarsi in politica, ispirati dalla fede e con passione, rettitudine e competenza. Chi è veramente dedito al bene più grande va ringraziato privatamente e pubblicamente, con la stessa intensità con cui si è pronti a denigrare chi opera disonestamente in politica; in uno spirito fraterno va anche aiutato e sostenuto.

È il 30 aprile 2015 quando le agenzie di stampa riportano le parole di papa Francesco, in un discorso a braccio nell’aula Paolo VI°: “Si sente: Noi dobbiamo fondare un partito cattolico!: quella non è la strada. La Chiesa è la comunità dei cristiani che adora il Padre, va sulla strada del Figlio e riceve il dono dello Spirito Santo. Non è un partito politico. No, non diciamo partito, ma … un partito solo dei cattolici: non serve e non avrà capacità convocatorie, perché farà quello per cui non è stato chiamato (…) Ma è un martirio quotidiano: cercare il bene comune senza lasciarti corrompere”.

È interessante notare come il Papa sposta l’attenzione dalla questione partito cattolico a quella del martirio quotidiano nel cercare il bene comune.

L’affermazione del papa si può interpretare come un invito a concentrarsi più su problemi di coerenza che di appartenenza.

Non abbiamo bisogno di un partito cattolico, nuovo o rinato che sia, ma di chi sappia, attuare, pagare e soffrire per il bene comune. Al di là dei diversi schieramenti, i cattolici impegnati in politica sono tenuti, a qualsiasi livello istituzionale, ad incontrarsi, dialogare e operare per l’unità sui temi fondanti ed inderogabili. In questo, tanto potrebbero fare le comunità cristiane, specie gli organismi diocesani, nel promuovere incontri di formazione e di confronto per tutti i cattolici impegnati in politica. Questi incontri possono aiutare anche a recuperare un clima di stima e rispetto reciproci.

Il collaborare dei cattolici con politici di sinistra o di destra o di altre formazioni, passa attraverso la loro accettazione del metodo democratico e del loro non coinvolgimento con estremismi populisti e/o totalitari. Per cui essere cattolici nel centrodestra, quanto esserlo nel centrosinistra, o altrove, ha la medesima responsabilità: richiede discernimento e prudenza.

Tutte le collocazioni sono degne di rispetto, se vissute con coerenza morale e competenza professionale e per ambedue resta il dovere di testimoniare il regno di giustizia e di pace e ispirare la città umana a quella di Dio.

Lo stesso dicasi per il voto e per i rischi che ha di essere diretto a persone non degne. Il Concilio afferma: “Si ricordino perciò tutti i cittadini del diritto, che è anche dovere, di usare del proprio libero voto per la promozione del bene comune” (75).

Perché venga promosso il bene comune è necessario e moralmente doveroso che si votino persone mature umanamente, coerenti eticamente e con una sufficiente competenza per svolgere il ruolo a cui si candidano. Queste sono le condizioni che rendono il nostro voto etico, sempre fermo restando un divieto: quello di collaborazione, promozione e partecipazione ai gruppi massonici.

Sono convinto che ci potrà essere una rinnovata stagione di impegno dei cattolici in politica solo se diocesi, parrocchie, associazioni e movimenti si impegneranno per una formazione seria e autentica.

Ciò che scriveva Milani, in Esperienze pastorali, ha ancora un grande valore, prima di tutto per i nostri giovani: “Non vedremo sbocciare dei santi, finché noi ci saremo costruiti dei giovani che vibrino di dolore e di fede pensando all’ingiustizia sociale. Qualcosa, cioè, che sia al centro del momento storico che attraversiamo, al di fuori dell’angustia dell’io, al di sopra delle stupidaggini che vanno di moda”.




SAN MICHELE: Chi è forte come Dio?

di don Marcello Stanzione

DentroSalerno.it, 30 Settembre 2023. Nelle nostre società, una volta a regime di cristianità, assistiamo ad un generale tracollo della moralità sia pubblica che personale. Una delle cause del degrado dell’occidente è certamente l’influsso negativo sulle masse dell’ateismo, del materialismo e del relativismo morale. Un brano della Bibbia  proclama la  forza di Dio. “Signore, hai mostrato al tuo servo la forza del tuo braccio ed ho capito che nessuna forza può essere paragonata alla tua forza”.

Nulla in effetti resiste a Dio. Lucifero aveva creduto potergli resistere. Facendo appello alle forze prodigiose della sua natura, egli aveva detto: “Io salirò”. Ma Dio fece un segno ed il ribelle rotolò nell’abisso. Vi furono lungo i secoli degli uomini che hanno voluto misurarsi con Dio, che hanno deriso la sua potenza e sfidato la sua forza. Dio ha disteso la mano, e non li si è neanche più visti. Nei giorni di pioggia accade talvolta che la folgore colpisca un gigante della foresta. Il gigante cade con fracasso nella valle, ed il rumore della sua caduta si ripercuote in un lungo gemito, poi è per sempre il silenzio e l’oblio. Leggiamo la storia, essa ci racconta queste cadute famose di uomini che minacciavano il cielo e Dio: teste superbe che la forza divina ha colpite, querce insolenti che la tempesta ha rovesciate. Per qualche tempo, talvolta, Dio lascia gli uomini agitarsi e ordire i loro sacrileghi complotti. Ma ben presto giunge la sua ora, ed è l’ora della sua giustizia. Vi fu la sua ora nei primi tempi.

Gli uomini lavoravano alla Torre di Babele. Ora Dio si mostrò e discese per vedere la città e la torre, e seminò in mezzo ad essi la confusione. Vi sarà ancora la sua ora: Dio non resiste sempre ai superbi? Tantissimi uomini e donne del nostro ventunesimo secolo pretendono di finirla con Dio e con la chiesa Cattolica. Quello che essi vogliono, purtroppo, è non solamente di agire senza Dio, ma agire contro Dio ed i suoi comandamenti. Dio mostrerà loro che non s’insorge impunemente contro di lui. Dio ha dei modi di colpire che sono terribili! Per punirci non è necessario che ci maledica, basta che si ritrai da noi. Qual è oggi la vera causa del declino dell’Occidente? Del declino culturale ed economico dell’Italia?

È stato l’introduzione dell’euro come moneta unica europea? Niente affatto! Ora per molto tempo il  nome di Dio e l’idea della sua giustizia hanno trattenuto il flusso dell’empietà e della corruzione sociale, come lo sbarramento trattiene le acque di un fiume in piena. Ma il  nome di Dio è oggi andato in oblio quasi ovunque, l’idea della giustizia divina non domina più gli spiriti, è per questo che il flusso della corruzione sale di giorno in giorno, sempre, minacciando di portar via tutto.

È vero che se Dio stesso non costruisce, quello che s’innalza non tiene affatto; che se egli non custodisce la città, è invano che si veglia intorno ad essa. Quando Dio non è con gli uomini, non vi è presso di essi che debolezza e impotenza, e tra di essi che egoismo, diffidenza, insubordinazione. Dio disprezzato si vendica lasciandoli a sé stessi.

“Essi sapranno che sono il Signore”, dice Dio per bocca del profeta. Possiamo comprenderlo, non spezzarci sotto i terribili colpi della forza divina ma vinti dall’amore e illuminati dalla fede! Chi è forte come Dio? Alla vista dei complotti dell’empietà,  ricordiamoci il grido di san Michele. Nella lotta accanita che si scatena, il vinto non sarà né  Dio né la  Chiesa, sarà Satana ed il mondo amico di Satana. Gli empi possono applaudirsi e cantare vittoria solo momentaneamente.

Noi sappiamo che Dio rimane il più forte, così noi abbiamo fiducia. In una predica di Cirillo di Gerusalemme si legge: “Quando Gesù volle venire dagli uomini sulla terra, Dio Padre scelse una forza potente, Michele, e affidò Cristo alle sue cure”. Un vescovo del nostro tempo ha dichiarato: “Riflettiamo: “Chi è San Michele Arcangelo?

La Bibbia ci dice che è uno dei sette Arcangeli presso il Trono di Dio. Ma San Michele ha anche una caratteristica unica. La seconda lettura del Libro dell’Apocalisse (12, 7-12a) ci presenta lui come Principe e Capo degli Angeli. Insieme con loro combatte contro “il grande Drago, il Serpente antico, colui che chiamiamo il Diavolo e Satana”. Il suo nome “Michele” significa “Chi come Dio”. Questo nome è quasi un grido di lotta contro i nemici di Dio. Un grido contro le potenze del male.

Infatti, San Michele Arcangelo viene spesso rappresentato come un militare e guerriero, rivestito di una robusta armatura, con la corazza d’oro, la spada fulminante e in un alone di luce”. (Mons. Edoardo NOWAK, Dall’Omelia pronunciata il 28 settembre 2003 nella Basilica di San Michele Arcangelo al Gargano (FG)).Michele non è un Angelo leggiadro, ma un Angelo dotato di grande forza. E Dio manda questa forza ad ogni uomo affinché non sia vinto dalla forza di questo mondo. È un messaggio consolante. Accanto a noi c’ò un angelo che combatte per noi. Egli interviene per noi, quando gli uomini combattono contro di noi, ma anche quando noi siamo in lotta con noi stessi. Paola Giovetti in un suo bel libro sull’Arcangelo ha scritto: “L’Arcangelo Michele che domina senza violenza e senza sforzo deve essere un punto di riferimento per ciascuno di noi: l’Arcangelo ha in mano la spada, ma con il distacco di chi ha la forza vera, di colui cioè al quale è sufficiente mostrarla. E regge anche la bilancia, simbolo della giustizia e dell’equilibrio che devono regolare ogni azione.

L’impulso di Michele è quello della trasmutazione delle forze del male sulla nostra coscienza: trasmutazione in senso alchemico, come consapevolezza collettiva di una forza che non si esprime in forma violenta. L’arcangelo invita a creare fari di luce, a trasformarci in guerrieri come lui, ad accendere energia vitale, a lottare per cause buone, a proteggere noi stessi e l’ambiente”. (Paola GIOVETTI, Le Vie dell’Arcangelo, Edizioni Mediterranee, Roma 2005, p. 169). Una autrice americana ha scritto: “L’Arcangelo Michele, viene spesso scelto come patrono e protettore delle diocesi che sperimentano la persecuzione, la tortura, la sofferenza e la morte per mano di coloro che usano la violenza così come le sparizioni e le calunnie contro quelli che cercano di onorare Dio  e seguire la resistenza non violenta al male da parte di Gesù. Oscar Romero, il vescovo martire di San Salvador, invocò l’Arcangelo Michele come difensore della sua diocesi e del popolo nella sua lotta per la vita. Egli proclamò che San Michele Arcangelo combatteva al loro fianco. La sua presenza era, ed è tuttora, invocata in difesa di tutti i santuari, i templi, le chiese e le cattedrali del Paese e di tutta la gente che si raduna per lodare Dio, in mezzo alla violenza e alla morte.

È Michele, diceva Romero, che si trova alle entrate delle chiese e davanti ai loro altari come guardiano e protettore dei servi di Dio”. (Megan Mc KENNA. Angeli. Se non ci fossero bisognerebbe inventarli, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1997, p. 30) Padre Grun con il suo solito acume nota: “Da sempre il significato del culto di San Michele è consistito nel  fatto che, grazie ad esso, le persone riprendevano contatto con la propria forza. Quando io addito San Michele a queste persone ferite, queste prendono le distanze dalle offese ricevute. Esse guardano alla forza che Dio ha messo al loro fianco. Se riescono ad immaginarsi che l’arcangelo Michele combatte con loro, non si arrenderanno malgrado tutte le frustrazioni che hanno già sperimentate, ma affronteranno la lotta che sino a quel momento hanno cercato di eludere. Nell’arcangelo Michele si sentono sicure e protette in modo particolare. San Michele rimanda alle forze che sonnecchiano nella nostra anima e che sono ridestate in noi dalla fiducia nell’angelo”

(Anselm GRÜN, Ciascuno cerca il suo angelo, Queriniana, Brescia 2002, p. 127).