UNITI PER ORTONA SPIEGA LA CRISI IN COMUNE

Incontro con i cittadini lungo corso Vittorio Emanuele

Ortona, 15 ottobre 2023. Un’opposizione solida, compatta, unita sui grandi temi di sviluppo della città. Anche oggi il gruppo Uniti per Ortona si è presentato con la forza e la coerenza di chi racconta con chiarezza il presente ed ha già pronto un progetto definito per il futuro.

Un pacchetto di proposte concrete che fino ad oggi ha trovato un solo ostacolo: l’immobilismo di una maggioranza litigiosa e povera di idee, che bada a mantenere inalterate le proprie rendite di posizione e non si cura minimamente delle necessità di un territorio che ha umiliato e impoverito a causa di una totale mancanza di iniziativa.

I consiglieri di opposizione Ilario Cocciola, Angelo Di Nardo, Franco Vanni, Gianluca Coletti, Simonetta Schiazza, Lucia Simona Rabottini, Antonio Sorgetti ed Italia Cocco hanno incontrato i cittadini nel corso di un evento pubblico che si è sviluppato lungo corso Vittorio Emanuele ad Ortona.

Volevamo fare il punto sulla situazione della città – spiegano i consiglieri – ribadire la quantità e la qualità del lavoro che abbiamo portato avanti nel corso di questi mesi. Perché non possiamo e non vogliamo essere confusi con il nulla rappresentato da chi amministra.

Fanno fatica persino a garantire il numero legale nella riunione di commissione, dove si dovrebbero approfondire i problemi del territorio da discutere poi in Consiglio. La figura del presidente dell’assemblea civica è diventata sostanzialmente merce di scambio, utile a garantire o equilibrare posizioni di potere, con uno svilimento totale della funzione di garanzia che le è propria.

Per questo abbiamo chiesto la revoca dell’incarico a Vincenzo Polidori. La giunta è monca, illegittima, e questo mette a rischio anche le poche e ordinarie deliberazioni assunte. È arrivato anche un richiamo formale, che ricorda come, al momento, non sia soddisfatto il requisito dell’equilibrio di genere. E il sindaco Castiglione non sa come muoversi, prigioniero di promesse che non è più capace di mantenere”.

La funzionalità degli organismi rappresentativi è garantita ormai solamente dall’impegno dei consiglieri di opposizione: sono loro di fatto a stabilire, attraverso continue proposte, l’agenda delle riunioni di Consiglio comunale, che con triste pervicacia la maggioranza si ostina a far fallire.

“Non vogliono riconoscere – dicono ancora i consiglieri di Uniti per Ortona – la loro totale incapacità di rapportarsi con il territorio, di venire incontro ad esigenze reali, come quelle del comparto agricolo devastato da una stagione anomala. Hanno detto che avrebbero varato un progetto complessivo solo per non dover accogliere la nostra proposta reiterata di un sostegno immediato e quindi più efficace. Non fanno scelte, non prendono decisioni: l’unico calcolo che riescono a fare è quello del numero legale, utile a far saltare ogni consiglio comunale in cui si trovano in difficoltà”.

Il risultato è una città con l’economia prosciugata che non ha saputo approfittare completamente neanche dell’importante opportunità offerta dai mesi estivi in cui la Costa dei trabocchi ha vissuto una stagione felice.

La soluzione possibile è evidente a tutti, persino al sindaco che continua a negarla – concludono i consiglieri – i cittadini devono poter tornare a scegliere, questa giunta deve tornare a casa e dare modo a chi vuole lavorare di impegnarsi per la città. I nostri progetti sono evidenti, trasparenti e concreti e, pur con sensibilità diverse, in questi mesi li abbiamo portati avanti con una visione comune di bene della città, con compattezza e coerenza. Non ci pare che Castiglione e la sua Giunta possano dire altrettanto”.

Foto: OrtonaNotizie




PRIMI PUNTI IN B1

Prestazione Super: le ragazze dell’Adriatica Press superano nettamente 3-0  il quotato sestetto del Santa Teresa di Riva

Teramo, 15 ottobre 2023. Con una prestazione da incorniciare, sia in attacco e soprattutto in difesa, l’Adriatica Press Futura Teramo spazza la corazzata Santa Teresa di Riva (Me), vincendo 3-0 davanti al numerosissimo pubblico biancorosso del Palascapriano che ha incitato Costantini e compagne per tutto l’arco dell’incontro.

Oggi, la squadra del Presidente Roberto Mazzagatti e del coach Luca Nanni ha dimostrato di poterci stare comodamente in questa categoria, cancellando lo scivolone di Fasano. Arrivano così i primi tre punti della nuova stagione, punti pesanti ottenuti grazie all’impegno di tutte che hanno svolto il proprio compito con intelligenza tattica e mostrato attaccamento alla maglia. Assente Monica Lestini ancora infortunata e Aurora Patriarca non al meglio della condizione che nel giorno del suo compleanno, auguri Aurora, si regala il primo successo in biancorosso.

Positivo esordio con la maglia della Futura, per la giovane del 2002 Chiara Capulli. Domenica prossima si torna in campo nuovamente nel Palascapriano per il derby d’Abruzzo con l’Altino (Ch).

Adriatica Press Futura Teramo 3

Vendramini, Ragnoli 14, Poli 19, Di Diego 2, La Brecciosa, Costantini 18, Patriarca, D’Egidio, Mazzagatti 8, Fanelli, Capulli 4, Ventura. All. Luca Nanni.

Santa Teresa di Riva (Me) 0

Bertasi 3, Spitaleri, De Luca, Bilardi 9, Quiligotti, Frazzica, Matrullo 8, Basile, Bonfitto, Nielsen 13, De Candia, Santoro, Murru, Bertiglia 12.

ARBITRI: Galano (Sorrento) e De Martino (Portici)

PARZIALI: 25-19: 25-23; 25-21




LA CASA DEL PILOTA inaugurato il museo aeronautico

In occasione del Centenario dell’Aeronautica militare italiana

Archi, 15 ottobre 2023.  È stata inaugurata ieri ad Archi, in provincia di Chieti, la Casa del pilota, un museo aeronautico nella casa natale di Eugenio Sirolli, pilota archese e medaglia d’argento della Seconda guerra mondiale. Con Carlo Emanuele Buscaglia, Sirolli fu tra i primi piloti scelti per la squadriglia degli aerosiluranti.  Il gruppo era noto come i Quattro Gatti – furono loro a mettere a segno per la prima volta il siluro alato di Gabriele d’Annunzio – e lo stemma della squadra raffigurava quattro teste di gatto, due nere e due bianche. Morì a 27 anni, in volo di guerra sui cieli del Monte Amiata (16 maggio 1943).

L’idea di raccogliere oggetti, foto e filmati dell’epoca e farne un museo è del nipote dell’aviatore che peraltro porta il suo stesso nome, Eugenio Sirolli, che spiega: “Il museo, creato grazie alla collaborazione dei parenti dei piloti, dell’Aeronautica e dell’associazione Fly Story, che quest’anno festeggia i 25 anni di attività,  contiene cimeli vari, pezzi di aereo, fotografie, libri e oggetti legati a quel momento storico e anche a d’Annunzio”.

Poi racconta: “Il nome della squadriglia dei quattro gatti nasce da un aneddoto familiare. Quando mio zio tornava ad Archi e raccontava le sue imprese in famiglia, suo padre lo liquidava con una battuta che è diventata storia. Gli diceva che erano solo quattro gatti, senza grosse potenzialità e futuro. Da questo episodio, avvenuto ad Archi, è nato il nome della squadriglia, con lo stemma dei quattro gatti, che ancora oggi vola sulle nostre teste quale simbolo del 3° Stormo dell’Aeronautica militare italiana”.

All’evento di inaugurazione del museo, patrocinato dall’Aeronautica militare e dal Comune di Archi, hanno partecipato   i Generali Giancarlo Naldi e Basilio De Martino – presidente del comitato per il Centenario  dell’Aeronautica – il senatore Etelwardo Sigismondi,  l’associazione Azzurra  di Loreto, le associazioni Arma Aeronautica di Loreto, Avezzano, Lanciano, Vasto e Roma, l’Associazione Nazionale dei Carabinieri e alcuni sindaci del territorio. Inoltre, da Firenze sono arrivati il Gen. Nicola De Nicola, che ha donato documenti dannunziani al museo, e la sig.ra Wilma Naldini, moglie del pilota delle Frecce Tricolori morto nell’incidente di Ramstein

“È stata una giornata memorabile per il nostro piccolo paese – ha commentato il sindaco di Archi Nicola De Laurentis – Siamo onorati di aver ospitato tante autorità e di aver festeggiato, in questa occasione, l’Aeronautica militare per il suo Centenario. Il museo appena inaugurato raccoglie importanti pagine della storia dell’aeronautica e del noto aviatore al quale il nostro comune ha dato i natali. È  una preziosa testimonianza storica e una grande ricchezza culturale per Archi”.

La giornata, dedicata inoltre al Centenario dell’Aeronautica, si è conclusa con l’esibizione di quattro aerei – momento organizzato da Fly Story – che hanno chiuso il loro volo con il tricolore italiano.

Barbara Del Fallo




CELEBRATO IL 50° PREMIO SULMONA

Rassegna internazionale di arte contemporanea. Premio di giornalismo a Spadorcia, la rosa e Panella. Vittorio Sgarbi: “il premio Sulmona rende  gloria al principio stesso del premio”

Sulmona, 15 ottobre 2023. “Oggi sono tutti premiati quelli che sono in questo catalogo. Il Premio Sulmona rende gloria al principio stesso del Premio”. Così il Sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali, Vittorio Sgarbi, ha celebrato i cinquant’anni del “Premio Sulmona – Rassegna internazionale di arte contemporanea”. Pubblicato delle grandi occasioni sabato 14 ottobre al teatro comunale “Maria Caniglia” di Sulmona.

Oltre al Sottosegretario Sgarbi sono intervenuti, il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, il presidente della Commissione bicamerale Enti Gestori, On. Alberto Bagnai, il sindaco di Sulmona, Gianfranco Di Piero, il presidente della provincia dell’Aquila, Angelo Caruso e la consigliera regionale Antonietta La Porta. Un’edizione speciale, quella voluta dal Presidente del Circolo di arte e cultura Il Quadrivio, che ha messo insieme le opere vincitrice delle 49 edizioni precedenti e una selezione di opere realizzate in questi ultimi anni, senza però attribuire alcune premio.

Sul palco sono stati invitati e insigniti di un riconoscimento speciale, realizzato in formato 10 x 10 da Elisabetta Proia e Giuseppe Liberati, sette tra gli artisti più rappresentativi della storia del Premio. Si tratta di Lino Alviani, Camilla Ancilotto, Monticelli & Pagone, Ennio Calabria, Rosi Mantovani, Verena D’Alessandro e il giapponese Yoshin Ogata. È stato anche presentato il pregevole catalogo curato da Roberto e Sara Di Giampaolo e Raffaele Giannantonio. Inaugurata anche la mostra, composta da 201 opere, in rappresentanza di artisti italiani e stranieri e che potrà essere visitata nel Polo Museale Civico Diocesano nell’ex Convento di Santa Chiara a Sulmona (L’Aquila), fino al 5 novembre, tutti i giorni (tranne il lunedì), dalle ore 9:30 alle 13 e dalle 15:30 alle 18.

“Abbiamo voluto rendere omaggio ai 50 anni di storia del Premio”, ha spiegato il presidente Raffaele Giannantonio, “E ci fa piacere aver ricevuto questo riconoscimento dal mondo della cultura, della politica e dell’informazione, che consacra definitivamente la nostra manifestazione. Si chiuda una metà secolo e si apre una seconda metà secolo per il Premio Sulmona. È d’obbligo ricordare quanti hanno permesso al Premio Sulmona di arrivare fino a oggi: Olindo Pelino, Gaetano Pallozzi e Angelo Maria Scalzitti ma anche tutte quelle persone che oggi non ci sono più e che con la loro attività sono sempre stati accanto di questa manifestazione, come Giorgio Di Genova e Cosimo Savastano”.

Nel corso del suo intervento il Sottosegretario ai Beni Culturali, Vittorio Sgarbi non ha mancato di ricordare il Maestro Gaetano Pallozzi, accostato alla figura di Renato Guttuso, sostenendo anche la necessità di realizzare a Sulmona il Museo del Realismo.

Il Premio Sulmona ha celebrato anche il tradizionale Premio di giornalismo. Quest’anno sono stati premiati la vicedirettrice del TG2, Maria Antonietta Spadorcia, la giornalista e conduttrice di Tagadà (La7), Tiziana Panella, e la giornalista e conduttrice televisiva Anna La Rosa. A impreziosire la consegna dei riconoscimenti un video messaggio del giornalista Bruno Vespa, che ha ricordato il riconoscimento ricevuto a Sulmona nel 1989, in occasione della prima edizione del Premio Sulmona di giornalismo. Nel corso della cerimonia, condotta dalla giornalista Chiara Buccini, ci sono stati anche alcuni musicali con gli interventi di Antonella Bucci, Mauro Mengali e Silvia Di Censo.




LA GUERRA MONDIALE A PEZZI entra in una fase nuova

PoliticaInsieme.com, 15 ottobre 2023.  La guerra mondiale a pezzi evocata da Papa Francesco, con ogni verosimiglianza, sta evolvendo ed entra in una fase nuova.

Finché restava tale i conflitti si risolvevano dentro enclave locali che, più o meno ampie, non riuscivano a trasmettere la loro onda d’urto ad altri scacchieri, cosicché le tensioni dell’una e dell’altra parte si potenziassero reciprocamente, fino a provocare una incontenibile reazione a catena che desse immediata evidenza appunto della dimensione mondiale della guerra. Senonché, in linea d’aria, solo poco più di duemila chilometri separano Kiev da Gerusalemme, una lotta di liberazione nel cuore dell’Europa da un altro devastante conflitto armato sulle sponde orientali del Mediterraneo. Fatti i debiti conti, non solo geografici, l’una e l’altra a due passi da casa nostra.

Il fatto è che l’ Europa – con il Mare Nostrum che, per l’ intero decorso delle sue coste dai Dardanelli alle Colonne d’Ercole, ne bagna i confini meridionali – appare inerme ed impotente nel momento in cui i conflitti in corso attestano come sia ancora lì, su quella sponda del Mediterraneo verso cui convergono i paesi arabi e l’antica Mesopotamia, il focolaio delle più gravi tensioni internazionali.

Siamo in presenza di due conflitti le cui aree di risonanza, a prescindere da protagonisti ed interpreti dell’uno e dell’altro, inevitabilmente si sovrappongono e generano una cascata di reazioni che possono recare conforto anche a soggetti che pure – ammesso che sia così – non hanno soffiato sul fuoco del conflitto israelo-palestinese perché l’incendio attecchisse. Putin, in modo particolare, anche senza muovere un dito trae vantaggio dall’attacco di Hamas ad Israele per la sua strategia di destabilizzazione e sovvertimento degli equilibri internazionali. E con lui la sfinge di Pechino.

È sempre più evidente che l’Ucraina non sia mai stata, di per sé, il vero obiettivo dell’ aggressione russa, bensì di fatto il pretesto di una strategia di più vasto raggio, che, per la verità, non si faticava a cogliere fin dal febbraio dello scorso anno. E, fin d’allora, su queste pagine se n’era parlato in quel senso.

D’accordo, il sogno neoimperialista della Grande Madre Russia, ma non è tutto qui. Le due grandi autocrazie orientali si sentono abbastanza forti da sfidare il mondo?

Non possono farne a meno se vogliono crescere?

Vogliono cogliere il momento di un Occidente debole e di un’ America incerta?

Oppure, è piuttosto vero il contrario?

Non è da escludere che la debolezza che temono sia la loro, le sfide interne che i loro regimi illiberali e dispotici devono vincere, in modo particolare Pechino. Anche Putin, ma in particolare il leader cinese sanno che se un paese cresce, matura una condizione di maggior benessere, supera la soglia di un’economia di mera sopravvivenza, matura inevitabilmente aspirazione di carattere sociale, di ordine civile, domande di libertà che non si possono contenere e, in un sistema di quel genere possono diventare esplosive.

Insomma, non è possibile, oltre un certo limite, tenere assieme uno sviluppo capitalistico, sia pure di ordine statale, ed una condizione di repressione dei diritti civili.

A maggior ragione se quest’ ultima è una precondizione strutturale di quello sviluppo. Insomma, sanno che alla fine le democrazie vincono perché sono sistemi aperti e la loro forza è la consapevolezza civile degli uomini liberi.

Tanto vale, dunque, rimettere in gioco l’intero quadro e giocare d’anticipo una partita che nessuno può vincere solo sul piano delle tecnologie o della produttività.

Domenico Galbiati




PAMELA D’AMICO TORNA SU RAI ISORADIO

Nuova edizione di Pamela Viaggia in Latin. Da lunedì 16 ottobre, dalle ore 00:30 su rai Isoradio

Chieti, 15 ottobre 2023. Dopo il successo della prima edizione, la cantante e conduttrice teatina Pamela D’Amico torna a raccontare su Rai Isoradio suoni, colori e tradizioni della cultura musicale latino-americana, iberica e caraibica, e delle connessioni tra gli artisti di questi territori e l’Italia. La trasmissione Pamela Viaggia in Latin torna nella notte tra lunedì 16 e martedì 17 ottobre, a partire dalle ore 00.30, sulle frequenze di Rai Isoradio.

Ospite della prima puntata il cantautore Sergio Cammariere, che racconterà il suo legame con il Brasile e l’America Latina.

Protagonista assoluta della trasmissione è la musica. La conduttrice e cantante di Chieti, Pamela D’Amico, intervisterà artisti latini di ieri e di oggi, che hanno scritto canzoni di grande successo internazionale. Particolare attenzione sarà riservata alla scena contemporanea.

Pamela Viaggia in Latin si conferma come il programma di riferimento per tutti gli artisti gli eventi latino-americani in Italia. Nelle prossime puntate ci saranno artisti internazionali come il cubano Alexander Abreu del gruppo Havana D’Primera.

Pamela viaggia in latin si può ascoltare su Rai Isoradio (FM 103.3), sul DAB e anche su RaiPlay Sound.




ANTONIO RUSSO: libertà di stampa nei teatri di guerra

Convegno lunedì 16 ottobre alle ore 9 nell’aula Magna del Liceo Scientifico A. Volta

Francavilla al Mare, 15 ottobre 2023. L’iniziativa viene organizzata nel giorno in cui si ricorda la prematura e tragica scomparsa del reporter di guerra Antonio Russo, giornalista francavillese ucciso in circostanze misteriose nei pressi della città di Tbilisi, in Georgia, dove lavorava come inviato per Radio Radicale, il 16 ottobre del 2000.

L’evento anticipa un altro importante appuntamento, quello del Premio sul Reportage di Guerra Antonio Russo che si terrà il 3 maggio 2024, sempre a Francavilla, in occasione della Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa.

Di seguito il programma del convegno Antonio Russo: Libertà di stampa nei teatri di guerra, del 16 ottobre ore 9 presso il Liceo Volta di Francavilla.

Modera: Jacopo Ottenga Barattucci, giornalista, ideatore del Podcast “La congiura del Silenzio”

Ore 9: Saluti istituzionali, Sindaco di Francavilla al Mare Avv. Luisa Ebe Russo, Assessore alla Cultura della Regione Abruzzo Daniele D’Amario, Dirigente Scolastica Liceo Volta Prof.ssa Angela Mancini

Ore 9.30: Introduzione ai temi

Ore 10: Testimonianza del giornalista Fausto Biloslavo

Ore 10.30: Dibattito con gli studenti

Ore 11.15: Intervento del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo Stefano Pallotta, “L’obbligo della verità sull’informazione di guerra”

Ore 12: Conferimento da parte del Comune di Francavilla al Mare alla Fondazione Antonio Russo di una targa commemorativa

Ore 12.15: Conclusioni




PERCHÉ C’È BISOGNO DI GIUSTI operatori di pace …

… e non di corrotti guerrafondai. Il Signore si aspetta che ci prepariamo a incontrarlo, ogni qualvolta ci chiama, in terra come in Cielo. In altri termini la festa è per giusti e operatori di pace e non per corrotti e guerrafondai.

di Rocco D’Ambrosio

Gloobalist.it, 14 ottobre 2023. Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti» (Mt 22, 1-14 – XXVIII TO/A).

In tempi di wedding planers, di matrimoni e feste organizzate fin nell’ultimo particolare, dà un po’ fastidio pensare a un re che, a un certo punto, scocciato dal rifiuto degli invitati, rivolga la sua attenzione ai primi che trova per strada, cattivi o buoni che siano. Saltano molti criteri. La cosa non la mandiamo giù, né la capiamo; soprattutto se poi, a fare questo, è il buon Dio nel Regno dei Cieli.

Ma dovremmo porci anche dalla parte del re, cioè del Signore Iddio. Egli non si deve esser sentito molto bene quando ha visto tutti i suoi invitati rifiutare l’invito a pranzo, per giunta all’ultimo momento. Sappiamo bene che la parabola, nel progetto di Matteo, era rivolta sostanzialmente agli ebrei, invitati a entrare nel regno di Gesù ma alcuni troppo occupati in altro e sprezzanti verso il re, cioè Dio Padre, tanto da uccidere i servi inviati, cioè i profeti. C’è sempre chi, viene invitato, ma ha altro da fare: vale nella vita quotidiana come in quella di fede.

Dobbiamo onestamente ammettere che spesso anche noi ci comportiamo come gli ebrei peggiori e non come i giusti di Israele. Siamo meno credenti autentici e più farisei, sacerdoti e dottori della legge: ci sentiamo al di sopra del Re, del padrone, del Signore, chiamiamolo come vogliamo. Ci riteniamo così importanti davanti a Dio da pensare di essere indispensabili per la sua opera. Il Battista rimprovera la nostra presunzione e superbia con quel monito che non dobbiamo assolutamente dimenticare: “non crediate di poter dire dentro di voi: «Abbiamo Abramo per padre!». Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo” (Mt 3, 9).

Se Dio può far nascere suoi figli dalle pietre, se lui può rifare immediatamente la lista invitati, dobbiamo abbassare la testa e stare attenti ad accogliere i suoi inviti, specie quando ce li invia attraverso profeti vecchi e nuovi. Altrimenti perderemo la festa, in questa terra, come nell’al di là. Ammonisce Paolo: “Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio”. (1 Cor 6, 9-10).

E l’abito nuziale? Anche qui la storia è abbastanza seria. “Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”. Sembrerebbe che il re non chieda molto, ma almeno un abito decente, da cerimonia, diremmo oggi. Gli studiosi ci ricordano che è importante ricordare le usanze orientali: gli ospiti invitati ai grandi banchetti facevano il bagno, si ungevano e vestivano un abito nuovo. In altri termini: il Signore si aspetta che ci prepariamo a incontrarlo, ogni qualvolta ci chiama, in terra come in Cielo. In altri termini la festa è per giusti e operatori di pace e non per corrotti e guerrafondai.

Ho sempre pensato – forse con troppa semplicità – che il Signore non ci chiede abiti di lusso o speciali o originali. Ognuno si mette il meglio che ha. Rischieremo di essere cacciati per questo? Penso proprio di no. Perché qualcosa di nuovo, di giusto, di autentico, lo portiamo addosso, cioè appartiene alla nostra vita. Ovvero ci siamo preparati a incontrarlo, portando qualche frutto di giustizia e di pace. Così come siamo, con tutti i nostri limiti e peccati. Con la nostra storia, in parte bella, in parte brutta. Così, sic et simpliciter, entreremo alla festa




IL FASCINO DELLA PALETTA, possibilmente magica

In questi giorni mi sono ritrovato a guidare una piccola comitiva di bambini per accompagnarli, lungo le strade adiacenti l’ospedale, dal capolinea del pedibus fino a scuola

Pescara, 14 ottobre 2023. Abbiamo camminato lungo i marciapiedi, spesso ridotti e malconci, di quasi tutta Via M.te Faito e di un piccolo tratto di Via Fonte Romana: di fianco l’ampia carreggiata piena di auto in transito e di parcheggi, da attraversare più volte su incerte strisce pedonali per una distanza che in un tratto diventa estrema.

Per aprirmi un varco agli incroci ho usato la paletta di riconoscimento in dotazione, come un machete in una giungla: in effetti si tratta di una simil racchetta da ping-pong adattata alla bisogna, con i vari loghi istituzionali in grado di aprire il solco nel flusso di auto. Mi piacerebbe arrivare fin dentro le aule e chiedere alle ragazze e ai ragazzi cosa, durante il percorso, abbiano visto, sentito, annusato, in sostanza cosa i loro sensi abbiano rilevato. Perché più di una sensazione è stata pure registrata, messa inconsciamente in chissà quale scatola della memoria, ma non buttata. Andrebbe invece tirata fuori subito, insieme, fresca, per farla fruttificare, perché diventi sedimento elaborato di valutazione e conoscenza.

Il percorso del pedibus di questi giorni si snoda per circa 600 mt per una decina di minuti: il marciapiede di riferimento va e viene, tra restringimenti e ostacoli di auto parcheggiate, come anche gli attraversamenti agli incroci che sono senza strisce pedonali, come su via M.te Pagano. Su Via M.te Faito bisogna fare un doppio cambio e quindi cimentarsi in una doppia prova sulla distanza che nei tratti zebrati arriva fino a 16 metri (misurati), il che significa che la comitiva, lunga circa 8 metri, è esposta al transito delle auto per tutta la sua estensione una volta per ogni singola corsia, quindi due! Le deviazioni sono dovute al fatto che sul tratto di marciapiede scartato incombe la rigogliosa e colorata vegetazione dei giardini privati, che costringe chi va a piedi a infilarsi tra le automobili parcheggiate a pettine lì di fronte e che quindi, anche loro, con il muso incombono su buona parte del già esile spazio pedonale.

Con il potere della paletta arriviamo fin davanti la scuola, dove la riservatezza di certi spazi dovrebbe essere garantita: una zona franca, di filtro, che estendesse la missione educativa che viene praticata all’interno delle aule fino alle mura perimetrali, ma anche oltre, come certi disegni sulle facciate degli edifici lasciano intendere e sperare.

Invece scopro che la presunta portata rivoluzionaria del messaggio del pedibus si affievolisce al cancello di ingresso, dove un semplice ma chiaro cartello governa e quindi consente l’ingresso delle auto all’interno del cortile, per insegnanti e genitori.

Durante gli attraversamenti e all’entrata e uscita di scuola tutti sorridono, da dietro il parabrezza, al passaggio dell’allegra e colorata comitiva: è lontano il pensiero che questa generazione, che transita a piedi tenendosi ordinatamente allineata sui nodi di una piccola fune, stia camminando per invertire le parti.

Guardo sconsolato la mia autorevole paletta: mi piacerebbe che per un attimo diventasse magica per poter accorciare in un sol colpo gli anni che dovranno ancora passare perché tutto questo cambi, subito.

Giancarlo Odoardi