Pescara, 23 ottobre 2023. In una zona decentrata della città rispetto ai grandi flussi di traffico, verso sud, in questi giorni hanno preso forma, senza tanti proclami e clamori, nuove ciclovie urbane: una sorta di periplo ciclabile del tribunale ma anche una miniciclo tangenziale dell’Università di Viale Pindaro.
Si tratta, in ambo i casi, di una pista bidirezionale, quasi interna al perimetro indicato, realizzata lungo le più che generose carreggiate di Via Tirino e Via Monte Lo Feudo, di accesso al Tribunale, e poi lungo Va Falcone e Borsellino, alle spalle dell’Ateneo, a contornare l’ampio parcheggio del Palazzo di Giustizia.
A dare continuità a questo tracciato dovrebbe presto arrivare il “corridoio verde” dell’Università, asse “sostenibile”, come sembra dire il nome, ma comunque automobilistico, con adiacente pista ciclabile in sede propria.
Per adesso spicca la segnaletica orizzontale bianca sull’asfalto nero che, a differenza di altre situazioni trattate a “ruggine”, resterà tale, cioè nero: nel tempo sbiadirà comunque anch’esso, fino al classico grigio stradale per normale usura e naturale decadimento cromatico. Poi altri nuovi tratti saranno realizzati per provare raccordare e serrare le fila del sistema cicloviario cittadino.
Nel frattempo, arriva anche la toponomastica orizzontale e verticale: C1, C2, C3, C8, ecc. e anche G, la Greenway dell’ambito fluviale, per non perdersi, per riconoscere i tracciati e il territorio e per infondere il senso di appartenenza.
Obiettivo è drenare il traffico ciclistico stradale dentro i nuovi canali di percorrenza sostenibile, dedicati e in sicurezza, con la speranza di riuscire a intercettare flussi spesso disordinati e incerti, sia nella loro origine che destinazione.
Può capitare infatti che chi si sposta in bicicletta non segua linee rette o sigle, ma gli umori del giorno e le necessità, anche improvvise, del momento, che possono creare interferenze di marcia, e che quindi intersechi solo per caso le tracce di riferimento cartografico, ricalcolando ogni volta il percorso.
Oltre al loro uso più assiduo da parte delle due ruote, l’auspicio è che le nuove ciclovie e i relativi riferimenti visivi siano un segnale soprattutto per gli altri utenti della strada, e che a questi arrivi il messaggio che ora devono stare più all’erta perché in carreggiata non circolano solamente loro, come forse prima potevano credere, ma anche altri ospiti che, si vedano o meno, possono all’improvviso apparire.
Giancarlo Odoardi
Ciclista urbano – Ri-media magazine
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