IL CASTELLO PICCOLOMINI

Attività per il fine settimana

Celano, 3 novembre 2023. Sabato 4 e domenica 5 novembre i musei e i luoghi della cultura statali saranno ad accesso gratuito per tutti.

Per il pomeriggio di domenica 5, il Castello Piccolomini di Celano, nell’aquilano (Direzione Regionale Musei Abruzzo) propone due attività culturali di grande spessore: si inizia alle ore 15:00 con una visita guidata al Castello a cura dei concessionari dei Servizi Educativi,  Ambecò e Antiquae (8 euro a persona).

Alle 17:30 si prosegue con lo spettacolo teatrale “Non ditelo alle stelle”, ispirato alla tragedia dell’affondamento della nave Arandora Star, a cura del Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con New Sounds and Beyond (5 euro a persona).




LAVORATORI COMUNE IN STATO DI AGITAZIONE

Atri, 3 novembre 2023. Nel corso dell’assemblea dei lavoratori del Comune di Atri tenutasi il 23 ottobre e convocata dal CSA RAL, coordinamento Provinciale di Teramo, i dipendenti hanno evidenziato numerose criticità organizzative ed operative che incidono negativamente sul benessere lavorativo e il funzionamento di alcuni uffici comunali.

Il CSA RAL ha conseguentemente proclamato lo “Stato di Agitazione” il quale precede eventuali e più eclatanti azioni sindacali. Le rivendicazioni riguardano l’irrisolta carenza di personale di alcune aree che l’amministrazione non è riuscita e non sembra essere intenzionata a sanare, oltre che l’esiguità di formazione specifica e di dotazioni.

Infatti, si ricorre al lavoro straordinario, fino ad esaurirlo, per la copertura di servizi prevedibili e ordinari. Inoltre, al personale turnista vengono imposti orari e servizi da svolgere in spregio delle condizioni contrattuali e minime di sicurezza (servizio in coppia, dotazioni insufficienti, riposo festivo, etc.…).

I dipendenti lamentano l’assenza di benessere lavorativo ed organizzativo, evidenziando l’inerzia dell’Ente a seguito di ripetute sollecitazioni. Infatti, sottolinea il CSA, nessun riscontro è stato inviato alle ripetute note di diffida, e l’azione amministrativa non è stata ad oggi adeguata alle richieste dei lavoratori. Anche l’assemblea sindacale è stata oggetto di boicottaggio da parte dell’ente che non ha inteso informare i lavoratori (come avrebbe dovuto) e non ha predisposto la sospensione di alcun servizio.

Solo l’operosità di qualche dipendente ha permesso l’informazione al personale e la successiva partecipazione, grazie al passaparola ed alle locandine. In ultimo si lamenta l’inadempienza dell’amministrazione che non ha ancora provveduto alla convocazione della delegazione trattante per il rinnovo del contratto decentrato 2023-25, la quale doveva avvenire entro il 30 aprile di quest’anno.

“Da anni i servizi comunali vengono garantiti, con fatica, dall’abnegazione dei dipendenti del Comune di Atri – dichiara un lavoratore – che, in cambio, vedono ridursi progressivamente sia il personale che le dotazioni, oltre l’assenza di formazione specifica”.

“Il clima che si respira in certi uffici comunali – sostengono i dipendenti – dà il senso di una misura ormai colma, con una situazione lavorativa non più sostenibile anche da un punto di vista del benessere psicofisico. Attendiamo risposte immediate, come dipendenti e come cittadini, affinché la macchina amministrativa possa assicurare un funzionamento efficace ed efficiente e si possa lavorare in serenità e con un organico consono alle esigenze”.

La palla, adesso, passa all’amministrazione che davanti al Prefetto di Teramo dovrà dare le risposte attese e non date. In caso contrario non si escludono iniziative più eclatanti di carattere sindacale.

CSA RAL Coordinamento Provinciale Teramo




LA MANIFESTAZIONE A DIFESA DEL CANILE

M5s co-organizzatore: una battaglia di civiltà per chiunque abbia a cuore i cani di Pescara

Pescara, 3 novembre 2023. È per domani, sabato 4 novembre, alle ore 16:00 in Piazza Salotto l’appuntamento che chiamerà a raccolta associazioni, volontari ed attivisti del mondo animale, in una grande manifestazione nata dalla collaborazione tra il M5S Pescara, la Lega del Cane Sezione di Pescara e tante organizzazioni animaliste del territorio pescarese e no.

“L’obiettivo di questo sit-in – commenta il consigliere Paolo Sola – è di mandare un segnale all’amministrazione Masci dopo la scelta assurda di procedere con la chiusura del canile di Via Raiale ed il trasferimento di tutti i suoi ospiti nella struttura di Civitella Casanova. Una decisione che abbiamo sempre fortemente contestato perché, con la spesa di soli 15mila euro, sarebbe possibile rendere nuovamente funzionale il nostro rifugio evitando uno spostamento traumatico per tanti animali impegnati in delicati percorsi di recupero dopo un passato fatto spesso di violenza e maltrattamenti.

Tanti personaggi di grande richiamo hanno già sposato questa causa e rilanciato l’iniziativa, chiedendo alla Giunta Masci di tornare indietro sulla propria scelta – commentano i consiglieri Erika Alessandrini e Massimo Di Renzo – da Andrea Scanzi a Naike Rivelli e Sandra Milo, e ora l’invito è rivolto alla città e a tutti coloro che hanno a cuore le sorti dei nostri amici animali, perché si possa mandare tutti insieme un messaggio inequivocabile a difesa dei cani della nostra città”.

L’appuntamento quindi è per domani, sabato 4 novembre, alle ore 16:00 in Piazza Salotto per una manifestazione che si preannuncia molto partecipata e con l’adesione di:

– Lega del Cane  

– LAV

– LEIDAA (Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente)

– Animalisti Volontari Pescara

– OIPA Italia

– LEAL (Lega Antivivisezionista)

– Earth Pescara

– 9Vite Gatti di Pescara

– Guardie Volontarie WWF Pescara

– Associazione Qua la Zampa

– Cani Liberi Onlus

– Cadapa (Comitato Antispecista Difesa Animali Protezione Ambiente)

– Amici per 1 pelo ODV

– Animali alla riscossa ODV

– 99 Gatti ODV

– Cani sciolti ODV

– Amici del cane ODV

– Le Stregatte ODV

– Animalisti Italiani

– Partito Animalista Europeo

– Mazì Arcigay Pescara

– Associazione La Grande Pescara

– Radicali Abruzzo

– Movimento 5 Stelle Pescara

– PD Pescara

– Giovani Democratici




L’ORSA AMARENA IN COPERTINA

Firmata dall’artista Giuseppe Stampone per il nuovo numero di D’Abruzzo autunno 143

Ortona, 3 novembre 2023. È uscito il numero autunnale della rivista trimestrale D’Abruzzo Turismo Cultura Ambiente con la copertina realizzata dall’artista Giuseppe Stampone con un’opera appositamente realizzata per questo numero e dedicata all’orsa Amarena con i suoi cuccioli. All’interno della rivista, infatti, l’articolo a firma di Rossella Farinotti ci presenta Stampone, la sua attività e il suo ultimo progetto La natura delle cose in cui in maniera sottile e sofisticata, l’artista presenta le sue critiche nei confronti del mondo, attutite dalla poesia e dall’estetica dei suoi luoghi d’origine: il Gran Sasso e la Maiella.

La perdita dell’orsa Amarena pone il problema del difficile rapporto tra uomo e animali protetti, in territori dove i vincoli della tutela faunistica devono fare i conti con la trasformazione sociale ed economica delle comunità e questo argomento è l’oggetto delle interviste al Prof. Paolo Ciucci biologo, esperto in gestione e conservazione della Fauna selvatica, e a Goffredo Arcieri, Vice Comandante del Reparto Carabinieri Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.

Un reportage a firma di Lucia Arbace con foto di Gino Di Paolo è dedicato alla mostra Panorama L’Aquila (progetto realizzato da Italics) tenutasi lo scorso settembre in ben diciannove sedi della città che ha vissuto un vivace fermento culturale nelle performance d’artista, nelle installazioni d’arte contemporanea accanto a capolavori d’arte antica, selezionati e messi a disposizione da oltre sessanta tra antiquari e galleristi di grande fama.

Lo Speciale di sedici pagine dedicato ai paesi del Parco Nazionale della Maiella, come di consueto ormai da alcuni numeri della rivista, questa volta propone: Manoppello, Serramonacesca, Lettopalena e Pratola Peligna in cui la spiritualità dei luoghi si rende manifesta anche attraverso le bellissime lavorazioni in pietra che troviamo nei capolavori delle abbazie di San Liberatore a Maiella o Santa Maria d’Arabona.

Un itinerario di Franco Persia ci porta alla scoperta di luoghi magici che, in ogni tempo ed in ogni cultura, hanno affascinato suscitando suggestioni di meraviglia, di paura, di rispetto e di rifugio. Accade nei boschi di Rocca Santa Maria, in provincia di Teramo, che ammantano i profili arrotondati dei Monti della Laga e che custodiscono, in località Jacci di Verre, presso il Ceppo, un luogo unico fatto di “faggi torti” dalle forme innaturali e bizzarre.

Pablo Dell’Osa ci racconta quanto accadde a Pescara e ad Ortona, 80 anni addietro, il 9 settembre 1943, il giorno in cui vinse la paura e gli accadimenti delle 90 ore topiche per il destino del Belpaese.




I CUCCIOLI DELL’ORSA AMARENA STANNO BENE

Oipa: «vietare la caccia nelle aree che frequentano»

Milano, 3 ottobre 2023. Occorre permettere ai due giovani plantigradi di continuare a crescere senza essere disturbati e senza rischiare la vita

I giovani orsi di Amarena stanno bene e crescono. Questa la confortante notizia che oggi dà il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ma ora vanno difesi dai cacciatori. Si vieti l’attività venatoria nelle aree frequentate dai due cuccioloni. Così l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).

Gli orfani hanno 10 mesi e hanno bisogno di essere lasciati in pace tanto dai curiosi quanto dai cacciatori. In vista dell’apertura della caccia al cinghiale, la richiesta ufficiale è già arrivata agli organi competenti da parte del Pnalm e l’Oipa la sostiene e la rilancia ricordando che si tratta di esemplari appartenenti a una specie protetta che si trovano in un momento molto delicato. Hanno subito la morte della mamma due mesi fa e, nonostante tutto, rimanendo insieme sono riusciti a sopravvivere. Ora sono in procinto di andare in letargo e vanno tutelati dalle istituzioni e dalla comunità.

L’Oipa chiede che la Regione Abruzzo e l’Ambito territoriale di caccia (Atc) di Avezzano sospendano la caccia nelle zone che vedono la loro presenza, come attestato dal monitoraggio del Parco. Occorre permettere ai due giovani plantigradi di continuare a crescere senza essere disturbati e senza rischiare la vita.

Evidenziamo che lo scorso ottobre sono state introdotte sanzioni penali specifiche per l’uccisione, la cattura o la detenzione dell’orso marsicano e quindi sembra contradittorio che dopo neanche un mese dall’inasprimento delle sanzioni si possa cacciare nelle zone dove vivono anche gli orfani di Amarena.

[Foto: Carabinieri forestali/Pnalm]




SACRUM A L’AQUILA E ROMA

Torna l’annuale appuntamento ISA: Sabato 4 novembre ore 20:00 a L’Aquila, Chiesa San Silvestro; Domenica 5 novembre ore 18:30 a Roma, Basilica di Santa Maria in Aracoeli

L’Aquila 3 novembre 2023. Torna all’Aquila e a Roma nel primo fine settimana di novembre, Sacrum – Una preghiera in musica per la Pace Universale, il Festival di musica sacra ideato da Jacopo Sipari Di Pescasseroli di cui sarà protagonista, come di consueto ormai, l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese. Due gli appuntamenti a ingresso gratuito fino ad esaurimento posti: sabato 4 novembre alle ore 20.00 all’Aquila, presso la Chiesa di San Silvestro, e domenica 5 novembre alle 18:30 nello splendore della Basilica di Santa Maria in Ara Coeli a Roma.

Per l’ottava edizione del Festival, si è scelto di celebrare la memoria del Cardinale Domenico Bartolucci, compositore e Maestro Direttore Perpetuo della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, nel decennale della sua scomparsa, con l’esecuzione del suo Stabat Mater per soprano, coro e orchestra composto nel 2001. Un’opera preziosa, fortemente evocativa e dotata di una profonda capacità espressiva, tanto da sembrare capace di caricarsi di tutto il dolore del mondo. Completa il programma il Requiem di Gabriel Fauré, una delle composizioni di più vaste dimensioni per organico orchestrale e corale realizzate dall’autore, opera dal carattere soave in cui si tende ad abolire ogni eccesso romantico avvicinandosi alla semplice salmodia affidata alle voci.

Di grandissimo prestigio il cast di voci: il soprano Donata D’Annunzio Lombardi, il baritono Armando Likaj e il soprano Maria Tomassi. Con loro l’International Opera Choir preparato dal M° Giovanni Mirabile. Sul podio dell’Orchestra dell’ISA, Jacopo Sipari Di Pescasseroli. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con la Fondazione Cardinale Domenico Bartolucci.

Dice il Direttore Artistico dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese, il violinista Ettore Pellegrino: “Si rinnova anche per questa ottava edizione la collaborazione dell’ISA con il Festival Sacrum di Jacopo Sipari di Pescasseroli che ringrazio per la sensibilità e la passione con la quale guiderà dal podio la nostra Orchestra anche in questa occasione. Oltre alla data romana, proporremo il concerto all’Aquila sabato 4 novembre a San Silvestro, offrendolo in forma gratuita in una delle Chiese più amate e preziose della città, con l’auspicio che la nostra musica sappia farsi strumento di armonia in questo momento di conflitti e sofferenze”.

“Sono davvero felice di risalire sul podio di Sacrum – ha dichiarato il Maestro Jacopo Sipari Di Pescasseroli – giunto, oramai, alla sua VIII edizione. Il programma di quest’anno vede l’esecuzione del Requiem di Gabriel Faurè e dello Stabat Mater di Domenico Bartolucci, due opere praticamente a specchio di un ateo e di ardente credente che si ritrovano nelle intenzioni musicali di una scrittura semplice, rigorosa, senza orpelli, ai piedi della Croce di un Dio generoso, descritto, in entrambi i casi, con una malinconia composta, intimamente romantica, una chiarezza espressiva sorretta da un’armonia lieve, personale, come sottile, spesso evanescente, su di una linea a volte modale”.

Per info www.sinfonicaabruzzese.eu




IL CAMMINO TERAMANO

La Provincia di Teramo incontra i comuni per presentare una prima bozza progettuale

Teramo, 3 novembre 2023. Nella giornata di ieri l’incontro, nella sede di via Milli, promosso dalla Provincia di Teramo per presentare ai comuni una prima bozza del progetto provvisoriamente denominato “Cammino Teramano (Ca.Te.)”.

Il cosiddetto “turismo lento”, cioè quello dei percorsi storici, religiosi, paesaggistici ed artistici, sta attraversando un periodo di impetuosa crescita ed evoluzione in tutta Europa. A tal proposito, l’amministrazione guidata dal presidente Camillo D’Angelo ha voluto imbastire un progetto turistico unitario provinciale, accedendo innanzitutto alle risorse già stanziate per il cratere sismico 2016-2017 (fondi USR 2022), pari a circa 6 milioni di euro: in particolare, la destinazione di tale misura è specificata sia nella realizzazione ex novo e sia nella riqualificazione dei Cammini.

Con l’ausilio di esperti in materia, anche sulla scorta dei più virtuosi esempi di cammini italiani ed europei, la Provincia di Teramo ha predisposto e presentato una prima bozza progettuale alle amministrazioni comunali del territorio, con l’obiettivo di arrivare congiuntamente alla definizione nel dettaglio dei percorsi e dare quindi avvio ad uno studio di fattibilità concreto e finanziabile.

La bozza iniziale prevede un percorso ad anello di 12 tappe giornaliere di lunghezza variabile (dai 10 ai 23 chilometri per ciascuna tappa), per un totale di oltre 200 chilometri di tracciato pedonale, dotato di apposite infrastrutture attrattive e ricettive, in un’ottica di fruibilità a 360 gradi del territorio.

Così il presidente Camillo D’Angelo a margine dell’incontro: “le singole tappe e il percorso nel suo insieme costituiscono un viaggio attraverso i luoghi, i colori e i sapori della nostra terra, all’insegna dei borghi, delle chiese, del buon cibo e della rinomata ospitalità che ci contraddistingue”.

“Reputiamo urgente quanto necessario incrementare l’attrattività territoriale sotto il profilo turistico, dando concretezza ad una visione strategica condivisa con tutti i sindaci del nostro territorio”.

Il progetto presentato è completamente aperto ed integrabile con tutti i contributi e le modifiche che i comuni vorranno proporre ed apportare, in un’ottica di fattiva collaborazione, per migliorare l’idea progettuale ed accelerare quindi l’iter realizzativo.




LA PAURA DELLA DEMOCRAZIA

di Carlo Polvara

PoliticaInsieme.com, 3 novembre 2023. La nuova piccola, riforma prevede l’elezione diretta del premier.  Ottima idea per catturare consensi soprattutto nei giovani. Loro, infatti, amano questo tipo di sistema più democratico possibile e soprattutto più veloce e deresponsabilizzante. Devi indicare un solo personaggio. Del resto, funziona così il loro piccolo mondo (da molti adulti ben costruito in questi anni).

Come nei concorsi di bellezza, X Factor, Grande Fratello, Amici di Maria De Filippi il pallone d’oro ecc. Vince chi appare anche se favella tonnellate di castronerie. Sappiamo bene ed è ormai provato che il più intelligente esce alla prima puntata.  Non vedo l’ora di partecipare al televoto per il premier con promesse altisonanti! Se tutto avrà luogo mi candiderò però come volontario per la RSA del Quirinale dove resterà un vecchio vetusto da portare a spasso nelle feste civili comandate e al quale il giovane rampollo “likemeletto” metterà tra le mani tremule una penna e dirà: “firma pure è solo carta l’ho letta prima io”.

La Repubblica per me va bene così. Faticosa da gestire? Certo! Ma, se vogliamo cambiare, significa che il popolo è ignorante, nel senso che preferisce il facile dello stare prono piuttosto che elevarsi a nuova intelligenza civile che animò i padri costituenti.

Mi raccomando ditelo ai giovani alieni alla politica che date loro una grande responsabilità democratica eleggendone uno anziché tanti!




LE DIMISSIONI MARETTI

Diego Ferrara: “Ha messo a disposizione della città tre anni di competenza e obiettivi raggiunti. Nel ringraziarla le auguro il meglio per la sua professione. Le sostituzioni dopo il bilancio”

Chieti, 3 novembre 2023.Mi dispiace sentitamente dover commentare la decisione dell’assessore Mara Maretti che oggi ha rimesso nelle mie mani le sue deleghe. Una scelta annunciata da tempo, che nasce per motivazioni squisitamente professionali, quelle che l’avevano già portata, diversi mesi fa, a rimettere la delega alla Digitalizzazione, mantenendo quella delle Politiche sociali. Lascia con senso di responsabilità, un grande attivo di traguardi raggiunti per l’Ente e un prezioso lavoro nell’ambito delle politiche sociali”, così il sindaco Diego Ferrara.

“Rinnovo a Mara affetto e stima, uniti alla gratitudine per aver portato avanti un’impresa considerevole: innovare tecnologicamente l’Ente, assicurando un percorso che in tutti questi anni era incredibilmente mancato, modernizzando la macchina amministrativa e accorciando le distanze nel rapporto con i cittadini, attraverso la trasmigrazione di tanti servizi dagli sportelli alle app che oggi ci permettono di dialogare in tempi stretti e in trasparenza con migliaia di utenti, in particolare quelli più vulnerabili.

Un processo difficile e sostanziale, perché anche a Chieti potessero essere valide le normative e le possibilità sperimentate a livello istituzionale in tantissime altre realtà. Importantissimo il suo apporto nelle politiche sociali, con la creazione sia del Pronto Intervento Sociale e la rete di azione con le associazioni, sia con la redazione di un Piano Sociale che destina milioni di risorse a un settore che è sempre stato Cenerentola nell’azione amministrativa e che con la nostra Amministrazione e il suo lavoro, è riuscito a mettere insieme tutte le risorse possibili per intervenire a sostegno di soggetti vulnerabili e delle nuove povertà scaturite dal Covid.

Mi rendo conto che i suoi impegni professionali l’abbiano portata a non procrastinare una scelta che aveva già in parte ufficializzato e che non posso che rispettare, perché così come conosco il valore del suo lavoro a servizio della città, capisco anche l’importanza della sua professione di insegnante e ricercatrice, cosa che mi aveva portato a sceglierla per fare parte della squadra di governo. Una squadra che sarà reintegrata non prima dell’approvazione del bilancio, che resta il mio primo pensiero nel momento più difficile di Chieti e della sua storia recente”.




CENNI STORICI SULL’EMIGRAZIONE ITALIANA

Gli Abruzzesi nel mondo. Assemblea CRAM

di Goffredo Palmerini

L’Aquila, 3 novembre 2023. Per entrare nel contesto d’un fenomeno di così grande portata nazionale, qual è l’emigrazione, occorre rifarsi mentalmente alle sue radici ed al suo corso, almeno quanto basta per dare la misura di come sia cambiata nel tempo. Ma sarà difficile comprenderlo nella sua complessità se non si risale, sia pure per brevi cenni, all’inizio dell’emigrazione di massa. Torniamo, pertanto, solo per un momento ai tempi in cui esplose l’emigrazione come fenomeno diffuso nel nostro Paese, tra il disorientamento e l’incomprensione generale.

A quegli anni tra il 1880 e l’inizio del nuovo secolo quando non si riuscì a dar vita ad un solo provvedimento per la disciplina del diritto d’emigrare che valesse, nel contempo, anche per una definita forma di protezione umana e civile. L’intervento pubblico fu incerto, norme ed applicazioni servirono solo a rendere più confuso l’andamento d’un fenomeno che andava affrontato con propensioni a coglierne l’essenza sociale.

Ma così non fu. E l’esercito di braccia che partì dall’Italia verso ogni continente si trovò a dover affrontare inimmaginabili e drammatiche vicende umane, a lottare ogni giorno contro sospetti e pregiudizi, a doversi confrontare in competizioni durissime con sistemi sociali sconosciuti e condizioni di lavoro altrettanto precarie. Dunque davvero illuminante ed efficace, più d’ogni altra analisi sociologica, è stata la narrazione dell’emigrazione italiana, con tutti i suoi dolori materiali e morali, attraverso alcuni libri che hanno avuto ampia diffusione – per tutti cito il best-seller di Gian Antonio StellaL’orda. Quando gli albanesi eravamo noi” e più recentemente Enrico Deaglio con “Storia vera e terribile tra Sicilia e America” o “Quando partivamo noi. Storie e immagini dell’emigrazione italiana”, di Bruno Maida – Finestre che hanno consegnato all’opinione pubblica molta luce sul fenomeno migratorio italiano, oggi portata più a celebrare le grandi conquiste civili, economiche e sociali della nostra emigrazione, meno a riflettere a costo di quali sacrifici questo sia accaduto.

In effetti, oggi, del fenomeno migratorio italiano – una delle più grandi diaspore dell’umanità che in poco più di un secolo ha visto emigrare circa 29 milioni di italiani – si tende a richiamare le rilevanti affermazioni in ogni ruolo nelle società dei Paesi d’emigrazione, dove le nostre comunità hanno fortemente contribuito alla crescita ed allo sviluppo. Hanno così conquistato sul campo, in condizioni talvolta di forte competizione, con la laboriosità, l’ingegno e l’intraprendenza creativa, ragguardevoli risultati, tanto da guadagnarsi rispetto e stima con esemplari testimonianze di vita. Hanno persino reso un ulteriore grande servizio all’Italia, più importante dall’averle consentito di crescere e progredire anche con le loro rimesse, nell’aver dimostrato direttamente in ogni angolo del mondo quali siano le qualità e le doti della gente italiana, specie in Paesi dove la considerazione verso l’Italia talvolta è misurata più sui nostri difetti in Patria che non sulle nostre virtù.

Non è un mistero che in Patria, per l’appunto, le nostre abitudini risentano talvolta di antichi vizi, e si stenta ancora ad affermare uno Stato con autentiche pari opportunità per tutti, nei diritti ma anche nei doveri, dove leggi e regole dell’organizzazione sociale presiedano rigorosamente al comportamento individuale nella pratica di ogni giorno, ma anche nella coscienza civile diffusa di tutti i cittadini. Quando questo non avviene, e talvolta i cattivi esempi vengono proprio dalla classe dirigente, di noi all’estero invale un concetto non proprio gradevole e con severità siamo giudicati un’Italietta, piuttosto che il grande Paese che meriteremmo di essere se ci emendassimo da certi comportamenti non proprio commendevoli. Questo non accade per i nostri connazionali all’estero, perché dell’Italia offrono, con il loro comportamento e le testimonianze di vita, un’immagine seria ed affidabile, confermandosi essere i migliori ambasciatori del nostro Paese nel mondo.

E tuttavia, in Italia, nella mentalità di larga parte del Paese e della sua classe dirigente, continuano a persistere stereotipi e paternalismi verso i connazionali all’estero, che segnano un deficit di conoscenza del fenomeno migratorio italiano, così limitando le opportunità di valorizzarlo come risorsa d’inestimabile qualità su cui investire. Per chi abbia un minimo d’interesse vero, e d’umiltà, l’avvicinarsi alle nostre comunità all’estero permette di scoprire un patrimonio inimmaginabile di risorse umane, professionali ed imprenditoriali, di valori civili impersonati ed incardinati nelle società dei Paesi d’emigrazione che porta loro una messe di riconoscimenti, guadagnati sul campo in decenni d’impegno competitivo, talvolta contro supponenze e pregiudizi.

Oggi gli italiani all’estero sono considerati per il loro valore umano, sociale, creativo ed intellettuale. Hanno raggiunto risultati importanti in ogni campo: nel lavoro, nelle imprese e nei ruoli di responsabilità che espletano nei Paesi in cui vivono. Le generazioni successive alla prima emigrazione, oggi, esprimono una schiera di personalità emergenti in ogni settore della vita sociale e civile, dall’imprenditoria alle professioni, dall’economia alle università, dalla ricerca alla politica.

Ma torniamo al tema. Quando nel secondo dopoguerra si riaprì l’emigrazione e si ripresentarono problemi e difficoltà analoghi a quelli riscontrati a fine Ottocento, ancora una volta si commise l’errore di considerare l’emigrazione di massa come strumento per alleviare la disoccupazione e non si pensò che occorreva togliere subito all’agricoltura l’ancestrale carattere di occupazione non sufficientemente remunerata ed oppressa da intollerabili gravami; che occorreva non disperdere l’artigianato, che occorreva superare le barriere che avevano privato tante popolazioni, e per lungo tempo, della cultura e della formazione professionale. Insomma, si ricadde negli stessi errori, quando di quel salasso di forze non si riusciva a tenere conto, neanche dal punto di vista statistico, mentre era lo specchio della persistenza degli squilibri economici d’uno Stato ancora territorialmente incompiuto, specie nel Meridione. Tutto veniva rimesso all’iniziativa privata, nella speranza che fosse in grado di approntare nuove opportunità di lavoro.

Dunque è evidente che fosse naturale, in presenza d’una sordità sociale così palese, la fuga muta ed ostinata di chi non aveva neanche l’essenziale per la sopravvivenza. Non è il caso d’indagare se ci fosse o meno una coraggiosa spinta imprenditoriale in quegli italiani che dovevano tra difficoltà oggettive costruire uno Stato nuovo ed unitario non solo a parole, ma appare chiara l’insufficiente presa di coscienza dell’emigrazione come problema nazionale, come questione sociale ormai inquietante, come protesta silenziosa e sprezzante. Tutt’al più poteva apparire come fenomeno di disturbo in una fase di assestamento ancora incerta ed immatura.

E così l’emigrazione nacque con quel suo carattere, durato più d’un secolo, di spinta incontrollata ed incontrollabile, per mancanza d’un adeguato piano governativo sia di sostegno ai partenti, sia per il riassorbimento delle forze emigrate, nel contesto d’una politica economica programmata che almeno governasse l’emigrazione aiutandola nella fase dell’espatrio come in quella del rientro, con una serie di servizi, tutele e infrastrutture. Questo perché l’uscita dal Paese non fosse un atto d’arrischiata avventura ed il ritorno una faticosa reintegrazione.

La spinta ad emigrare ebbe persino i suoi banditori, come gli agenti delle linee di navigazione ed i rappresentanti degli interessi d’oltreoceano che nei più sperduti paesi d’Italia portavano la suggestione d’una fortuna a portata di mano. Dopo un secolo, di fortuna non si parlava più e la ripresa dell’emigrazione, dal 1946, fu collegata a rapporti di lavoro soprattutto con le industrie estrattive. Tutt’al più si sperava in contratti vantaggiosi, specie per i lavoratori delle miniere rispetto agli scarni trattamenti salariali che allora si fruivano in Italia: A quali costi ce l’avrebbe rivelato nel 1956 la tragedia di Marcinelle. E tuttavia resta nitida la cifra dell’emigrante italiano, a volte un pioniere, un avventuroso ed un campione di coraggio e sobrietà, in altri casi persone che cercavano la sicurezza del pane quotidiano, stabilità del lavoro e qualche forma di protezione sociale. Dall’unità d’Italia ad oggi le migrazioni con l’estero hanno certamente rappresentato un fattore di primaria importanza nell’evoluzione socio-economica del Paese. Solo a partire dagli anni ’70 si è cominciata a delineare un’inversione di tendenza, rivelata prima dall’attenuarsi dei fattori d’espatrio e poi dal passaggio, per i più imprevisto ed inatteso, da paese d’emigrazione a paese d’immigrazione. Ma già nel primo decennio del Duemila, particolarmente dopo la crisi economica mondiale del 2007-2008, in Italia si è ripreso ad emigrare, con uscite che hanno raggiunto talvolta i 150mila esodi in un anno, spesso giovani con formazione universitaria che dentro i confini non hanno trovato opportunità di lavoro. Negli ultimi anni intorno a 130mila sono stati gli esodi.

Tornando al periodo in esame, la fine del secondo conflitto mondiale segna l’avvio d’una ulteriore fase d’intensa emigrazione dall’Italia verso l’estero. L’arretratezza delle strutture di produzione e la continua fuoriuscita di manodopera dal settore agricolo determinano infatti un’ampia disoccupazione, specie nelle regioni meridionali. La promozione dell’emigrazione viene vista come un rimedio agli squilibri interni tra domanda ed offerta di lavoro, tanto che viene pubblicamente proposta con un piano del Governo tendente a favorire gli espatri. Sebbene i fenomeni migratori riguardino anche il nord d’Italia – tanto che le regioni settentrionali tra gli anni ’50 e ’60 vedono aumentare la propria popolazione di diversi milioni di persone provenienti dal meridione – i flussi verso l’estero continuano ad essere la punta più vistosa del fenomeno. I flussi dell’immediato dopoguerra si indirizzano dapprima oltreoceano, in nord e sud America (Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile e Venezuela) come in Australia, poi soprattutto verso i Paesi europei, con picchi di trecentomila espatri l’anno.

Le migrazioni verso l’Europa hanno carattere marcatamente temporaneo, mentre quelle verso altri continenti hanno carattere tendenzialmente stabile. Nella seconda metà degli anni ’60 le destinazioni verso i Paesi europei diventano prevalenti, mentre quelle extracontinentali cominciano a perdere attrattiva già a metà del decennio precedente. Il cambiamento della direzione dei flussi va correlato per un verso alla favorevole congiuntura dell’economia di molti Paesi europei, oltre che alle migliori condizioni sociali e previdenziali offerte anche in ragione di accordi tra Stati dell’appena nata Comunità Europea, come pure dalle più agevoli decisioni di rimpatrio; dall’altro è condizionata dalle sopravvenute difficoltà economiche specie in sud America, ma anche dalle restrizioni introdotte da alcuni Paesi d’oltreoceano. All’inizio prevalgono Francia e Svizzera come mete europee, seguite appena dopo dal Belgio. Qualche anno più tardi è la Germania federale, in piena espansione industriale, ad essere preferita come destinazione.

Nel frattempo, a partire dagli anni ’60, l’Italia conosce il suo “boom economico” e s’avvia a diventare una delle grandi potenze industriali del mondo. I movimenti migratori, già a metà degli anni ’60, cominciano a perdere il carattere di esodo di massa che aveva contraddistinto fino ad allora il fenomeno. Negli anni ’80 la media degli espatri, circa 80.000 unità, vengono pressappoco pareggiati dalla media dei rimpatri, tanto che persino l’Istat nel 1988 interrompe la rilevazione di flussi e l’andamento del fenomeno è rilevabile solamente attraverso le cancellazioni o reiscrizioni sui registri dell’anagrafe dei Comuni. Negli anni ’90 si rileva per la prima volta un bilancio migratorio favorevole ai rientri, mentre si avverte decisamente che l’Italia si sta trasformando in paese d’immigrazione. Anche dai Paesi d’oltreoceano, sebbene in misura molto più contenuta, prevalgono i rimpatri sugli espatri. Il fenomeno mantiene pressappoco lo stesso trend anche nei primi anni Duemila.

Gli italiani residenti all’estero

A partire dall’unificazione del 1861 l’Italia ha conosciuto un espatrio di quasi 29 milioni di persone. Secondo i dati che documenta il Dizionario Enciclopedico Migrazioni Italiane nel Mondo – la prima opera enciclopedica realizzata da 168 autori, tra cui anch’io -, nel periodo 1876-2005 le prime tre regioni con il maggior numero di espatri sul totale sono il Veneto (3.212.919), la Campania (2.902.427), la Sicilia (2.883.552). L’Abruzzo è al settimo posto con 1.254.223 espatri. Secondo il penultimo Rapporto Italiani nel Mondo (2021) della Fondazione Migrantes, sono 5.652.080 gli italiani che hanno conservato la cittadinanza e sono iscritti all’AIRE, l’anagrafe dei residenti all’estero. Sono il 10,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia nell’ultimo anno ha perso quasi 384 mila residenti sul suo territorio (dato ISTAT), ne ha guadagnati 166 mila all’estero (dato AIRE). La Sicilia, con oltre 798 mila iscrizioni, è la regione con la comunità più numerosa di residenti all’estero. La seguono, a distanza, la Lombardia (oltre 561 mila), la Campania (quasi 531 mila), il Lazio (quasi 489 mila), il Veneto (oltre 479 mila) e la Calabria (oltre 430 mila). Sono tre le grandi comunità di cittadini italiani iscritti all’AIRE: nell’ordine, Argentina (884.187, il 15,6% del totale), Germania (801.082, 14,2%) Svizzera (639.508, 11,3%). Seguono, a distanza, le comunità residenti in Brasile (poco più di 500 mila, 8,9%), Francia (circa 444 mila, 7,9%), Regno Unito (oltre 412 mila, 7,3%) e Stati Uniti (quasi 290 mila, 5,1%).

Le statistiche ufficiali dei residenti all’estero si riferiscono tuttavia solo alle cifre degli iscritti all’AIRE, per i vari Paesi, essendo rilevabili di anno in anno, come si diceva, dalle iscrizioni anagrafiche dei Comuni. Ben altra però è la popolazione oriunda dei discendenti delle varie generazioni dell’emigrazione italiana che, pur non conservando o non avendo per una serie di ragioni riacquistato la cittadinanza, è italiana per diritto di sangue e delle proprie origini conserva cultura, valori e tradizioni. In termini assoluti Brasile, Argentina e Stati Uniti sono nell’ordine i Paesi che hanno la maggior presenza d’italiani. Quei 29 milioni di italiani espatriati, con le generazioni successive – siamo alla quarta o alla quinta – hanno prodotto discendenze di padre o di madre, cosicché gli oriundi italiani nel mondo sono diventati 80 milioni, secondo le più attendibili stime. Abbiamo dunque nel mondo un’altra Italia, ben più grande di quella dentro i confini. Persone fortemente legate alle proprie radici, che amano l’Italia e la chiamano “Patria”, che la amano per la bellezza, per la sua cultura, per le sue tradizioni, per l’immenso patrimonio d’arte. Con quest’altra Italia di 80 milioni di connazionali noi italiani dentro i confini abbiamo un dovere importante, anche morale, verso di loro: di conoscerli meglio, di conoscere le loro storie, inoltre di riconoscerli in tutto il loro valore.

Mettere insieme 140 milioni di italiani che hanno le stesse radici culturali (60 dentro i confini, 80 all’estero – e secondo Piero Bassetti ci sarebbero da considerare, in aggiunta, anche altri 110 milioni di “italici”) è una sfida che l’Italia deve finalmente affrontare. Come pure politiche di promozione della lingua e della cultura italiana all’estero, cosa che l’Italia fa poco destinando risorse insufficienti a questo scopo. Ciò nonostante l’italiano è oggi la quarta lingua più studiata al mondo. Chi studia la lingua italiana, pur non essendo italiano, lo fa perché ama l’Italia, ama la cultura italiana, ama il gusto italiano, ama lo stile italiano, ama il modo di vivere degli italiani. L’attenzione verso la nostra cultura è straordinaria. Noi stessi italiani non abbiamo talvolta consapevolezza dell’enorme patrimonio intellettuale, culturale e artistico della nostra Italia, quasi due terzi di quello mondiale. Ci sfugge la dimensione di cosa siamo e cosa rappresentiamo per il mondo intero, in termini di patrimonio artistico e culturale.

Consideriamo ora, più nel dettaglio, le rotte migratorie che furono seguite nella prima emigrazione (1861-1940), e soprattutto dopo il 1945 con la seconda emigrazione. Come accennavo prima, le rotte della prima grande emigrazione si diressero verso gli Stati Uniti e i paesi del Sud America, anzitutto Brasile e Argentina, ma anche Uruguay e Cile. Nel secondo dopoguerra, oltre alle appena citate prelazioni verso le Americhe, si aggiunsero destinazioni come il Canada e il Venezuela, ma anche la nuova rotta dell’Australia. C’è poi l’emigrazione massiva nella vecchia Europa, a cominciare dalla Francia, alla Svizzera, al Belgio – soprattutto nelle miniere di carbone grazie al trattato italo/belga -, quindi alla Germania in piena ricostruzione e in forte sviluppo industriale.

Ecco alcune cifre sull’emigrazione, solo per dare un’idea senza la pedanteria dei dati statistici che renderebbero pesante questa conversazione. Tuttavia alcuni essenziali numeri sono importanti per capire meglio l’argomento, cioè l’emigrazione italiana nell’arco di circa 150 anni. Si tenga allora conto che l’emigrazione più consistente, in termini assoluti – anche se certe volte questo non appare – è stata quella verso il Brasile, paese che ha il maggior numero di oriundi italiani in termini assoluti: circa 25 milioni.

L’altro Paese con una numerosa comunità italiana è l’Argentina. Notevole il numero di argentini con origini italiane. In termini percentuali (non assoluti, che resta il Brasile) l’Argentina è il Paese che ha la più alta percentuale di italiani, circa la metà degli abitanti dell’Argentina, dunque quasi 22 milioni.  C’è una ragione per la scelta dell’Argentina in chi allora partiva con i bastimenti dall’Italia. Tenete conto delle conoscenze e del grado d’istruzione che a fine Ottocento e inizio Novecento aveva la popolazione italiana. Si consideri che chi partiva nella prima emigrazione non aveva formazione scolastica né preparazione professionale, non conosceva la lingua, men che meno rudimenti di conoscenze scientifiche. Erano quasi tutti contadini, e una piccola parte di artigiani. Quindi il miraggio di chi lasciava un Paese dove non aveva proprietà terriera, se non in minima parte, era mezzadro o lavoratore a giornata per proprietari latifondisti, era quello di avere un grande pezzo di terra da coltivare per sé e per i figli numerosi.

Quindi il sogno era quello d’andare in queste nuove terre dell’America latina per avere a disposizione appezzamenti di terreno da poter considerare come proprio, se non addirittura averlo in proprietà. Ci sono state politiche, per esempio in Brasile, in base alle quali all’immigrato si dava in proprietà un grande appezzamento di terra in posti sperduti e quasi deserti. Là si costituivano comunità di agricoltori, interi villaggi, proprio grazie ai nostri emigrati. Mi viene in mente il caso di Pedrinhas Paulista, in Brasile, dove proprio un gruppo di emigrati abruzzesi costituì, nel secondo dopoguerra, una colonia e una comunità molto coesa. In Argentina, particolarmente, qualcosa di simile succedeva nella sterminata estensione della Pampa.

Quelle terre erano importanti per la prima emigrazione italiana, non solo per l’allevamento del bestiame, ma anche per la coltivazione intensiva di cereali e altre colture. Molta parte di italiani partì per l’Argentina negli anni antecedenti la prima guerra mondiale. Le partenze continuarono anche successivamente, nel secondo dopoguerra, ovviamente con obiettivi di occupazione diversa. Perché nel secondo dopoguerra chi partiva aveva già un mestiere, erano artigiani e magari avevano anche un titolo di studio rispetto a quello elementare. Chi oggi visita l’Argentina, specie le grandi città – come è capitato a me nei quattro viaggi in quel grande Paese -, proprio perché metà della popolazione ha origini italiane, ha l’impressione di trovarsi in una città europea, certe volte addirittura di stare in una città italiana. Si riconoscono i gusti, il modo di conversare delle persone, il modo di porsi tipico dello stile italiano, del nostro modo di vivere.

Per dare ancora qualche cenno, il terzo Paese per numero di oriundi italiani (emigrati delle varie generazioni) sono gli Stati Uniti d’America, con oltre 18 milioni di cittadini di origine italiana. Gli Stati Uniti hanno avuto un atteggiamento molto complicato nei confronti degli italiani. Oggi noi celebriamo la parte bella dell’emigrazione italiana, ma c’è la parte dolorosa che è terribile. Molta parte di questa storia di dolore – fatta di pregiudizi, stigmi, persino disprezzo – riguarda proprio l’atteggiamento degli americani nei confronti degli immigrati italiani della prima ondata migratoria, trattati come una “gente inferiore” – rozza, sporca, incolta, violenta – e con epiteti dispregiativi (dago, guinea, ecc.). Pensate che dopo l’approvazione della legge voluta dal Presidente Lincoln che abolì la schiavitù, furono emigrati italiani che andarono a sostituire gli schiavi neri che lasciavano le coltivazioni di cotone in Georgia, in Florida, in Mississippi, in Louisiana e in altri Stati del sud, talvolta subendo veri e propri linciaggi, come avvenne a New Orleans nel 1891 e a Tellulah nel 1899.

Andarono, i nostri emigrati, negli Stati del sud, come andarono nelle miniere di carbone del West Virginia (Monongah, 1908), della Pennsylvania, dell’Arizona o in Colorado, come soprattutto nelle grandi aree metropolitane e industriali di New York, Filadelfia, Pittsburgh, Boston, Chicago e Detroit. Gli italiani erano visti molto male, con pregiudizio. C’era chi li guardava con sospetto, ma non parlo della parte marcia degli italiani – una estrema minoranza – bande criminali legate alla mafia e alla mano nera. Parlo della stragrande maggioranza degli italiani in America che sudava lacrime e sangue per costruirsi un futuro, subendo talvolta angherie d’ogni sorta, almeno fino a metà Novecento. Basta leggere qualche romanzo dell’epoca, anche di qualche abruzzese – Pascal D’Angelo o Pietro Di Donato, se non addirittura di un grande della letteratura americana come John Fante -, per comprendere chiaramente di quali stigmi gli italiani sono stati vittime.

Si trova anche in queste storie il motivo per il quale molte volte gli italiani hanno americanizzato il proprio nome e cognome, per non farsi riconoscere, per non subire angherie. Per molti decenni hanno evitato di dichiarare le proprie origini, diversamente dall’orgoglio che ora si mostra. Solo dagli anni Trenta del secolo scorso questo orgoglio iniziò pian piano a manifestarsi con le prime parate del Columbus Day a New York – un evento fondato nel 1929 da Generoso Pope (Generoso Antonio Papa), un magnate italoamericano di origini irpine, poi diventata festività nazionale dell’orgoglio italiano negli States. Lo stigma verso gli italiani è caduto solo nella seconda metà del 900, ma fino ad allora c’era stato questo atteggiamento pesante nei nostri confronti. Solo negli ultimi trent’anni, peraltro, si è potuto accertare quanti oriundi italiani vivono negli Stati Uniti, grazie ad un dato aggiunto nelle schede del censimento generale della popolazione americana, dove si chiedeva l’origine. Caduti i pregiudizi, i nostri connazionali hanno cominciato massivamente a dichiarare le proprie origini. Si è così risaliti ai 18 milioni di oriundi. Ma c’è da ritenere che ci sia persino qualcosa in più di origini italiane.

Nel secondo dopoguerra è cresciuta di molto l’emigrazione verso il Canada, un Paese che ha invece accolto gli italiani a braccia aperte e lo ha fatto perché nella Costituzione il multiculturalismo è elevato a valore costituzionale. E’ quindi la Costituzione stessa del Canada ad affermare che le culture, le etnie, le origini diverse della popolazione ascendono a valore costituzionale. C’è stata solo una parentesi brutta riguardo il trattamento degli italiani, come si è detto, durante la seconda guerra mondiale, quando i nostri connazionali di sesso maschile e d’età compatibile con la leva militare furono confinati in campi di concentramento perché ritenuti possibili sodali del regime fascista. Una ferita grave che solo recentemente è stata sanata dall’assunzione di responsabilità storica fatta dal Presidente del Canada, Justin Trudeau. Peraltro verso gli italiani c’è stata sempre buona accoglienza. Soprattutto la comunità italiana si è fatta valere ed apprezzare. Oggi in Canada, specie nelle province dell’Ontario e del Quebec, molti sono gli esponenti politici di spicco nelle istituzioni nazionali, Parlamento e Governo, come nelle istituzioni locali e provinciali, a dimostrazione dei ruoli rilevanti che gli italiani si sono conquistati in quel Paese.

C’è infine l’emigrazione del secondo dopoguerra nei Paesi europei. Una presenza forte degli italiani è in Francia, in Germania, in Gran Bretagna, in Svizzera e in Belgio, in quest’ultimo soprattutto per le miniere. Ricorderete la grande tragedia di Marcinelle, dopo la quale cambiò la legislazione sulla sicurezza del lavoro in quel Paese e in quasi tutta Europa. La tragedia colpì soprattutto i nostri emigrati. Nella miniera di Bois du Cazier a Marcinelle, nei pressi di Charleroi, l’8 agosto 1956 morirono 262 minatori nell’incendio di un pozzo a circa mille metri di profondità. Di 262 vittime 136 erano italiani, e di questi bel 60 erano abruzzesi. Cambiarono, dopo la tragedia, anche i rapporti tra Italia e Belgio, relativamente ad un patto che negoziava braccia contro carbone. Un patto che non aveva stabilito sicurezze nel lavoro, previdenza, diritti dei lavoratori. Tutto però cambiò da quella tragedia.

Qual è oggi la situazione della nostra emigrazione, quali le condizioni delle comunità italiane nel mondo? Oggi gli italiani nei vari Paesi d’emigrazione si sono conquistati stima e prestigio, con ruoli di primaria importanza. Chi era emigrato dall’Italia lasciando luoghi con le più dure difficoltà di vita, proprio tra questi si riconoscono le migliori situazioni di riscatto (ad esempio, le grandi imprese di costruzioni in Sudafrica, tante dell’altipiano delle Rocche, di Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio, Rovere).Hanno assicurato per sé e la propria famiglia benessere e progresso, ma anche per il proprio Paese e per quello d’accoglienza.

Tutte le volte che all’estero incontro le nostre comunità, la prima parola è di gratitudine neiloro confronti. Le ringrazio a nome personale, le ringrazio a nome della istituzione che di volta in volta ho rappresentato. Ma le ringrazio anche a nome dell’Italia, per via del mio lungo servizio nelle istituzioni. Lo faccio per sopperire anche chi, avendo funzioni di governo (locale, regionale o nazionale) talvolta dimentica d’esprimere gratitudine verso i nostri emigrati, certe volte dimentica perfino d’incontrare le loro associazioni. Bisogna invece essere sempre loro grati per il servizio straordinario che hanno fatto all’Italia. Non solo quello di aiutare l’Italia nella rinascita dopo due guerre mondiali, con le loro rimesse di valuta pregiata. Sappiamo quanto questo ha rappresentato nell’economia italiana per la ricostruzione del Paese dopo la guerra e per avviare il nostro sviluppo economico.

Ma le comunità italiane nel mondo, oltre l’aspetto economico, sono state soprattutto utili – e questo è l’aspetto ancora più rilevante – per aver dato un’immagine dell’Italia di assoluta qualità, per aver dimostrato di quale pasta è fatta la gente italiana. Hanno avuto la schiena diritta, si sono guadagnati la stima e il prestigio, si sono affermati in società fortemente competitive in tutti i campi: nell’economia, nell’imprenditoria, nella ricerca, nella cultura, nelle università, persino nei Parlamenti e nei Governi. Hanno saputo dimostrare di essere gente seria, affidabile, rispettosa della legge, addirittura migliore delle persone native di quei Paesi. Hanno saputo affermarsi in ogni campo e poi hanno saputo mettere quel quid in più che tutti ci riconoscono: la capacità degli italiani di coltivare le relazioni, di avere buoni rapporti sociali, soprattutto di avere quella creatività e quel talento tipico italiano che a tutti fa particolarmente meraviglia.

Questa è l’Italia gloriosa che al di fuori dei confini ha dato dimostrazione della positività della gente italiana. Certe volte ha persino cambiato l’atteggiamento che in molti Paesi si aveva nei confronti dell’Italia. Perché noi qualche difetto pure ce l’abbiamo, come quello di cercare scappatoie alla legge, il poco rispetto per le regole, i bizantinismi della classe politica incomprensibili all’estero, la corruzione nella pubblica amministrazione e così via. Aspetti gravi che dovremmo correggere, ma che all’estero, specie nei Paesi anglosassoni o di tradizione protestante, restano assai censurabili e anziché quel grande Paese che l’Italia è o potrebbe essere, siamo visti ancora con sufficienza.

Abbiamo dunque necessità di migliorare noi stessi anche sullo specchio di quello che hanno fatto i nostri connazionali all’estero. Ma soprattutto abbiamo il dovere morale di conoscere e di far conoscere la storia della nostra emigrazione. Dobbiamo operare perché entri nelle nostre scuole, perché sia studiata dai nostri ragazzi, perché entri nelle università e perché l’Italia dentro i confini conosca bene l’Italia fuori. Quante opportunità potrebbero nascere per il nostro Paese con un rapporto nuovo e maturo tra queste due Italie, dentro e fuori i confini, che si conoscono e riconoscono, sulla comunione della lingua e della cultura, sulla consapevolezza d’essere e di sentirsi un solo grande Paese in cammino, anche con la parte fuori dai confini.

Infine, con la diffusione della lingua e della cultura italiana cammina il Made in Italy, camminano i commerci, cammina tutto. Cammina soprattutto il modo di far conoscere ancor di più l’Italia in tutto il mondo. E ovviamente averne un riverbero importante, per il turismo in particolare, uno dei maggiori cespiti della nostra economia, specie oggi che abbiamo le difficoltà che stiamo vivendo. Quanto sarebbe importante avere un’Italia che contasse 140 milioni d’italiani (60 in Italia, altri 80 all’estero), per sviluppare fortemente il turismo, anche il turismo delle radici, per valorizzare in termini economici ed occupazionali lo straordinario patrimonio d’arte, storia e cultura che l’Italia può vantare, uno straordinario cespite che ammonta a quasi due terzi rispetto a quello dell’intero pianeta.

Gli Abruzzesi nel mondo

Infine, un breve focus sull’emigrazione abruzzese. Secondo il recente Rapporto Italiani nel Mondo ante pandemia (2020), nell’anno di riferimento (1.1.2019) su una popolazione residente di 1.311.580 abitanti, gli abruzzesi iscritti all’AIRE sono 189.720, delle province di Chieti (77.304), L’Aquila (41.457), Teramo (36.331), Pescara (34.628). Nell’ordine questi sono i primi 10 Paesi dove essi vivono: Argentina, Svizzera, Belgio, Germania, Francia, Venezuela, Canada, Stati Uniti d’America, Australia, Brasile. Come abbiamo già ampiamente argomentato, questo dato riguarda solo chi è iscritto all’anagrafe dei residenti all’estero, che ha conservato o riacquistato la doppia cittadinanza, con il diritto di voto alle elezioni politiche nazionali e referendum. Sono solo una piccola parte della massa di oriundi abruzzesi nel mondo delle varie generazioni migratorie, stimati affidabilmente in oltre un milione e trecentomila.

Dopo la grande emigrazione a cavallo tra ‘800 e prima metà del ‘900 che aveva visto l’emigrazione abruzzese dirigersi principalmente in Argentina, Brasile, Stati Uniti, nel secondo dopoguerra i flussi migratori dall’Abruzzo prediligono USA, Canada, Venezuela, Australia e l’Europa (Germania, Svizzera, Francia, Belgio e Regno Unito). Se in genere sono state dure le condizioni degli emigrati italiani per affrancarsi dai problemi patiti dalla prima generazione migratoria, per gli Abruzzesi lo sono state ancor più. Riscattando le condizioni di povertà dignitosa che furono alla base della loro emigrazione in ogni continente, lasciando i borghi delle nostre montagne grame o i paesi delle pianure ancora soggiogate dal latifondo, gli Abruzzesi hanno contribuito, specie nell’ultimo mezzo secolo, alla crescita dei Paesi d’accoglienza, conquistando stima e considerazione con il generoso esempio di vita che hanno saputo dare. In quelle stesse terre, dal nord al sud America, dall’Africa all’Australia, in ogni paese della vecchia Europa, essi hanno realizzato una fitta rete associativa che se da un lato ha conservato l’identità regionale, dall’altro costituisce un cespite su cui sono edificate le ragioni stesse del riconoscimento da parte di quelle società.

Il mondo associativo abruzzese – quello all’estero, ma anche quello in Italia, fuori regione – è assai vivace nelle iniziative e nelle attività d’ordine sociale, culturale e mutualistico, con lo scopo di custodire e valorizzare la cultura e le tradizioni regionali, come di contribuire allo sviluppo delle attività di promozione condotte dalla Regione Abruzzo all’estero. Attualmente l’associazionismo sta vivendo un momento di transizione importante, tra le generazioni prima e seconda con le generazioni successive, nella ricerca di motivazioni nuove che siano capaci di aggregare i giovani, con interessi ed iniziative diverse da chi finora ha coltivato solo ricordi e tradizioni. Può certamente inorgoglire un dato, osservato incontrando le comunità abruzzesi d’ogni continente.

Contrariamente a quanto lascerebbe supporre l’antico isolamento dell’Abruzzo, la dispersione in piccoli borghi di montagna che certamente non favorivano le relazioni, gli abruzzesi all’estero e le loro associazioni si pongono in condizioni di assoluta preminenza rispetto alle altre associazioni regionali, spesso divenendo punti di riferimento per capacità d’iniziative sociali e culturali e motivo di emulazione. A conferma, e per concludere, voglio citare il caso constatato direttamente nella visita che di qualche settimana fa in Canada, in occasione del 50° anniversario del Centro Abruzzese Canadese di Ottawa. Tra i vari riconoscimenti del valore e del ruolo svolto dalla comunità abruzzese nella capitale del grande Paese nordamericano, c’è stato quello del Primo Ministro Justin Trudeau espresso in un messaggio d’augurio recapitato al Presidente del Centro Abruzzese Canadese Inc. Nello Scipioni, davvero un messaggio straordinario ed eccezionale per essere rivolto ad una comunità regionale.

Ho il grande piacere di trasmettere i miei più calorosi saluti in occasione del 50° anniversario del Centro Abruzzese Canadese Inc. Nel Paese dove la più grande forza è la diversità, i contributi che la comunità abruzzese ha apportato e continua ad apportare ogni giorno sono tutti assolutamente preziosi. Grazie per l’aiuto a fare del Canada il miglior luogo dove vivere al mondo.

In un’epoca dove le voci seminano la divisione, organizzazioni come la vostra, che riuniscono le persone e le incoraggiano a celebrare la loro diversità e ad essere orgogliose della loro eredità culturale, sono più importanti che mai. Perché voi aiutate a far tacere quelle voci.

A tutta la squadra dietro il Centro: grazie per tutto quello che fate. Vi auguro niente di meno che altri 50 anni di continuo successo, crescita e ispirazione.

Voi avete tutta la mia solidarietà e la mia gratitudine.

Justin Trudeau

Primo Ministro del Canada




SERVIZI ECOSISTEMICI FUORI LUOGO!

Pescara, 3 novembre 2023. Premesso che la colpa assoluta e primaria dell’abbandono di un water lungo la Nazionale Adriatica che attraversa la Riserva Dannunziana è dell’autore dell’irresponsabile gesto, dopo la segnalazione di diversi giorni fa mi aspettavo un intervento di rimozione più tempestivo da parte di Ambiente, sempre efficiente nel rispondere alle sollecitazioni da parte dei cittadini. Ma evidentemente questa volta l’azienda deve essere presa da altro.

E allora mi soffermo di nuovo su questa incresciosa situazione per il segnale di trascuratezza e di abbandono che trasmette e che non si addice ad un’area protetta, ma neanche a qualsiasi altra area urbana, se non deputata.

Quello che in effetti sta accadendo è il contrario di ciò che ci si sarebbe dovuto attendere, ma forse anche perseguire e sostenere nel tempo: ovvero che fosse la Riserva a contaminare il suo intorno, estendendo la sua dinamica evolutiva al di fuori dei suoi confini amministrativi e che nello spazio di espansione ne venissero agevolati i preziosi servizi ecosistemici.

Invece si ha la sensazione che stia accadendo l’opposto, e cioè che sia l’area protetta ad essere contaminata da quello che avviene al suo esterno, con una invasione delle usanze antropiche cittadine, di fruizione massiva e spesso di predazione e di consumo, riservate al verdee ai giardini urbani, soggetti ad altri regimi gestionali.

L’immagine del “vaso” abbandonato ai margini del bosco, che tra l’altro, dopo l’invasione stradale del Pendolo e l’incendio, dà segni di stanchezza e di cedimento, rattrista molto e sembra restituire una immagine di sconfitta, a partire dal piano di inciviltà di chi si è reso colpevole dell’abbandono doloso del sanitario, a cui evidentemente il messaggio della presenza della Riserva Dannunziana non è arrivato. Come forse a tanti altri. E dopo oltre venti anni dalla sua istituzione tutto ciò è inconcepibile!

Giancarlo Odoardi

Rifiuti Zero Abruzzo




ANNA FOGLIETTA ALLA D’ANNUNZIO

Storie di donne in occasione del Festival Alessandro Cicognini. Auditorium del Rettorato 7 novembre 2023  ore 15:30

Chieti, 3 novembre 2023. Martedì 7 novembre, alle ore 15:30, l’Auditorium del Rettorato dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara ospiterà l’attrice Anna Foglietta per l’evento “Cicognini e la Letteratura”, organizzato dal “Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali” (DiLASS) e dal “Festival Alessandro Cicognini”, finanziato dal Ministero della Cultura e diretto dal compositore e regista Davide Cavuti. Una presenza d’eccezione quella di Anna Foglietta, attrice di cinema, televisione e teatro e vincitrice di numerosi riconoscimenti. La manifestazione si aprirà con il saluto del professor Liborio Stuppia, Rettore dell’Università d’Annunzio.

Seguiranno gli interventi del professor Carmine Catenacci, prorettore vicario dell’Ateneo, e della professoressa Antonella Di Nallo, docente di “Letteratura teatrale italiana” presso il DiLASS. Ad Anna Foglietta sarà affidata l’interpretazione del testo “Storie di donne”, un percorso nell’universo femminile da Euripide ai giorni nostri. Le musiche del maestro Alessandro Cicognini saranno la colonna sonora dell’appuntamento. L’incontro sarà presentato dalla giornalista Mila Cantagallo.

 Anna Foglietta ha recitato nel film “Nessuno mi può giudicare” con Paola Cortellesi, ricevendo una candidatura al “David di Donatello” e al “Nastro d’argento”. Nel 2015 è stata la protagonista femminile del film “Noi e la Giulia” di Edoardo Leo, per il quale ha ricevuto la sua seconda candidatura al “David di Donatello”.

Nel 2016 è stata tra i protagonisti di “Perfetti sconosciuti”, con la regia di Paolo Genovese, ricevendo la sua terza candidatura ai “David di Donatello”. Ha vinto un “Nastro d’argento” per “Un giorno all’improvviso” e il “Premio Flaiano” per la migliore interpretazione ne “La mafia uccide solo d’estate” nel 2017. Per il teatro, ha ricevuto, inoltre, il premio “Le maschere del teatro” nel 2016. Ha interpretato il ruolo di Nilde Iotti nel film biografico “Storie di Nilde”.

Nel 2020, è stata la madrina della 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, conducendo le serate di apertura e chiusura del Festival.  Nell’estate 2020 ha debuttato con lo spettacolo “La bimba col megafono” con musiche di Davide Cavuti, prodotto da “Teatro Stabile d’Abruzzo” e da “Stefano Francioni produzioni”. Nel 2022, Anna Foglietta è la protagonista di “Donne vestite di sole” con le musiche e la regia di Davide Cavuti.

Siamo molto lieti di accogliere presso il nostro Ateneo Anna Foglietta, una delle interpreti più brillanti e sensibili dell’attuale panorama cinematografico, teatrale e televisivo – ha dichiarato il professor Carmine Catenacci, prorettore vicario dell’Università Gabriele d’Annunzio – Al centro dell’incontro vi è un tema di fondamentale importanza sociale e culturale quale la condizione femminile nella storia, scandita attraverso la lettura e l’interpretazione di testi esemplari dall’antichità ad oggi. L’incontro si profila come una preziosa esperienza formativa per gli studenti dei nostri corsi di studio, che prevedono anche uno specifico curriculum in “Linguaggi della musica, dello spettacolo e dei media”, ed esprime in maniera incisiva e originale la funzione civile che è propria dell’istituzione universitaria.

Il Festival multidisciplinare Alessandro Cicognini nasce con l’intento di divulgare le opere di un insigne personaggio abruzzese e farlo conoscere soprattutto alle nuove generazioni – ha dichiarato il maestro Davide Cavuti, direttore artistico del Festival Alessandro Cicognini – Nel suo percorso artistico nel mondo del cinema, il maestro Cicognini ha realizzato oltre trecento colonne sonore per i più importanti registi del suo tempo per capolavori del cinema internazionale.

Maurizio Adezio




UN WEEK END DI INGRESSI GRATUITI

Al MuNDA – Museo Nazionale d’Abruzzo il 4 e 5 novembre

L’Aquila, 3 novembre 2023. Sabato 4 novembre 2023, in occasione del Giorno dell’Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate, per la prima volta nella storia repubblicana  entrata gratuita al MuNDA e ai  musei e  parchi archeologici statali.

Domenica 5 novembre si raddoppia: accesso libero per #domenicalmuseo

Al MuNDA è visitabile, prorogata fino al 5 novembre,  la mostra Nuove acquisizioni. Un’imperdibile opportunità per vedere le cinque opere entrate a far parte delle collezioni museali, fra cui la grande tavola del Maestro di Beffi la Dormitio Virginis, capolavoro dell’arte abruzzese di fine Trecento, esposta per la prima volta al pubblico.




MATTINATA DA INCORNICIARE

Lunedì 30 ottobre 2023 presso l’Auditorium Sala Eden di ORTONA, dedicato all’inaugurazione dei nuovi corsi Biennali 2023-2025 dell’Academy per la Mobilità Sostenibile ITS MO.ST.

Ortona, 3 novembre 2023. Il nuovo Bienno 2023-2025 vede l’avvio di ben tre percorsi formativi: “Tecnico Superiore per la Distribuzione delle Merci e la Mobilità delle Persone” giunto alla sua sesta edizione; “Tecnico superiore per l’Infomobilità e Sviluppo Software” alla sua seconda edizione.

La novità 2023 è il corso di specializzazione per i futuri “Tecnici del Trasporto Ferroviario” promosso dall’Academy TUA-ITS MO.ST, con la collaborazione di FORFER, Centro di Formazione riconosciuto da ANSFISA in campo nazionale, mediante il quale sarà possibile acquisire le competenze e le licenze per diventare: Preparatore del Treno, Agente di Condotta (Categoria A1/A4: locomotori di manovra o qualsiasi altro locomotore quando è utilizzato per la manovra; Categoria B: treni passeggeri e merci).

Tutti i corsi consentono di acquisire il Diploma Europeo di Specializzazione di 5°livello EQF, valido in tutta Europa e per tutti i tipi di concorsi e selezioni, pubbliche e private, secondo la normativa europea e nazionale di cui alla Legge 99/2022.

L’evento ha consentito di coniugare le esperienze di successo degli allievi diplomandi con le aspettative dei nuovi corsisti, in un’ottica di trasferimento e passaggio di staffetta verso i percorsi di crescita che l’Academy permette di realizzare; tra le esperienze di successo, la presentazione del progetto di innovazione della Logistica Interna condotto dai nostri allievi Francesco Santalucia e Lorenzo Toro preso la DRIVESERVICE Srl di Poggiofiorito (Ortona), appartenente al gruppo della multinazionale Carraro Spa, e le video-history sulle esperienze ERAMUS+ in Grecia e Spagna degli allievi Alessio D’Alessandro, Christian Tontini, Andrea Corvino e Daniele Vaini.

Agli allievi diplomandi, sono stati consegnati Attestati di qualificazione specialistica conseguiti per SAP Logistica, Sicurezza Aziendale, Logistica e Sicurezza Portuale. A consegnare i titoli conseguiti il Presidente Alfonso Di Fonzo, la vicepresidente Luciana Ferrone, il Capitano Giacomo Consorti in rappresentanza della Safety Total System Marine Group di Ortona e il Segretario Regionale della FIT CISL Abruzzo-Molise, Amelio Angelucci.

“L’importanza strategica dell’acquisizione di competenze specialistiche fornite direttamente dalle aziende partner, come HONDA, SANGRITANA, STANTE LOGISTICS, LTRANSPORT, DRIVESERVICE-CARRARO, nell’ambito della logistica industriale, distributiva e intermodale, e della TUA e DONATO DI FONZO nella mobilità intelligente&green dei passeggeri, è stata acclarata dai settori target di placement”, come ha ribadito il Presidente Alfonso Di Fonzo, “che evidenzia come l’84% dell’occupazione generata dal MOST sia strettamente attinente al percorso di studi realizzato e, soprattutto, a beneficio delle nostre aziende regionali e dunque dell’intero PIL territoriale”.

“Con le nostre iniziative formative” ha spiegato la direttrice dell’ITS MO.ST, Dott.sa Emanuela Di Luca, “proponiamo un processo di qualificazione e sviluppo inserendo nel mercato del lavoro nuove professionalità altamente qualificate. Si tratta della costruzione e della valorizzazione della filiera integrata formazione-lavoro sperimentata in questi anni e che ad oggi sta consolidando i suoi risultati. La Fondazione ITS MO.ST Academy, con il supporto finanziario della Regione Abruzzo, le oltre 40 aziende partner e lo stretto rapporto con gli Atenei di L’Aquila e Roma, si sta confermando oramai una rete strutturata di riferimento per i giovani e il nostro territorio, in grado di ridurre i divari esistenti nel passaggio dal processo formativo all’inserimento lavorativo”.




GIORNATA DELL’UNITÀ NAZIONALE E DELLE FORZE ARMATE

Celebrazioni dell’amministrazione comunale

Roseto degli Abruzzi, 3 novembre 2023. L’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi celebra la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate (4 novembre) con una serie di eventi, civili e religiosi, che si svolgeranno durante tutta la mattina di domenica 5 novembre.

Il programma della giornata prevede l’inizio delle celebrazioni con il raduno, alle ore 9.00, presso piazza della Repubblica, di fronte al Municipio. A seguire, nella vicina chiesa di Santa Maria Assunta, si svolgerà la solenne messa in suffragio dei caduti di tutte le guerre.

Successivamente gli amministratori rosetani, guidati dal Sindaco Mario Nugnes, assieme ai rappresentanti delle istituzioni civili, militari e religiose, si sposteranno sul territorio per partecipare ad una serie di deposizioni di corone di alloro.

La prima tappa è prevista alle 10:30 in piazza della Libertà dove si svolgerà un intervento commemorativo in ricordo dei caduti di tutte le guerre.

Alle ore 11:00, presso la Villa Comunale, è prevista la deposizione di una corona in ricordo dei Caduti dell’aria.

La tappa successiva è prevista alle ore 11:30 nei pressi del pontile e del piazzale Santarelli. Qui sarà deposta una corona in ricordo dei Caduti del mare e delle Forze dell’Ordine.

A mezzogiorno, ci si sposterà su lungomare Roma per la deposizione di una corona d’alloro per i militari decorati della Prima e della Seconda Guerra Mondiale.

Le ultime due cerimonie di deposizione si svolgeranno, rispettivamente alle 12:30 e alle 13:00, a Cologna Paese e a Montepagano.

I momenti della deposizione saranno accompagnati da messaggi di riflessione a cura del Sindaco, degli Amministratori Comunali e degli studenti del Liceo “Saffo” di Roseto degli Abruzzi.

“Anche quest’anno l’Amministrazione Comunale ha voluto organizzare una serie di iniziative per celebrare l’importante ricorrenza del 4 novembre – affermano il Sindaco Mario Nugnes e la Presidente del Consiglio Comunale Gabriella Recchiuti – Una data che ricorda la fine dalla Prima Guerra Mondiale dove tantissimi italiani sacrificarono la propria vita per compiere il processo di unificazione della nostra Nazione. Ma anche un monito affinché quei sacrifici non si ripetano più in futuro e per ribadire, come scritto nella nostra Costituzione, che l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.




INSEGNAMENTO DELLA REGINA DEL CIELO …

… alla serva di Dio Maria d’Agreda

384. Figlia mia, tanto più uno riceve, quanto più si deve reputare come il più povero perché il suo debito è maggiore. E se tutti devono umiliarsi, perché da sé stessi sono nulla, nulla possono e nulla posseggono, per la stessa ragione si deve abbassare ancor più nella polvere, chi essendo polvere e cenere è stato innalzato dalla potente mano dell’Altissimo più degli altri. In verità limitandosi a sé stesso e riconcentrandosi in se stesso, senza essere né valere cosa alcuna, egli si ritrova così più indebitato ed obbligato per ciò che da se stesso non può giungere a soddisfare. La creatura conosca allora quello che è da sé stessa, cosicché nessuno potrà mai dire: «Io mi sono fatto da me; mi sostento da me e per me; posso allungarmi la vita; io posso allontanare la morte». Tutto l’essere e la conservazione delle creature dipendono dalla mano del Signore. Si umilii dunque, in sua presenza, la creatura, e tu, o carissima, fa’ in modo di non dimenticare questi insegnamenti.

385. Voglio anche che tu apprezzi, come un prezioso tesoro, la virtù del silenzio, che io ho cominciato ad osservare dalla mia nascita. Infatti, avendo conosciuto nell’Altissimo tutte le virtù, mediante la luce di cui beneficiai, mi affezionai molto a quella del silenzio, tanto da propormela come amica e compagna di tutta la vita; così la osservai con inviolabile silenzio, benché potessi parlare fin da quando venni al mondo. Sappi che il parlare senza peso e misura, è una spada a due tagli che con una lama ferisce chi parla e con l’altra chi ascolta; ed ambedue distruggono la carità o quantomeno la ostacolano insieme alle altre virtù. Da ciò puoi comprendere quanto Dio resti offeso dal vizio di una lingua sfrenata e quanto sia giusto che allontani il suo spirito e nasconda il suo volto a chi si abbandona a ciarle, rumori e pettegolezzi; se si parla molto non si possono evitare gravi peccati. Soltanto con Dio e con i santi si può conversare senza pericolo, ed anche con essi è opportuno usare misura e discrezione; ma con le creature è molto difficile tenere la via maestra, senza passare dal giusto e necessario all’ingiusto e superfluo.

386. Il rimedio che ti preserverà da questo pericolo consiste nel tenerti sempre più vicina all’estremo contrario, eccedendo piuttosto nel tacere e nello stare in silenzio, perché il mezzo prudente di dire solo il necessario si trova più dalla parte del tacere molto, che non da quella del parlare eccessivo. Rifletti, o anima: tu non puoi andare dietro alle inutili e superflue conversazioni delle creature, senza lasciare di conversare con Dio nel segreto del cuore. E ciò che non faresti, senza vergogna e senza temere di essere sgarbata, con le creature, non devi farlo con il Signore, Dio tuo e di tutti. Chiudi l’orecchio alle chiacchiere fallaci e menzognere che potrebbero istigarti a dir ciò che non devi, poiché non è giusto che parli più di quel che ti ordina il tuo Dio e Signore. Attendi invece alla sua santa legge, che ha scritto liberamente di sua mano nel tuo cuore; ascolta la voce del tuo pastore che ti parla dentro e rispondi a lui, e a lui solo. Voglio perciò avvisarti che se tu vuoi essere mia discepola e compagna, devi distinguerti soprattutto nella virtù del silenzio. Taci molto e scrivi fin d’ora questo insegnamento nel tuo cuore e cerca di affezionarti sempre più a questa virtù, perché io per prima cosa desidero da te quest’amore per il silenzio e poi ti insegnerò come devi parlare.

387. Non intendo, con ciò, vietarti di parlare con le tue figlie e suddite, quando si tratta di ammonirle e di consolarle; discorri inoltre con quelli che ti possono parlare del tuo amato Signore e delle sue perfezioni, risvegliando in te l’ardente sete del suo amore. Con queste conversazioni invece di perdere, acquisterai così quel desiderato silenzio tanto utile alla tua anima, e proverai avversione e nausea per i ragionamenti mondani. Inoltre, proverai gusto a parlare solo del bene eterno che brami, e per la forza dell’amore che trasformerà il tuo essere in quello del tuo diletto, in te verrà meno l’impeto delle passioni. Sarà così che giungerai a sentire qualcosa di quel dolce martirio che io pativo quando mi lamentavo del corpo e della vita, perché mi sembravano dure prigioni che trattenevano il mio volo verso Dio; ma non il mio amore. O figlia mia, dimentica ogni cosa terrena nel segreto del tuo silenzio e seguimi con tutto il fervore e le forze del tuo spirito, per giungere allo stato in cui il tuo sposo t’invita, e dove tu possa sentire quella consolazione che io provavo nella mia soave pena di amore, sentendomi dire: «Colomba mia, dilata il tuo cuore ed accogli, diletta mia, questa dolcissima pena perché dal tuo affetto il mio cuore è ferito». Questo mi diceva il Signore ed anche tu l’hai sentito più volte poiché sua Maestà parla a chi se ne sta solo e ama il silenzio.




IL LIBRO DELL’ANNO di Area Cultura 2023

Roma Capitale per Le tre facce della violenza

Roma, 2 novembre 2023. Gli abruzzesi Francesco e Noemy Longobardi, padre e figlia, autori del libro Le tre facce della violenza (Rossini Editore) ricevono il premio Il libro dell’anno 2023 di  Area Cultura Roma Capitale.

La cerimonia di premiazione ci sarà il 4 Novembre alla Casa del Cinema a Villa Borghese nella Sala Cinecittà, alle ore 16:00. Area Cultura, l’associazione presieduta da Angelica Loredana Anton, poliedrico personaggio della cultura ha come ogni anno organizzato la manifestazione culturale Premio Letterario Area Cultura Il Libro dell’anno 2023 e il Concorso Letterario Area Cultura La Poesia dell’anno 2023.

L’opera scritta a quattro mani colpisce ancora una volta per l’analisi profonda condotta alla ricerca delle cause di una grande piaga sociale come quella della violenza, che risulta essere in continua crescita.

Medea, associazione presieduta dallo stesso Francesco Longobardi, è una realtà che opera su tutto il territorio nazionale, attraverso sportelli di ascolto psicologico per il bullismo e la violenza sulle donne.

La violenza è racchiusa in tre facce, che seguono tutto il percorso di sviluppo di una vita: dall’infanzia, passando per l’adolescenza per poi arrivare all’età adulta. Questa l’analisi tracciata all’interno del libro Le tre facce della violenza che si impegna a contrastare in tutti i modi quelli che sono i mali della società e che riceverà il suo prestigioso premio a Roma.




INNOVATIVE DAYS

Il 4 e 5 novembre presso l’Auditorium Petruzzi del Museo delle Genti d’Abruzzo

Pescara, 2 novembre 2023. Si è tenuta presso la sala giunta del Comune la conferenza stampa di presentazione dell’evento di formazione gratuita sul digital marketing Innovative Days. L’evento si terrà il 4 e 5 novembre presso l’Auditorium Petruzzi del Museo delle Genti d’Abruzzo, in via delle Caserme a Pescara.

Alla conferenza hanno partecipato l’assessore all’innovazione Digitale del Comune di Pescara Eugenio Seccia e il Presidente dell’Associazione Innovative Days APS (organizzatrice dell’evento) Roberto Ettorre.

Seccia ha dichiarato: ”Ringraziamo gli organizzatori per l’iniziativa lodevole che hanno introdotto su Pescara. Noi come Comune abbiamo l’obbligo di essere vicini a queste attività di diffusione della cultura innovativa e di incoraggiamento alle persone che già fanno innovazione sul territorio al fine di fare in modo che Pescara generi quell’ecosistema innovativo di cui si ha bisogno per stimolare l’economia cittadina”.

Roberto Ettorre ha dichiarato che: ”L’iniziativa si rivolge prevalentemente ma non esclusivamente a un pubblico di Imprenditori. Saranno due giorni di intensa formazione sul Digital Marketing con i massimi esperti provenienti da tutto lo stivale. Giorgio Taverniti, Alessandro Vercellotti, Stefano Ferranti sono solo alcuni dei principali ospiti che compongono il parterre di interventi. Invitiamo tutti gli imprenditori che hanno a cuore il futuro della propria azienda a partecipare registrandosi preventivamente sul sito: www.innovativedays.it”.




CIBO, LA GUERRA DEGLI ARROSTICINI D’ABRUZZO

Coldiretti dice no all’Igp, Dop unico marchio da promuovere

Pescara, 2 novembre 2023. La necessità di tutelare e promuovere l’arrosticino abruzzese, prodotto tipico apprezzato in tutto il mondo, è una esigenza che si divide tra chi vuole il sostegno dell’economia agropastorale e chi, invece, punta alla semplice valorizzazione di un simbolo dell’agroalimentare senza tutelarne la tradizione, il valore intrinseco e l’indotto che la sua giusta valorizzazione potrebbe favorire.

È il duro commento di Coldiretti Abruzzo in merito alle diverse e contrastanti posizioni nate intorno al riconoscimento del marchio comunitario dell’arrosticino abruzzese, attualmente in attesa di riconoscimento Igp.

Secondo la principale organizzazione agricola, sostenuta dall’Istituto zooprofilattico e dall’Associazione regionale allevatori (ARA) ma anche da numerosissimi esponenti della società civile e politica tra cui la stessa europarlamentare abruzzese Elisabetta De Blasis e il consigliere regionale Massimo Verrecchia, il marchio comunitario da promuovere è la Denominazione di origine protetta (Dop), che garantirebbe l’utilizzo di carne veramente abruzzese con risultati e vantaggi per tutto il settore zootecnico che vive una profonda crisi e una drastica diminuzione dei ricavi e degli operatori.

“Attualmente il prodotto simbolo della nostra pastorizia si basa sull’importazione massiccia di carni ovine estere, più facili da reperire e lavorare – dice il presidente di Coldiretti Abruzzo Pietropaolo Martinelli, allevatore ovino – il risultato è che attualmente più di tre arrosticini su quattro arrosticini hanno provenienza straniera. Se da una parte l’arrosticino conquista le piazze e i mercati internazionali, dall’altra la zootecnia abruzzese deve fare i conti, ogni giorno, con gli insostenibili prezzi di gestione, le conseguenze del cambiamento climatico e il fisiologico abbandono dell’attività da parte dei pastori che oggi sono meno di mille e governano un patrimonio di circa 190mila capi adulti di cui un terzo destinati alla produzione dei rinomati spiedini di pecora.

Il riconoscimento dell’Igp, come abbiamo più volte evidenziato, diversamente dalla Dop, prevede che una sola delle fasi di lavorazione del prodotto finito avvenga all’interno dell’area geografica determinata (e quindi Abruzzo) dando il colpo di grazia all’allevamento regionale che, invece, proprio dall’arrosticino potrebbe ripartire e tornare ad essere uno dei settori trainanti dell’agroalimentare abruzzese.

Ci appelliamo pertanto alla politica regionale a cui chiediamo di non indietreggiare per logiche di mercato o per favorire la produzione industriale. È necessario oggi più che mai che venga presa una posizione chiara e si operi concretamente per presentare a Bruxelles la Denominazione di origine protetta (Dop) e non semplicemente l’Indicazione geografica protetta con l’obiettivo di salvare un settore e riportarlo allo splendore che merita ma anche per permettere al consumatore, aspetto di non poco conto, di poter scegliere un arrosticino fatto veramente con carne abruzzese e non semplicemente macellata o confezionata in Abruzzo”.

In tal senso, secondo Coldiretti sarà fondamentale il nuovo regolamento europeo sui prodotti DOP e IGP che entrerà in vigore nel 2024 e che, annunciato pochi giorni fa dall’europarlamentare Paolo De Castro, prevede l’obbligo di indicare il nome del produttore su tutte le etichette, aumentando la trasparenza per i consumatori e rafforzando la protezione dei marchi di qualità. “Si tratta di un importante passo avanti per la tutela del patrimonio enogastronomico regionale e nazionale – dice Roberto Rampazzo Direttore Coldiretti Abruzzo – ma è necessario non abbassare la guardia e, nel caso dell’arrosticino abruzzese, sostenere l’unica denominazione che consentirebbe al settore zootecnico di non scomparire: la Dop”.

Alessandra Fiore




SUONI, PROFUMI E SAPORI DI NOVEMBRE

L’evento sabato 11 e domenica 12. Cibo, vino e concerti live nel centro storico. Venerdì 10 si rinnova la tradizionale Processione dei Cornuti

San Valentino in A.C., 2 novembre 2023. Sacro e profano, tradizione e innovazione, ma anche turismo e natura. Questa la ricetta vincente di “Suoni, profumi, sapori di novembre a Castrum Petrae”, tre giorni di festa che animeranno il centro storico di San Valentino in A.C. (Pe).

Si parte il 10 novembre alle 19:30 con la celebre e storica Processione dei Cornuti, si prosegue sabato 11 e domenica 12 con musica dal vivo, degustazioni di vino, piatti della tradizione popolare, accompagnati da attività per grandi e piccini.

Saranno 8 i punti cibo disseminati lungo un percorso enogastronomico che attraversa tutto il paese, da piazza Duomo, al Castello e a scendere lungo le antiche strade del centro storico.

Sabato (dalle ore 19 alle 2) e domenica (dalle 12:30 alle 23) il paese si accende di luci, musica, litri di vino e piatti tradizionali della cucina tipica abruzzese: castagne arrosto, salsicce, spezzatino, polenta, zuppa di farro, innaffiati da vino Montepulciano e dall’immancabile vin brulé. Alle 22 in piazza Duomo si esibiscono i Thousand Years Between e Petramante.

Domenica 12, invece, si inizia alle 12:30 con il mercatino dell’artigianato, poi pranzo nei tanti punti cibo disseminati nel centro storico, laboratori creativi per grandi e piccini e laboratori di erboristeria. Quest’anno sarà possibile anche prenotare una passeggiata in ebike agli eremi della Valle dell’Orfento, oppure lungo le stradine del centro storico di San Valentino. Alle 19:30 (Sala Ammirati) l’evento clou con il concerto del cantautore americano Micah P. Hinson.

Nei tre giorni di festa, inoltre, sarà possibile visitare anche il Museo dei Fossili e delle Ambre.

La settimana in onore di San Martino, inizia già venerdì 10 novembre, alle 19.30, con la celebre e antica “Processione dei cornuti”, sfilata goliardica di corna animalesche e simboli fallici che sfilerà per le “rue” del paese per concludersi sotto le finestre dell’ultimo sposato del paese, deriso e sbeffeggiato come vuole la tradizione.

L’evento nasce dalla collaborazione tra Comune di San Valentino e le associazioni locali Parrocchia di San Valentino, Tittia Handmade, Amici del Museo dei Fossili e delle Ambre, Majellando, Basilico e Dintorni, Residenze teatrali, Comitato Cittadino Promotore Trovigliano, Oratorio San Damiano e singoli cittadini volenterosi https://www.scoprisanvalentino.com/lasettimanadisanmartino

PROGRAMMA EDIZIONE 2023

Venerdì 10 novembre

– h.19:00 – Sfilata dei Cornuti (Largo San Nicola)

Sabato 11 novembre

– h. 15.00 Escursione eremo di San Bartolomeo (partenza da Largo San Nicola – prenotazioni al 349.6648985)

– h. 19.00 Apertura stand gastronomici

– h.22.00 Live music: Thousand Years Between

Petramante” (piazza Duomo)

Domenica 12 novembre

– h. 10.00 Escursione e-bike tra le contrade di Castrum Petrae e trekking nella Valle dell’Orfento (prenotazioni al 349.6648985)

– h. 10.00 “In bici insieme” Associazione Sipuofare

– h. 12.30 Apertura stand gastronomici

– h. 15.00 Laboratori creativi per bambini Pupa di cartapesta e bricolage (380.2672456)

– h. 16.00 Balli e sapori autentici (cortile del Museo Ambre e Fossili, Largo San Nicola)

– h. 19.30 Live music: Micah P. Hinson (Sala Ammirati – posti limitati 388.9589718 – 349.4975138).




CELEBRAZIONI DEL 4 NOVEMBRE

Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate

Martinsicuro, 3 novembre 2023. Le celebrazioni, alla presenza delle autorità religiose, civili e militari, si terranno in piazza Cavour alle 10.30 dove il sindaco deporrà una corona di alloro.

Il 4 novembre 1918 fu firmato l’armistizio di Villa Giusti che sancì la fine della Prima guerra mondiale e consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste e portare così a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale.

“Una celebrazione per l’unità nazionale che allo stesso tempo ci invita a riflettere sulle atrocità della guerra e rende onore alle forze armate italiane, impegnate ogni giorno a difendere la pace” il commento del primo cittadino di Martinsicuro, Massimo Vagnoni.




LA GRANDE GUERRA E IL RICORDO DI MATTEO NANNI

L’Amministrazione Comunale celebra il 4 Novembre, Giorno delle Forze Armate e  Giornata dell’Unità Nazionale. Alla tradizionale deposizione di corone, seguirà, nel pomeriggio, la presentazione del libro

Giulianova, 3 novembre 2023. Alla presenza delle autorità civili e militari, si svolgeranno a Giulianova, sabato 4 Novembre, le cerimonie celebrative del 4 Novembre, Giorno delle Forze Armate e Giornata dell’Unità Nazionale.

Prevista, in mattinata, la tradizionale deposizione di corone al cimitero, in piazza Salvo D’Acquisto, all’esterno del duomo di San Flaviano e in piazza Dalmazia.

Le cerimonie, coordinate da Walter De Berardinis, avranno inizio alle 9, all’ingresso del cimitero di via Gramsci, in corrispondenza del quale sarà scoperta una targa dedicata ai Caduti dell’ Aria.

Nel pomeriggio, in sala Buozzi, la presentazione del libro “La Grande Guerra e il ricordo” di Matteo Nanni e la consegna dei diplomi alla memoria.