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NUOVA LEGGE URBANISTICA: le dichiarazioni opposizioni  

di Antonio Blasioli e Silvio Paolucci, Consiglieri regionali Gruppo PD

La destra rifiuta il confronto e ghigliottina i nostri emendamenti, consentendo nuove volumetrie e cemento. Cestinati i suggerimenti di tecnici e associazioni di categoria

di Americo Di Benedetto Consigliere regionale Gruppo LP

Nuova legge urbanistica – Di Benedetto: occasione persa per l’Abruzzo

[Antonio Blasioli e Silvio Paolucci]

L’Aquila, 23 novembre 2023. Il centrodestra cala la maschera e con un colpo di mano ghigliottina tutti gli emendamenti delle opposizioni. A quarant’anni di distanza dall’ultima legge regionale in materia, la maggioranza arriva a dichiarare l’urgenza sul provvedimento, scelta regolamentare mai utilizzata prima, tranciando il dibattito e cancellando voce e contributo delle opposizioni. Una scelta irrazionale, visto pure che gran parte delle proposte di modifica riguardavano modifiche alla legge suggerite da organizzazioni di categoria, ordini e tecnici intervenuti in Commissione. Un metodo inaccettabile, ma famigliare a chi governa l’Abruzzo da cinque anni

Per capire il valore e la necessità delle modifiche, basterebbe fare riferimento alle richieste venute in primis dagli Ordini degli Architetti di Pescara, l’Aquila e Teramo, che hanno spiegato come il nuovo testo di legge, seppur innovativo rispetto alla legge del 1983, si innesti su un sistema di piani regionali, il piano paesistico, il quadro di riferimento, fermi al 2000. È proprio su questa visione che i Comuni abruzzesi saranno tenuti a uniformarsi per la loro pianificazione, con Puc che prendono il posto dei Piani Regolatori e che tra l’altro dovranno essere redatti senza risorse regionali e senza incentivi a farlo insieme, rendendo i territori più omogenei tra loro.

La nuova legge cristallizza la disciplina del Decreto Sviluppo regionale, una norma nata come derogatoria, che diventa però parte di un testo unico, elargendo aumenti di volumetria in caso di demolizione e ricostruzione, questo senza il reperimento di standard e, ancor più, senza piani attuativi specifici. Proprio su questi aspetti, avevamo proposto due emendamenti significativi, falcidiati dalla ghigliottina del Presidente Sospiri. Con il primo si puntava a rendere alternativi gli incrementi di volumetria ad oggi in vigore grazie alla modifica della legge regionale n. 49/2012 (decreto sviluppo) avvenuta con L.R. n. 29/2020. Infatti, al 60% di aumento di volumetria già possibile, in caso di demolizione e ricostruzione, veniva aggiunto il 10% in caso di ricostruzione in classe energetica A più il 15% in caso di ricostruzione in classe energetica superiore. È evidente che per questi ultimi due incentivi, di fatto si dava lo stesso incremento due volte ed era pertanto necessario quanto meno renderli alternativi.

Il secondo emendamento tagliato prevedeva l’inserimento di una fascia di rispetto di 200 metri dal demanio marittimo, in cui non erano applicabili gli aumenti di volumetria. Questo perché il combinato disposto dato dall’85% totale e dall’assenza di una disciplina di vincolo sui litorali, sta di fatto portando alla realizzazione, in quelle zone, di edifici alti, che, da un lato risparmiano suolo, ma dall’altro oscurano tutte i fabbricati retrostanti. L’emendamento trovava forza anche per quello che sta avvenendo sui  litorali dove in assenza di una disciplina di vincolo è possibile un aumento di questa portata.

Incredibile, poi, quanto deciso per i terreni agricoli: viene reso di fatto impossibile costruirvi, poiché le nuove edificazioni sono permesse solo in presenza di un progetto di sviluppo di un’azienda agricola, che dovrà tra l’altro essere approvato dal Consiglio comunale del territorio di appartenenza. Una scelta che farà discutere e sarà causa di liti giudiziarie. Per chiunque non sia un coltivatore diretto o un’azienda agricola sarà altrettanto impossibile realizzare un piccolo edificio in territorio agricolo, anche nel caso si tratti di una porzione di terreno edificabile.

Per l’ennesima il vero volto della destra abruzzese si manifesta: no al confronto, no alla discussione trasparente e sì a norme che dietro l’intenzione del risparmio del suolo, in realtà permettono il dilagare di aumenti volumetrici e cemento.

[Americo Di Benedetto]

L’Aquila, 23 novembre 2023. La legge urbanistica poteva essere per l’Abruzzo l’occasione per porsi al centro del dibattito nazionale ed invece la maggioranza di centrodestra in Regione ha deciso di approvare un testo normativo che, oltre a non offrire strumenti innovativi per il governo del territorio, determinerà seri problemi in particolare nei piccoli Comuni.

Questa legge è nata con l’ambizione di superare definitivamente la precedente del 1983 oggetto più volte di modifiche nel corso degli anni. Per questo, avevo presentato diversi emendamenti con l’obiettivo non solo di risolvere i problemi emersi nel corso delle audizioni ma anche di dare alla nostra Regione un testo innovativo come è stato fatto in altre.

Purtroppo, numerosi emendamenti non sono stati accolti e quindi molte richieste di modifica sono rimaste disattese. Richieste, provenienti soprattutto dall’INU, dagli enti locali e dagli ordini professionali che sanno bene come la norma approvata oggi, al di là dei proclami, non introduce nessuna vera misura di rigenerazione urbana e penalizza invece i territori più deboli.

Penso in particolare alle aree interne per le quali è stato deciso di non introdurre una disciplina degli usi temporanei che, come è stato dimostrato in alcune realtà, costituisce un valido strumento per favorire il ripopolamento e la nascita di nuove iniziative. Tutto questo, senza considerare la decisione di raddoppiare gli oneri di urbanizzazione in favore della Regione e la mancanza di un reale supporto ai Comuni nell’attività di pianificazione.

Un supporto che dovrebbe essere garantito con lo stanziamento di maggiori risorse rispetto alle poche previste nella legge, al fine di non far incorrere molti Comuni in una situazione di inadempimento a fronte della quale è previsto l’esercizio del potere sostitutivo da parte della Regione. In questo quadro nota positiva è il fatto di essere riuscito a far approvare un emendamento per evitare di far scattare l’esercizio del potere sostitutivo quanto meno per i Comuni sotto ai 1500 abitanti e quindi quelli con maggiori difficoltà.

In ultimo, non posso esimermi dall’evidenziare che oggi è stata licenziata una legge urbanistica dopo 40 anni ma con riferimenti strategici a 23 anni fa! In base a quanto previsto, infatti, nelle more dell’approvazione del Piano Territoriale Regionale (senza valenza paesaggistica) troveranno applicazione le disposizioni del Quadro di Riferimento Regionale risalente a gennaio 2000. Insomma, è stato fatto un passo avanti per farne due indietro.

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