25 NOVEMBRE

XXIV Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con una risoluzione del 17 dicembre 1999.

Il femminicidio di Giulia Cecchettin. Le mie riflessioni

di Filippo Paziente

Chieti, 25 novembre 2023. Dopo aver saputo della feroce uccisione della figlia, il padre Gino (con l’invito a tutte le donne coinvolte in una relazione a confidarsi, in caso di pericolo,  con chiunque possa dare loro fiducia e farle sentire sicure) e la sorella Elena (con l’affermazione che gli autori dei femminicidi sono figli della società patriarcale, con l’invito a denunciare ogni comportamento sessista che lede la figura della donna, con l’esortazione a non restare in silenzio, ma a far sentire la propria voce contro i femminicidi) hanno voluto trasformare il loro dolore privato in un dibattito pubblico sulla violenza contro le donne. Una decisione coraggiosa, ma sofferta.

Il dibattito pubblico si è acceso sulla stampa, sui media e tra le forze politiche, su tre connessi problemi: 1) provvedimenti contro la violenza sulle donne; 2) la società patriarcale; 3) le iniziative per accelerare il percorso delle donne verso la parità di genere.

Primo punto – I femminicidi sono aumentati perché  le iniziative e gli strumenti utilizzati finora per combatterli (le numerose leggi in maggioranza repressive, l’attività della commissione Femminicidio del Senato, le case rifugio e i centri antiviolenza finanziati in modo insufficiente) sono risultati inadeguati. Il governo interviene con iniziative rivolte al mondo della scuola:(il ministro dell’Istruzione Valditara con il progetto “educare alle relazioni”; il ministro Nordio con la diffusione di una guida per riconoscere i segnali spia) e con un disegno di legge , approvato il 22 novembre all’unanimità, dal senato quasi vuoto (prevede un rafforzamento delle misure di prevenzione, un inasprimento delle pene per le violenze domestiche, l’arresto in fragranza differita per i colpevoli; manca l’inserimento nei programmi scolastici dell’educazione all’affettività e all’educazione sessuale). 

Secondo punto – Condivido la tesi che in Italia persiste una società di tipo patriarcale: il potere è in prevalenza nelle mani degli uomini, restii a ridurre ed eliminare il gap di genere in campo economico, politico e sociale. Hanno ragione le donne a ribellarsi contro questa società rivendicando la parità di genere. Per sradicare la società patriarcale, che produce i femminicidi,  è necessaria una rivoluzione culturale che trasformi la lotta dei sessi in collaborazione. Protagonisti della rivoluzione debbono essere la scuola, tutti i media, le istituzioni, ogni persona. Nelle scuole medie e superiori è importante studiare il lungo percorso dell’emancipazione femminile (tema ignorato nel dibattito). Gli studenti scopriranno che le donne, partecipando alla Resistenza, hanno collaborato con gli uomini ad abbattere la società patriarcale fascista, che attribuiva loro solo il ruolo di procreatrici.  Progressivamente, con i movimenti femministi e con la collaborazione degli uomini,  hanno continuato il percorso verso la conquista della parità di genere. Le tappe: il diritto di voto, la chiusura delle case chiuse,  il divorzio,  l’interruzione volontaria della gravidanza, la cancellazione del delitto d’onore, le pari opportunità tra donne e uomini nell’accesso alle cariche pubbliche, diverse leggi contro la violenza sulle donne. La collaborazione uomo-donna è possibile. Non va trascurata l’attenzione alla drammatica lotta delle donne contro le società patriarcali in altri Stati.

Terzo punto – Per conquistare la fondamentale parità di genere nel lavoro, le donne e gli uomini debbono collaborare per l’attuazione dell’articolo 37 della Costituzione.