LA PAURA DELLA DEMOCRAZIA

di Carlo Polvara

PoliticaInsieme.com, 3 novembre 2023. La nuova piccola, riforma prevede l’elezione diretta del premier.  Ottima idea per catturare consensi soprattutto nei giovani. Loro, infatti, amano questo tipo di sistema più democratico possibile e soprattutto più veloce e deresponsabilizzante. Devi indicare un solo personaggio. Del resto, funziona così il loro piccolo mondo (da molti adulti ben costruito in questi anni).

Come nei concorsi di bellezza, X Factor, Grande Fratello, Amici di Maria De Filippi il pallone d’oro ecc. Vince chi appare anche se favella tonnellate di castronerie. Sappiamo bene ed è ormai provato che il più intelligente esce alla prima puntata.  Non vedo l’ora di partecipare al televoto per il premier con promesse altisonanti! Se tutto avrà luogo mi candiderò però come volontario per la RSA del Quirinale dove resterà un vecchio vetusto da portare a spasso nelle feste civili comandate e al quale il giovane rampollo “likemeletto” metterà tra le mani tremule una penna e dirà: “firma pure è solo carta l’ho letta prima io”.

La Repubblica per me va bene così. Faticosa da gestire? Certo! Ma, se vogliamo cambiare, significa che il popolo è ignorante, nel senso che preferisce il facile dello stare prono piuttosto che elevarsi a nuova intelligenza civile che animò i padri costituenti.

Mi raccomando ditelo ai giovani alieni alla politica che date loro una grande responsabilità democratica eleggendone uno anziché tanti!




LE DIMISSIONI MARETTI

Diego Ferrara: “Ha messo a disposizione della città tre anni di competenza e obiettivi raggiunti. Nel ringraziarla le auguro il meglio per la sua professione. Le sostituzioni dopo il bilancio”

Chieti, 3 novembre 2023.Mi dispiace sentitamente dover commentare la decisione dell’assessore Mara Maretti che oggi ha rimesso nelle mie mani le sue deleghe. Una scelta annunciata da tempo, che nasce per motivazioni squisitamente professionali, quelle che l’avevano già portata, diversi mesi fa, a rimettere la delega alla Digitalizzazione, mantenendo quella delle Politiche sociali. Lascia con senso di responsabilità, un grande attivo di traguardi raggiunti per l’Ente e un prezioso lavoro nell’ambito delle politiche sociali”, così il sindaco Diego Ferrara.

“Rinnovo a Mara affetto e stima, uniti alla gratitudine per aver portato avanti un’impresa considerevole: innovare tecnologicamente l’Ente, assicurando un percorso che in tutti questi anni era incredibilmente mancato, modernizzando la macchina amministrativa e accorciando le distanze nel rapporto con i cittadini, attraverso la trasmigrazione di tanti servizi dagli sportelli alle app che oggi ci permettono di dialogare in tempi stretti e in trasparenza con migliaia di utenti, in particolare quelli più vulnerabili.

Un processo difficile e sostanziale, perché anche a Chieti potessero essere valide le normative e le possibilità sperimentate a livello istituzionale in tantissime altre realtà. Importantissimo il suo apporto nelle politiche sociali, con la creazione sia del Pronto Intervento Sociale e la rete di azione con le associazioni, sia con la redazione di un Piano Sociale che destina milioni di risorse a un settore che è sempre stato Cenerentola nell’azione amministrativa e che con la nostra Amministrazione e il suo lavoro, è riuscito a mettere insieme tutte le risorse possibili per intervenire a sostegno di soggetti vulnerabili e delle nuove povertà scaturite dal Covid.

Mi rendo conto che i suoi impegni professionali l’abbiano portata a non procrastinare una scelta che aveva già in parte ufficializzato e che non posso che rispettare, perché così come conosco il valore del suo lavoro a servizio della città, capisco anche l’importanza della sua professione di insegnante e ricercatrice, cosa che mi aveva portato a sceglierla per fare parte della squadra di governo. Una squadra che sarà reintegrata non prima dell’approvazione del bilancio, che resta il mio primo pensiero nel momento più difficile di Chieti e della sua storia recente”.




CENNI STORICI SULL’EMIGRAZIONE ITALIANA

Gli Abruzzesi nel mondo. Assemblea CRAM

di Goffredo Palmerini

L’Aquila, 3 novembre 2023. Per entrare nel contesto d’un fenomeno di così grande portata nazionale, qual è l’emigrazione, occorre rifarsi mentalmente alle sue radici ed al suo corso, almeno quanto basta per dare la misura di come sia cambiata nel tempo. Ma sarà difficile comprenderlo nella sua complessità se non si risale, sia pure per brevi cenni, all’inizio dell’emigrazione di massa. Torniamo, pertanto, solo per un momento ai tempi in cui esplose l’emigrazione come fenomeno diffuso nel nostro Paese, tra il disorientamento e l’incomprensione generale.

A quegli anni tra il 1880 e l’inizio del nuovo secolo quando non si riuscì a dar vita ad un solo provvedimento per la disciplina del diritto d’emigrare che valesse, nel contempo, anche per una definita forma di protezione umana e civile. L’intervento pubblico fu incerto, norme ed applicazioni servirono solo a rendere più confuso l’andamento d’un fenomeno che andava affrontato con propensioni a coglierne l’essenza sociale.

Ma così non fu. E l’esercito di braccia che partì dall’Italia verso ogni continente si trovò a dover affrontare inimmaginabili e drammatiche vicende umane, a lottare ogni giorno contro sospetti e pregiudizi, a doversi confrontare in competizioni durissime con sistemi sociali sconosciuti e condizioni di lavoro altrettanto precarie. Dunque davvero illuminante ed efficace, più d’ogni altra analisi sociologica, è stata la narrazione dell’emigrazione italiana, con tutti i suoi dolori materiali e morali, attraverso alcuni libri che hanno avuto ampia diffusione – per tutti cito il best-seller di Gian Antonio StellaL’orda. Quando gli albanesi eravamo noi” e più recentemente Enrico Deaglio con “Storia vera e terribile tra Sicilia e America” o “Quando partivamo noi. Storie e immagini dell’emigrazione italiana”, di Bruno Maida – Finestre che hanno consegnato all’opinione pubblica molta luce sul fenomeno migratorio italiano, oggi portata più a celebrare le grandi conquiste civili, economiche e sociali della nostra emigrazione, meno a riflettere a costo di quali sacrifici questo sia accaduto.

In effetti, oggi, del fenomeno migratorio italiano – una delle più grandi diaspore dell’umanità che in poco più di un secolo ha visto emigrare circa 29 milioni di italiani – si tende a richiamare le rilevanti affermazioni in ogni ruolo nelle società dei Paesi d’emigrazione, dove le nostre comunità hanno fortemente contribuito alla crescita ed allo sviluppo. Hanno così conquistato sul campo, in condizioni talvolta di forte competizione, con la laboriosità, l’ingegno e l’intraprendenza creativa, ragguardevoli risultati, tanto da guadagnarsi rispetto e stima con esemplari testimonianze di vita. Hanno persino reso un ulteriore grande servizio all’Italia, più importante dall’averle consentito di crescere e progredire anche con le loro rimesse, nell’aver dimostrato direttamente in ogni angolo del mondo quali siano le qualità e le doti della gente italiana, specie in Paesi dove la considerazione verso l’Italia talvolta è misurata più sui nostri difetti in Patria che non sulle nostre virtù.

Non è un mistero che in Patria, per l’appunto, le nostre abitudini risentano talvolta di antichi vizi, e si stenta ancora ad affermare uno Stato con autentiche pari opportunità per tutti, nei diritti ma anche nei doveri, dove leggi e regole dell’organizzazione sociale presiedano rigorosamente al comportamento individuale nella pratica di ogni giorno, ma anche nella coscienza civile diffusa di tutti i cittadini. Quando questo non avviene, e talvolta i cattivi esempi vengono proprio dalla classe dirigente, di noi all’estero invale un concetto non proprio gradevole e con severità siamo giudicati un’Italietta, piuttosto che il grande Paese che meriteremmo di essere se ci emendassimo da certi comportamenti non proprio commendevoli. Questo non accade per i nostri connazionali all’estero, perché dell’Italia offrono, con il loro comportamento e le testimonianze di vita, un’immagine seria ed affidabile, confermandosi essere i migliori ambasciatori del nostro Paese nel mondo.

E tuttavia, in Italia, nella mentalità di larga parte del Paese e della sua classe dirigente, continuano a persistere stereotipi e paternalismi verso i connazionali all’estero, che segnano un deficit di conoscenza del fenomeno migratorio italiano, così limitando le opportunità di valorizzarlo come risorsa d’inestimabile qualità su cui investire. Per chi abbia un minimo d’interesse vero, e d’umiltà, l’avvicinarsi alle nostre comunità all’estero permette di scoprire un patrimonio inimmaginabile di risorse umane, professionali ed imprenditoriali, di valori civili impersonati ed incardinati nelle società dei Paesi d’emigrazione che porta loro una messe di riconoscimenti, guadagnati sul campo in decenni d’impegno competitivo, talvolta contro supponenze e pregiudizi.

Oggi gli italiani all’estero sono considerati per il loro valore umano, sociale, creativo ed intellettuale. Hanno raggiunto risultati importanti in ogni campo: nel lavoro, nelle imprese e nei ruoli di responsabilità che espletano nei Paesi in cui vivono. Le generazioni successive alla prima emigrazione, oggi, esprimono una schiera di personalità emergenti in ogni settore della vita sociale e civile, dall’imprenditoria alle professioni, dall’economia alle università, dalla ricerca alla politica.

Ma torniamo al tema. Quando nel secondo dopoguerra si riaprì l’emigrazione e si ripresentarono problemi e difficoltà analoghi a quelli riscontrati a fine Ottocento, ancora una volta si commise l’errore di considerare l’emigrazione di massa come strumento per alleviare la disoccupazione e non si pensò che occorreva togliere subito all’agricoltura l’ancestrale carattere di occupazione non sufficientemente remunerata ed oppressa da intollerabili gravami; che occorreva non disperdere l’artigianato, che occorreva superare le barriere che avevano privato tante popolazioni, e per lungo tempo, della cultura e della formazione professionale. Insomma, si ricadde negli stessi errori, quando di quel salasso di forze non si riusciva a tenere conto, neanche dal punto di vista statistico, mentre era lo specchio della persistenza degli squilibri economici d’uno Stato ancora territorialmente incompiuto, specie nel Meridione. Tutto veniva rimesso all’iniziativa privata, nella speranza che fosse in grado di approntare nuove opportunità di lavoro.

Dunque è evidente che fosse naturale, in presenza d’una sordità sociale così palese, la fuga muta ed ostinata di chi non aveva neanche l’essenziale per la sopravvivenza. Non è il caso d’indagare se ci fosse o meno una coraggiosa spinta imprenditoriale in quegli italiani che dovevano tra difficoltà oggettive costruire uno Stato nuovo ed unitario non solo a parole, ma appare chiara l’insufficiente presa di coscienza dell’emigrazione come problema nazionale, come questione sociale ormai inquietante, come protesta silenziosa e sprezzante. Tutt’al più poteva apparire come fenomeno di disturbo in una fase di assestamento ancora incerta ed immatura.

E così l’emigrazione nacque con quel suo carattere, durato più d’un secolo, di spinta incontrollata ed incontrollabile, per mancanza d’un adeguato piano governativo sia di sostegno ai partenti, sia per il riassorbimento delle forze emigrate, nel contesto d’una politica economica programmata che almeno governasse l’emigrazione aiutandola nella fase dell’espatrio come in quella del rientro, con una serie di servizi, tutele e infrastrutture. Questo perché l’uscita dal Paese non fosse un atto d’arrischiata avventura ed il ritorno una faticosa reintegrazione.

La spinta ad emigrare ebbe persino i suoi banditori, come gli agenti delle linee di navigazione ed i rappresentanti degli interessi d’oltreoceano che nei più sperduti paesi d’Italia portavano la suggestione d’una fortuna a portata di mano. Dopo un secolo, di fortuna non si parlava più e la ripresa dell’emigrazione, dal 1946, fu collegata a rapporti di lavoro soprattutto con le industrie estrattive. Tutt’al più si sperava in contratti vantaggiosi, specie per i lavoratori delle miniere rispetto agli scarni trattamenti salariali che allora si fruivano in Italia: A quali costi ce l’avrebbe rivelato nel 1956 la tragedia di Marcinelle. E tuttavia resta nitida la cifra dell’emigrante italiano, a volte un pioniere, un avventuroso ed un campione di coraggio e sobrietà, in altri casi persone che cercavano la sicurezza del pane quotidiano, stabilità del lavoro e qualche forma di protezione sociale. Dall’unità d’Italia ad oggi le migrazioni con l’estero hanno certamente rappresentato un fattore di primaria importanza nell’evoluzione socio-economica del Paese. Solo a partire dagli anni ’70 si è cominciata a delineare un’inversione di tendenza, rivelata prima dall’attenuarsi dei fattori d’espatrio e poi dal passaggio, per i più imprevisto ed inatteso, da paese d’emigrazione a paese d’immigrazione. Ma già nel primo decennio del Duemila, particolarmente dopo la crisi economica mondiale del 2007-2008, in Italia si è ripreso ad emigrare, con uscite che hanno raggiunto talvolta i 150mila esodi in un anno, spesso giovani con formazione universitaria che dentro i confini non hanno trovato opportunità di lavoro. Negli ultimi anni intorno a 130mila sono stati gli esodi.

Tornando al periodo in esame, la fine del secondo conflitto mondiale segna l’avvio d’una ulteriore fase d’intensa emigrazione dall’Italia verso l’estero. L’arretratezza delle strutture di produzione e la continua fuoriuscita di manodopera dal settore agricolo determinano infatti un’ampia disoccupazione, specie nelle regioni meridionali. La promozione dell’emigrazione viene vista come un rimedio agli squilibri interni tra domanda ed offerta di lavoro, tanto che viene pubblicamente proposta con un piano del Governo tendente a favorire gli espatri. Sebbene i fenomeni migratori riguardino anche il nord d’Italia – tanto che le regioni settentrionali tra gli anni ’50 e ’60 vedono aumentare la propria popolazione di diversi milioni di persone provenienti dal meridione – i flussi verso l’estero continuano ad essere la punta più vistosa del fenomeno. I flussi dell’immediato dopoguerra si indirizzano dapprima oltreoceano, in nord e sud America (Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile e Venezuela) come in Australia, poi soprattutto verso i Paesi europei, con picchi di trecentomila espatri l’anno.

Le migrazioni verso l’Europa hanno carattere marcatamente temporaneo, mentre quelle verso altri continenti hanno carattere tendenzialmente stabile. Nella seconda metà degli anni ’60 le destinazioni verso i Paesi europei diventano prevalenti, mentre quelle extracontinentali cominciano a perdere attrattiva già a metà del decennio precedente. Il cambiamento della direzione dei flussi va correlato per un verso alla favorevole congiuntura dell’economia di molti Paesi europei, oltre che alle migliori condizioni sociali e previdenziali offerte anche in ragione di accordi tra Stati dell’appena nata Comunità Europea, come pure dalle più agevoli decisioni di rimpatrio; dall’altro è condizionata dalle sopravvenute difficoltà economiche specie in sud America, ma anche dalle restrizioni introdotte da alcuni Paesi d’oltreoceano. All’inizio prevalgono Francia e Svizzera come mete europee, seguite appena dopo dal Belgio. Qualche anno più tardi è la Germania federale, in piena espansione industriale, ad essere preferita come destinazione.

Nel frattempo, a partire dagli anni ’60, l’Italia conosce il suo “boom economico” e s’avvia a diventare una delle grandi potenze industriali del mondo. I movimenti migratori, già a metà degli anni ’60, cominciano a perdere il carattere di esodo di massa che aveva contraddistinto fino ad allora il fenomeno. Negli anni ’80 la media degli espatri, circa 80.000 unità, vengono pressappoco pareggiati dalla media dei rimpatri, tanto che persino l’Istat nel 1988 interrompe la rilevazione di flussi e l’andamento del fenomeno è rilevabile solamente attraverso le cancellazioni o reiscrizioni sui registri dell’anagrafe dei Comuni. Negli anni ’90 si rileva per la prima volta un bilancio migratorio favorevole ai rientri, mentre si avverte decisamente che l’Italia si sta trasformando in paese d’immigrazione. Anche dai Paesi d’oltreoceano, sebbene in misura molto più contenuta, prevalgono i rimpatri sugli espatri. Il fenomeno mantiene pressappoco lo stesso trend anche nei primi anni Duemila.

Gli italiani residenti all’estero

A partire dall’unificazione del 1861 l’Italia ha conosciuto un espatrio di quasi 29 milioni di persone. Secondo i dati che documenta il Dizionario Enciclopedico Migrazioni Italiane nel Mondo – la prima opera enciclopedica realizzata da 168 autori, tra cui anch’io -, nel periodo 1876-2005 le prime tre regioni con il maggior numero di espatri sul totale sono il Veneto (3.212.919), la Campania (2.902.427), la Sicilia (2.883.552). L’Abruzzo è al settimo posto con 1.254.223 espatri. Secondo il penultimo Rapporto Italiani nel Mondo (2021) della Fondazione Migrantes, sono 5.652.080 gli italiani che hanno conservato la cittadinanza e sono iscritti all’AIRE, l’anagrafe dei residenti all’estero. Sono il 10,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia nell’ultimo anno ha perso quasi 384 mila residenti sul suo territorio (dato ISTAT), ne ha guadagnati 166 mila all’estero (dato AIRE). La Sicilia, con oltre 798 mila iscrizioni, è la regione con la comunità più numerosa di residenti all’estero. La seguono, a distanza, la Lombardia (oltre 561 mila), la Campania (quasi 531 mila), il Lazio (quasi 489 mila), il Veneto (oltre 479 mila) e la Calabria (oltre 430 mila). Sono tre le grandi comunità di cittadini italiani iscritti all’AIRE: nell’ordine, Argentina (884.187, il 15,6% del totale), Germania (801.082, 14,2%) Svizzera (639.508, 11,3%). Seguono, a distanza, le comunità residenti in Brasile (poco più di 500 mila, 8,9%), Francia (circa 444 mila, 7,9%), Regno Unito (oltre 412 mila, 7,3%) e Stati Uniti (quasi 290 mila, 5,1%).

Le statistiche ufficiali dei residenti all’estero si riferiscono tuttavia solo alle cifre degli iscritti all’AIRE, per i vari Paesi, essendo rilevabili di anno in anno, come si diceva, dalle iscrizioni anagrafiche dei Comuni. Ben altra però è la popolazione oriunda dei discendenti delle varie generazioni dell’emigrazione italiana che, pur non conservando o non avendo per una serie di ragioni riacquistato la cittadinanza, è italiana per diritto di sangue e delle proprie origini conserva cultura, valori e tradizioni. In termini assoluti Brasile, Argentina e Stati Uniti sono nell’ordine i Paesi che hanno la maggior presenza d’italiani. Quei 29 milioni di italiani espatriati, con le generazioni successive – siamo alla quarta o alla quinta – hanno prodotto discendenze di padre o di madre, cosicché gli oriundi italiani nel mondo sono diventati 80 milioni, secondo le più attendibili stime. Abbiamo dunque nel mondo un’altra Italia, ben più grande di quella dentro i confini. Persone fortemente legate alle proprie radici, che amano l’Italia e la chiamano “Patria”, che la amano per la bellezza, per la sua cultura, per le sue tradizioni, per l’immenso patrimonio d’arte. Con quest’altra Italia di 80 milioni di connazionali noi italiani dentro i confini abbiamo un dovere importante, anche morale, verso di loro: di conoscerli meglio, di conoscere le loro storie, inoltre di riconoscerli in tutto il loro valore.

Mettere insieme 140 milioni di italiani che hanno le stesse radici culturali (60 dentro i confini, 80 all’estero – e secondo Piero Bassetti ci sarebbero da considerare, in aggiunta, anche altri 110 milioni di “italici”) è una sfida che l’Italia deve finalmente affrontare. Come pure politiche di promozione della lingua e della cultura italiana all’estero, cosa che l’Italia fa poco destinando risorse insufficienti a questo scopo. Ciò nonostante l’italiano è oggi la quarta lingua più studiata al mondo. Chi studia la lingua italiana, pur non essendo italiano, lo fa perché ama l’Italia, ama la cultura italiana, ama il gusto italiano, ama lo stile italiano, ama il modo di vivere degli italiani. L’attenzione verso la nostra cultura è straordinaria. Noi stessi italiani non abbiamo talvolta consapevolezza dell’enorme patrimonio intellettuale, culturale e artistico della nostra Italia, quasi due terzi di quello mondiale. Ci sfugge la dimensione di cosa siamo e cosa rappresentiamo per il mondo intero, in termini di patrimonio artistico e culturale.

Consideriamo ora, più nel dettaglio, le rotte migratorie che furono seguite nella prima emigrazione (1861-1940), e soprattutto dopo il 1945 con la seconda emigrazione. Come accennavo prima, le rotte della prima grande emigrazione si diressero verso gli Stati Uniti e i paesi del Sud America, anzitutto Brasile e Argentina, ma anche Uruguay e Cile. Nel secondo dopoguerra, oltre alle appena citate prelazioni verso le Americhe, si aggiunsero destinazioni come il Canada e il Venezuela, ma anche la nuova rotta dell’Australia. C’è poi l’emigrazione massiva nella vecchia Europa, a cominciare dalla Francia, alla Svizzera, al Belgio – soprattutto nelle miniere di carbone grazie al trattato italo/belga -, quindi alla Germania in piena ricostruzione e in forte sviluppo industriale.

Ecco alcune cifre sull’emigrazione, solo per dare un’idea senza la pedanteria dei dati statistici che renderebbero pesante questa conversazione. Tuttavia alcuni essenziali numeri sono importanti per capire meglio l’argomento, cioè l’emigrazione italiana nell’arco di circa 150 anni. Si tenga allora conto che l’emigrazione più consistente, in termini assoluti – anche se certe volte questo non appare – è stata quella verso il Brasile, paese che ha il maggior numero di oriundi italiani in termini assoluti: circa 25 milioni.

L’altro Paese con una numerosa comunità italiana è l’Argentina. Notevole il numero di argentini con origini italiane. In termini percentuali (non assoluti, che resta il Brasile) l’Argentina è il Paese che ha la più alta percentuale di italiani, circa la metà degli abitanti dell’Argentina, dunque quasi 22 milioni.  C’è una ragione per la scelta dell’Argentina in chi allora partiva con i bastimenti dall’Italia. Tenete conto delle conoscenze e del grado d’istruzione che a fine Ottocento e inizio Novecento aveva la popolazione italiana. Si consideri che chi partiva nella prima emigrazione non aveva formazione scolastica né preparazione professionale, non conosceva la lingua, men che meno rudimenti di conoscenze scientifiche. Erano quasi tutti contadini, e una piccola parte di artigiani. Quindi il miraggio di chi lasciava un Paese dove non aveva proprietà terriera, se non in minima parte, era mezzadro o lavoratore a giornata per proprietari latifondisti, era quello di avere un grande pezzo di terra da coltivare per sé e per i figli numerosi.

Quindi il sogno era quello d’andare in queste nuove terre dell’America latina per avere a disposizione appezzamenti di terreno da poter considerare come proprio, se non addirittura averlo in proprietà. Ci sono state politiche, per esempio in Brasile, in base alle quali all’immigrato si dava in proprietà un grande appezzamento di terra in posti sperduti e quasi deserti. Là si costituivano comunità di agricoltori, interi villaggi, proprio grazie ai nostri emigrati. Mi viene in mente il caso di Pedrinhas Paulista, in Brasile, dove proprio un gruppo di emigrati abruzzesi costituì, nel secondo dopoguerra, una colonia e una comunità molto coesa. In Argentina, particolarmente, qualcosa di simile succedeva nella sterminata estensione della Pampa.

Quelle terre erano importanti per la prima emigrazione italiana, non solo per l’allevamento del bestiame, ma anche per la coltivazione intensiva di cereali e altre colture. Molta parte di italiani partì per l’Argentina negli anni antecedenti la prima guerra mondiale. Le partenze continuarono anche successivamente, nel secondo dopoguerra, ovviamente con obiettivi di occupazione diversa. Perché nel secondo dopoguerra chi partiva aveva già un mestiere, erano artigiani e magari avevano anche un titolo di studio rispetto a quello elementare. Chi oggi visita l’Argentina, specie le grandi città – come è capitato a me nei quattro viaggi in quel grande Paese -, proprio perché metà della popolazione ha origini italiane, ha l’impressione di trovarsi in una città europea, certe volte addirittura di stare in una città italiana. Si riconoscono i gusti, il modo di conversare delle persone, il modo di porsi tipico dello stile italiano, del nostro modo di vivere.

Per dare ancora qualche cenno, il terzo Paese per numero di oriundi italiani (emigrati delle varie generazioni) sono gli Stati Uniti d’America, con oltre 18 milioni di cittadini di origine italiana. Gli Stati Uniti hanno avuto un atteggiamento molto complicato nei confronti degli italiani. Oggi noi celebriamo la parte bella dell’emigrazione italiana, ma c’è la parte dolorosa che è terribile. Molta parte di questa storia di dolore – fatta di pregiudizi, stigmi, persino disprezzo – riguarda proprio l’atteggiamento degli americani nei confronti degli immigrati italiani della prima ondata migratoria, trattati come una “gente inferiore” – rozza, sporca, incolta, violenta – e con epiteti dispregiativi (dago, guinea, ecc.). Pensate che dopo l’approvazione della legge voluta dal Presidente Lincoln che abolì la schiavitù, furono emigrati italiani che andarono a sostituire gli schiavi neri che lasciavano le coltivazioni di cotone in Georgia, in Florida, in Mississippi, in Louisiana e in altri Stati del sud, talvolta subendo veri e propri linciaggi, come avvenne a New Orleans nel 1891 e a Tellulah nel 1899.

Andarono, i nostri emigrati, negli Stati del sud, come andarono nelle miniere di carbone del West Virginia (Monongah, 1908), della Pennsylvania, dell’Arizona o in Colorado, come soprattutto nelle grandi aree metropolitane e industriali di New York, Filadelfia, Pittsburgh, Boston, Chicago e Detroit. Gli italiani erano visti molto male, con pregiudizio. C’era chi li guardava con sospetto, ma non parlo della parte marcia degli italiani – una estrema minoranza – bande criminali legate alla mafia e alla mano nera. Parlo della stragrande maggioranza degli italiani in America che sudava lacrime e sangue per costruirsi un futuro, subendo talvolta angherie d’ogni sorta, almeno fino a metà Novecento. Basta leggere qualche romanzo dell’epoca, anche di qualche abruzzese – Pascal D’Angelo o Pietro Di Donato, se non addirittura di un grande della letteratura americana come John Fante -, per comprendere chiaramente di quali stigmi gli italiani sono stati vittime.

Si trova anche in queste storie il motivo per il quale molte volte gli italiani hanno americanizzato il proprio nome e cognome, per non farsi riconoscere, per non subire angherie. Per molti decenni hanno evitato di dichiarare le proprie origini, diversamente dall’orgoglio che ora si mostra. Solo dagli anni Trenta del secolo scorso questo orgoglio iniziò pian piano a manifestarsi con le prime parate del Columbus Day a New York – un evento fondato nel 1929 da Generoso Pope (Generoso Antonio Papa), un magnate italoamericano di origini irpine, poi diventata festività nazionale dell’orgoglio italiano negli States. Lo stigma verso gli italiani è caduto solo nella seconda metà del 900, ma fino ad allora c’era stato questo atteggiamento pesante nei nostri confronti. Solo negli ultimi trent’anni, peraltro, si è potuto accertare quanti oriundi italiani vivono negli Stati Uniti, grazie ad un dato aggiunto nelle schede del censimento generale della popolazione americana, dove si chiedeva l’origine. Caduti i pregiudizi, i nostri connazionali hanno cominciato massivamente a dichiarare le proprie origini. Si è così risaliti ai 18 milioni di oriundi. Ma c’è da ritenere che ci sia persino qualcosa in più di origini italiane.

Nel secondo dopoguerra è cresciuta di molto l’emigrazione verso il Canada, un Paese che ha invece accolto gli italiani a braccia aperte e lo ha fatto perché nella Costituzione il multiculturalismo è elevato a valore costituzionale. E’ quindi la Costituzione stessa del Canada ad affermare che le culture, le etnie, le origini diverse della popolazione ascendono a valore costituzionale. C’è stata solo una parentesi brutta riguardo il trattamento degli italiani, come si è detto, durante la seconda guerra mondiale, quando i nostri connazionali di sesso maschile e d’età compatibile con la leva militare furono confinati in campi di concentramento perché ritenuti possibili sodali del regime fascista. Una ferita grave che solo recentemente è stata sanata dall’assunzione di responsabilità storica fatta dal Presidente del Canada, Justin Trudeau. Peraltro verso gli italiani c’è stata sempre buona accoglienza. Soprattutto la comunità italiana si è fatta valere ed apprezzare. Oggi in Canada, specie nelle province dell’Ontario e del Quebec, molti sono gli esponenti politici di spicco nelle istituzioni nazionali, Parlamento e Governo, come nelle istituzioni locali e provinciali, a dimostrazione dei ruoli rilevanti che gli italiani si sono conquistati in quel Paese.

C’è infine l’emigrazione del secondo dopoguerra nei Paesi europei. Una presenza forte degli italiani è in Francia, in Germania, in Gran Bretagna, in Svizzera e in Belgio, in quest’ultimo soprattutto per le miniere. Ricorderete la grande tragedia di Marcinelle, dopo la quale cambiò la legislazione sulla sicurezza del lavoro in quel Paese e in quasi tutta Europa. La tragedia colpì soprattutto i nostri emigrati. Nella miniera di Bois du Cazier a Marcinelle, nei pressi di Charleroi, l’8 agosto 1956 morirono 262 minatori nell’incendio di un pozzo a circa mille metri di profondità. Di 262 vittime 136 erano italiani, e di questi bel 60 erano abruzzesi. Cambiarono, dopo la tragedia, anche i rapporti tra Italia e Belgio, relativamente ad un patto che negoziava braccia contro carbone. Un patto che non aveva stabilito sicurezze nel lavoro, previdenza, diritti dei lavoratori. Tutto però cambiò da quella tragedia.

Qual è oggi la situazione della nostra emigrazione, quali le condizioni delle comunità italiane nel mondo? Oggi gli italiani nei vari Paesi d’emigrazione si sono conquistati stima e prestigio, con ruoli di primaria importanza. Chi era emigrato dall’Italia lasciando luoghi con le più dure difficoltà di vita, proprio tra questi si riconoscono le migliori situazioni di riscatto (ad esempio, le grandi imprese di costruzioni in Sudafrica, tante dell’altipiano delle Rocche, di Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio, Rovere).Hanno assicurato per sé e la propria famiglia benessere e progresso, ma anche per il proprio Paese e per quello d’accoglienza.

Tutte le volte che all’estero incontro le nostre comunità, la prima parola è di gratitudine neiloro confronti. Le ringrazio a nome personale, le ringrazio a nome della istituzione che di volta in volta ho rappresentato. Ma le ringrazio anche a nome dell’Italia, per via del mio lungo servizio nelle istituzioni. Lo faccio per sopperire anche chi, avendo funzioni di governo (locale, regionale o nazionale) talvolta dimentica d’esprimere gratitudine verso i nostri emigrati, certe volte dimentica perfino d’incontrare le loro associazioni. Bisogna invece essere sempre loro grati per il servizio straordinario che hanno fatto all’Italia. Non solo quello di aiutare l’Italia nella rinascita dopo due guerre mondiali, con le loro rimesse di valuta pregiata. Sappiamo quanto questo ha rappresentato nell’economia italiana per la ricostruzione del Paese dopo la guerra e per avviare il nostro sviluppo economico.

Ma le comunità italiane nel mondo, oltre l’aspetto economico, sono state soprattutto utili – e questo è l’aspetto ancora più rilevante – per aver dato un’immagine dell’Italia di assoluta qualità, per aver dimostrato di quale pasta è fatta la gente italiana. Hanno avuto la schiena diritta, si sono guadagnati la stima e il prestigio, si sono affermati in società fortemente competitive in tutti i campi: nell’economia, nell’imprenditoria, nella ricerca, nella cultura, nelle università, persino nei Parlamenti e nei Governi. Hanno saputo dimostrare di essere gente seria, affidabile, rispettosa della legge, addirittura migliore delle persone native di quei Paesi. Hanno saputo affermarsi in ogni campo e poi hanno saputo mettere quel quid in più che tutti ci riconoscono: la capacità degli italiani di coltivare le relazioni, di avere buoni rapporti sociali, soprattutto di avere quella creatività e quel talento tipico italiano che a tutti fa particolarmente meraviglia.

Questa è l’Italia gloriosa che al di fuori dei confini ha dato dimostrazione della positività della gente italiana. Certe volte ha persino cambiato l’atteggiamento che in molti Paesi si aveva nei confronti dell’Italia. Perché noi qualche difetto pure ce l’abbiamo, come quello di cercare scappatoie alla legge, il poco rispetto per le regole, i bizantinismi della classe politica incomprensibili all’estero, la corruzione nella pubblica amministrazione e così via. Aspetti gravi che dovremmo correggere, ma che all’estero, specie nei Paesi anglosassoni o di tradizione protestante, restano assai censurabili e anziché quel grande Paese che l’Italia è o potrebbe essere, siamo visti ancora con sufficienza.

Abbiamo dunque necessità di migliorare noi stessi anche sullo specchio di quello che hanno fatto i nostri connazionali all’estero. Ma soprattutto abbiamo il dovere morale di conoscere e di far conoscere la storia della nostra emigrazione. Dobbiamo operare perché entri nelle nostre scuole, perché sia studiata dai nostri ragazzi, perché entri nelle università e perché l’Italia dentro i confini conosca bene l’Italia fuori. Quante opportunità potrebbero nascere per il nostro Paese con un rapporto nuovo e maturo tra queste due Italie, dentro e fuori i confini, che si conoscono e riconoscono, sulla comunione della lingua e della cultura, sulla consapevolezza d’essere e di sentirsi un solo grande Paese in cammino, anche con la parte fuori dai confini.

Infine, con la diffusione della lingua e della cultura italiana cammina il Made in Italy, camminano i commerci, cammina tutto. Cammina soprattutto il modo di far conoscere ancor di più l’Italia in tutto il mondo. E ovviamente averne un riverbero importante, per il turismo in particolare, uno dei maggiori cespiti della nostra economia, specie oggi che abbiamo le difficoltà che stiamo vivendo. Quanto sarebbe importante avere un’Italia che contasse 140 milioni d’italiani (60 in Italia, altri 80 all’estero), per sviluppare fortemente il turismo, anche il turismo delle radici, per valorizzare in termini economici ed occupazionali lo straordinario patrimonio d’arte, storia e cultura che l’Italia può vantare, uno straordinario cespite che ammonta a quasi due terzi rispetto a quello dell’intero pianeta.

Gli Abruzzesi nel mondo

Infine, un breve focus sull’emigrazione abruzzese. Secondo il recente Rapporto Italiani nel Mondo ante pandemia (2020), nell’anno di riferimento (1.1.2019) su una popolazione residente di 1.311.580 abitanti, gli abruzzesi iscritti all’AIRE sono 189.720, delle province di Chieti (77.304), L’Aquila (41.457), Teramo (36.331), Pescara (34.628). Nell’ordine questi sono i primi 10 Paesi dove essi vivono: Argentina, Svizzera, Belgio, Germania, Francia, Venezuela, Canada, Stati Uniti d’America, Australia, Brasile. Come abbiamo già ampiamente argomentato, questo dato riguarda solo chi è iscritto all’anagrafe dei residenti all’estero, che ha conservato o riacquistato la doppia cittadinanza, con il diritto di voto alle elezioni politiche nazionali e referendum. Sono solo una piccola parte della massa di oriundi abruzzesi nel mondo delle varie generazioni migratorie, stimati affidabilmente in oltre un milione e trecentomila.

Dopo la grande emigrazione a cavallo tra ‘800 e prima metà del ‘900 che aveva visto l’emigrazione abruzzese dirigersi principalmente in Argentina, Brasile, Stati Uniti, nel secondo dopoguerra i flussi migratori dall’Abruzzo prediligono USA, Canada, Venezuela, Australia e l’Europa (Germania, Svizzera, Francia, Belgio e Regno Unito). Se in genere sono state dure le condizioni degli emigrati italiani per affrancarsi dai problemi patiti dalla prima generazione migratoria, per gli Abruzzesi lo sono state ancor più. Riscattando le condizioni di povertà dignitosa che furono alla base della loro emigrazione in ogni continente, lasciando i borghi delle nostre montagne grame o i paesi delle pianure ancora soggiogate dal latifondo, gli Abruzzesi hanno contribuito, specie nell’ultimo mezzo secolo, alla crescita dei Paesi d’accoglienza, conquistando stima e considerazione con il generoso esempio di vita che hanno saputo dare. In quelle stesse terre, dal nord al sud America, dall’Africa all’Australia, in ogni paese della vecchia Europa, essi hanno realizzato una fitta rete associativa che se da un lato ha conservato l’identità regionale, dall’altro costituisce un cespite su cui sono edificate le ragioni stesse del riconoscimento da parte di quelle società.

Il mondo associativo abruzzese – quello all’estero, ma anche quello in Italia, fuori regione – è assai vivace nelle iniziative e nelle attività d’ordine sociale, culturale e mutualistico, con lo scopo di custodire e valorizzare la cultura e le tradizioni regionali, come di contribuire allo sviluppo delle attività di promozione condotte dalla Regione Abruzzo all’estero. Attualmente l’associazionismo sta vivendo un momento di transizione importante, tra le generazioni prima e seconda con le generazioni successive, nella ricerca di motivazioni nuove che siano capaci di aggregare i giovani, con interessi ed iniziative diverse da chi finora ha coltivato solo ricordi e tradizioni. Può certamente inorgoglire un dato, osservato incontrando le comunità abruzzesi d’ogni continente.

Contrariamente a quanto lascerebbe supporre l’antico isolamento dell’Abruzzo, la dispersione in piccoli borghi di montagna che certamente non favorivano le relazioni, gli abruzzesi all’estero e le loro associazioni si pongono in condizioni di assoluta preminenza rispetto alle altre associazioni regionali, spesso divenendo punti di riferimento per capacità d’iniziative sociali e culturali e motivo di emulazione. A conferma, e per concludere, voglio citare il caso constatato direttamente nella visita che di qualche settimana fa in Canada, in occasione del 50° anniversario del Centro Abruzzese Canadese di Ottawa. Tra i vari riconoscimenti del valore e del ruolo svolto dalla comunità abruzzese nella capitale del grande Paese nordamericano, c’è stato quello del Primo Ministro Justin Trudeau espresso in un messaggio d’augurio recapitato al Presidente del Centro Abruzzese Canadese Inc. Nello Scipioni, davvero un messaggio straordinario ed eccezionale per essere rivolto ad una comunità regionale.

Ho il grande piacere di trasmettere i miei più calorosi saluti in occasione del 50° anniversario del Centro Abruzzese Canadese Inc. Nel Paese dove la più grande forza è la diversità, i contributi che la comunità abruzzese ha apportato e continua ad apportare ogni giorno sono tutti assolutamente preziosi. Grazie per l’aiuto a fare del Canada il miglior luogo dove vivere al mondo.

In un’epoca dove le voci seminano la divisione, organizzazioni come la vostra, che riuniscono le persone e le incoraggiano a celebrare la loro diversità e ad essere orgogliose della loro eredità culturale, sono più importanti che mai. Perché voi aiutate a far tacere quelle voci.

A tutta la squadra dietro il Centro: grazie per tutto quello che fate. Vi auguro niente di meno che altri 50 anni di continuo successo, crescita e ispirazione.

Voi avete tutta la mia solidarietà e la mia gratitudine.

Justin Trudeau

Primo Ministro del Canada




SERVIZI ECOSISTEMICI FUORI LUOGO!

Pescara, 3 novembre 2023. Premesso che la colpa assoluta e primaria dell’abbandono di un water lungo la Nazionale Adriatica che attraversa la Riserva Dannunziana è dell’autore dell’irresponsabile gesto, dopo la segnalazione di diversi giorni fa mi aspettavo un intervento di rimozione più tempestivo da parte di Ambiente, sempre efficiente nel rispondere alle sollecitazioni da parte dei cittadini. Ma evidentemente questa volta l’azienda deve essere presa da altro.

E allora mi soffermo di nuovo su questa incresciosa situazione per il segnale di trascuratezza e di abbandono che trasmette e che non si addice ad un’area protetta, ma neanche a qualsiasi altra area urbana, se non deputata.

Quello che in effetti sta accadendo è il contrario di ciò che ci si sarebbe dovuto attendere, ma forse anche perseguire e sostenere nel tempo: ovvero che fosse la Riserva a contaminare il suo intorno, estendendo la sua dinamica evolutiva al di fuori dei suoi confini amministrativi e che nello spazio di espansione ne venissero agevolati i preziosi servizi ecosistemici.

Invece si ha la sensazione che stia accadendo l’opposto, e cioè che sia l’area protetta ad essere contaminata da quello che avviene al suo esterno, con una invasione delle usanze antropiche cittadine, di fruizione massiva e spesso di predazione e di consumo, riservate al verdee ai giardini urbani, soggetti ad altri regimi gestionali.

L’immagine del “vaso” abbandonato ai margini del bosco, che tra l’altro, dopo l’invasione stradale del Pendolo e l’incendio, dà segni di stanchezza e di cedimento, rattrista molto e sembra restituire una immagine di sconfitta, a partire dal piano di inciviltà di chi si è reso colpevole dell’abbandono doloso del sanitario, a cui evidentemente il messaggio della presenza della Riserva Dannunziana non è arrivato. Come forse a tanti altri. E dopo oltre venti anni dalla sua istituzione tutto ciò è inconcepibile!

Giancarlo Odoardi

Rifiuti Zero Abruzzo




ANNA FOGLIETTA ALLA D’ANNUNZIO

Storie di donne in occasione del Festival Alessandro Cicognini. Auditorium del Rettorato 7 novembre 2023  ore 15:30

Chieti, 3 novembre 2023. Martedì 7 novembre, alle ore 15:30, l’Auditorium del Rettorato dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara ospiterà l’attrice Anna Foglietta per l’evento “Cicognini e la Letteratura”, organizzato dal “Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali” (DiLASS) e dal “Festival Alessandro Cicognini”, finanziato dal Ministero della Cultura e diretto dal compositore e regista Davide Cavuti. Una presenza d’eccezione quella di Anna Foglietta, attrice di cinema, televisione e teatro e vincitrice di numerosi riconoscimenti. La manifestazione si aprirà con il saluto del professor Liborio Stuppia, Rettore dell’Università d’Annunzio.

Seguiranno gli interventi del professor Carmine Catenacci, prorettore vicario dell’Ateneo, e della professoressa Antonella Di Nallo, docente di “Letteratura teatrale italiana” presso il DiLASS. Ad Anna Foglietta sarà affidata l’interpretazione del testo “Storie di donne”, un percorso nell’universo femminile da Euripide ai giorni nostri. Le musiche del maestro Alessandro Cicognini saranno la colonna sonora dell’appuntamento. L’incontro sarà presentato dalla giornalista Mila Cantagallo.

 Anna Foglietta ha recitato nel film “Nessuno mi può giudicare” con Paola Cortellesi, ricevendo una candidatura al “David di Donatello” e al “Nastro d’argento”. Nel 2015 è stata la protagonista femminile del film “Noi e la Giulia” di Edoardo Leo, per il quale ha ricevuto la sua seconda candidatura al “David di Donatello”.

Nel 2016 è stata tra i protagonisti di “Perfetti sconosciuti”, con la regia di Paolo Genovese, ricevendo la sua terza candidatura ai “David di Donatello”. Ha vinto un “Nastro d’argento” per “Un giorno all’improvviso” e il “Premio Flaiano” per la migliore interpretazione ne “La mafia uccide solo d’estate” nel 2017. Per il teatro, ha ricevuto, inoltre, il premio “Le maschere del teatro” nel 2016. Ha interpretato il ruolo di Nilde Iotti nel film biografico “Storie di Nilde”.

Nel 2020, è stata la madrina della 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, conducendo le serate di apertura e chiusura del Festival.  Nell’estate 2020 ha debuttato con lo spettacolo “La bimba col megafono” con musiche di Davide Cavuti, prodotto da “Teatro Stabile d’Abruzzo” e da “Stefano Francioni produzioni”. Nel 2022, Anna Foglietta è la protagonista di “Donne vestite di sole” con le musiche e la regia di Davide Cavuti.

Siamo molto lieti di accogliere presso il nostro Ateneo Anna Foglietta, una delle interpreti più brillanti e sensibili dell’attuale panorama cinematografico, teatrale e televisivo – ha dichiarato il professor Carmine Catenacci, prorettore vicario dell’Università Gabriele d’Annunzio – Al centro dell’incontro vi è un tema di fondamentale importanza sociale e culturale quale la condizione femminile nella storia, scandita attraverso la lettura e l’interpretazione di testi esemplari dall’antichità ad oggi. L’incontro si profila come una preziosa esperienza formativa per gli studenti dei nostri corsi di studio, che prevedono anche uno specifico curriculum in “Linguaggi della musica, dello spettacolo e dei media”, ed esprime in maniera incisiva e originale la funzione civile che è propria dell’istituzione universitaria.

Il Festival multidisciplinare Alessandro Cicognini nasce con l’intento di divulgare le opere di un insigne personaggio abruzzese e farlo conoscere soprattutto alle nuove generazioni – ha dichiarato il maestro Davide Cavuti, direttore artistico del Festival Alessandro Cicognini – Nel suo percorso artistico nel mondo del cinema, il maestro Cicognini ha realizzato oltre trecento colonne sonore per i più importanti registi del suo tempo per capolavori del cinema internazionale.

Maurizio Adezio




UN WEEK END DI INGRESSI GRATUITI

Al MuNDA – Museo Nazionale d’Abruzzo il 4 e 5 novembre

L’Aquila, 3 novembre 2023. Sabato 4 novembre 2023, in occasione del Giorno dell’Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate, per la prima volta nella storia repubblicana  entrata gratuita al MuNDA e ai  musei e  parchi archeologici statali.

Domenica 5 novembre si raddoppia: accesso libero per #domenicalmuseo

Al MuNDA è visitabile, prorogata fino al 5 novembre,  la mostra Nuove acquisizioni. Un’imperdibile opportunità per vedere le cinque opere entrate a far parte delle collezioni museali, fra cui la grande tavola del Maestro di Beffi la Dormitio Virginis, capolavoro dell’arte abruzzese di fine Trecento, esposta per la prima volta al pubblico.




MATTINATA DA INCORNICIARE

Lunedì 30 ottobre 2023 presso l’Auditorium Sala Eden di ORTONA, dedicato all’inaugurazione dei nuovi corsi Biennali 2023-2025 dell’Academy per la Mobilità Sostenibile ITS MO.ST.

Ortona, 3 novembre 2023. Il nuovo Bienno 2023-2025 vede l’avvio di ben tre percorsi formativi: “Tecnico Superiore per la Distribuzione delle Merci e la Mobilità delle Persone” giunto alla sua sesta edizione; “Tecnico superiore per l’Infomobilità e Sviluppo Software” alla sua seconda edizione.

La novità 2023 è il corso di specializzazione per i futuri “Tecnici del Trasporto Ferroviario” promosso dall’Academy TUA-ITS MO.ST, con la collaborazione di FORFER, Centro di Formazione riconosciuto da ANSFISA in campo nazionale, mediante il quale sarà possibile acquisire le competenze e le licenze per diventare: Preparatore del Treno, Agente di Condotta (Categoria A1/A4: locomotori di manovra o qualsiasi altro locomotore quando è utilizzato per la manovra; Categoria B: treni passeggeri e merci).

Tutti i corsi consentono di acquisire il Diploma Europeo di Specializzazione di 5°livello EQF, valido in tutta Europa e per tutti i tipi di concorsi e selezioni, pubbliche e private, secondo la normativa europea e nazionale di cui alla Legge 99/2022.

L’evento ha consentito di coniugare le esperienze di successo degli allievi diplomandi con le aspettative dei nuovi corsisti, in un’ottica di trasferimento e passaggio di staffetta verso i percorsi di crescita che l’Academy permette di realizzare; tra le esperienze di successo, la presentazione del progetto di innovazione della Logistica Interna condotto dai nostri allievi Francesco Santalucia e Lorenzo Toro preso la DRIVESERVICE Srl di Poggiofiorito (Ortona), appartenente al gruppo della multinazionale Carraro Spa, e le video-history sulle esperienze ERAMUS+ in Grecia e Spagna degli allievi Alessio D’Alessandro, Christian Tontini, Andrea Corvino e Daniele Vaini.

Agli allievi diplomandi, sono stati consegnati Attestati di qualificazione specialistica conseguiti per SAP Logistica, Sicurezza Aziendale, Logistica e Sicurezza Portuale. A consegnare i titoli conseguiti il Presidente Alfonso Di Fonzo, la vicepresidente Luciana Ferrone, il Capitano Giacomo Consorti in rappresentanza della Safety Total System Marine Group di Ortona e il Segretario Regionale della FIT CISL Abruzzo-Molise, Amelio Angelucci.

“L’importanza strategica dell’acquisizione di competenze specialistiche fornite direttamente dalle aziende partner, come HONDA, SANGRITANA, STANTE LOGISTICS, LTRANSPORT, DRIVESERVICE-CARRARO, nell’ambito della logistica industriale, distributiva e intermodale, e della TUA e DONATO DI FONZO nella mobilità intelligente&green dei passeggeri, è stata acclarata dai settori target di placement”, come ha ribadito il Presidente Alfonso Di Fonzo, “che evidenzia come l’84% dell’occupazione generata dal MOST sia strettamente attinente al percorso di studi realizzato e, soprattutto, a beneficio delle nostre aziende regionali e dunque dell’intero PIL territoriale”.

“Con le nostre iniziative formative” ha spiegato la direttrice dell’ITS MO.ST, Dott.sa Emanuela Di Luca, “proponiamo un processo di qualificazione e sviluppo inserendo nel mercato del lavoro nuove professionalità altamente qualificate. Si tratta della costruzione e della valorizzazione della filiera integrata formazione-lavoro sperimentata in questi anni e che ad oggi sta consolidando i suoi risultati. La Fondazione ITS MO.ST Academy, con il supporto finanziario della Regione Abruzzo, le oltre 40 aziende partner e lo stretto rapporto con gli Atenei di L’Aquila e Roma, si sta confermando oramai una rete strutturata di riferimento per i giovani e il nostro territorio, in grado di ridurre i divari esistenti nel passaggio dal processo formativo all’inserimento lavorativo”.




GIORNATA DELL’UNITÀ NAZIONALE E DELLE FORZE ARMATE

Celebrazioni dell’amministrazione comunale

Roseto degli Abruzzi, 3 novembre 2023. L’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi celebra la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate (4 novembre) con una serie di eventi, civili e religiosi, che si svolgeranno durante tutta la mattina di domenica 5 novembre.

Il programma della giornata prevede l’inizio delle celebrazioni con il raduno, alle ore 9.00, presso piazza della Repubblica, di fronte al Municipio. A seguire, nella vicina chiesa di Santa Maria Assunta, si svolgerà la solenne messa in suffragio dei caduti di tutte le guerre.

Successivamente gli amministratori rosetani, guidati dal Sindaco Mario Nugnes, assieme ai rappresentanti delle istituzioni civili, militari e religiose, si sposteranno sul territorio per partecipare ad una serie di deposizioni di corone di alloro.

La prima tappa è prevista alle 10:30 in piazza della Libertà dove si svolgerà un intervento commemorativo in ricordo dei caduti di tutte le guerre.

Alle ore 11:00, presso la Villa Comunale, è prevista la deposizione di una corona in ricordo dei Caduti dell’aria.

La tappa successiva è prevista alle ore 11:30 nei pressi del pontile e del piazzale Santarelli. Qui sarà deposta una corona in ricordo dei Caduti del mare e delle Forze dell’Ordine.

A mezzogiorno, ci si sposterà su lungomare Roma per la deposizione di una corona d’alloro per i militari decorati della Prima e della Seconda Guerra Mondiale.

Le ultime due cerimonie di deposizione si svolgeranno, rispettivamente alle 12:30 e alle 13:00, a Cologna Paese e a Montepagano.

I momenti della deposizione saranno accompagnati da messaggi di riflessione a cura del Sindaco, degli Amministratori Comunali e degli studenti del Liceo “Saffo” di Roseto degli Abruzzi.

“Anche quest’anno l’Amministrazione Comunale ha voluto organizzare una serie di iniziative per celebrare l’importante ricorrenza del 4 novembre – affermano il Sindaco Mario Nugnes e la Presidente del Consiglio Comunale Gabriella Recchiuti – Una data che ricorda la fine dalla Prima Guerra Mondiale dove tantissimi italiani sacrificarono la propria vita per compiere il processo di unificazione della nostra Nazione. Ma anche un monito affinché quei sacrifici non si ripetano più in futuro e per ribadire, come scritto nella nostra Costituzione, che l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.




LA GRANDE GUERRA E IL RICORDO DI MATTEO NANNI

L’Amministrazione Comunale celebra il 4 Novembre, Giorno delle Forze Armate e  Giornata dell’Unità Nazionale. Alla tradizionale deposizione di corone, seguirà, nel pomeriggio, la presentazione del libro

Giulianova, 3 novembre 2023. Alla presenza delle autorità civili e militari, si svolgeranno a Giulianova, sabato 4 Novembre, le cerimonie celebrative del 4 Novembre, Giorno delle Forze Armate e Giornata dell’Unità Nazionale.

Prevista, in mattinata, la tradizionale deposizione di corone al cimitero, in piazza Salvo D’Acquisto, all’esterno del duomo di San Flaviano e in piazza Dalmazia.

Le cerimonie, coordinate da Walter De Berardinis, avranno inizio alle 9, all’ingresso del cimitero di via Gramsci, in corrispondenza del quale sarà scoperta una targa dedicata ai Caduti dell’ Aria.

Nel pomeriggio, in sala Buozzi, la presentazione del libro “La Grande Guerra e il ricordo” di Matteo Nanni e la consegna dei diplomi alla memoria.




CELEBRAZIONI DEL 4 NOVEMBRE

Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate

Martinsicuro, 3 novembre 2023. Le celebrazioni, alla presenza delle autorità religiose, civili e militari, si terranno in piazza Cavour alle 10.30 dove il sindaco deporrà una corona di alloro.

Il 4 novembre 1918 fu firmato l’armistizio di Villa Giusti che sancì la fine della Prima guerra mondiale e consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste e portare così a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale.

“Una celebrazione per l’unità nazionale che allo stesso tempo ci invita a riflettere sulle atrocità della guerra e rende onore alle forze armate italiane, impegnate ogni giorno a difendere la pace” il commento del primo cittadino di Martinsicuro, Massimo Vagnoni.




SUONI, PROFUMI E SAPORI DI NOVEMBRE

L’evento sabato 11 e domenica 12. Cibo, vino e concerti live nel centro storico. Venerdì 10 si rinnova la tradizionale Processione dei Cornuti

San Valentino in A.C., 2 novembre 2023. Sacro e profano, tradizione e innovazione, ma anche turismo e natura. Questa la ricetta vincente di “Suoni, profumi, sapori di novembre a Castrum Petrae”, tre giorni di festa che animeranno il centro storico di San Valentino in A.C. (Pe).

Si parte il 10 novembre alle 19:30 con la celebre e storica Processione dei Cornuti, si prosegue sabato 11 e domenica 12 con musica dal vivo, degustazioni di vino, piatti della tradizione popolare, accompagnati da attività per grandi e piccini.

Saranno 8 i punti cibo disseminati lungo un percorso enogastronomico che attraversa tutto il paese, da piazza Duomo, al Castello e a scendere lungo le antiche strade del centro storico.

Sabato (dalle ore 19 alle 2) e domenica (dalle 12:30 alle 23) il paese si accende di luci, musica, litri di vino e piatti tradizionali della cucina tipica abruzzese: castagne arrosto, salsicce, spezzatino, polenta, zuppa di farro, innaffiati da vino Montepulciano e dall’immancabile vin brulé. Alle 22 in piazza Duomo si esibiscono i Thousand Years Between e Petramante.

Domenica 12, invece, si inizia alle 12:30 con il mercatino dell’artigianato, poi pranzo nei tanti punti cibo disseminati nel centro storico, laboratori creativi per grandi e piccini e laboratori di erboristeria. Quest’anno sarà possibile anche prenotare una passeggiata in ebike agli eremi della Valle dell’Orfento, oppure lungo le stradine del centro storico di San Valentino. Alle 19:30 (Sala Ammirati) l’evento clou con il concerto del cantautore americano Micah P. Hinson.

Nei tre giorni di festa, inoltre, sarà possibile visitare anche il Museo dei Fossili e delle Ambre.

La settimana in onore di San Martino, inizia già venerdì 10 novembre, alle 19.30, con la celebre e antica “Processione dei cornuti”, sfilata goliardica di corna animalesche e simboli fallici che sfilerà per le “rue” del paese per concludersi sotto le finestre dell’ultimo sposato del paese, deriso e sbeffeggiato come vuole la tradizione.

L’evento nasce dalla collaborazione tra Comune di San Valentino e le associazioni locali Parrocchia di San Valentino, Tittia Handmade, Amici del Museo dei Fossili e delle Ambre, Majellando, Basilico e Dintorni, Residenze teatrali, Comitato Cittadino Promotore Trovigliano, Oratorio San Damiano e singoli cittadini volenterosi https://www.scoprisanvalentino.com/lasettimanadisanmartino

PROGRAMMA EDIZIONE 2023

Venerdì 10 novembre

– h.19:00 – Sfilata dei Cornuti (Largo San Nicola)

Sabato 11 novembre

– h. 15.00 Escursione eremo di San Bartolomeo (partenza da Largo San Nicola – prenotazioni al 349.6648985)

– h. 19.00 Apertura stand gastronomici

– h.22.00 Live music: Thousand Years Between

Petramante” (piazza Duomo)

Domenica 12 novembre

– h. 10.00 Escursione e-bike tra le contrade di Castrum Petrae e trekking nella Valle dell’Orfento (prenotazioni al 349.6648985)

– h. 10.00 “In bici insieme” Associazione Sipuofare

– h. 12.30 Apertura stand gastronomici

– h. 15.00 Laboratori creativi per bambini Pupa di cartapesta e bricolage (380.2672456)

– h. 16.00 Balli e sapori autentici (cortile del Museo Ambre e Fossili, Largo San Nicola)

– h. 19.30 Live music: Micah P. Hinson (Sala Ammirati – posti limitati 388.9589718 – 349.4975138).




CIBO, LA GUERRA DEGLI ARROSTICINI D’ABRUZZO

Coldiretti dice no all’Igp, Dop unico marchio da promuovere

Pescara, 2 novembre 2023. La necessità di tutelare e promuovere l’arrosticino abruzzese, prodotto tipico apprezzato in tutto il mondo, è una esigenza che si divide tra chi vuole il sostegno dell’economia agropastorale e chi, invece, punta alla semplice valorizzazione di un simbolo dell’agroalimentare senza tutelarne la tradizione, il valore intrinseco e l’indotto che la sua giusta valorizzazione potrebbe favorire.

È il duro commento di Coldiretti Abruzzo in merito alle diverse e contrastanti posizioni nate intorno al riconoscimento del marchio comunitario dell’arrosticino abruzzese, attualmente in attesa di riconoscimento Igp.

Secondo la principale organizzazione agricola, sostenuta dall’Istituto zooprofilattico e dall’Associazione regionale allevatori (ARA) ma anche da numerosissimi esponenti della società civile e politica tra cui la stessa europarlamentare abruzzese Elisabetta De Blasis e il consigliere regionale Massimo Verrecchia, il marchio comunitario da promuovere è la Denominazione di origine protetta (Dop), che garantirebbe l’utilizzo di carne veramente abruzzese con risultati e vantaggi per tutto il settore zootecnico che vive una profonda crisi e una drastica diminuzione dei ricavi e degli operatori.

“Attualmente il prodotto simbolo della nostra pastorizia si basa sull’importazione massiccia di carni ovine estere, più facili da reperire e lavorare – dice il presidente di Coldiretti Abruzzo Pietropaolo Martinelli, allevatore ovino – il risultato è che attualmente più di tre arrosticini su quattro arrosticini hanno provenienza straniera. Se da una parte l’arrosticino conquista le piazze e i mercati internazionali, dall’altra la zootecnia abruzzese deve fare i conti, ogni giorno, con gli insostenibili prezzi di gestione, le conseguenze del cambiamento climatico e il fisiologico abbandono dell’attività da parte dei pastori che oggi sono meno di mille e governano un patrimonio di circa 190mila capi adulti di cui un terzo destinati alla produzione dei rinomati spiedini di pecora.

Il riconoscimento dell’Igp, come abbiamo più volte evidenziato, diversamente dalla Dop, prevede che una sola delle fasi di lavorazione del prodotto finito avvenga all’interno dell’area geografica determinata (e quindi Abruzzo) dando il colpo di grazia all’allevamento regionale che, invece, proprio dall’arrosticino potrebbe ripartire e tornare ad essere uno dei settori trainanti dell’agroalimentare abruzzese.

Ci appelliamo pertanto alla politica regionale a cui chiediamo di non indietreggiare per logiche di mercato o per favorire la produzione industriale. È necessario oggi più che mai che venga presa una posizione chiara e si operi concretamente per presentare a Bruxelles la Denominazione di origine protetta (Dop) e non semplicemente l’Indicazione geografica protetta con l’obiettivo di salvare un settore e riportarlo allo splendore che merita ma anche per permettere al consumatore, aspetto di non poco conto, di poter scegliere un arrosticino fatto veramente con carne abruzzese e non semplicemente macellata o confezionata in Abruzzo”.

In tal senso, secondo Coldiretti sarà fondamentale il nuovo regolamento europeo sui prodotti DOP e IGP che entrerà in vigore nel 2024 e che, annunciato pochi giorni fa dall’europarlamentare Paolo De Castro, prevede l’obbligo di indicare il nome del produttore su tutte le etichette, aumentando la trasparenza per i consumatori e rafforzando la protezione dei marchi di qualità. “Si tratta di un importante passo avanti per la tutela del patrimonio enogastronomico regionale e nazionale – dice Roberto Rampazzo Direttore Coldiretti Abruzzo – ma è necessario non abbassare la guardia e, nel caso dell’arrosticino abruzzese, sostenere l’unica denominazione che consentirebbe al settore zootecnico di non scomparire: la Dop”.

Alessandra Fiore




INNOVATIVE DAYS

Il 4 e 5 novembre presso l’Auditorium Petruzzi del Museo delle Genti d’Abruzzo

Pescara, 2 novembre 2023. Si è tenuta presso la sala giunta del Comune la conferenza stampa di presentazione dell’evento di formazione gratuita sul digital marketing Innovative Days. L’evento si terrà il 4 e 5 novembre presso l’Auditorium Petruzzi del Museo delle Genti d’Abruzzo, in via delle Caserme a Pescara.

Alla conferenza hanno partecipato l’assessore all’innovazione Digitale del Comune di Pescara Eugenio Seccia e il Presidente dell’Associazione Innovative Days APS (organizzatrice dell’evento) Roberto Ettorre.

Seccia ha dichiarato: ”Ringraziamo gli organizzatori per l’iniziativa lodevole che hanno introdotto su Pescara. Noi come Comune abbiamo l’obbligo di essere vicini a queste attività di diffusione della cultura innovativa e di incoraggiamento alle persone che già fanno innovazione sul territorio al fine di fare in modo che Pescara generi quell’ecosistema innovativo di cui si ha bisogno per stimolare l’economia cittadina”.

Roberto Ettorre ha dichiarato che: ”L’iniziativa si rivolge prevalentemente ma non esclusivamente a un pubblico di Imprenditori. Saranno due giorni di intensa formazione sul Digital Marketing con i massimi esperti provenienti da tutto lo stivale. Giorgio Taverniti, Alessandro Vercellotti, Stefano Ferranti sono solo alcuni dei principali ospiti che compongono il parterre di interventi. Invitiamo tutti gli imprenditori che hanno a cuore il futuro della propria azienda a partecipare registrandosi preventivamente sul sito: www.innovativedays.it”.




IL LIBRO DELL’ANNO di Area Cultura 2023

Roma Capitale per Le tre facce della violenza

Roma, 2 novembre 2023. Gli abruzzesi Francesco e Noemy Longobardi, padre e figlia, autori del libro Le tre facce della violenza (Rossini Editore) ricevono il premio Il libro dell’anno 2023 di  Area Cultura Roma Capitale.

La cerimonia di premiazione ci sarà il 4 Novembre alla Casa del Cinema a Villa Borghese nella Sala Cinecittà, alle ore 16:00. Area Cultura, l’associazione presieduta da Angelica Loredana Anton, poliedrico personaggio della cultura ha come ogni anno organizzato la manifestazione culturale Premio Letterario Area Cultura Il Libro dell’anno 2023 e il Concorso Letterario Area Cultura La Poesia dell’anno 2023.

L’opera scritta a quattro mani colpisce ancora una volta per l’analisi profonda condotta alla ricerca delle cause di una grande piaga sociale come quella della violenza, che risulta essere in continua crescita.

Medea, associazione presieduta dallo stesso Francesco Longobardi, è una realtà che opera su tutto il territorio nazionale, attraverso sportelli di ascolto psicologico per il bullismo e la violenza sulle donne.

La violenza è racchiusa in tre facce, che seguono tutto il percorso di sviluppo di una vita: dall’infanzia, passando per l’adolescenza per poi arrivare all’età adulta. Questa l’analisi tracciata all’interno del libro Le tre facce della violenza che si impegna a contrastare in tutti i modi quelli che sono i mali della società e che riceverà il suo prestigioso premio a Roma.




INSEGNAMENTO DELLA REGINA DEL CIELO …

… alla serva di Dio Maria d’Agreda

384. Figlia mia, tanto più uno riceve, quanto più si deve reputare come il più povero perché il suo debito è maggiore. E se tutti devono umiliarsi, perché da sé stessi sono nulla, nulla possono e nulla posseggono, per la stessa ragione si deve abbassare ancor più nella polvere, chi essendo polvere e cenere è stato innalzato dalla potente mano dell’Altissimo più degli altri. In verità limitandosi a sé stesso e riconcentrandosi in se stesso, senza essere né valere cosa alcuna, egli si ritrova così più indebitato ed obbligato per ciò che da se stesso non può giungere a soddisfare. La creatura conosca allora quello che è da sé stessa, cosicché nessuno potrà mai dire: «Io mi sono fatto da me; mi sostento da me e per me; posso allungarmi la vita; io posso allontanare la morte». Tutto l’essere e la conservazione delle creature dipendono dalla mano del Signore. Si umilii dunque, in sua presenza, la creatura, e tu, o carissima, fa’ in modo di non dimenticare questi insegnamenti.

385. Voglio anche che tu apprezzi, come un prezioso tesoro, la virtù del silenzio, che io ho cominciato ad osservare dalla mia nascita. Infatti, avendo conosciuto nell’Altissimo tutte le virtù, mediante la luce di cui beneficiai, mi affezionai molto a quella del silenzio, tanto da propormela come amica e compagna di tutta la vita; così la osservai con inviolabile silenzio, benché potessi parlare fin da quando venni al mondo. Sappi che il parlare senza peso e misura, è una spada a due tagli che con una lama ferisce chi parla e con l’altra chi ascolta; ed ambedue distruggono la carità o quantomeno la ostacolano insieme alle altre virtù. Da ciò puoi comprendere quanto Dio resti offeso dal vizio di una lingua sfrenata e quanto sia giusto che allontani il suo spirito e nasconda il suo volto a chi si abbandona a ciarle, rumori e pettegolezzi; se si parla molto non si possono evitare gravi peccati. Soltanto con Dio e con i santi si può conversare senza pericolo, ed anche con essi è opportuno usare misura e discrezione; ma con le creature è molto difficile tenere la via maestra, senza passare dal giusto e necessario all’ingiusto e superfluo.

386. Il rimedio che ti preserverà da questo pericolo consiste nel tenerti sempre più vicina all’estremo contrario, eccedendo piuttosto nel tacere e nello stare in silenzio, perché il mezzo prudente di dire solo il necessario si trova più dalla parte del tacere molto, che non da quella del parlare eccessivo. Rifletti, o anima: tu non puoi andare dietro alle inutili e superflue conversazioni delle creature, senza lasciare di conversare con Dio nel segreto del cuore. E ciò che non faresti, senza vergogna e senza temere di essere sgarbata, con le creature, non devi farlo con il Signore, Dio tuo e di tutti. Chiudi l’orecchio alle chiacchiere fallaci e menzognere che potrebbero istigarti a dir ciò che non devi, poiché non è giusto che parli più di quel che ti ordina il tuo Dio e Signore. Attendi invece alla sua santa legge, che ha scritto liberamente di sua mano nel tuo cuore; ascolta la voce del tuo pastore che ti parla dentro e rispondi a lui, e a lui solo. Voglio perciò avvisarti che se tu vuoi essere mia discepola e compagna, devi distinguerti soprattutto nella virtù del silenzio. Taci molto e scrivi fin d’ora questo insegnamento nel tuo cuore e cerca di affezionarti sempre più a questa virtù, perché io per prima cosa desidero da te quest’amore per il silenzio e poi ti insegnerò come devi parlare.

387. Non intendo, con ciò, vietarti di parlare con le tue figlie e suddite, quando si tratta di ammonirle e di consolarle; discorri inoltre con quelli che ti possono parlare del tuo amato Signore e delle sue perfezioni, risvegliando in te l’ardente sete del suo amore. Con queste conversazioni invece di perdere, acquisterai così quel desiderato silenzio tanto utile alla tua anima, e proverai avversione e nausea per i ragionamenti mondani. Inoltre, proverai gusto a parlare solo del bene eterno che brami, e per la forza dell’amore che trasformerà il tuo essere in quello del tuo diletto, in te verrà meno l’impeto delle passioni. Sarà così che giungerai a sentire qualcosa di quel dolce martirio che io pativo quando mi lamentavo del corpo e della vita, perché mi sembravano dure prigioni che trattenevano il mio volo verso Dio; ma non il mio amore. O figlia mia, dimentica ogni cosa terrena nel segreto del tuo silenzio e seguimi con tutto il fervore e le forze del tuo spirito, per giungere allo stato in cui il tuo sposo t’invita, e dove tu possa sentire quella consolazione che io provavo nella mia soave pena di amore, sentendomi dire: «Colomba mia, dilata il tuo cuore ed accogli, diletta mia, questa dolcissima pena perché dal tuo affetto il mio cuore è ferito». Questo mi diceva il Signore ed anche tu l’hai sentito più volte poiché sua Maestà parla a chi se ne sta solo e ama il silenzio.




APOLOGIA DI SOCRATE

Al Teatro De Nardis

Orsogna, 3 novembre 2023. Dialogo sulla giustizia, che inaugura la stagione di prosa 2023-2024 del Teatro Camillo De Nardis di Orsogna. Sabato 4 novembre alle ore 21 il sipario del Teatro Camillo De Nardis di Orsogna si apre sulla stagione di prosa 2023/24. Il primo dei nove appuntamenti in abbonamento vedrà in scena Enrico Lo Verso ed altri otto attori con lo spettacolo APOLOGIA DI SOCRATE – dialogo sulla giustizia prodotto da ErgoSum, scritto e diretto da Alessandra Pizzi. Alle 19.30 sarà possibile incontrare il cast al completo, nel foyer del teatro.

APOLOGIA DI SOCRATE (sinossi ufficiale)

Fra tutte, l’opera di Platone, L’Apologia è certamente la più ricca d’informazioni riguardanti il pensiero di Socrate. L’opera appare come un’incondizionata difesa da parte dell’autore, Platone, della figura e dell’insegnamento del suo amato maestro, davanti a quelle gravi accuse che lo avevano portato al processo, la cui causa va certamente rintracciata nell’errata interpretazione del suo pensiero. Sebbene Socrate avesse avuto inizialmente alcune possibilità di scelta per evitare la pena di morte, ammettendo la propria colpevolezza e andando in esilio, egli scelse di non tradire i propri ideali. Nel 399 a. C, dopo aver affrontato il processo, Socrate fu condannato a morte. Durante il processo a suo carico Socrate non mette in discussione le leggi, ma soltanto l’errore giudiziario di cui è vittima. La sua sorte, però, non lo autorizza a tradire i patti con la sua coscienza. Avrebbe potuto scegliere di non continuare a esporre in pubblico le sue dissertazioni o di fuggire, ma se lo avesse fatto in ogni caso non avrebbe onorato la sua parola. Un errore giudiziario, quindi, con un processo finito con la condanna a morte, che ricorda quelli ai cui tanto la storia e la cronaca ci hanno abituati, e che rievoca, anticipandolo, il più grande errore contro un innocente commesso dall’umanità, che trova la sua forma più espressiva nell’icona della crocifissione. La riduzione drammaturgica rispetta l’originalità del testo platonico per raccontare una vicenda umana, che è quella di molti: di chi ogni giorno è soggetto al giudizio e allo scherno della folla, perché “diverso”, e di chi, sotto il peso di un’accusa infamante errata, ha perso la vita. La giuria popolare che condannò a morte Socrate aveva cinquecento cittadini e sappiamo che fu sempre la folla a scegliere di liberare Barabba. Quella stessa che oggi, a distanza di oltre 2000 anni da quegli errori, quando non può capire, preferisce condannare.

Viviana Agretti




AIGAE: in Abruzzo nominato il coordinatore Mario Finocchi

Abruzzo, 2 novembre 2023. Durante il Meeting d’Autunno di AIGAE – Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche, tenutosi a Trieste a fine ottobre, si è svolta l’Assemblea Nazionale che ha ratificato il rinnovo delle cariche direttive dell’Associazione in tutte le regioni d’Italia. Si è promosso un significativo ricambio generazionale e di genere, con il 50% dei vertici regionali AIGAE costituito da donne.

Un cambio di passo in linea con quanto accade nel Paese, dove cresce il numero di cammini e percorsi ben strutturati e delle persone, in maggioranza donne, che li percorre. Ciò ha avuto un impatto economico anche nelle aree attraversate, soprattutto quelle più marginali: nel 2022 il passaggio di chi cammina ha prodotto almeno un milione di pernottamenti documentati.

In Abruzzo è stato nominato nuovo coordinatore regionale Mario Finocchi, il quale ha dichiarato: “Vorrei contribuire con entusiasmo, insieme a tutti le/gli iscritte/i, a implementare l’offerta formativa e a avvicinare sempre più il mondo delle guide a quello delle aree protette, in una dinamica di reciproco vantaggio che produrrà sicuramente delle ricadute positive sui territori in cui lavoriamo”.

“Torniamo da Trieste focalizzando l’attenzione sulle regioni, dove AIGAE mostra tutta la sua vitalità, sia per quanto riguarda il ricambio generazionale e di genere, sia per la maggiore capacità di interagire con i nostri territori – ha affermato Guglielmo Ruggiero, Presidente AIGAE – I 3.500 soci di AIGAE sono una risorsa importante per promuovere e valorizzare il turismo lento attraverso la scoperta della natura e dei nostri paesaggi”.

AIGAE è attiva dal 1992, oltre 3500 guide associate in tutta Italia, fra cui 783 Guide Parco, 650 sono anche accompagnatrici turistiche, 55 le Guide speleologiche e 17 le Guide vulcanologiche. Aigae è componente dell’Osservatorio Nazionale Turismo Verde, del COLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali), di Federparchi ed è partner di numerose aree protette.




WORKSHOP DELL’ATTORE VINCENT RIOTTA

Sono aperte le iscrizioni nei giorni 3 – 4 Febbraio 2024 presso la SOMS di Spoltore  sulle  5 regole d’oro della recitazione

Spoltore, 2 novembre 2023. L’attore vanta  un curriculum cinematografico molto importante oltre ad essere conosciuto in Italia per il suo ruolo di Tommaso Buscetta nel Capo dei capi, tra gli ultimi lavori importanti  c’è il film  uscito al cinema e poi su Rai 1  HOUSE OF GUCCI con la regia di Ridley Scott  con Lady Gaga, Al Pacino, Adam Driver, Jared Leto, dove Vincent Riotta interpreta il ruolo di Fernando Reggiani, in questi giorni in onda la serie tv su Rai 1 “Elisa … Il caso Claps“ dove interpreta il ruolo dell’Ispettore James .

Ultimi lavori importanti  dell’attore Vincent Riotta sono: GOOD VIBES con Caterina Murino, THOSE ABOUT DIE con Anthony Hopkins, BOOK CLUB 2 e Il Meglio di te protagonista insieme a Maria Grazia Cucinotta.

Per info sui corsi di recitazione di Vincent Riotta potete contattare la THE MAC LIVE MANAGEMENT via: whatsapp +39.3283712302 oppure su Instagram @the_mac_live_official 




LA PRIMA SALITA DEL GRAN SASSO

La vera data 1563

Rimini, 2 novembre 2023. Secondo la tradizione, la prima salita ufficiale del Gran Sasso sarebbe avvenuta nell’agosto del 1573: a compiere l’impresa, ricordata oggi da un cippo presso il Forte Spagnolo dell’Aquila, fu il capitano bolognese Francesco De Marchi insieme ad altri cinque compagni.

Una nuova pubblicazione, però, mette in crisi tale certezza: nell’opera “La prima salita del Gran Sasso.

La vera data (1563)” (Panozzo Editore, 2023) il professor Carlo Dolcini, già ordinario di storia medievale all’Alma Mater Studiorum di Bologna, ipotizza la necessità di retrodatare l’evento di dieci anni: il De Marchi, infatti, avrebbe scalato il Grande Corno nel 1563 e non nel 1573. Alla base dell’equivoco (poi ripreso dalla storiografia fino ad oggi), un errore dello stesso De Marchi il quale, redigendo il resoconto della scalata, scrisse erratamente 1573, salvo poi correggersi con un tratto di penna.

La tesi del Dolcini, avvalorata da convincenti argomenti paleografici e testuali, porta dunque a riscrivere la storia di quella prima scalata e a riscoprire l’affascinante figura del capitano De Marchi, personaggio animato da una curiosità scientifica tipicamente rinascimentale e autore di imprese straordinarie come l’immersione nel lago di Nemi con un rudimentale scafandro, alla ricerca delle enormi navi dell’imperatore romano Caligola.




IL CENTRODESTRA ERA, È E RIMANE ALL’OPPOSIZIONE

Ad Ortona Forza Italia preferisce invece continuare per la sua altra strada

Ortona, 2 novembre 2023. “Come forze di centrodestra Fdi, Lega, Udc e Noi Moderati, siamo stati sollecitati e abbiamo partecipato a un incontro con Forza Italia che consentisse di raggiungere quella compattezza che ad Ortona non siamo mai riusciti ad avere. Da quel tavolo comune, qualche giorno fa, ci siamo alzati con l’idea e la promessa di una riflessione per un impegno a superare insieme, in funzione del bene della città, lo stato di paralisi imposto dall’incapacità dell’attuale amministrazione. Quell’idea e quella promessa Forza Italia li ha trasformati in un accordo, ma non con il centrodestra bensì con Castiglione, ovviamente  per avere un posto in giunta”: così i rappresentanti dei partiti di centrodestra: Franco Vanni per Fratelli d’Italia, Maurizio Bucci per la Lega, Carlo E.M. Ricci per l’Udc e Valentino Di Carlo per Noi Moderati.

“Sappiamo che parlare di una sorpresa sarebbe eccessivo, visto che da anni in provincia di Chieti, ad Ortona come in altri centri (a cominciare dal capoluogo) Forza Italia mantiene una linea di condotta ambigua, creando alleanze a suo uso e consumo, nei fatti non corrispondenti a quella maggioranza che, con successo, da cinque anni, governa la Regione Abruzzo. La stessa Regione dalla quale sono arrivati gli unici aiuti che il nostro territorio è riuscito ad ottenere – sottolineano ancora gli esponenti del centrodestra – È anche per questo  che ci chiediamo quale affidabilità potranno poi garantire questi stessi soggetti in vista delle prossime elezioni di marzo. Da anni ormai nel Chietino Forza Italia governa, sottobanco, con il centrosinistra, nascondendosi sotto un civismo di facciata che è utile soltanto a cancellare il simbolo. Abbiamo visto che ovunque si sia presentato unito  il centrodestra ha ottenuto rilevanti successi: ad Ortona ormai da tempo c’è un atteggiamento preordinato e impostato che ha l’obiettivo di far perdere la coalizione. Un atteggiamento che ci riporta a personaggi che ben conosciamo e che usano la coalizione esclusivamente per propri fini”.

In ogni caso ad Ortona: “Il centrodestra era, è e rimane all’opposizione, anche se orfano di un partito, pur importante, che ormai non si sa più da che parte voglia stare. La nostra è un’opposizione responsabile che ha lavorato in questo ultimo anno su scelte concrete di programma. È un fatto che le uniche proposte politiche e amministrative che guardano al territorio siano arrivate dai banchi dell’opposizione, forse troppo scomodi per Forza Italia, che ha preferito continuare per la sua altra strada, dopo aver trovato, da parte di tutto il resto del centrodestra unito, disponibilità all’ascolto e alla costruzione di un futuro comune”.




PREMIO LABEL EUROPEO DELLE LINGUE

Aggiudicato al Progetto Seah della d’Annunzio

Chieti, 2 novembre 2023. Il Premio Label Europeo delle Lingue 2022 è stato vinto dal progetto “Sharing European Architectural Heritage: Innovative language teaching tools for academic and professional mobility in Architecture and Construction” (SEAH; www.seahproject.eu), coordinato dalla professoressa Mariapia D’Angelo, Docente di Didattica delle Lingue moderne, in collaborazione con le professoresse Maria Chiara Ferro e Sara Piccioni, tutte del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, capofila del Progetto in partenariato con gli Atenei di: Bordeaux-Montaigne (Francia), Universidad Politécnica de Madrid (Spagna), Università Statale di Polotsk (Bielorussia) e Masaryk University (Repubblica Ceca), assieme a Internet Web Solutions, Málaga (Spagna).

Il prestigioso riconoscimento di qualità per i Progetti Erasmus+ nella promozione dell’eccellenza nell’insegnamento delle lingue a firma del ministro dell’Università, Anna Maria Bernini, assegnato in passato a importanti Atenei italiani, è stato conferito alla d’Annunzio dai rappresentanti dell’INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) e quelli dell’INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa). La cerimonia di premiazione si è svolta nei giorni scorsi a Roma, a conclusione dell’evento dedicato al “Programma Erasmus+ 2021-2027 verso la valutazione di medio periodo. European Vocational Skills Week – European Year of Skills 2023”, ed è stato ospitato presso l’Istituto Nazionale per le Politiche Pubbliche (INAPP).

Tra gli aspetti di maggiore valore evidenziati nelle motivazioni del conferimento del Label Europeo – spiega la professoressa Mariapia D’Angelo – figura il carattere innovativo della metodologia ideata per la didattica del linguaggio specialistico dell’Architettura e delle Costruzioni in lingua italiana, francese, spagnola, tedesca e russa. In settore d’intervento è stato scelto per la mancanza di risorse linguistiche digitali open access nelle cinque lingue del progetto, ma la metodologia implementata può essere replicata anche per l’insegnamento di altri linguaggi specialistici, a sostegno della mobilità sia studentesca sia lavorativa. A nome del gruppo che ha curato il progetto SEHA – sottolinea la professoressa D’Angelo – ringrazio il professor Claudio Varagnoli e i suoi Colleghi del Dipartimento di Architettura della d’Annunzio per il supporto fornito nell’individuazione delle esigenze formative degli incoming students nonché nella raccolta dei testi autentici. Un ringraziamento speciale – conclude la professoressa D’Angelo – va al dottor Glauco Conte e a tutto il Settore Internazionalizzazione ed Erasmus per il management del progetto, portato a termine con successo nonostante le difficili e complesse contingenze legate al conflitto in Ucraina.

Maurizio Adezio




IN MEMORIA DELLE VITTIME

Domenica 5 novembre ore 17:30, Orchestra Filarmonica Pugliese per l’80° anniversario bombardamenti a Sulmona. Shiran Wang pianoforte – Gaetano Di Bacco sassofono. Claude Villaret  direttore. Teatro Comunale “Maria Caniglia” –Sulmona

Sulmona, 2 novembre 2023. La voce del pianoforte e del sassofono accompagnati dall’Orchestra per ricordare le vittime della strage nazista nell’ottantesimo anniversario del bombardamento alla stazione ferroviaria di Sulmona.

Il terzo concerto della stagione della Camerata Musicale, domenica 5 novembre alle ore 17.30 al Teatro M.Caniglia,  è affidato all’Orchestra Filarmonica Pugliese diretta dal M°  Claude Villaret che eseguirà,in apertura di serata,  di Mascagni : Intermezzo da “Cavalleria Rusticana”, dedicato alle vittime civili del bombardamento alla stazione di Sulmona nel suo 80° anniversario.

Il programma della serata, in un ventaglio di proposte che va dai classici al jazz,  prevede inoltre musiche di Rachmaninov (concerto per pianoforte e orchestra n.3 in re min. op.30), di Rossini: la sinfonia da “Il Barbiere di Siviglia” e del compositore (pesarese come Rossini)  e direttore d’orchestra contemporaneo, Roberto Molinelli : ”One4Two  for saxophone and Orchestra”, appositamente scritto su commissione del sassofonista Gaetano Di Bacco. Il concerto, dopo il Teatro Caniglia di Sulmona sarà riproposto al Teatro Petruzzelli di Bari (7nov.) e al Salzburg Mozarteum Grosser Saal il prossimo 12 novembre.

I SOLISTI

Gaetano Di Bacco Direttore artistico della CMS dal 2013, apprezzato sassofonista con una rilevante attività concertistica compie i suoi 40 anni di lavoro nel campo della musica. Più di 1700 concerti  alle spalle, 150 tournée in Europa, Africa, Asia, Medio ed Estremo Oriente, America del Nord e del Sud. Debutto al Teatro dell’Opera di Roma (1983) dove collabora per 20 anni con oltre 500 produzioni. Fondatore del  Quartetto di sassofoni Accademia , docente di sassofono al Conservatorio L. D’ Annunzio di Pescara, ha inciso 12 compact disc. e pubblicato musica per sassofono per le Edition G. Billaudot e Edition Lemoine Paris.

Shiran Wang  a quattro anni e mezzo suona il pianoforte, a 11 anni inizia a studiarlo a Pechino,  a 15  è Primo Premio al  Concorso Pianistico Internazionale Prokofiev (Ucraina),  nel 2007 vince il  Concorso Pianistico Giovanile Arthur Rubinstein  (Polonia)  e nel 2008 il Concorso Pianistico Internazionale Rachmaninoff  (Mosca). In Italia ha studiato all’Accademia Pianistica Internazionale del Lago di Como. Si è esibita con importanti orchestre in tutto il mondo. Il suo  primo album è stato pubblicato dalla China Record Corporation nel 2007 e sta per registrare con l’Orchestra Sinfonica di Roma il Concerto per pianoforte n. 1 e n. 2 di Shostakovich con il direttore Maxim Shostakovich, e il Concerto per pianoforte n.2 e n. 3 di Rachmaninoff.

Claude Villaret nato  in Svizzera, studia pianoforte e direzione d’orchestra per poi dedicarsi alla carriera da solista. Bernard Haitink lo invita a seguire il suo lavoro con la EUYO e i Berliner Philharmoniker. Per alcuni anni è in Argentina dove nel 1990 fonda l’Orchestra Giovanile Latino- Americana che dirige al Teatro Colon di Buenos Aires. Tornato in Europa vince il concorso per direttori d’orchestra dell’Accademia di Musica a Bienne (Svizzera) e diventa direttore ospite della Sud Boemia Chamber Philharmonic. Da allora è chiamato da prestigiose istituzioni musicali a Milano, Zurigo, Salisburgo, Buenos Aires e Ginevra. Dirige i Berliner Symphoniker e altre prestigiose orchestre in tutto il mondo.

L’Orchestra Filarmonica Pugliese, nata a Molfetta (Bari) nel 2013 ha il patrocinio della Regione Puglia e del Ministero della Cultura, si è esibita nei più importanti Teatri del centro e sud Italia. Giovane e grintosa compagine è stabilmente nei cartelloni dei maggiori Enti e Fondazioni del territorio, ha realizzato  concerti in diretta per RAICinema e per l’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam. Il suo progetto “Gran Galà Beethoven”le è valso il patrocinio dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. 5 incisioni discografiche al suo attivo sono state protagoniste di una puntata di “Primo Movimento” RadioRai.

Programma

P. Mascagni                        Intermezzo da Cavalleria Rusticana

S. Rachmaninov               Concerto per pianoforte n. 3 in re min. op. 30

Allegro ma non tanto – Intermezzo- Finale

G. Rossini                            Il Barbiere di Siviglia Ouverture

R. Molinelli (1963)           One4Two – for saxophones and orchestra

PROSSIMI APPUNTAMENTI

I CONCERTI DEL GIOVEDI’

Foyer del teatro

giovedì 12 novembre ore 17.30




LA GRANDE GUERRA E IL RICORDO

In sala Buozzi, il 4 Novembre alle 17:30, la presentazione del libro di Matteo Nanni sui parchi e i viali della Rimembranza in Abruzzo

Giulianova, 2 novembre 2023. Nell’ambito delle celebrazioni promosse dall’ Amministrazione Comunale per la ricorrenza nazionale del 4 Novembre, si terrà sabato prossimo, alle 17.30, in sala Buozzi, la presentazione del libro di Matteo Nanni “ La Grande Guerra e il ricordo”. Sarà presente all’iniziativa, coordinata dal giornalista Walter De Berardinis, il Vicesindaco Lidia Albani.

La presentazione, nata in collaborazione con il Polo Museale Civico, è di particolare interesse. Il volume di Nanni si propone infatti di analizzare e descrivere 17 dei 52 parchi “della Rimembranza” presenti nella nostra regione.

Occorre a tal proposito ricordare che Giulianova è l’unica città d’Abruzzo ad avere ancora “in vita”  due luoghi del ricordo, due parchi della Rimembranza: quello all’ingresso del cimitero monumentale e quello, con un doppio filare di tigli a fiancheggiare il viale della Madonna dello Splendore, piantumato nel 1923 ed inaugurato con una cerimonia l’8 luglio dello stesso anno. Saranno pertanto celebrati, sabato,  i 100 anni di questo sito della memoria, che è anche un importante e storico patrimonio di verde pubblico urbano.




LA DESTINAZIONE DELLA RSA DI BIVIO BELLOCCHIO

La Commissione Sanità si riunisce per valutare ed invita i vertici della Asl di Teramo alla sua prossima seduta

Teramo, 2 novembre 2023. Al termine dell’ultima seduta della Commissione Sanità del Comune di Giulianova, tenutasi lo scorso 31 ottobre, il Sindaco Jwan Costantini ed il capogruppo consiliare Franco Arboretti, presidente della Commissione,  hanno sottoscritto il documento di sintesi della riunione, durante la quale si è esaminata la problematica riguardante la destinazione della Rsa di Bivio Bellocchio.

“In base alle delibere recentemente adottate dalla Asl di Teramo sulla suddetta struttura – si legge – sono previste oltre al Centro per l’Alzheimer anche l’allocazione dei Servizi distrettuali e del Dipartimento di Prevenzione. Originariamente tutto l’edificio era stato destinato a Centro per le varie forme di Demenza per un totale di 45 posti. I componenti della Commissione, sia quelli di maggioranza che quelli di minoranza, dopo la disamina di quanto previsto, hanno concordemente ritenuto opportuno invitare a riflettere la Direzione della ASL sulle scelte fatte. Sono apparse, infatti, non convincenti sia la riduzione dei posti destinati al Centro Alzheimer, sia il trasferimento dei Servizi attualmente presenti nella sede distrettuale dell’ex Ospizio Marino in una sede non idonea ad accogliere i numerosi utenti che quotidianamente frequentano quegli  ambulatori e quegli uffici. All’unanimità, pertanto, si è deciso di invitare il Direttore generale Dr. Di Giosia, il Direttore sanitario Dr. Brucchi e il Direttore dell’Assistenza territoriale Dr. Profeta ad una nuova riunione della Commissione Sanità, da tenere in tempi brevi, per un proficuo confronto, volto ad individuare soluzioni alternative soddisfacenti sia per il Centro Alzheimer che per i Servizi distrettuali”. 

La Commissione Sanità si riunisce per valutare la destinazione della Rsa di Bivio Bellocchio ed invita i vertici della Asl di Teramo alla prossima seduta. Al termine dell’ultima seduta della Commissione Sanità del Comune di Giulianova, tenutasi lo scorso 31 ottobre, il Sindaco Jwan Costantini ed il consigliere Franco Arboretti, hanno sottoscritto il documento di sintesi della riunione, durante la quale si è esaminata la problematica riguardante la destinazione della Rsa di Bivio Bellocchio.

“In base alle delibere recentemente adottate dalla Asl di Teramo nella suddetta struttura – si legge – sono previste oltre al Centro per l’Alzheimer anche l’allocazione dei Servizi distrettuali e del Dipartimento di Prevenzione. Originariamente tutto l’edificio era stato destinato a Centro per le varie forme di Demenza per un totale di 45 posti.”

I componenti della Commissione, sia quelli di maggioranza che quelli di minoranza, dopo la disamina di quanto previsto, hanno concordemente ritenuto opportuno invitare a riflettere la Direzione della ASL sulle scelte fatte.

Sono apparse, infatti, non convincenti sia la riduzione dei posti destinati al Centro Alzheimer, sia il trasferimento dei Servizi attualmente presenti nella sede distrettuale dell’ex Ospizio Marino in una sede non idonea ad accogliere i numerosi utenti che quotidianamente frequentano quegli  ambulatori e quegli uffici.

All’unanimità, pertanto, si è deciso di invitare il Direttore generale Dr. Di Giosia, il Direttore sanitario Dr. Brucchi e Il  Direttore dell’Assistenza territoriale  Dr. Profeta ad una nuova riunione della Commissione Sanità, da tenere in tempi brevi, per un proficuo confronto, volto ad individuare soluzioni alternative soddisfacenti sia per il Centro Alzheimer che per i Servizi distrettuali.




CONTRO LA COSTITUZIONE E CONTRO LA STORIA

La destra post-fascista cerca la rivincita

di Domenico Galbiati

PoliticaInsieme.com, 2 novembre 2023. Purché sia contro la Costituzione della Repubblica, nata dalla Resistenza e dalla liberazione dal fascismo, va bene comunque. Almeno per quel che ne riporta la stampa, il disegno di legge relativo al “premierato” che domani approderà in Consiglio dei ministri, è talmente mal congegnato da far ritenere che alla destra post-fascista, piuttosto che un disegno istituzionale che abbia una sua logica ed una coerenza intrinseca, più o meno condivisibile, importi avanzare una sorta di proclama politico.

Una chiamata alle armi per chiunque sia disponibile a mettere in soffitta il principio di democrazia e di libertà, che rappresenta l’architrave della Carta costituzionale, per sostituirlo con il principio di autorità. Al quale, in forme differenti nei diversi frangenti storici, si rifanno tutti coloro che non credono nella democrazia, nella effettiva sovranità del popolo, nella capacità critica del cittadino, sia nella sua autonoma e personale responsabilità, sia entro i corpi intermedi cui liberamente si associa. Credono nell’uomo forte, solo al comando.

Nel leader carismatico di turno, titolare di un potere di fatto sovrano, esercitato nel nome della Nazione, unico ed effettivo soggetto della Storia, nella quale ogni persona, nella sua irripetibile singolarità, viene assorbita e, di fatto, omologata alla massa: un aggregato informe che subentra al popolo, inteso quale concerto di persone che si riconoscono solidali in un impianto condiviso di valori fondamentali, dentro un orizzonte storico di attese e di speranze comuni.

In altri termini, la destra post-fascista sembra sia alla ricerca di una impossibile rivincita nei confronti della sconfitta che la storia ha inflitto ad una cultura politica intrisa di autoritarismo. In fondo, cioè, quella concezione della politica, che, per quanto nell’ attuale momento storico, dopo la maturazione civile dovuta ad una pluridecennale esperienza di libertà e di autentica vita democratica, può essere riproposta solo nelle forme del premierato, ma nasce dallo stesso impianto ideologico che, in altri momenti, ha dato vita a regimi dispotici e dittatoriali.

Quello che la destra oggi ricerca non è, in nome della stabilità dei governi, una riforma puntuale di alcune, limitate, parziali norme costituzionali, ma la transizione dalla repubblica democratica, fondata sulla rappresentatività e sulla centralità del Parlamento, alla repubblica presidenzialista.

Attenti a leggere bene il momento ed a non sottovalutarne le insidie, altrimenti entriamo in un gioco pericoloso e perdente.




I VINI DI AGRICOLA OLIVIA SI PRESENTANO

Nella splendida cornice del Convento Michetti a Francavilla al Mare, Isaia Corna e Alessandro Arosio hanno presentato ad un pubblico di giornalisti e ristoratori i loro vini nati dalle vigne

Casalbordino, 2 novembre 2023. Una storia di terra, amore e natura, è questa Agricola Olivia, la nuova realtà vitivinicola abruzzese che lunedì 30 ottobre si è presentata in anteprima alla stampa e al mondo della ristorazione abruzzese. Agricola Olivia è nata nel 2019 a Casalbordino, a guidarla c’è la coppia Isaia Corna e Alessandro Arosio, che insieme hanno deciso di trasferirsi in Abruzzo e realizzare il sogno di fare un vino tutto loro. Tutto è cominciato negli anni 90 quando Alessandro, perito agrario brianzolo, si trova a fare un investimento in Abruzzo.

Compra così un piccolo casale con terreni coltivati a vigna e olivo a Casalbordino. Isaia bergamasco, da quasi 20 anni ricopre il ruolo di manager per un colosso della moda, ma anche lui non ha resistito al richiamo della natura, e insieme a suo marito hanno deciso di far diventare quell’investimento una vera e propria azienda. Alessandro e Isaia, sono una coppia civile, hanno scelto di sposarsi qui in Abruzzo, in questa regione che oramai considerano la loro casa. Siamo nel 2019, nasce così l’azienda Agricola Olivia. Insieme iniziano la produzione del vino con una propria etichetta che viene lanciata sul mercato nel 2023.

All’evento, che si è svolto nella splendida cornice del Convento Michetti a Francavilla al Mare, Isaia e Alessandro hanno raccontato le origini di Agricola Olivia e presentato agli ospiti i loro primi quattro vini e il loro olio. Si tratta di: Pecorino, Cerasuolo d’Abruzzo, Montepulciano d’Abruzzo e una bollicina con vitigni autoctoni metodo classico.

Agricola Olivia ha circa 60 ettari di terreno, 45 di vigna, e il resto di olivo posizionati tra Torino di Sangro e Casalbordino. I vitigni coltivati sono principalmente: Montepulciano, Trebbiano, Pecorino e anche vitigni internazionali quali Pinot Grigio, Cabernet, Sauvignon. Mentre le varietà di olivo sono: Gentile, Leccio del Corno, Moraiolo. Un aspetto al quale i titolari di Olivia tengono molto è la responsabilità sociale, intesa a 360 gradi, dal rispetto della coltivazione della terra, verso sé stessi, fino a quello nei riguardi dei collaboratori che operano con loro e del consumatore finale.

Presenti all’evento anche il sindaco di Casalbordino Filippo Marinucci e il presidente del Consorzio Vini d’Abruzzo Alessandro Nicodemi che hanno voluto salutare il pubblico presente.

“Il vino è qualcosa di prezioso – ha detto Isaia che in azienda si occupa del marketing e del commerciale – che si porta dietro storie di territori, di vitigni, storie importanti che devono essere messe in evidenza per l’importanza che hanno. Dietro ogni bottiglia c’è un mondo, fatto di persone, di lavoro, di scelte produttive che mirano all’eccellenza. È da questo pensiero che nasce il vino di Agricola Olivia”.

Insieme all’agronomo Mario Di Pardo, Alessandro che si occupa della produzione e segue la coltivazione dei terreni, ha raccontato agli ospiti: “Sono convinto che per realizzare un buon vino, sia necessario in primis curare la vigna, ed è quello che cerco di fare ogni giorno con il supporto del nostro agronomo. Credo molto nei vitigni autoctoni abruzzesi e sono convinto che possano ancora esprimersi tanto nel mercato. Sicuramente ci piacerebbe realizzare un vino con il Trebbiano, un vitigno a mio avviso ancora non valorizzato pienamente. Ci tengo comunque a dire che il risultato dei nostri prodotti è sicuramente un lavoro di squadra fatto di duro lavoro ma anche di tanta passione”.

Dopo la presentazione di Agricola Olivia si è svolta la degustazione tecnica guidata dall’enologa Federica D’Amato. Un percorso che ha visto protagonisti i quattro vini imbottigliati a giugno 2022 (la produzione è di circa 10mila bottiglie) che hanno suscitato la curiosità dei presenti, tra il pubblico c’era il gotha della ristorazione abruzzese. Gli elementi che hanno riscontrato gli ospiti, in tutti i vini degustati sono l’eleganza e l’equilibrio dei sapori.

Le etichette dei vini riportano il trionfo dell’eros e del vino celebrato nell’antica Roma in uno dei riti delle Baccanali. La comunicazione del progetto è stata curata dallo studio Durante Associati di Francavilla Al Mare.

L’evento si è concluso con un percorso gastronomico realizzato da Tany Moscone che ha realizzato alcuni piatti con i vini di Agricola Olivia serviti nel suggestivo cortile del Convento.

“Ringrazio di cuore – ha concluso Isaia – tutti coloro che sono venuti al nostro evento, per noi questa presentazione sancisce ufficialmente l’inizio di una nuova avventura. Sappiamo che la strada non sarà facile, ma noi ci metteremo impegno, fatica e amore, il resto lo farà la natura”.




SOMMINISTRATI: FIGLI DI UN DIO MINORE

Asl Abruzzo: tutela discrezionale delle professionalità

Sulmona, 2 novembre 2023. “Volontà: Facoltà propria dell’uomo di tendere con decisione e piena autonomia alla realizzazione di fini determinati” declinabile in “Volontà politica: effettiva disponibilità a realizzare un progetto o un programma, superando eventuali ostacoli burocratici ed organizzativi”

Volontariamente questo comunicato inizia con una definizione di una parola che in sé racchiude molto più di un termine usato nella nostra bellissima lingua. Con grande determinazione vogliamo denunciare la totale assenza di giustizia e di senso di alcune decisioni e atti che provengono dal nostro governo regionale.

È notizia di questi giorni che i problemi organizzativi delle ASL Abruzzo saranno risolti con le ultime stabilizzazioni che verranno a breve espletate attraverso il concorso che permetterà di garantire l’accesso a lavoratrici e lavoratori delle cooperative che hanno svolto lavoro di operatore sociosanitario nelle ASL abruzzesi.

Grande lungimiranza della ASL” così la definiscono alcuni articoli usciti nel pubblicizzare l’evento. “Prime in Italia a dare attuazione alla legge che permette deroghe alla regola di assunzione attraverso concorso pubblico”, senza precisare che la deroga lascia fuori una gran parte di operatori sanitari operanti ancora oggi nelle ASL.

Dov’era questa lungimirante ASL quando UILTemp Abruzzo avvertiva e proponeva di utilizzare tali deroghe per garantire la continuità lavorativa a quasi mille operatori sanitari inseriti nei presidi ospedalieri abruzzesi attraverso contratti di somministrazione? Perché questa innovativa ASL non tutela le professionalità di tali lavoratrici e lavoratori che da quasi 10 anni ormai sopperiscono alla carenza di personale con scadenze contrattuali di 30 giorni circa?

UILTemp Abruzzo non può a questo punto non tornare a denunciare quanto sia inconcepibile tutto questo. Lo facciamo a nome di quelle lavoratrici e quei lavoratori che ancora oggi indossano la stessa divisa di un diretto ASL con grande senso del dovere sapendo che il loro futuro lavorativo finirà tra pochi mesi.

Lo facciamo per quelle lavoratrici e quei lavoratori che oggi sono a casa perché rimpiazzati da un vincitore di concorso nonostante ci sia carenza di personale. Lo facciamo a nome di questa categoria di lavoratrici e lavoratori che la notizia della “procedura riservata per i dipendenti della cooperativa” la legge con grande amarezza e delusione.

Lo facciamo PER loro e CON loro ribadendo che le decisioni dovrebbero essere prese valutando i contesti in maniera più accurata.

UILTemp Abruzzo, quale O.S. del settore somministrazione chiede da tempo l’utilizzo di ogni cavillo possa garantire futuro e stabilità, a partire dagli spiragli che proprio la Legge Madia dà in riferimento alle professioni sanitarie utilizzate in deroga fino al 2020 per finire alla volontà di riconoscere professionalità create sul campo senza focalizzarsi sulla tipologia contrattuale applicata.

Chiediamo alla Politica Regionale e dirigenza ASL di rivedere le proprie scelte e farsi carico in modo responsabile di una problematica che porterà ad una vera e propria crisi del settore mettendo a rischio la tenuta sociale.

Centinaia di professionisti stanno perdendo occupazione dopo più di 10 anni di lavoro svolto con contratti rinnovati mese per mese e dopo aver aiutato a gestire gravi crisi che il nostro territorio ha affrontato. Quella che ricordiamo di più e che interessa tutto l’Abruzzo è la pandemia, periodo il quale ha certificato tali operatori e tali operatrici come EROI ormai messi nel dimenticatoio.

Potremmo comunque aggiungere anche tutta l’emergenza terremoto che ha interessato buona parte del territorio abruzzese ed anche lì la somministrazione, ed ogni forma di contratto flessibile, è stata utilizzato ed abusato in tutte le sue forme.

Vogliamo dimenticarci che sono stati Eroi?

Vogliamo davvero far credere che non sono professionalità da tutelare?

Torniamo a chiedere intervento concreto che possa allineare le discrasie create dalla burocrazia e arrivare al totale riconoscimento del criterio basilare su cui si fonda il settore della somministrazione: “la parità di trattamento” normativa europea ripresa dall’ordinamento italiano e dal Ccnl.

UILTemp Abruzzo nei prossimi giorni chiederà ufficiale incontro alle Istituzioni Regionali, Senatori e Deputati abruzzesi che sembrano non recepire gli accorati appelli che arrivano ormai da ogni provincia abruzzese e fa appello a lavoratrici e lavoratori della sanità di partecipare alle prossime mobilitazioni sindacali per dare più forza alle nostre richieste. Adesso è il tempo di dimostrare in modo palese che la precarietà è creata proprio dall’utilizzo distorto che ne fa il sistema.

Chiara Pupi, Segretaria Generale UILTemp Abruzzo




UN CONVEGNO DEDICATO A GIUSEPPE BOLINO

Il 18 novembre presso il centro congressi De Gasparis

Bugnara, 2 novembre 2023. All’evento, organizzato dal Centro Studi e Ricerche Nino Ruscitti, parteciperanno in qualità di relatori Prof. Fabrizio Politi, Ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi dell’Aquila, e l’on. Luciano D’Alfonso, Presidente Emerito della Regione Abruzzo.

Promosso dal Centro Studi e Ricerche Nino Ruscitti, si svolgerà il prossimo 18 Novembre alle ore 17:30 a Bugnara, presso il Centro Congressi in piazza Annibale de Gasparis, un Convegno di Studi sul tema “Cultura e politica: l’attualità del messaggio di Giuseppe Bolino”.

L’iniziativa, che cade a 39 anni dalla sua prematura scomparsa, è stata promossa in collaborazione con i Comuni di Bugnara, di Sulmona e con la Presidenza del Consiglio regionale abruzzese e vuole rappresentare un’occasione per ricordare Giuseppe Bolino come uomo di cultura e delle Istituzioni.

Il programma dei lavori prevede i saluti istituzionali di Domenico Taglieri (sindaco di Bugnara), Gianfranco Di Piero (sindaco di Sulmona) e Roberto Santangelo (Vicepresidente del Consiglio regionale), mentre le relazioni saranno tenute dal Prof. Fabrizio Politi, Ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi dell’Aquila, e dall’on. Luciano D’Alfonso, Presidente Emerito della Regione Abruzzo.

«Uomo di grande spessore culturale, apprezzato in tutto l’Abruzzo e anche oltre per i suoi studi, le sue ricerche e le sue numerose pubblicazioni», ha spiegato Matteo Servilio, Presidente del Centro Studi “Nino Ruscitti”. «Nel corso della sua attività politica e istituzionale il Professor Bolino ha ricoperto incarichi particolari come quello di Consigliere regionale, di Assessore (Sanità e Lavoro), di Presidente dell’Assemblea abruzzese. A lui si deve l’iniziativa del progetto di legge per la costruzione della nuova ala dell’Ospedale di Sulmona qualche mese prima di morire a 58 anni.

A lui si devono iniziative e proposte da Assessore regionale per la riorganizzazione della Sanità, molte delle quali ancora di grande attualità. In qualità di Assessore al Lavoro portò l’Abruzzo tra le primissime Regioni italiane a varare una legislazione (la legge 285/1977) per favorire l’occupazione giovanile. Nell’ambito culturale vanno ricordate le tante iniziative promosse, a cominciare dal suo impegno per riscoprire la figura di Capograssi, ai suoi studi sui fenomeni migratori e sullo spopolamento dell’Abruzzo, tema divenuto oggi di estrema attualità e urgenza.

La nostra iniziativa – ha concluso il presidente del Centro Sudi – vuole quindi tenere vivo il ricordo della figura di Giuseppe Bolino, del suo impegno culturale e politico, offrendo nuovi spunti di riflessione e nuovi punti di vista sulla politica, sulla cultura e sulla società».




TRASPORTO PUBBLICO E SISTEMA TARIFFARIO IN ABRUZZO

Va superata la sperimentazione del biglietto unico risalente al 2004 per la sola area metropolitana Chieti Pescara

Pescara, 2 novembre 2023. I benefici della fiscalità generale con la quale si finanziano il servizio e con esso le importanti agevolazioni tariffarie riservate all’utenza, non possono riguardare una sola parte della popolazione regionale.

La Cgil Abruzzo Molise ha accolto con estremo interesse l’invito rivolto dalla II^ Commissione Consiliare regionale al fine di essere auditi su un tema quale l’integrazione tariffaria nel trasporto pubblico locale e che da oltre un decennio ha visto questa stessa organizzazione sindacale impegnata in prima linea nel tentativo di estendere gli indubbi benefici del biglietto unico a tutto il territorio regionale e quindi a tutti i cittadini abruzzesi.

Per intenderci stiamo parlando ancora una volta di quel biglietto unico introdotto – in via sperimentale – nel lontano 2004 attraverso un’apposita Delibera di Giunta Regionale promossa dall’allora Assessore ai trasporti Mario Amicone e che nel corso degli anni (quasi venti) non ha mai superato la fase della sperimentazione, continuando ad assicurare, attraverso la fiscalità generale applicata a tutti i contribuenti abruzzesi, vantaggi e condizioni tariffarie di miglior favore alla sola utenza che risiede nell’area metropolitana Chieti-Pescara.

Eppure, sono state davvero tante le richieste in tal senso promosse soprattutto dalle amministrazioni comunali private dall’importante servizio (in primis L’Aquila e Teramo), così come non sono mancate le sollecitazioni degli utenti, dei pendolari e delle stesse associazioni dei consumatori. E non ha sortito alcun effetto nemmeno una Legge Regionale (13 gennaio 2014, n. 7) approvata durante il Governo Chiodi e votata in maniera bipartisan anche dall’opposizione e che impegnava la Regione dal 1° gennaio 2015 ad estendere il nuovo sistema integrato tariffario unico, prevedendo un solo titolo di viaggio per i servizi di trasporto pubblico offerti da tutte le Aziende abruzzesi di trasporto locale operanti sia in modalità gomma che ferro.

Tuttavia, soltanto producendo alcuni esempi concreti e che abbiamo voluto rappresentare ed illustrare anche ai Consiglieri regionali della II^ Commissione e al Presidente Marcovecchio, ci si può realmente imbattere nelle concrete disparità di trattamento che la mancata estensione del biglietto unico, provoca e determina tra i cittadini dell’area metropolitana e tutti gli altri che vivono nelle aree interne e non solo.

PROVINCIA L’AQUILA

Biglietto TUA Tornimparte L’Aquila euro 3,00 +

Biglietto orario Ama euro 1,20 = tot. 4,20 euro (19 Km e 27 minuti di tragitto)

Biglietto TUA Pizzoli – L’Aquila euro 1,90 +

Biglietto orario Ama euro 1,20 = tot. 3,10 euro (15 Km e 21 minuti di tragitto)

Biglietto TUA Lucoli – L’Aquila euro 1,90 +

Biglietto orario Ama euro 1,20 = tot. 3,10 euro (23 Km e 35 minuti di tragitto)

Biglietto TUA Poggio Picenze-L’Aquila euro 1,90 +

Biglietto orario Ama euro 1,20 = tot. 3,10 euro (14 Km e 19 minuti di tragitto)

Biglietto TUA Barisciano-L’Aquila euro 1,90 +

Biglietto orario AMA euro 1,20 = tot. 3,10 euro (19 Km e 23 minuti di tragitto)

PROVINCIA TERAMO

Biglietto TUA Isola del Gran Sasso-Teramo euro 3,60 +

Biglietto orario BALTOUR euro 1,20 = tot. 4,80 euro (30 Km e 32 minuti di tragitto)

Biglietto TUA Nerito-Teramo euro 3,60 +

Biglietto orario BALTOUR euro 1,20 = tot. 4,80 euro (32 Km e 43 minuti di tragitto)

Biglietto TUA Corropoli-Teramo euro 3,60 +

Biglietto orario BALTOUR euro 1,20 = tot. 4,80 euro (32,3 Km e 37 minuti di tragitto)

AREA METROPOLITANA CHIETI – PESCARA

Un cittadino di Pescara o di Chieti o comunque residente nell’area metropolitana in cui opera il biglietto Unico, con la modica cifra di euro 1,20,  per un arco temporale di 90 minuti e con lo stesso titolo di viaggio, può usufruire contestualmente del servizio urbano presente in entrambe le città capoluogo (che distano tra di loro oltre 21 Km) nonché del servizio suburbano di collegamento tra Chieti e Pescara.

Questo il report finale derivante dagli esempi rappresentati:

CITTADINO DELL’AREA METROPOLITANA CHIETI PESCARA: COSTO DEL SERVIZIO (a/r): € 2,40

CITTADINO PROVINCIA DELL’AQUILA: COSTO DEL SERVIZIO (a/r): € 6,20

CITTADINO PROVINCIA DI TERAMO: COSTO DEL SERVIZIO (a/r): € 9,60

Ancora più marcata è la differenza rispetto al costo degli abbonamenti

• Un abbonamento mensile di TUA per la tratta Corropoli – Teramo costa € 66,90 + abbonamento BALTOUR per servizio urbano € 26,40 per un totale di € 93,30 a fronte di € 34,00 per Area Unico;

• Un abbonamento annuale di TUA per la tratta Corropoli – Teramo costa € 499,00 + abbonamento BALTOUR per servizio urbano € 232,00 per un totale di € 731,00 a fronte di € 233,00 per Area Unico.

È evidente che in ragione del troppo tempo trascorso rispetto alla fase sperimentale del biglietto unico, ma anche rispetto a queste importanti discrasie appena descritte e con questi esempi non esaustivi ma indicativi delle attuali condizioni di svantaggio territoriale, risulta a nostro avviso urgente che la Regione Abruzzo superi la disparità di accesso ai servizi per restituire attrattività al necessario incremento della mobilità collettiva.

Al tempo stesso non sarebbe male se aldilà dell’integrazione tariffaria, si promuovessero agevolazioni e in generale condizioni più vantaggiose da indirizzare alle persone meno abbienti, agli studenti, agli anziani al pari di quanto accade in altre regioni della nostra penisola. Anche qui ci permettiamo di fare alcuni esempi:

• Emilia-Romagna: Abbonamento gratuito agli studenti residenti in Emilia-Romagna delle elementari, medie, superiori e istituti di formazione professionale, che scelgono di andare a scuola utilizzando bus e treni regionali;

• Campania: Abbonamento gratuito agli studenti residenti in Campania di età compresa tra 11 e 26 anni; iscritti a scuole, pubbliche o parificate, secondarie di primo e secondo grado (medie e superiori) o università, compresa la frequenza a master universitari e corsi di specializzazione universitaria post-laurea; in possesso di una certificazione ISEE non superiore a € 35.000,00;

• Lombardia: I ragazzi minori di 14 anni viaggiano gratis quando accompagnati da un familiare in possesso di un biglietto o abbonamento valido;

• Città di Bari: Abbonamento annuale al costo simbolico di 20 € verso tutti i cittadini residenti o dimoranti abitualmente nella città di Bari.

Franco Rolandi, Cgil Abruzzo Molise

Aurelio Di Eugenio, Filt Cgil Abruzzo Molise




NUOVA GIUNTA: SEMPRE STESSE PRIORITÀ

Si presenta la nuova maggioranza in Comune

Ortona, 2 novembre 2023. Dopo circa un anno e qualche mese dall’insediamento e dopo una lunga crisi che ha paralizzato l’attività amministrativa, riprende il cammino il secondo mandato dell’amministrazione Castiglione.

La nuova Giunta e la nuova maggioranza consiliare si sono presentati alla città elencando le priorità da affrontare, purtroppo sempre le stesse: quelle del primo mandato 2017/2022 e quelle elencate all’inizio del secondo mandato: escavazione dei fondali del porto e completamento della pista ciclabile.

Forse il Sindaco ha dimenticato una delle più importanti priorità della nostra città che è il lavoro: una priorità di cui si parla poco!

Ma, al di là della elencazione, le priorità vanno affrontate e risolte!

La mancanza di lavoro nella nostra città va affrontata attraverso un chiarimento importante sulla posizione della nostra area industriale.

La nostra città è fuori dall’ARAP (Azienda Regionale Attività Produttive) con conseguenze negative per il  nostro territorio e per le attività imprenditoriali che volessero ivi insediarsi. La ZES (Zona Economica Speciale), nata grazie alla presenza  del Porto di Ortona, sta per essere estesa a tutto il territorio della Regione Abruzzo e in tutte le regioni del meridione, vanificando così i potenziali vantaggi per le aziende che sceglievano di insediarsi sul nostro territorio, in quanto gli stessi benefici li troveranno ovunque.

Al di là dell’ordinaria amministrazione e delle feste di cui l’amministrazione Comunale, comunque, si deve sempre occupare, le priorità sono i temi che riguardano la crescita e lo sviluppo della nostra comunità che devono essere affrontati e risolti con la creazione di nuova occupazione e dare certezze ai nostri giovani; chiaramente, tutto questo, al fine di evitare lo spopolamento della città  come sta avvenendo ed è avvenuto negli ultimi cinque/sei  anni.

Tommaso Coletti