L’INAUGURAZIONE DI PIAZZA SAN GIUSTINO

Domani ore 11.30 conferenza stampa di presentazione dell’evento

Chieti, 26 settembre 2023. Si svolgerà domani, mercoledì 27 settembre alle ore 11:30 nella sala convegni del Museo Costantino Barbella la conferenza stampa congiunta Comune-Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio Chieti-Pescara per la presentazione dell’evento di riconsegna alla città di Piazza San Giustino.

A illustrare il percorso fatto e il programma della cerimonia di inaugurazione di giovedì 28 settembre alle ore 19 saranno il sindaco Diego Ferrara, il vicesindaco Paolo de Cesare, l’assessore ai Lavori Pubblici Stefano Rispoli, la Soprintendentente arch. Cristina Collettini e rappresentanti della struttura comunale, dell’impresa realizzatrice, i funzionari della Soprintendenza, i responsabili di cantiere e degli scavi, nonché i sostenitori e promotori l’evento di riconsegna.




CUORE DI LEGNO di Gian Luigi Piccioli

A dieci anni dalla scomparsa torna il suo romanzo sull’ambiente

Roma, 26 settembre 2023. Un cedro di ventidue secoli sta per essere tagliato. Siamo a Roma, a Villa Celimontana, e quello «che comincia è l’ultimo giorno di un albero condannato a morte. Dopo averlo molestato per duemila e duecento anni, lo abbatteranno domani, ma non è il caso di farci sopra un romanzo» ed invece come dimostra “Cuore di legno” (Galaad Ed.) di Gian Luigi Piccioli, ne è valsa davvero la pena.

Scomparso nel 2013, Piccioli ha sempre interrogato il suo tempo. Dopo aver osservato i media, l’industria e l’Africa, non poteva esimersi dall’offrire una riflessione sull’ambiente.

Il romanzo verrà presentato dal suo curatore, il giornalista teramano Simone Gambacorta venerdì 29 settembre alle ore 19.00 presso la Biblioteca “Emilia Di Nicola”, in via A. Moro 15 a Pescara. Interverranno il Prof. Giuseppe Filareto ed il Consigliere Cristian Orta per il Comune di Pescara. Dialogheranno con Gambacorta lo scrittore abruzzese Peppe Millanta fondatore della Scuola Macondo di Pescara e la giornalista pescarese Alessandra Renzetti. 

«Gian Luigi Piccioli pensava che uno scrittore dovesse possedere un modo diverso e personale di raccontare. Solo questo, secondo lui, poteva legittimare un percorso autoriale, altrimenti si era nel pleonastico. In quest’ottica si possono perciò comprendere il suo continuo sperimentare e la sua continua ricerca del nuovo. Ma quel lavoro formale, che negli anni ha conosciuto accenti e gradazioni diverse, perché l’atteggiamento intellettuale di Piccioli non era mai coincidente con uno stato di sazietà, diventava anche il modo per affrontare temi e problemi del suo tempo, come i media e il lavoro» spiega Gambacorta.

«In questo quadro – prosegue – si immette Cuore di legno, romanzo del 1990 che parla di ambiente attraverso le peripezie di un albero. Nel 2012 ho firmato con Piccioli un libro-intervista, Tempi simultanei, che ora sta per uscire in una nuova edizione, mentre nel 2018 ho recuperato il suo romanzo sulla televisione, Tempo grande, uscito nel 1984. Adesso, a dieci anni dalla sua scomparsa, perché purtroppo è morto nel 2013, torna Cuore di legno».

«Quando ho conosciuto Gian Luigi, anni fa, della sua opera, stranamente, si parlava pochissimo. Spero che questi libri contribuiscano alla riscoperta di un autore di grande interesse» conclude il giornalista Simone Gambacorta.

Tra i romanzi di Gian Luigi Piccioli (Firenze, 1932 – Roma, 2013): Inorgaggio (Mondadori, 1966), Arnolfini (Feltrinelli, 1970), Epistolario collettivo (Bompiani, 1973) e Sveva (Rusconi, 1979, finalista al Premio Strega).

Per Galaad Edizioni sono usciti Tempi simultanei. Libri e viaggi di uno scrittore (intervista con Simone Gambacorta) e Africa vivi! Taccuini di un reporter (entrambi nel 2012); nel 2018, a cura di Simone Gambacorta, Galaad ha inoltre pubblicato la nuova edizione del romanzo Tempo grande (Rusconi, 1984). Cuore di legno è invece uscito nel 1990 per Rizzoli. Di famiglia abruzzese, Piccioli era profondamente legato a Navelli dove passava lunghi periodi e trascorreva le vacanze a Francavilla al Mare.




L’ACQUA E LA ROCCIA

Risorse fondamentali e radici culturali d’Abruzzo

Avezzano, 26 settembre 2023. Il programma annuale 2023 del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Pescara, diretto dalla Dirigente Scolastica Prof.ssa Stefania Petracca, nell’ambito del programma nazionale #IOSONOAMBIENTE, ha previsto la realizzazione di un progetto denominato “L’acqua e la roccia come risorse fondamentali e radici culturali d’Abruzzo”.

Quattro classi di 71 studenti e 8 docenti dei Licei Scientifico Leonardo da Vinci e Classico D’Annunzio di Pescara hanno effettuato una visita guidata al parco dell’Incile e Galleria Torlonia il 21 settembre 2023.

Le visite sono state proposte dalla DMC Marsica che ha sottoscritto con il Consorzio di Bonifica Ovest e il GAL Marsica un accordo di partenariato pubblico privato finalizzato all’organizzazione dell’accoglienza e alla valorizzazione dell’Incile e della Galleria Torlonia a fini culturali e turistici con l’obiettivo di accrescere la conoscenza del sito da cui parte l’Identità del territorio Marso.

La visita al parco dell’Incile e alla Galleria Torlonia è stata curata dal Direttore del Consorzio di Bonifica Dott. Abramo Bonaldi, dal Presidente della DMC Dott. Stefano Fabrizi e dall’ex Presidente del Consorzio di Bonifica Maestro Francesco Sciarretta.




NASCITA E FINE DEL TERZO POLO

di Giancarlo Infante

Politicainsieme.com, 26 settembre 2023. Quella di Matteo Renzi e di Carlo Calenda di un anno fa fu una scorciatoia tutta di natura elettoralistica e, così, il Terzo polo, nato solo in vista delle urne, di fatto morì alla loro apertura il 26 settembre di un anno fa.

Fu in qualche modo paradossale anche lo stesso modo con cui, improvvisamente, e dopo quella che resta la “confusa” vicenda dei rapporti con il leader di Azione con il Pd di Enrico Letta ed Emma Bonino, il duo Renzi e Calenda si misero insieme per offrire un’alternativa al duopolio destra – sinistra.

Già ieri abbiamo detto che solo dal futuro, probabilmente, sapremo esattamente come andarono queste ed altre vicende delle elezioni che hanno consegnato il Paese all’estrema destra (CLICCA QUI).

Oggi, e per di più dopo un anno di intensa, appassionata, continua polemica tra Renzi e Calenda, si possono solo ricevere delle conferme. Di cui dovrebbero fare tesoro soprattutto quelli che continuano a parla di “Centro” come se da questa parola magica potesse venire, e davvero, la soluzione di problemi che sono molto più complessi. Così come molto più complessa è quella società italiana con significativi problemi di partecipazione e di rappresentanza.

Il Terzo Polo, il “Centro”, non nascono in un laboratorio. E per di più in uno di quelli in cui si affaccendano scienziati legati alle formule del passato fatte tutte di giochi di schieramento e di posizionamento. Se si guarda agli ultimi trent’anni, caratterizzati da una pesante cappa di piombo per la democrazia reale, e la libera, autentica partecipazione alla cosa comune da parte di tutte le forze vive della società, vediamo, ammesso che lo si voglia vedere e trarne le adeguate conseguenze, come la società civile abbia provato come poteva, magari con pulsioni persino contraddittorie tra di loro, ad assumere un ruolo e a superare gl’infiniti vizi d’origine radicati, in generale, nella storia d’Italia e, in particolare, in quella della stagione del bipolarismo. Altrimenti, come interpretare l’effimera esplosione della Lega di Matteo Salvini, poi seguita dall’analoga fiammata dei “grillini” e, quindi ancora, quella della Meloni e dei suoi Fratelli d’Italia? Possiamo azzardare a parlare del ripetersi di cicli di vera e propria “frustrazione” popolare?

Non sono mancate occasioni in cui la società civile ha provato ad esprimersi direttamente. E questo in vario modo. Ad esempio, con la crescita esponenziale di gruppi, associazioni ed organismi che hanno dato vita a quel moto spontaneo di solidarietà destinato ad essere ufficializzata nella Protezione civile. Ma anche con quella congerie di presenze che suppliscono alle carenze dello Stato in materia di assistenza sociale. E per andare a quello che più interessa i giornali, non si possono certo dimenticare i “girotondini” di Nanni Moretti, le donne con il “Se non ora quando” e, infine, all’effimera presenza delle “sardine” in tante piazze d’Italia. Dunque, moti più o meno spontanei in aggiunta ad un impegno solidale continuo e costante, spesso svolto nell’oblio generale, di cui ci si ricorda solo in casi particolari: quelli che, sull’onda dell’emergenza, riescono a richiamare l’attenzione dei mezzi di comunicazione.

Per ciò che riguarda la politica “strutturata”, le esplosioni successive, ed analoghe, di Lega, 5 Stelle e Meloni hanno costituito, a ben guardare, fenomeni che già in partenza mostravano evidenti i segni di una “debolezza” intrinseca, strutturale. Quella della protesta che non è, si badi bene, solo fine a se stessa. Portatrice di interessi, ma comunque destinata a restare cosa effimera e di parte perché carente di un ingrediente fondamentale per la costruzione di una proposta destinata a segnare un ciclo realmente nuovo nella storia di una nazione e di un popolo. E cioè quella dell’indicazione di un “progetto” globale da offrire al cosiddetto “sistema paese” e in grado di risolvere i quesiti, e tutti assieme, dell’adeguata collocazione internazionale, in particolare nei rapporti con l’Europa, della coesione e della ricomposizione delle fratture sociali e geografiche che ancora sono “cose nostre”.

Eppure, nel passato ci sono state le occasioni in cui questo è stato realizzato. E guarda caso sono state quelle in cui l’Italia, con tanti ritardi e contraddizioni, che appunto fanno parte del suo retaggio storico e culturale, è riuscita in ogni caso a crescere e a progredire. La memoria, per restare al solo Secondo dopoguerra, corre ovviamente ad Alcide De Gasperi. Ma, poi, si dovrebbe pure aggiungere la stagione dei tanti Centrosinistra e all’azione parzialmente riformatrice che ci portò alla fine degli anni ’80 a diventare la quarta potenza più industrializzata del mondo. E questo, a dispetto del terrorismo endogeno e di quello sollecitato dall’esterno, dell’altissima inflazione e della presenza del più grande partito comunista dell’Occidente, oltre che dei ripetuti e violenti attacchi portati dalla manovalanza mafiosa.

Queste non dovrebbero essere prese come divagazioni. Da sole già spiegano, infatti, perché qualunque idea politica non possa limitarsi a tenere conto del presente e di quello che un tale presente offre nelle aule parlamentari al momento. Altrimenti, il fallimento del “Terzo Polo” alla Renzi e Calenda, come del resto continua ad accadere ai “cantori” di un “centro” senza qualità e sostanza autonomia e specificità, si ripeterà. Così, dal “bipolarismo” ci libereremo solo quando sarà oramai troppo tardi per un Paese per il quale già da tanto tempo sarebbe stato necessario avviare una trasformazione. Questa, costi quel che costi, non può che partire dal sistema politico – istituzionale che ci ritroviamo per l’innata mentalità, come adesso nel caso della destra, del tirare solo a campare.

C’è bisogno di un’autentica “autonomia” rispetto al perimetro del sistema bipolare. Una scelta inevitabilmente destinata ad avere un costo e a farci ragionare in termini d’investimento per il Paese. Le scorciatoie non servono a molto se non a ritrovarci, quando va bene, con un solo gruzzoletto di parlamentari in mano. Esattamente quanto accaduto a Renzi e a Calenda.




OCCHIO ALLE TRUFFE

Venerdì 29 tavola rotonda a San Vincenzo Valle Roveto

San Vincenzo Valle Roveto, 26 settembre 2023. Si terrà a San Vincenzo Valle Roveto la tavola rotonda “Occhio alle truffe” promossa da Ada Abruzzo e destinata alle persone anziane che ogni giorno sono vittime dei malintenzionati.  L’associazione che tutela i diritti degli anziani, nell’ambito del progetto Inclusione attiva per la qualità della vita finanziato con i fondi anno 2021 a valere sull’avviso pubblico della Regione Abruzzo: “Per il finanziamento di iniziative e progetti di rilevanza regionale promossi da organizzazioni di volontariato associazioni di promozione sociale e fondazioni del terzo settore per la realizzazione di attività di interesse generale – di cui all’art 5 del Codice del terzo settore”, ha deciso di promuovere una campagna rivolta alle persone anziane.

In qualità di capofila, e in collaborazione con Ada L’Aquila est, Croce Rossa di Carsoli e Avis comunale San Vincenzo Valle Roveto e Roccavivi, è stata organizzata una tavola rotonda durante la quale sarà presentato il materiale informativo ideato da Ada e sarà fatto il punto su quanto fatto e quanto si può fare per dire basta alle truffe a danno degli anziani.

L’incontro si terrà venerdì 29 settembre nella sala consiliare del Comune di San Vincenzo Valle Roveto e vedrà la partecipazione di Carlo Rossi, sindaco di San Vincenzo Valle Roveto, Eleonora Pensa, presidente Ada Abruzzo, Maresciallo Salvatore Pletto, comandante stazione carabinieri Balsorano, Luciana Di Battista, presidente Avis San Vincenzo – Roccavivi e referente del progetto, Germana Temporin, segretaria regionale Uilp pensionati Abruzzo, e Augusto Di Bastiano, responsabile Centro giuridico del cittadino.




LA MANIFESTAZIONE  AMICO ROM COMPIE TRENT’ANNI

Dal 2 al 5 ottobre eventi tra Roma, Pescara e Lanciano

Lanciano, 26 settembre 2023. Compie trent’anni la manifestazione “Amico Rom” e si presenta all’appuntamento con una edizione ricca di eventi, che pongono Lanciano (Ch) come capitale dell’intercultura a livello transnazionale. Per l’occasione, infatti, personaggi e artisti di caratura mondiale raggiungeranno la città frentana non solo da tutta Europa ma anche dall’Argentina e dalla Russia. Organizzano l’associazione Them Romanò e UCRI – Unione delle Comunità Romanès in Italia.

Il 2 ottobre nel prestigioso Istituto Cervantes, in Piazza Navona a Roma, sarà presentato il progetto europeo ROMHERITAGE, percorso culturale Rom riconosciuto dall’Europa. Sono partner dell’evento l’ERIAC (European Roma Istitute for Art and Culture), organismo culturale finanziato dal Consiglio d’Europa; l’associazione spagnola Presencia Gitana; l’associazione slovena EPEKA e l’associazione italiana Them Romano-International Romani Union con sede a Lanciano (Chieti). Interverranno importanti rappresentanti istituzionali, fra i quali Mattia Peradotto, direttore dell’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale, con sede a Palazzo Chigi – Presidenza del Consiglio dei ministri. L’Unar è il focal point nazionale dell’Unione Europea per la Strategia nazionale dell’inclusione dei Rom e Sinti. E poi musica, con l’Alexian Group, gruppo artistico di successo e di fama internazionale.

 
Lo stesso evento con gli stessi protagonisti sarà riproposto a Lanciano il 4 ottobre, dalle 16, alla Casa di Conversazione, Sala Lanci, davanti ad ospiti e autorità internazionali e alle più alte cariche dell’International Romani Union (organismo che rappresenta i Rom all’ONU) a cui l’amministrazione comunale darà il benvenuto in sala consiliare alle 15. La presentazione del progetto europeo ROMHERITAGE sarà in diretta streaming. “La scelta di Lanciano come sede di presentazione di ROMHERITAGE – spiega il musicista Santino Spinelli, presidente dell’associazione Them Romanò – è data dal fatto che la città sarà una tappa importante dell’itinerario culturale europeo grazie al monumento al Samudaripen, ubicato al Parco delle Memorie e inaugurato il 5 ottobre 2018, e alle 30 edizioni del Concorso artistico Internazionale Amico Rom, un concorso originale che è il più importante e il più longevo al mondo nel settore”.

Il 4 ottobre mattina a Pescara ci sarà un training con gli studenti dell’Istituto Alberghiero De Cecco sul Samudaripen (genocidio nazifascista dei Rom e Sinti) e il contributo alla Resistenza in Europa da parte dei Rom e Sinti. L’incontro è nell’ambito del progetto europeo REGARD.

Il 5 ottobre è la giornata clou con due appuntamenti. Il primo al mattino, alle 10.30 al Parco delle Memorie a Lanciano con la solenne cerimonia della deposizione della corona d’alloro al Monumento al Samudaripen e l’inaugurazione di un nuovo Memoriale Europeo in seno al progetto REGARD (REmembering Genocide Against Roma Discrimination) e la piantumazione di un albero, un leccio, a cura dell’associazione 1000 Alberi di Lanciano, dedicato a Gennaro Spinelli, deportato con la sua famiglia dai fascisti nella sua infanzia.  La sera al Teatro Fenaroli a partire dalle 21 inizierà la cerimonia di premiazione della trentesima edizione del Concorso artistico Internazionale Amico Rom. Tanti i premiati e tante le autorità e le personalità regionali, nazionali e internazionali del mondo dell’arte, della cultura, della politica e dello spettacolo presenti. Allieteranno la manifestazione un gruppo di flamenco e rumba di Barcellona, il noto artista spagnolo Paco Suarez, Evedise Spinelli virtuosa arpista e il coro folkloristico di Picciano che eseguirà l’inno abruzzese Vola Vola per omaggiare i numerosi ospiti giunti dall’estero. La partecipazione è libera e gratuita. Gli appuntamenti del 4 e 5 ottobre saranno trasmessi in diretta streaming da Abruzzolive.tv

I VINCITORI E I PREMIATI

DEL 30° CONCORSO ARTISTICO INTERNAZIONALE “AMICO ROM” 2023

Winners and Runners up of 30th International

“Rom Friend” Arts Competition Award 2023.

CERIMONIA DI PREMIAZIONE IL 5 OTTOBRE 2023, ORE 21.00 AL

TEATRO F. FENAROLI DI LANCIANO (CHIETI)/

Ceremony of the prize distribution on 5th October, h. 21.00, at Fenaroli Theatre in Lanciano (Chieti)

VINCITRICE ASSOLUTA/

Overall winner:

DELIA GRIGORE (Romania)

PREMIO ECCELLENZA ROMANI 2023/

Romany Excellence Award 2023:

Diego Fernández Jiménez  (Spagna)

Voria Stefanovsky (Argentina)

Karolina Kwiatkowska (Polonia)

PREMIO ALLA CARRIERA 2023/Lifetime Achievement Award 2023:

Jorge Emilio Nedich (Argentina)

PREMIO PHRALIPÉ 2023/ Phralipé Award 2023:

Manuel Martín Ramírez (Spagna)

Fabián Daniel  Sánchez García (Spagna)

Rosa De Fabritiis (Pescara)

Mariusz Shimansky (Pescara)

Marco Vignali (Chieti)

Daniela Lucatti (Pisa)

Paola Severini (Roma)

PREMIO CITTÀ DI LANCIANO 2023/

City of Lanciano Award 2023:

Franco Pasqualone (Chieti)

Stanisław Stankiewicz (Polonia)

Jovan Damianović (Serbia)

PREMIO CITTÀ DI LATERZA 2023/

City of Laterza Award 2023:

Veljko Kajtazi (Croazia)

Jožek Horvat Muc (Slovenia)

Romeo Tiberiade (Romania)

PREMIO INCLUSIONE SCUOLA 2023/

School Inclusion Award 2023:

 I.C. DELEDDA-BOSCO

Istituto Comprensivo Deledda-S.G.Bosco Ginosa. (TA).  Team Inclusione

PREMIO MUSICA 2023/

Music Award 2023:

Samuel Garcia Lopez (Barcellona-Spagna)

CAT. A: POESIA IN LINGUA ROMANÌ / Poetry in romany:

1° Zlatomir Jovanovic (Serbia)

2° Domenico Barbetta (Avellino)

3° Jovanovic Rajko -Ranko (Serbia)

CAT. B   POESIE IN LINGUA ITALIANA, INGLESE, FRANCESE, SPAGNOLA/ Poetry in Italian, English, French, Spanish:

1° Jeaninne Dubois (Francia)

2° Claudio Caldarelli (Fiano Romano -Roma)

3° Hanks Ellen (Austria)

CAT. C: RACCONTO BREVE INEDITO/ Unpublished Short Story:

1° MARIANGELA ZECCA (Lecce)

2° Deva Paamonte (Brasile)

3° Szabo Janos (Ungheria)

Cat D: TEATRO/ Theatre:

1° Santos Emiliano (Portogallo)

2° Kerstin Fisher (Germania)

3° Zsofia Oikonomon (Grecia)

CAT. E:  RACCONTO O ROMANZO INEDITO/ Unpublished Novel or Short Story:

1° Jakov Knezevne (Croazia) ex aequo Paola Cecchini (Pesaro)

2° Adriana Pedicini (Benevento)

3° Korhonen Alva (Finlandia)

CAT. F: MONOGRAFIA INEDITA/ Unpublished Essay:

1° Chiara Margiotti (Frosinone)

2° Meyer Adalia (Germania)

3° Niemi Noel (Finlandia)

CAT. G: DISEGNO / Painting:

1° Kleric Noa (Croazia)

2° Kyungeun Joan (United Kingdom)

3° Glaser Cloe (Belgio)

CAT. H: FOTOGRAFIA/ Photography:

1° Farkas Eniko (Ungheria),

2° Beaudri Alain (Francia),

3° Dovalil Ernst (Rep. Ceca)

CAT. I:  PITTURA E SCULTURA / Painting and Sculpture:

1° Manuel Gomez Romero (Spagna)

2° Iolanda Morante (Cervinara – AV) ex aequo Nino Camardo (Pisticci  -Matera)

3° Stefy Ponzy (Pescara) ex aequo Roberta Papponetti (Francavilla al Mare) ex aequo Angela Di Teodoro (Pescara)

CAT. L: RACCOLTA DI POESIE / Book of poetry:

1° Maja Jovanovic (Serbia)

2° Ornella Fiorentini (Ravenna)

3° Jannik Virtanen (Finlandia)

CAT. M:  RACCONTO EDITO / Published Short Story

1° Graziella Bergantino (Benevento) 

2° Minea Talarico (Pisa)

3° Jasin Konstantin (Norvegia)

CAT. O: MONOGRAFIA EDITA / Published Essay:

1° Agron Osmani (Francia/Croazia)

2° Ivan Georgev (Bulgaria)

3° Elias Andersson (Svezia)

DIPLOMI D’ONORE/ Diplomas of Honour:

Alexandru Zamfir (Romania), Alessandra D’ortona (Chieti), Patrizia Valerio (Sulmona), Rosetta Clissa (Pescara), Angela Maria Tiberi (Pontinia-LT), Elizaveta Ershow (Roma), Britta Muller (Germania), Ester Trias (Equador), Georgiu Demetra (Grecia), Castagné Jean Pierre (Francia), Burika Sergei (Russia), McCafferty Howard (United Kingdom), Gyorgy Csaba (Ungheria), Henzmann Katharina (Bulgaria), Sunthavy Yeim (Belgio), Toth Maria (Ungheria), Young Albert (Irlanda), Cairns Thomas (Finlandia), Hijos Diaz Almudena (Spagna), Quito Alcala Gustavo (Argentina), Carpintero Aedo Gabriel (Brasile), Anna Caruso (Salerno), Tunde Meszarosne (Bulgaria),  Gruber Andre (Austria), Drakce Mesara (Macedonia), Berg Henrik (Svezia), Nieminen Uoti (Finlandia), Lizorkina Nikita (Lettonia).

Lanciano 25 set. ’23




IL MUSEO DELLA LETTERA D’AMORE SEMPRE PIÙ RICCO

Chieti, 26 settembre 2023. Si sono concluse le Giornate Europee del Patrimonio, 23 -24 settembre, che hanno interessato anche il Museo della Lettera d’Amore di Torrevecchia Teatina, organizzate dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e Pescara, a cura della funzionaria demoetnoantropologa Mariantonia Crudo, in collaborazione con la Direzione del Museo e con il Patrocinio del Comune di Torrevecchia Teatina, che hanno visto la partecipazione di un elevato numero di visitatori.

Le aperture straordinarie del Museo della Lettera d’Amore di Torrevecchia Teatina hanno offerto letture non stop di lettere e pagine d’amore: da Salinas a Montale, da Pavese a Foscolo, a Shakespeare, la proiezione di video di Rita Dahl, scrittrice finlandese, autrice di Aasi kulkee tie vie hitaasti (A passo d’asino, lento cammino), Davia Piccirilli, dalla reggia di Versailles, che ha letto una lettera d’amore di Napoleone, Sandro Naglia, da un College del New Jersey, una lettera scritta da Johnny Cash a June Carter per il suo compleanno, Donato Renzetti, direttore d’orchestra, Paolo Pitteri una sua opera dedicata all’orso Juan Carrito e ai cuccioli dell’orso Amarena, Nicole Vian in LIS, gli scrittori di fama internazionale Maurizio De Giovanni e Patrick Williamson, il musicista Santino Spinelli, una lettera d’amore di Roger Bonet Segales letta da Alba Rodriguez Valbuena, due di Sibilla Aleramo e Dino Campana interpretate presso la galleria Artemisia di Bodrum (Turchia)  dall’artista Lea Contestabile.

Durante l’evento si è svolta anche la cerimonia di consegna di nuove donazioni, da parte di Annamaria Iovannitti e di Enrico Maria Guerra, rispettivamente di una lettera risalente alla Seconda guerra mondiale e di un epistolario amoroso di notevole valore letterario. Tanti i giovani che hanno partecipato alle letture: Sofia, Riccardo, Ludovica C., Ludovica D.R., Lorenzo, davanti a un numerosissimo pubblico attento e plaudente, proveniente da tutte le parti d’Italia, dalla Lombardia alla Calabria. È in arrivo un altro ricco epistolario composto da 400 lettere che sarà donato da una famiglia di origine siciliana.




LATINO, SCUOLA E SOCIETÀ

Mario De Nonno, Presidente della Consulta di studi latini, interviene all’assemblea della delegazione di Pescara dell’associazione italiana di Cultura Classica

Pescara, 26 settembre 2023. Oggi martedì 26 settembre 2023, ore 18, nella sala conferenze del Mediamuseum, in piazza Alessandrini 34 a Pescara, si svolgerà l’Assemblea dei soci della delegazione di Pescara dell’Associazione Italiana di Cultura Classica, associazione di docenti dell’Università e della Scuola, di studenti e di semplici cittadini che credono fermamente nella perennità dei valori della Cultura Classica, fondamento della moderna Cultura Europea, e si adoperano, per la loro salvaguardia e la loro diffusione. Fondata nel 1897 a Firenze, l’Associazione è una delle centinaia di Società diffuse in ottanta Paesi del mondo, che perseguono le stesse finalità e sono raggruppate nella Fédération Internationale d’Etudes Classiques, organismo internazionale che è sotto l’egida dell’UNESCO.

I lavori dell’Assemblea saranno introdotti da una prolusione del professor Mario De Nonno, Presidente nazionale della Consulta Universitaria di Studi Latini (CUSL) che presenterà il volume Latino, scuola e società edito dalla CUSL  a cura di Francesco Berardi, Maria Luisa Delvigo e Mario De Nonno.

Il volume che affronta la relazione tra latino, società e scuola da prospettive differenti,  permette di cogliere come i testi latini mostrino tutta la vitalità di un insegnamento che, se ben contestualizzato in relazione ai mutamenti sociali e culturali e ai nuovi mezzi di comunicazione, può arricchire non poco il progresso civile e morale della società. Il latino non è solo il passato di una civiltà in cui affonda le sue radici la cultura europea, ma anche il futuro di un mondo i cui cittadini siano molto più consapevoli di sé, più liberi e inclusivi.

Con il prof. De Nonno si confronteranno Francesco Berardi, professore associato in Lingua e Letteratura Latina, e Carmine Catenacci, professore ordinario di Lingua e Letteratura Greca e Prorettore vicario dell’Università degli Studi di Chieti-Pescara

A seguire si svolgerà l’Assemblea dei soci della delegazione che provvederà al rinnovo dei suoi organi statutari, alla definizione del programma delle attività e all’intitolazione della delegazione stessa al professor Claudio Palma, già Preside del Liceo Ginnasio “Gabriele d’Annunzio di Pescara” che è stato il fondatore dell’AICC a Pescara e il suo presidente.

L’incontro, che sarà moderato da Marco Presutti, è patrocinato dell’Istituto nazionale di Studi crociani, della Fondazione Edoardo Tiboni e dal Liceo Classico “Gabriele d’Annunzio” di Pescara.

Ingresso libero




LA MAIELLA RICEVUTA AL QUIRINALE

I reduci della Brigata Maiella e la Fondazione ricevuti in udienza dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel 2013

Pescara, 26 settembre 2023. Il 4 novembre 2013, nel Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze Armate, i reduci della Brigata Maiella e la Fondazione furono ricevuti al Quirinale in udienza, prima privata e poi generale, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Il Presidente, che tanto si spese per affermare il valore nazionale della Resistenza, volle, con quel gesto di straordinaria accoglienza, non solo riconoscere il sacrificio di quanti contribuirono alla riconquista della libertà nella stagione di rigenerazione che fu il biennio 1943-1945, ma volle anche associare lo sforzo dei combattenti, in particolare dei resistenti “Maiellini”, a quello delle Forze Armate, che con il neonato CIL si impegnarono fianco a fianco con la Maiella e col II Corpo polacco, risalendo la dorsale adriatica tra i due fronti della linea Gustav e Gotica.

“Siamo lieti di avere associati a questa cerimonia testimoni di durissimi momenti della seconda guerra mondiale come i rappresentanti della Fondazione Brigata Maiella, reduci e famigliari dei combattenti di quella coraggiosa formazione partigiana … insisto sulla necessità di non cessare mai di coltivare e trasmettere la memoria di quanto forze armate e popolo abbiano fatto per unire l’Italia, difenderne l’onore e rinsaldarne l’identità e la coesione”, ebbe allora a dire il Presidente Napolitano.

La fedeltà alle istituzioni, nella più ferma intransigenza antimonarchica e il ripristino dell’Unità nazionale, furono, del resto, alcuni dei tratti salienti dei motivi ispiratori della guerra combattuta dalla “Maiella”.

“Per noi della Fondazione Brigata Maiella, appassionati custodi dell’eredità dei

nostri partigiani e per tutti i cittadini che credono nell’energia della storia e nelle speranze suscitate da quelle eroiche vicende, l’occasione di incontro con Napolitano è stato un momento prezioso per sentirci ancora uniti intorno ai valori nazionali a cui si ispirarono i giovani combattenti di allora, da cui trarre nuova linfa per continuare a edificare una società più giusta e libera che anche i “Maiellini” sognavano. La scomparsa di Giorgio Napolitano è occasione per riproporre soprattutto ai giovani la sua condivisione dei principi morali per cui i “Maiellini” si erano battuti”, afferma il Presidente, Prof. Nicola Mattoscio

In foto, alcune immagini del ricevimento privato della Brigata Maiella al Quirinale il 4 novembre 2013

Foto: (da sinistra a destra) Antonio Rullo e Nicola Mattoscio con Giorgio Napolitano, rispettivamente vicepresidente e presidente della Fondazione Brigata Maiella




LA REGINA DI MIELE

Conclusa la diciassettesima edizione

Tornareccio, 25 settembre 2023. Cala il sipario sulla diciassettesima edizione di Tornareccio Regina di Miele, l’evento dedicato al miele e alle eccellenze della terra d’Abruzzo che si è svolto nello scorso fine settimana nella capitale abruzzese del miele. Numerosi visitatori, nonostante l’incertezza del meteo, hanno raggiunto il paese, noto anche per i suoi bellissimi mosaici, per assaggiare le prelibatezze esposte lungo le suggestive vie del centro storico. Sabato mattina il sindaco e l’amministrazione comunale, insieme all’assessore al Turismo della Regione Abruzzo Daniele D’Amario e alla consigliera regionale Sabrina Bocchino, con la partecipazione della pattuglia a cavallo del Raggruppamento Carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro (Aq), hanno tagliato il nastro della manifestazione. Oltre alla ricchissima parte espositiva, composta quest’anno da oltre trenta stand, sono stati tanti i momenti di intrattenimento che hanno arricchito la prima giornata di Regina di Miele. Tra questi: i mini tour gratuiti a cura dell’associazione Amici del Mosaico Artistico per poter ammirare il museo a cielo aperto di Tornareccio; la presentazione del gin al sapore di miele d’arancia, a cura dell’apicoltura Luca Finocchio in collaborazione con Sagarese cocktail & dreams; il coinvolgente spettacolo di Maxi Manzo, artista italo argentino di origini tornarecciane e coordinatore per l’Abruzzo nominato dal Ministero degli Esteri nell’ambito del progetto sul Turismo delle radici, che ha accompagnato il pubblico in un emozionante viaggio tra radici e tradizioni, raccontando la storia di sua nonna Dora e di tanti emigranti che hanno lasciato l’Italia alla ricerca di fortuna.

“L’edizione 2023 dell’evento che più caratterizza il nostro territorio si è conclusa – commenta il sindaco Nicola Iannone –  come amministrazione comunale non possiamo che essere estremamente soddisfatti della riuscita dell’iniziativa che ribadisce la sua importanza a livello regionale e anche oltre. Ringraziamo l’Osservatorio nazionale del miele che, con la sua presenza, accresce il prestigio di Regina di Miele.   Un plauso va quest’anno a tutti i ragazzi che hanno collaborato alla realizzazione della manifestazione, una squadra perfetta che ha mostrato impegno, competenza e amore per il proprio paese”.

Nella giornata di domenica, come di consueto, c’è stato un momento di confronto e dibattito con il convegno “Il mondo delle api e dell’apicoltura. Api, ambiente e territorio”, che ha visto la partecipazione di: Giancarlo Naldi, direttore dell’Osservatorio Nazionale del Miele; Luigi Iacovanelli, presidente dell’associazione Apicoltori Professionisti d’Abruzzo; Rebecca Virtù di Legambiente; l’onorevole Alberto Bagnai; Nicola Campitelli, assessore regionale; Fabrizio Montepara, consigliere regionale; Giuseppe Cefalo, presidente Unaapi; Antonio Giampaolo del Crea-Pb e il sindaco Nicola Iannone. Il problema della riduzione della produzione di miele, la necessità di praticare costi sostenibili per le aziende, la promozione dei prodotti di qualità e della cultura del miele sono stati gli argomenti trattati dal dibattito che si è concluso con la premiazione dei grandi mieli d’Abruzzo nell’ambito del concorso nazionale “Tre Gocce d’Oro – Grandi Mieli d’Italia”. Sono cinque i grandi mieli abruzzesi che quest’anno si sono aggiudicati le 3 gocce d’oro: il miele di agrumi dell’ADI Apicoltura di Piero Iacovanelli (Tornareccio), il miele di coriandolo prodotto dall’apicoltura Delizie dell’Alveare di Carmine Finocchio (Tornareccio), il miele di marruca dell’apicoltura Maggiolino Angelo (Atessa), il miele millefiori dell’apicoltura Emilio Iacovanelli (Atessa), il miele di timo arbustivo dell’azienda Sangro Salerno di Cinzia Montinari (Atessa). Sono stati premiati con una o due goccie d’oro altri trenta mieli abruzzesi delle aziende: Tartufo degli eremi di Di Donato Ercole (Roccamorice), apicoltura Passione Ape (Tornareccio), azienda agricola Terre di Feronia di Rodrigo Zuppini (Teramo), azienda agricola Turri Marchi di Baci Eleonora (Ari), apicoltura Delizie dell’Alveare di Carmine Finocchio (Tornareccio), La collina sul mare di Di Ciocco Valeria (Vasto), azienda agri premiata bio apicoltura La Girlanda di Iacobacci Mario (Ortona dei Marsi), apicoltura Nicolai di Nicolai Lorenzo (Lettomanoppello), Sangro Salento di Cinzia Montinari (Atessa), Le api di papà di Alfideo Diego (Canosa Sannita), L’ape e l’arnia di Iacovanelli Giulio (Altino), Glam apicoltura di Falcone Giuseppe (Colledimacine), ADI Apicoltura di Piero Iacovanelli (Tornareccio), apicoltura Luca Finocchio (Tornareccio), azienda agricola Amoroso di Palmerio Remo (Caramanico Terme), apicoltura Colle Salera di Pace Cecilia (Pratola Peligna), apicoltura Spineto Rosalba (Campo di Giove), apicoltura Dolce Lavanda di Flamini Annamaria (Pescina).

Oltre alla musica itinerante del Coro Contrappunto di Tornareccio, agli spettacoli di hula hoop e ai mini tour alla scoperta dei mosaici, si è tenuto nella giornata di ieri il concerto “I solisti di Tornareccio Music Camp” con l’ensemble di flauti e al pianoforte Danilo De Lucia.

Tanti i visitatori che hanno espresso la propria preferenza per lo spazio espositivo più accogliente, bello e originale; i risultati del concorso saranno comunicati dagli organizzatori nelle prossime settimane.

“Siamo più che soddisfatti della riuscita dell’evento, nonostante l’incertezza del meteo che ha accompagnato i due giorni di Regina di Miele – commenta Asia Costantini, in rappresentanza del gruppo di ragazzi che quest’anno ha sostenuto l’amministrazione comunale nell’organizzazione dell’evento -. I miei ringraziamenti vanno al sindaco e agli amministratori per l’aiuto, il sostegno e per la fiducia riservata nei miei confronti e nei confronti di tutti i ragazzi dello staff, alla Protezione Civile, agli espositori e a tutti i visitatori che  ribadiscono l’importanza di questo evento”. “È la nostra prima esperienza nell’organizzazione di Regina di Miele e ringraziamo tutti quanti, nonostante la nostra giovane età, si sono affidati a noi –  aggiunge Asia -. Teniamo molto al nostro paese e a quello che questo evento rappresenta per l’intero territorio, per questo ci impegneremo affinché Tornareccio rimanga vivo e sia sempre più attraente per chi vorrà visitarlo”.




ATTIVITÀ CULTURALI DI ATENEO 2023

Manuel Vilas, Leo Sanfelice, Alessandro Gori alias Lo Sgargabonzi, Dario Ferrari ospiti

L’Aquila, 25 settembre 2023. Il cinema di Alfred Hitchcock; la narrazione sospesa tra ricordo, prosa e poesia di Manuel Vilas, uno dei più importanti scrittori spagnoli contemporanei; l’estro e l’imprevedibilità di Leo Sanfelice, accompagnato per l’occasione dalla comicità Alessandro Gori alias Lo Sgargabonzi; le generazioni a confronto con lo spettro del terrorismo anni Settanta raccontate da Dario Ferrari, autore di uno dei romanzi-rivelazione dell’anno, La ricreazione è finita.

È un programma che spazia al solito tra cinema, letteratura e musica quello delle Attività culturali di ateneo 2023 dell’Università dell’Aquila, al via il 26 settembre.

Aurore d’autunno è il titolo scelto per l’edizione 2023 per la rassegna curata dal professor Gianluigi Simonetti, professore di Letteratura italiana contemporanea al Dipartimento di Scienze umane (DSU) e referente di ateneo per le attività culturali. Nome che, spiega Simonetti, viene da una raccolta del poeta statunitense Wallace Stevens: «Le aurore d’au­tunno sono “le notti di primo autunno che a volte a Hartford hanno lo stesso riverbero dell’auro­ra boreale” descritte da Stevens nel novembre 1950 in una lettera all’amico Paul Vidal».

“Dopo l’anteprima primaverile Maggio Selvaggio, dove abbiamo avuto come ospiti Giancarlo De Cataldo che ci ha parlato di Georges Simenon, Lo Sgargabonzi che ha dialogato con Pippo Sowlo e i Diaframma” sottolinea Simonetti “tornano come ogni anno le Attività culturali di ateneo, che si articoleranno in due parti. La prima si svolgerà da settembre a novembre, e sarà dedicata a cinema, musica e letteratura, mentre la seconda, dedicata al teatro contemporaneo attraverso il festival Aria, curato dalla professoressa Doriana Legge, si terrà a novembre. L’edizione di quest’anno di Aria è caratterizzata da importanti novità e nuove collaborazioni, per cui abbiamo deciso di dedicarle una presentazione a parte più avanti”.

Per quanto riguarda il cartellone delle Attività culturali, si inizia martedì 26 settembre alle 18.15 al Palazzetto dei Nobili con la presentazione del libro di Roy Menarini Hitchcock: La donna che visse due volte (Carocci). A dialogare con l’autore ci saranno i professori UnivAQ Massimo Fusillo e Mirko Lino. Seguirà la proiezione dell’omonimo film del regista americano interpretato da James Stewart e Kim Novak.

Il 18 ottobre, nell’aula magna Vincenzo Rivera del centro congressi di ateneo Luigi Zordan, sarà ospite Manuel Vilas, uno degli autori spagnoli più amati nel mondo. Originario di Barbastro, Vilas, che si divide tra Madrid e Iowa City, collaborando regolarmente con varie testate, ha pubblicato raccolte di poesie e romanzi, tra cui España, indicato dalla rivista Quimera come uno dei dieci romanzi in lingua spagnola più importanti del primo decennio del secolo, e In tutto c’è stata bellezza (Guanda 2019), un successo mondiale tradotto in oltre venti lingue, con dodici edizioni in un anno solo in Italia. A colloquio con la studiosa e traduttrice Monica Bedana, Vilas presenterà all’Aquila il suo ultimo romanzo, Amor costante, in uscita proprio in questi giorni per Guanda. L’incontro è organizzato in collaborazione con l’Instituto Cervantes.

Il 20 ottobre spazio alla musica con il concerto di Leo Sanfelice, uno dei più straordinari interpreti della canzone italiana, soprattutto quella legata al jazz, agli anni Venti e Trenta del Novecento e al varietà. Scoperto da Renzo Arbore, con cui ha collaborato a lungo, Sanfelice è uno showman che si è formato nei piccoli circoli musicali sullo stile dei Café Chantant. Il suo talento è in grado di costruire uno spettacolo fatto di musica e comicità arguta. Insieme a lui, sul palco dell’Auditorium del Parco, salirà Alessandro Gori, alias Lo Sgargabonzi, scrittore, comico e autore televisivo.

La rassegna si chiuderà il 9 novembre con la presentazione del romanzo La ricreazione è finita (Sellerio), dello scrittore viareggino Dario Ferrari, uno dei casi letterari del 2023. Un libro che in realtà ne contiene due. In uno c’è la corrosiva messinscena del mondo universitario italiano odierno e nell’altro la lotta armata degli anni Settanta, vista dalla prospettiva della provincia e dalla generazione dei Millennials. A dialogare con l’autore, alla libreria Colacchi, sarà Lucia Faienza.

Tutti gli incontri sono a ingresso gratuito.




L’ABRUZZO AQUILANO ALLE FINALI degli Studenteschi di CALCIO A 5

Soddisfazione per lo sport scolastico abruzzese rappresentato da Avezzano e Sulmona

Palermo, 25 settembre 2023. L’Abruzzo alle Finali Nazionali dei Campionati Studenteschi di CALCIO A 5 di stanza a Palermo, da oggi (25) al 29 settembre prossimi. Si tratta di un’altra bella affermazione per il mondo sportivo e scolastico abruzzese che, nell’ultimo decennio, ha particolarmente brillato nell’organizzazione e la partecipazione. L’Ufficio scolastico regionale, guidato da Massimiliano Nardocci e il Coordinamento di Educazione Fisica retto da Antonello Passacantando portano, infatti, in Trinacria tutta l’esperienza e l’impegno maturato nel tempo. A guadagnarsi l’accesso alle finali, stavolta, vanno due istituti della provincia dell’Aquila: uno di Sulmona l’altro di Avezzano.  La delegazione abruzzese sarà rappresentata, nella categoria allieve, dall’Istituto Ovidio di Sulmona mentre, nella categoria Allievi, dall’Istituto Vitruvio Pollione di Avezzano. Le studentesse dell’Istituto Ovidio di Sulmona saranno accompagnate dalle docenti Sonia Indiciani e Antonella Zarrillo. Gli studenti dell’Istituto Vitruvio Pollione dai docenti Lorenzo De Foglio e Marco Buzzelli. Eccoli nell’ordine: Studentesse IIS Ovidio Sulmona- Nicoletta Carlini – Federica Cavallaro – Ludovica D’Amaro – Benedetta D’Amico – Giulia Di Bacco – Martina Di Cioccio – Martina Di Sabatino – Joanne Di Silvio – Cornelia Fasciani Vacarenco – Giorgia Federici.

Studenti IIS Vitruvio Pollione Avezzano: Giuseppe Addari – Riccardo Ciaccia – Simone De Leonardis – Samir Guglietti – Nico Maceroni –Emanuel Neri – Nicolò Onnembo – Simone Ranieri – Francesco Rozzi – Davide Scatena. Capo delegazione è l’insegnante Lorenzo De Foglio.

Le categorie ALLIEVI e ALLIEVE contemplano gli anni di nascita 2006-2007-2008 (2009 nei casi di studenti in anticipo scolastico se frequentanti la classe 1^ della scuola secondaria di II grado nell’a.s. 2022/23). Sono ammesse a partecipare le rappresentative delle Istituzioni Scolastiche maschili e femminili di II grado vincitrici delle finali regionali dei Campionati Studenteschi nell’a.s. 2022/23. Tutte le gare vengono disputate su 2 campi di calcio a 11 in erba sintetica omologati dalla FIGC e suddivisi in 4 terreni di gioco per calcio a 5, situati nei comuni di Palermo e provincia. Le partite di finale 1° e 2° posto di entrambe le categorie si disputeranno nel Palazzetto PalaOreto di Palermo.  L’esperienza va, comunque, al di là del mero impegno sportivo, ed ha come obiettivo di promuovere la socializzazione, la partecipazione attiva e l’acquisizione di avvicinare studenti e studentesse allo sport come forma di aggregazione sociale e di favorire la conoscenza del calcio per educare al rispetto di sé, degli altri e delle regole. Per questo ci sarà spazio anche per vivere tre giorni le bellezze, l’arte e la cultura della Sicilia. Dopo la sistemazione in Hotel, infatti, i partecipanti avranno un ruolo da protagonisti alla cerimonia d’Apertura. In ognuna delle tre giornate, al termine delle gare, le varie delegazioni avranno in programma anche il tempo da dedicare per la visita culturale città di Palermo e al museo regionale a palazzo D’Aumale a Terrasini, particolarmente attesa, poi, la Festa delle regioni sulla Terrazza Hotel città del Mare.




ABBA DAY 2023. La seconda edizione della Festa del Pane

L’accento sui valori dei Fornai Esploratori e apre le porte a giornalisti e invitati. L’evento di mercato del pane che celebra in Abruzzo l’arte della panificazione

Turrivalignani, 25 settembre 2023. Per il secondo anno consecutivo torna l’Abba Day, l’evento attraverso il quale Mercato del Pane celebra in Abruzzo l’arte della panificazione. Fare il pane non è solo impastare, preparare le pagnotte, lasciar lievitare e cuocere. Fare il pane è un atto agricolo: il modo in cui si coltiva il grano cambia il paesaggio intorno a noi.

Lo sanno bene i 43 Fornai Esploratori che domenica 24 settembre sono tornati a fare squadra, questa volta non per accogliere e servire i clienti, ma per lavorare insieme sui valori aziendali e condividere esperienze di scambio e socialità. Per l’occasione i punti vendita e il forno hanno chiuso i battenti, mentre quest’ultimo si è trasformato nel luogo in cui confrontarsi, dare vita a nuove idee, generare valore.

Durante la mattina, infatti, si è svolto un lavoro a porte chiuse dove i Fornai Esploratori, coordinati dalla Dott.ssa Anna Di Girolamo, consulente, formatrice e Agile Coach certificata, si sono messi in gioco per definire e rafforzare i valori alla base del loro fare quotidiano. Al termine dell’attività di team working la scelta è ricaduta su orgoglio, trasparenza, fiducia, collaborazione, curiosità, disciplina come saper apprendere e uguaglianza: sono questi i 7 valori sui quali oggi si fonda la filosofia di Mercato del Pane e con i quali di identificano i Fornai Esploratori che in Abruzzo guidano la Bread Revolution.

 Nel pomeriggio, per la prima volta, l’evento ha visto la partecipazione di giornalisti e invitati che hanno avuto l’occasione di partecipare ad una vera e proprio “festa del pane”. Alla semina simbolica del grano duro sui terreni di Abbateggio ha fatto seguito la costruzione di un’opera collettiva, intitolata “Noi siamo natura”, in compagnia dell’artista Angelo Bellobono, conosciuto e apprezzato per la sua dedizione nell’indagare il rapporto tra antropologia, geologia, identità, confine e territorio.

A concludere l’evento un momento di convivialità a tavola, imbandita per l’occasione non solo con pane di filiera, il fiore all’occhiello di Mercato del Pane che produce pagnotte nate da un grano coltivato in modo sostenibile e trasparente, ma anche con tanti altri prodotti del territorio. Un modo per ricordare che la natura può essere abbracciata ogni giorno e in ogni occasione, a partire da ciò scegliamo di mettere nei nostri piatti.




CACCIA AL TESORO

Il primo di una serie di eventi riservati ai più piccoli

Lanciano, 25 settembre 2023. Scorreranno nei quattro quartieri del Centro Storico gli oltre 80 bambini di quarta elementare dei quattro istituti di Lanciano, guidati da un simpatico Pappagallo di fantasia (un imprevedibile Calopside) che sarà il personaggio-guida anche di un fumetto e di altre iniziative.

Il quattro è il numero magico al centro del Piano Pluriennale per la Cultura, annunciato già nel Dicembre 2022 dal Vicesindaco Ranieri, che la Città di Lanciano ha voluto avviare in collaborazione con la Fondazione Europea ENOTRIA. Un salto di qualità nella programmazione che, al di là di obiettivi immediati, vuole predisporre una griglia utile a tutti colori che amministreranno la Città fino al 2034.

La Caccia al Tesoro è il primo di una serie di eventi riservati ai più piccoli come agli adolescenti e agli universitari. Oltre alla popolazione adulta di Lanciano, che verrà via via intercettata dall’operazione.

“Senza una sensibilità diffusa all’idea di Lanciano Città della Cultura appare velleitario pensare che un Piano Tecnico-Scientifico possa essere condiviso” ha dichiarato il coordinatore Maurizio Quagliuolo.

Lo sviluppo del Piano, oltre al supporto di eventi a sostegno, verrà infatti discusso con cinque Comitati: Scientifico (con nomi di eccezione), Tecnico in loco, della Società Civile, Istituzionale ed Economico.

La caccia al Tesoro partirà alle 9.00 da Piazza del Plebiscito, dove si svolgerà anche la premiazione delle 13.00.

Fotografie L. L’Altrella




IL BENESSERE PSICOLOGICO

L’associazione InOltreAPS apre le sue porte

Pescara, 25 settembre 2023. Domenica 1° ottobre 2023, in occasione del mese del benessere psicologico, col Patrocinio dell’Ordine degli Psicologi della regione Abruzzo, l’associazione InOltre APS apre le sue porte!

Con una giornata ricca di eventi, sarà possibile conoscere la sede, i professionisti e gli obiettivi che si perseguono, primo fra tutti la sensibilizzazione all’importanza del benessere psicologico.

Gli interventi della giornata saranno 5:

–             In Ansia: non aver paura della tua paura

–             In Evoluzione: parti di sé in trasformazione

–             InDipendenza: come liberarsi dai legami tossici

–             InCostanti: le relazioni ai tempi delle dating app

–             InQuanti? Dalla monogamia al poliamore

L’evento, aperto a tutti, è gratuito e avrà luogo a Pescara presso il Centro MeTe, su Corso Vittorio Emanuele II, 269.




TESTI INEDITI SUL CULTO DI SANT’ANTONIO ABATE IN ABRUZZO

[Relazioni pubblicate alle pagine n. 256-265, in Appendice al volume di A. Di Nola, Gli Aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana, Torino, Boringhieri Edizioni, 1975.]

di Franco Cercone

“Diamo qui di seguito i testi delle relazioni trasmesse da F. Cercone che ha compiuto nel 1974 una ricerca campione in un ristretto territorio, prevalentemente della Valle Peligna. I risultati, che sono stati frequentemente utilizzati nel presente studio, sono di vivo interesse perché documentano l’estensione residua del culto” (A. Di Nola)

1-Ateleta (provincia dell’Aquila)

Pur essendo protettore del paese san Gioacchino, la festa di sant’Antonio si svolge con particolare solennità e con grande concorso di popolazione. Fra i diversi rioni si scatena una corsa frenetica per erigere la catasta di legna da accendere per la sera del 17 gennaio. La legna viene raccolta casa per casa da gruppi di giovani. Un comitato formatosi alcuni giorni prima della ricorrenza effettua una questua per il paese per acquistare un maialetto. Il 17 mattina il maialetto viene condotto davanti al sagrato della chiesa madre e viene benedetto. Subito dopo gli viene tagliato un orecchio e messo in libertà, senza campanello. Dove si ferma gli viene offerto da mangiare. Il pomeriggio si svolge la processione con banda e spari. Finita la processione, alcuni carri sfilano per il paese insieme a coppie mascherate. C’è anche la sfilata di maschere su cavalli pittorescamente addobbati. È stabilito un premio per la coppia più bella e per quella più brutta. Attorno al grande falò acceso in piazza, danzano, a suon di banda, numerose maschere.

Il porcellino, al quale è stato amputato l’orecchio, viene ucciso a ottobre e venduto tramite asta. Il ricavato servirà per l’acquisto di un altro porcellino a gennaio e per la costituzione di un fondo

destinato ai festeggiamenti del santo.

Non c’è l’usanza di cantare dietro le porte. Anche le frazioni di Ateleta festeggiano il 17 gennaio con l’accensione di grandi fuochi. (informatrice: signora Adelina Le Donne in D’Amico, di anni 51, casalinga)

2a- Cansano (provincia dell’Aquila)

Il porcellino è acquistato da devote nella prima settimana di novembre ed è alimentato a carico pubblico. Lo si macella tre, quattro giorni prima del 17 gennaio. Le carni sono vendute all’asta e il ricavato è destinato alle spese per officiare la messa solenne, per la banda, per la processione, per i mortaretti. Il maiale porta il campanello.

2b- Cansano (provincia dell’Aquila)

Incantesimo per gli animali:

“Sante Crisimare

médiche lu cape,

Sante Siste

médiche de Gesù Criste,

Sant’Antuone

médiche buone,

médiche quella vena

che tanta guerra mèna.”

Si pongono su un piatto, incrociate, due chiavi, un maschio e una femmina. Si ripete tre volte. L’animale accasciato si rialza subito. (informatrice: signora Angela Di Paolo, anni 74)

3- Pescasseroli (provincia dell’Aquila)

La sera del 17 ha luogo la processione. La statua del santo, al quale molto tempo fa era stata dedicata una chiesa, ora diruta, si trova nella chiesa di Santa Lucia. Sant’Antonio reca in una mano il bastone, mentre nell’altra un libro dal quale si sprigionano le fiamme. in Piazza Sant’Antonio avviene la benedizione degli animali. Subito dopo si accende un gran fuoco. ln un grande caldaio viene benedetta l’acqua. Dopo il rito ciascuno riporta a casa un po’ di acqua benedetta e alcuni carboni, anch’essi benedetti. Questi ultimi sono sparsi nella stalla e hanno il potere di proteggere gli animali che vi dimorano. ln caso di incendio, sia della casa sia della stalla, vi viene portata la statua del santo, nel caso in cui vi siano difficoltà per spegnere l’incendio.

Grande è la devozione per il santo, assai temuto. Alcuni anni prima della Seconda guerra mondiale, tre giovani di Pescasseroli si fecero avanti alla statua durante la processione del 17 gennaio. Uno di essi esclamò: “Fuma, sant’Antò! “, facendo l’atto di offrire un sigaro al santo. Ebbene tutti e tre hanno fatto una “brutta fine”.

ln particolare il giovane che offri il sigaro è diventato muto e pazzo.

Il 17 gennaio segna anche l’inizio di Carnevale. Gruppi di giovani e ragazze, ancora oggi, vanno a visitare parenti e amici, cantando dietro le porte la seguente canzone:

“Bona sera,

signora patrona [= padrona di casa],

sem venute a visità.

Chesta sera [= questa sera]

è sant’Antonie

che ce deve aiutà.

Sant’Antonie nel deserte

allevève i maialette [= il maialetto].

Lu demonie maledette

ce l’andava a disturbà.

Se ci-avete le pecurelle,

sant’Antonio è lu pasturelle.

Se ci-avete le galline,

sant’Antonie le benedice;

Se ci-avete cavalle e bighe,

sant’Antonio le benedice.

Se ci-avete la farine,

ce facemme glie tagliarine [= tagliolini].

Se ci-avete la recotte [= ricotta],

ce ne ime [= andiamo] porte porte [= subito subito].

Se ci-avete larde e presutte [= prosciutto],

sant’Antonio accette tutte.

Se ci-avete ‘ne fiasche de vine,

ce ne ime [=andiamo] a la cantina.

Se ci-avete na coppia de pane,

ce facemmo na settimane.”

Finito il canto, il padrone di casa apre l’uscio e offre i regali. Non esiste a Pescasseroli la tradizione del maialetto allevato. Se nevica prima del 17 gennaio si dice: “Sant’Antonie s’ha misse la barba” [=si è messa la barba]. (informatore: signor Paolo Papa, contadino, di anni 76)

4- Pescocostanzo (provincia dell’Aquila)

In questo centro, che conserva intatta una piazza a struttura cinquecentesca, è una chiesa dedicata al santo. In essa si ammira un bel quadro di sant’Antonio, risalente al Quattrocento. Attorno al quadro sono piccoli affreschi, forse coevi, che illustrano le tentazioni del demonio nel deserto. Tra Cansano e Pescocostanzo è inoltre il “bosco di Sant’Antonio”, con piante secolari.

Da qualche anno la festa non si svolge più con molta solennità. La mattina del 17 gennaio un comitato va in giro per il paese con i trattori muniti di campanelli per la questua della legna. ll trattore ha sostituito una slitta caratteristica, chiamata traja, molto adatta, prima della meccanizzazione, al trasporto della legna e del latte sulla neve (Pescocostanzo è a quasi 1300 m. sul livello del mare).

Finita la questua della legna, il comitato effettua una cernita: la “legna buona”, cioè i tronchi lunghi, di solito di faggio, suscettibili di essere lavorati per ricavarne utensili, viene accatastata in piazza e venduta con un’asta pubblica. La “legna cattiva” viene invece destinata al falò che si accende la sera. Il ricavato dell’asta è destinato alla manutenzione della chiesa di Sant’Antonio.

Anni addietro un comitato acquistava il maialetto che circolava, con un campanello appeso al collo, attraverso le strade e riceveva da mangiare. Il 17 gennaio veniva venduto in una pubblica lotteria: in un recipiente venivano introdotti cinquecento cartoncini numerati da 1 a 500, e tre cartoncini distinti con il numero 17. Vinceva il maialetto il possessore del biglietto uscito dopo l’estrazione di uno dei tre 17.

Perdura, invece, l’usanza di rappresentare scenicamente le tentazioni del santo, fra angeli e diavolo tentatore. Gruppi di giovani (alcuni dei quali sono vestiti da angeli, uno da diavolo e un altro con cappa, barba lunga bianca e bastone impersona il santo) vanno cantando dietro le porte.

Presso l’uscio il coro canta:

“Sant’Antò, sant’Antò”.

Si apre la porta ed entrano tutti eccetto il diavolo che resta fuori.

Riprende il canto:

Sant’Antonio:

Nel deserto sono stato,

dal demonio fui tentato.

Per le strade e per le vie

vado pregando sempre Dio

Diavolo (spalancando la porta):

Si spalancano ormai le porte.

D’un vecchietto vado incontro.

Se sarà per questi dintorni

da me sarà tentato.

Sant’Antonio (facendo scongiuri):

Va via, poltrone,

al tuo destino!

Lascia il divino.

Non è per te.

(Il demonio scompare)

Angeli (con spade di legno in mano):

Non temere, Antonio bello.

Se il Demonio si ribella.

noi la spada impugneremo

e il demonio scacceremo.

Eremiti:

Elemosina, elemosina!

A noi poveri eremiti

con la barba incanutita,

fate a noi la carità.

(È importante ricordare che, secondo l’informatore, questi versi erano una volta in dialetto.)

A questo punto il padrone di casa offre da bere e regala salami, formaggio ecc.

Esisteva un altro canto, in dialetto, in onore del santo. Veniva cantato in coro dietro le porte, senza rappresentazione. Ecco il testo:

Sant’Antonie de gennare [= di gennaio],

mezza paja a ju pajare [= mezza paglia al pagliaio, forse perché l’inverno è a metà],

mezza paja e mezze fiene [= fieno].

So nu povere pellegrine,

vade cercande i quattrine.

I quattrine nu’n ce ne stianne [= non ci sono].

Dacce quaccose da magnà [= dacci qualche cosa da mangiare].

Se ce daje na ventresche [= se ci dai una ventresca],

sant’Antonie se renfresche [= si rinfresca].

Se ce daje nu presutte [= un prosciutto],

lu magnême asciutte asciutte [= senza pane].

Se ce daje nu cacecavalle [= un caciocavallo],

lu magnème lu mese de magge [= lo mangiamo il mese di maggio].

Se ce daje na recotte [= una ricotta],

la magnème a mezza notte.

Se il padrone di casa non apriva l’uscio, il coro intonava alcuni ‘versi a dispetto’:

Tutt’i cheuve che tié a la porte [= tutti i chiodi che hai alla porta],

i diauvle che se i porte [= che il diavolo se li porti].

(informatore: signor Giuseppe Cocco, sarto, di anni 56)

5- Pietransieri, frazione di Roccaraso (provincia dell’Aquila)

Si acquista, di solito verso la fine di ottobre, un maialetto al quale si allaccia al collo un nastro con campanello. Dove si ferma gli viene offerto da mangiare. La notte viene ricoverato nella stalla del contadino che per ultimo gli ha dato da mangiare. La mattina viene rimesso in libertà. Il 17 gennaio viene venduto all’asta. L’uso è ancora presente.

(informatrice: signora Carmela Di Gragorio. casalinga, anni 52)

6- Rionero Sannitico (Isernia)

Fino a circa dieci anni fa, da parte di un fedele o di un gruppo di fedeli veniva acquistato un maialetto, di solito a gennaio, che, benedetto dal prete, era messo in libertà con un nastro rosso al collo, senza campanella. Il maialetto era nutrito dall’intera popolazione. Il 13 giugno, festa di sant’Antonio di Padova, veniva venduto e il ricavato offerto al parroco per la chiesa. Si verificava spesso, tuttavia, che il fedele o gruppo di fedeli costituitosi in comitato, acquistassero il maiale già grande alcune settimane prima del 13 giugno e in tale data lo offrissero all’asta.

(informatore: signor Domenico Antonelli, agricoltore, anni 61)

7- Roccacasale (provincia dell’Aquila)

Il 17 gennaio si svolgeva la processione in onore di sant’Antonio. Il pomeriggio si benedicevano gli animali. Da qualche anno l’uso va attenuandosi.

Fino a qualche anno fa, la sera del 17 gruppi di giovani andavano cantando dietro le porte di amici e parenti. Ecco il testo recitato da un giovane con barba bianca impersonante il santo:

Sant’Antonie de la Rocche [= di Roccacasale],

hai sapute che sci ccise lu puorche [= ho saputo che hai ucciso il porco],

e ne le può queste nega [= e non puoi questo negare],

pecchè l’aie antese de strellà [= perché l’ho inteso strillare].

Se me date na salcicce,

me la magne a cicce cicce;

se me date nu fegatuzze [=salciccia di fegato],

demane matine me c’encazze [= ci faccio festa].

Se me date na ventresca,

me la magne fresca fresca.

Se me date nu presciutte,

mele magne asciutte asciutte.

Se me date nu salame,

me le mette a la catàne [= tasca della giacca].

Se me date na galline,

demane ce facce gli tagliuline._

E se voi ng me dà niente [= se non vuoi darmi niente];

Sant’Antonie te fa casca gli diente.

Un altro canto del 17 gennaio era il seguente:

Sant’Antonio a lu deserte

ce teneva nu stipette [= uno stipetto].

Ce se metteva le cauzette [= calzini].

Lu demonie maledette

glie se le piglie e glie se le mette.

Pe’ dispette a lu demonie,

facemme [= facciamo] la festa a Sant’Antonio.

Sant’Antonie è nu grande sante,

benedice tutte quante.

Sanr’Antonie viechiarieglie [= vecchierello]

mette fuoco a l’armantielle [= albero, legna, ceppo],

pe’ scallà Notre Signore [= per riscaldare nostro signore].

Canta canta bielle fiore! [= bel fiore]

Belle fiore a già cantate:

tante grazie lu Signore ce l’ha mandate.

Un diverso canto, sempre del 17, viene rivolto ai vigneti. Il padrone di un vigneto è molto grato alla “cumpagnia”, cioè al gruppo dei cantori, se questi rivolgono canti augurali al suo podere.

Il pomeriggio del 17, il capo della “cumpagnia” avverte un certo proprietario di un vigneto che a un’ora stabilita la truppa sarà presso il suo podere. Qui arrivati, i giovani cantano:

Sant’Antonie de bunigne [= apportatore di bene],

famme entrà dentr’a sta  vigne [= fammi entrare in questa vigna].

N ‘azzappa [= non zappare],

n’azzulfanà [= non irrorare con la miscela di zolfo),

n’assumenà [= non diserbare],

né recigne [= non recingere il podere],

né rabbatte [= non attaccare i rami della vite ai sostegni],

né rattocche [= non rimuovere le zolle alla radice della vite],

ma soltanto a velegnà [= ma soltanto vendemmiare].

E cioè il proprietario, dopo tale augurio, non aveva più bisogno di compiere i lavori descritti per ottenere un raccolto abbondante.

(informatore: signor Antonio D’Eliseo, anni 90)

8- Rocca Pia (provincia dell’Aquila)

Si acquistava, di solito a ottobre, un maialetto. Gli si metteva al collo un nastro con il campanello e lo si lasciava in giro per il paese.

Tutti gli davano qualcosa da mangiare. Il 17 gennaio veniva venduto  e il ricavato andava alla chiesa. Nel giorno di sant’Antonio tutti portavano gli animali in piazza perché il prete li benediva. La mattina del 17 si mettevano a cuocere i “granati”, cioè il granturco, quando era lessato, si mandava un piatto di “granate” ad amici e parenti.

Il piatto di granturco lesso, che si dona per devozione a parenti e amici nel giorno di sant’Antonio, è usanza comune in territorio peligno. ln proposito l’informatore signor Salvatore Colaiacovo di anni 62, da Pratola Peligna, dice che, quando qualcuno riceveva il 17 gennaio un piatto d “granate”, ringraziava ripetendo:

Tante vache mi sci date,

tante some puozze refà,

[e cioè: “Tanti chicchi di granturco mi hai dato, tante some di granturco possa ricavare dal raccolto dell’anno”, avendo presente che la soma equivale a tre tomoli di 46 chilogrammi ciascuno].

(informatrice: signora Pia Amicucci, di anni 55)

9- Roccaraso (provincia dell’Aquila)

Si acquistava alcuni mesi prima della festa un maialetto e al collo gli si legava un nastro con campanello. Il maialetto, subito benedetto, cominciava a girare per il paese. Al suono del campanello tutti aprivano l’uscio per offrirgli qualcosa. Se qualcuno non aveva niente da offrire, si rivolgeva al maiale con queste parole:

“Antuò, vattenne! Nen tienghe niente!”

Il 17 gennaio gruppi di giovani raccoglievano casa per casa pezzi di legna per il grande fuoco da farsi in piazza. Veniva raccolta anche una certa quantità di farina per fare delle “pagnottelle”, che dopo essere state benedette in chiesa venivano offerte alla popolazione.

ll maiale veniva venduto il 17 gennaio tramite lotteria. Dopo la distruzione del paese nell’ultimo conflitto è scomparso l’uso. L’informatore, che è nativo di San Pietro Avellana (provincia di Campobasso), racconta un episodio avvenuto in quel centro. Una madre, assentatasi un momento da casa, non trovò più al suo ritorno il bambino di appena un anno, che aveva lasciato nella culla. Disperata si rivolse al maialetto di sant’Antonio che, per pura coincidenza, stava per entrare nella sua casa: “Antuò! dò sta la creatura?” [= dove sta il bambino] Il maialetto si diresse immediatamente sotto la culla, dove appunto era caduto il bambino, e con grugniti attirò la madre.

(informatore: signor Vincenzo Acquafondata, artigiano, anni 65)

10- Santo Stefano di Sessanio (provincia dell’Aquila)

La sera del 17 gennaio gruppi di giovani cantano dietro le porte questo ritornello:

Sant’Antonie de jennare [=di gennaio]

mese [= mezzo?] grane a lu granare

e mesa [= mezza?] paglie a lu pagliare.

Il gruppo era introdotto in casa e gli si offriva formaggi, salsicce ecc.

La benedizione avviene però il 13 giugno, festa di sant’Antonio di Padova. Alcuni giorni prima del 13 giugno, tutti i proprietari di cavalli, muli e asini si recano in montagna per raccogliere la legna che, accatastata, viene venduta all’asta. Il ricavato rappresenta un contributo per la festa del santo. Il 13 giugno si fa la processione con benedizione degli animali. Né il 17 gennaio né il 13 giugno si accendono i fuochi. Pur essendo santo Stefano protettore del paese, la devozione popolare della maggioranza della popolazione, una volta costituita in prevalenza da boscaioli e proprietari di animali, è rivolta a sant’Antonio di Padova.

(informatrice: signora Maria Florio, di anni 81)

11- Scanno (provincia dell’Aquila)

Il 17 gennaio, di mattina presto si ripete un’antichissima tradizione, della quale sono attualmente depositari i signori Di Rienzo di Scanno. Davanti casa Di Rienzo viene acceso un grande falò dai fattori di questo signore, proprietario di greggi in Puglia. Un enorme caldaio viene posto sopra il fuoco e si inizia a cuocere un pasto caratteristico dei pastori, gli ‘stuppelli’, cioè una pasta di farina dura, insieme con ricotta. A poco a poco la piazzetta dove avviene la cottura di tale pasto si anima di vecchie che recano ‘camelle’, cioè piccoli recipienti di stagno o di rame. Ciascuna riporta a casa un po’ di tale pasto che viene offerto per devozione all’assaggio di tutti i familiari. Coloro che vengono a prelevare il pasto recano con se anche un piccolo sgabello e durante la cottura siedono intorno al fuoco.

Non c’è la tradizionale processione, ma solo la benedizione degli animali, che avviene il pomeriggio. Non esiste nemmeno l’uso di cantare dietro le porte.

(informatore: signor Marco Notarmuzi, di anni 57)




BIO CUCINA MEDITERRANEA

Il 27 settembre alla Regione Abruzzo lo chef Capretta spiega come far stare bene esaltando il territorio

Pescara, 25 settembre 2023. presentazione di “Bio Cucina Mediterranea”, il volume del premiato chef Massimiliano Capretta (edizioni Minerva), mercoledì 27 settembre, dalle ore 10:30, presso la Regione Abruzzo, Sala Corradino D’Ascanio 3° piano, piazza Unione 13 Pescara.

La valorizzazione del territorio abruzzese sarà il leitmotiv dell’incontro cui interverranno lo chef Massimiliano Capretta, il pastry chef Dalila Capretta, Enzo Dota, promotore del progetto Localtourism, e l’assessore alle Attività produttive, turismo e attività culturali della Regione, Daniele D’Amario, che ha deciso di ospitare l’evento proprio considerato che questo volume, parlando di nutrimento e materie prime d’eccellenza del territorio, rappresenta un particolare biglietto da visita dell’Abruzzo.

Non a caso un posto d’onore, nel libro come anche all’incontro, è riservato ai produttori e fornitori che collaborano con Capretta contribuendo “con le loro meraviglie – come dice lo stesso chef – alla creazione di una cucina più giusta, più buona, più bella, più sana”.

In “Bio cucina mediterranea” Capretta racconta la cucina come gesto d’amore per far stare bene a tavola, e far sentire bene dopo aver mangiato. La sua filosofia è racchiusa nel titolo: Bio, perché la materia prima che deve essere bio certificata o tracciata, in modo da avere la certezza della qualità dei prodotti; Cucina, che vuol richiamare l’attenzione sulle “tecniche di cottura”, elemento fondamentale per mantenere bontà, salubrità, qualità degli alimenti; Mediterranea, perché lo chef abbandona ogni tipo di estremismo basandosi su uno stile che ha in sé i principi della dieta patrimonio dell’umanità.

I segreti e le esperienze maturate dallo chef in lunghi anni di studi e ricerche, in Italia e all’estero, sono racchiusi in questo volume, uno “scrigno” di soprese, indicazioni, spunti e persino ricette che consentono di entrare nel mondo di Capretta, in cui tutto ruota attorno alla selezione della materia prima. E dunque “Bio Cucina Mediterranea” racconta un’intera regione, perché contiene tanti diversi modi per declinare la ricca biodiversità abruzzese.

All’incontro sarà inoltre presentato Localtourism.it, l’innovativo e rivoluzionario progetto creato per valorizzare territori, produttori e attività locali, creando una rete che funga da moltiplicatore del valore dei produttori locali, in perfetta sintonia con la filosofia di Massimiliano Capretta.  




L’ANNO DI GIORGIA MELONI

Esattamente un anno fa si andava alle urne per vederne uscire la vittoria di Giorgia Meloni

di Giancarlo Infante

Politicainsieme.it, 25 settembre 2023. Ancora devono essere approfondite bene le cause di quello che era, sì, un risultato scontato, ma che non tutti si aspettavano nelle proporzioni poi espresse dalle urne. E non si tratta solamente di una considerazione di natura elettorale perché gli esperti in materia avevano già ampiamente preannunciato una disparità netta in termini di seggi parlamentari.

La riflessione, e forse molta documentazione, soprattutto quella riservata, lo dirà alle prossime generazioni tra qualche tempo e, magari, favorirà il nascere dell’ennesima teoria complottista ( e si potrebbe ironicamente questa volta ritenerla ironicamente credibile) sull’esistenza di un piano scientificamente studiato a tavolino … per perdere. Studiato e messo in atto, ovviamente, da parte della sinistra. In effetti, si arrivò a quel 25 settembre 2022 a seguito di una ridda di ripensamenti, alleanze impostate e poi fatte cadere, coalizioni inopinatamente naufragate per le quali si pensò bene di non organizzare neppure quella cosiddetta “desistenza” che, probabilmente, se non fosse servita a rovesciare il risultato finale, avrebbe finito certamente per ridimensionare il divario tra i due schieramenti contrapposti.

A quelle elezioni, tra l’altro, si arrivò con tanto richiamo e tante promesse al mondo cattolico (CLICCA QUI).

Oggi, come in occasione di tanti anniversari, saremmo costretti ad azzardare un giudizio. Ma non è facile. Completo e dettagliato è sicuramente al di là delle nostre modeste forze e competenze. Tanti sarebbero, infatti,  gli ambiti da esaminare e da porre sotto una seria lente d’ingrandimento. La difficoltà più grande, però, viene dal profondo iato che abbiamo constatato esistere tra le dichiarazioni e i risultati concreti. Giorgia Meloni e i suoi alleati, consapevoli dei magri risultati conseguibili, infatti, continuano a chiederci di attendere la conclusione del loro ciclo quinquennale di legislatura. Il guaio è che il loro continuo rimando ad un periodo più lungo, ai loro occhi finisce per togliere validità a qualunque giudizio divergente.

Però, qualcosa lo si può già dire ad appena il 20% del percorso intrapreso. Intanto, che non è cambiato nulla per ciò che riguarda il comportamento politico istituzionale. Nonostante goda di un’ampia maggioranza parlamentare, il Governo, che semmai ha accentuato il carattere verticistico e dirigista, continua ad andare avanti a colpi di decreti-legge e di voti di fiducia.

Inoltre, non si tratta di riferirci ai tanti dietrofront oramai conclamati della Meloni che segnano la distanza siderale tra la Presidente del Consiglio di oggi e la barricadiera capopopolo che, a lungo con il suo neonato partito, è stata costantemente all’opposizione negli ultimi anni, non peritandosi di farlo anche nei confronti dei “solidi” alleati di oggi Salvini e Forza Italia.

Sembra evidente che un elemento importante da sottolineare, di natura di cultura politica ed istituzionale, sia quello sulla assoluta mancante riflessione su una strutturale mancanza di rappresentatività che deriva dall’aver visto partecipi al voto meno del 50% degli aventi diritto, tra astenuti, voto bianco e schede nulle. E questa carenza di rappresentatività è ancora più grave per due ordini di problemi.

Il primo, è quello legato all’ambizione di voler operare una vera e propria trasformazione, persino culturale, del Paese come i vari ideologhi che ha di contorno, ideologhi alla Sangiuliano per intenderci, ci hanno anticipato e  continuano a raccontarci tutti i giorni.

La seconda, è che già quest’anno si è rivelato come periodo difficile economicamente e socialmente e, purtroppo, ci attendono solamente le famose “lacrime e sangue”.

L’atteggiamento della Meloni, e di molti suoi sodali, ha ulteriormente diviso il paese. Che lo è, a maggior ragione, anche dopo l’impegno di “conquista” evidentemente in atto nell’editoria, nella Rai, nei vertici delle aziende di stato. Ma quelle “lacrime e sangue” devono essere affrontate tutti assieme. E non bastano gli ammiccamenti ai popolari mentre veleggia con Orban e con i Vox. Come non basta il “voltafaccia” a favore degli americani in materia di guerra d’Ucraina. Non bastano neppure le formali, e mai da prendere sul serio, pacche sulle spalle scambiate con le altre e gli altri leader internazionali. Le difficoltà con Francia, Germania, Commissione europea e Tunisia già prese da sole sono in grado di dirla tutta. Per non parlare poi delle altre difficoltà connesse all’applicazione del Pnrr, a ciò che ci porta l’inflazione e all’esplosione dei costi dell’energia.

Tutte questioni con cui dobbiamo fare i conti. Ma i conti non ce li devono fare solo il Governo e la maggioranza Meloni. Siamo tutti noi italiani a dover assumere, con realismo, e possibilmente definendo una progettualità di sviluppo, una nuova postura. Che non è quella di essere e di sentirsi tutti i giorni in una campagna elettorale senza fine.

Ecco, per andare al sodo, ovviamente non dimenticando le tante critiche meritate che giungono dal mondo del lavoro, da lavoratori e imprese, quest’anno dalle elezioni si è rivelato un periodo di ancora più gravi incertezze ed insicurezze. E a poco ci serve avere la conferma che, a breve, ci troveremo ancora più divisi su proposte come il Presidenzialismo, nel frattempo diventato Premierato, come se fossero la stessa cosa, e l’Autonomia differenziata. Insomma, il primo anno della Meloni a Palazzo Chigi, per quanto disastroso sia stato, rischia di dare la stura ad uno successivo ancora peggiore.




ROBERTA PAPPONETTI PREMIATA

Al 30 concorso Internazionale Amico Rom 2023

Lanciano, 25 settembre 2023. Roberta Papponetti ha aderito ad un concorso molto importante con artisti provenienti da tutto il mondo. L’opera  candidata e vincitrice è un dipinto a tempera del 2013, un campo nomade ove la scenografia evidenzia proprio dettagli della vita rom.

Il vecchio carrozzone, il falò per scaldare gli artisti Ron dopo uno spettacolo nel circo, evanescenti immagini, da lontano si nota un cavallo bianco con un fantino. La composizione stilistica è molto interessante sia nelle forme morbide che nel contenuto, il tutto eseguito a spatola, la spatola è uno strumento di lavoro pittorico amato e utilizzare sempre dalla pittrice Roberta Papponetti, per poter ottenere sfumature e movimenti che determinano la forma di ogni singolo piano e dettaglio.

Il 5 ottobre alle ore 21 sarà premiata tra tanti altri artisti vincitori, nel Teatro Fenaroli di Lanciano, dalla commissione scientifica. Un periodo ricco di soddisfazioni nel mondo dell’arte.




VIOLENZA SULLE DONNE

Venerdì 6 ottobre sarà presentato alla provincia di Salerno il romanzo di Michela Bilotta

Salerno, 25 settembre 2025. Sarà presentato in anteprima assoluta venerdì 6 Ottobre alle 17.30, presso Palazzo Sant’Agostino, sede della Provincia di Salerno, il romanzo “La metrica dell’oltraggio”, di Michela Bilotta.

Il libro dell’autrice salernitana si configura come un lungo viaggio da Milano alla Basilicata per indagare il fenomeno dei femminicidi.

La protagonista, Beatrice De Sanctis, è una giornalista alla quale viene affidato l’incarico di andare a Valsinni, in provincia di Matera, per scrivere un articolo su Isabella Morra, poetessa del Cinquecento assassinata dai fratelli. Inizia, così, un viaggio dal Nord al Sud del nostro Paese, che è prima di tutto un simbolico percorso di crescita e di consapevolezza per parlare di violenza sulle donne da molteplici angolazioni: dalla strumentalizzazione mediatica del fenomeno all’influenza che gli stereotipi linguistici esercitano sui comportamenti quotidiani, dalla piaga delle spose bambine alla detenzione manicomiale delle donne prima della legge Basaglia. Sullo sfondo, la bellezza struggente e spesso oltraggiata dell’Italia minore, che si fa protagonista silenzioso del romanzo.

“Con questo libro ho voluto rievocare il triste destino di Isabella Morra facendolo convergere con la sorte delle tante donne vittime di femminicidio oggi. Perché è tempo di sradicare la cultura patriarcale che crediamo superata e nella quale siamo, invece, ancora immersi, spesso inconsapevolmente” – afferma Michela Bilotta.

Ne parlano con l’autrice l’avvocata Stefania de Martino, esperta di politiche di genere, Maria Rosaria Pelizzari, professoressa di Storia delle donne e studi di genere presso l’Università degli Studi di Salerno, Andrea Raguzzino, editore della Jack Edizioni. Al talento dell’attrice Maria Rosaria Marena è affidato il compito di emozionare il pubblico attraverso la lettura di alcuni brani del libro.

“Sono circa ottanta le donne vittime di femminicidio in Italia dall’inizio dell’anno. Questo incontro diventa momento prezioso di riflessione e approfondimento su un fenomeno che ha assunto connotazioni di estrema gravità e che richiede interventi urgenti e trasversali, che chiamino in causa tutti, dalla scuola alle famiglie, dalla politica alle istituzioni” – conclude Stefania de Martino.




EMACS2023 DUE ORI PER I RUNNERS PESCARA

Serra e Buccella, si sono imposti nella Cross Country

Pescara, 25 settembre 2023. Proseguono a ritmo serrato gli Europei Master di Atletica Leggera. Ogni giorno, 6000 atleti si sfidano nelle 30 discipline nei tre stadi principali di Pescara, Montesilvano e Francavilla al Mare. Un grandissimo successo, con spalti pieni nonostante il maltempo. Nella giornata di domenica 24 settembre, a distinguersi tra le varie gare ci ha pensato Venere Serra, all’età di 75 anni e tesserata con l’ASD Runners Pescara. Serra, si è imposta nella Cross Country F75 conquistando la medaglia d’oro. Nella stessa gara, si è aggiudicato la medaglia d’oro nella categoria maschile 65 anni, Domenico Buccella, dell’ASD Runners Pescara, rappresentando l’Italia e superando Spagna e Germania. Grande soddisfazione da parte del Presidente dell’ASD Runners Pescara, Pietro Nardone: “Gli europei procedono a gonfie vele, con un grande successo degli atleti e di partecipazione sugli spalti. Questi due ori, però, sono la ciliegina sulla torta. I due nostri atleti che si sono aggiudicati l’oro ci rendono orgogliosi. Con sacrificio e dedizione hanno tagliato un traguardo prestigioso e noi siamo felicissimi”.




NEL SEGRETO DEL … CASSONETTO!

Pescara, 25 settembre 2023. So che Ambiente spa sta lavorando con cura all’estensione dei servizi di raccolta differenziata porta a porta (PAP) in zone importanti della città. Non è un’operazione semplice, perché oltre alla logistica, con cui intendo la localizzazione dei punti di conferimento da parte dei cittadini e di presa da parte degli operatori, che sulla carta potrebbe anche essere una operazione organizzativa, seppur complessa, gestibile, bisogna portare a casa con successo la collaborazione degli utenti. Non è cosa da poco.

Passare da un sistema di raccolta stradale, con una prevalente componente di “indifferenziato”, ad uno “personalizzato”  (PAP) comporta, soprattutto per chi conferisce, un cambio di abitudini quotidiane e prima ancora di mentalità. Il ché non è una cosa affatto scontata. I responsabili dell’Azienda credo conoscano, a vario titolo e meglio di tutti, la qualità merceologica dei rifiuti raccolti: non basta che la città sia pulita e in ordine, e questo costituisce già un grande risultato, ma è anche necessario che il materiale conferito intercettato sia “buono”.

Per spiegarlo voglio riportare tre recenti constatazioni, sapendo che l’elenco potrebbe essere, ahimè, lungo.

Nel cassonetto del vetro un giorno ho trovato il resto di un lampadario. C’è una pubblicità televisiva che ricorda che insieme a bottiglie e vasetti non ci vanno la busta e il tappo. Se si hanno dubbi, si può consultare la sezione “dove lo butto” del sito di Ambiente spa per scoprire dove un lampadario può essere conferito.

Adiacente alla serie di cassonetti per la raccolta di prossimità, giorni fa ho trovato un ventilatore con piedistallo. Non entrava in nessun contenitore per cui l’incauto utente ha ritenuto che lasciare fuori in bella vista il rifiuto “ingombrante” o anche “RAEE” fosse la cosa più semplice e efficace da fare.

Sere fa, nel conferire il mio sacchetto di organico nel relativo bidone marrone, ho notato una insolita confezione. Pensando fosse il semplice contenitore tetrapack finito chissà perché nel contenitore sbagliato, ho fatto per prenderlo per “aggiustare” le cose. Con mia sorpresa ho sentito il peso di una confezione di latte integra, a lunga scadenza, tra l’altro ancora di là da venire.

Non so come si possa venire a capo di questa situazione, di colpevole e in diversi casi doloso conferimento, fuori da ogni regolamento, dove neanche il dubbio di poter far male frena chi si rende responsabile di questi gesti. Che potrebbero essere diffusissimi in tutta la città (Ambiente lo saprà senz’altro) e che andrebbero fatti oggetto di un attento studio oltre che di una robusta attività informativa per cambiare abitudini e comportamenti.

Giancarlo Odoardi – Rifiuti Zero Abruzzo




PROCESSO PER MAGIA nella Sulmona del XVIII° secolo

[Contributo Pubblicato alle pgg. 148-152in “Rivista Abruzzese”, anno XXXII – N.3-4 Lanciano 1979]

di Franco Cercone

Nell’archivio della Cattedrale di Corfinio, gentilmente messomi a disposizione da Don Cesiro Di Francescantonio, mi sono imbattuto in un voluminoso fascicolo manoscritto raggruppante gli «Atti del Vicario generale della Curia di Valva Mons. Liberati».

Tali atti, che abbracciano gli anni 1723-1726, si riferiscono al processo contro un certo Fra Francesco di Naro, località in tenimento di Agrigento, e detto perciò «il Siciliano», il quale, pur non essendo stato ordinato sacerdote, aveva celebrato messa, confessato ed amministrato il Sacramento della Comunione non solo in Umbria (soprattutto a Spoleto) ma anche in numerose località dell’Abruzzo aquilano e nel Sulmonese, fra cui Pettorano e Pacentro. «II Siciliano» però, cioè Fra’ Francesco, possedeva l’abilità di eludere continuamente la sorveglianza ecclesiastica e di fuggire al momento opportuno dai monasteri appena avuto sentore di essere ricercato. Così, per es., si apprende (pag. 99 del manoscritto) che «il Siciliano» si trovava a Pacentro nel gennaio del 1724 presso il Convento dei Minori osservanti.

Su segnalazione del Priore, il Vescovo di Sulmona invia in ricognizione alcuni frati che riferirono, dopo, di essere arrivati troppo tardi, in quanto «il Siciliano… se ne fugiva dalla parte della ferrata di ferro che corrisponde all’orto… ignudo con le semplici asciucatori seu tovaglie di lino
bianco, e con le motande e scarpe…».

Del fatto comincia ad interessarsi anche la Santa Congregazione, che in data 27 maggio 1724 raccomanda da Roma, una volta a conoscenza che «il Siciliano» era nelle carceri vescovili di Sulmona, che «Fra’ Francesco di Naro… sia costantemente custodito, però trattato con carità, moderando la supposta asprezza de’ ferri a’ piedi e manette a le mani».

Inoltre la Santa Congregazione raccomandò al Vescovo di Sulmona, Matteo Odierna, di cui torneremo a parlare, che tutti gli atti relativi al processo le fossero poi trasmessi.

Il mistero di quest’uomo, che pur vestito da frate non aveva ancora la potestà di celebrar messa, si svela allorché durante il lungo processo di Sulmona pervengono all’autorità ecclesiastica inquirente gli atti del processo svoltosi a Spoleto contro Fra’ Francesco, alias «il Siciliano», atti inviati dalla stessa Santa Congregazione al Vescovo di Sulmona per conoscenza. Da essi risulta che «il Siciliano» era esperto in magia bianca e nera ed aveva partecipato a diverse sedute al fine di «cavar tesori». Alcune
di queste pratiche e riti magici risultano sorprendentemente simili a quelli messi in atto da un gruppo di religiosi implicati nel processo Centini, svoltosi un secolo prima circa (1634-1636) ed oggetto di un ampio studio pubblicato da Giuseppe Profeta[1].

Nelle ultime udienze del processo a Spoleto – egli riuscì come al solito a fuggire prima della sentenza e pertanto condannato in contumacia – Fra’ Francesco di Naro confessa che in una delle sue tante peregrinazioni si ritrovò a Capestrano in compagnia di un frate cappuccino di cui, disse, non ricordava il nome.

Questo frate lo portò «in casa d’un tal Sig.r Gioacchino ed in un piccolo stanziolino di detta casa, ove dicevasi esserci di certo un grosso tesoro; cominciò detto prete a recitare un’orazione, che
l’aveva presa dal breviario, e scritta in una carta, ne io so, che orazione si fusse. e quella unitamente alla rovescia, cioè l’ultime parole nel primo e le prime nell’ultimo. Poi disse detto prete cappuccino spogliato, che ci voleva un breviario nuovo, alcune candele di cera non ancora usata, come anche alcuni spachetti (sic) non mai toccati da donna ed io ancora dicevo di si, che ci volevano queste cose alla presenza di detto Signor Gioacchino e sua moglie, ma non sortì nientaltro in quel luogo. Poi ci partimmo io et il detto prete cappuccino spogliato in altri luoghi, e fra gli altri in un torrione di detta città che dicono la Porta d’Assisi, ed ivi ancora col detto Pre’ dicessimo certe parole di questo tenore, ricordandomi alcune parole di esso che sono: Sasmois, Canoismus, Mausmis, Daufanis et altre delle quali che hora non mi sovvengono, dicendomi ancora il detto Padre che se in quel luogo vi fosse stato il tesoro, mentre si dicevano le dette parole, sarebbe comparso avanti gl’occhi l’oro come raggi di sole: lui diceva che vedeva non so che cosa, ma io non vedeva cos’alcuna, e nè in questo luogo sortì altra cosa…
».

Nella seduta del 2 dicembre 1724 «il Siciliano» fa questa confessione:

« Essendo capitato circa li 25 o 26 settembre del 1723 in una osteria da 6 miglia prima d’arrivare all’Aquila, la sera di detto giorno capitò ancora in detta osteria mentre io ed altri uomini stavamo mangiando, un uomo di giusta statura, un poco grassotto che mostrava d’essere d’età di
45 anni in circa, di carnagione olivastra, con perucca in testa di colar biondo, barba negra, e canuto alquanto, vestito di sciamberga di colar cinericio il quale in discorso disse che si chiamava Monsù Simone di natione francese e perché portava come una borsa di calice per cercar la limosina, e. detta borsa era di color rosso e disse, che lui era Pagano convertito alla fede e per segno di ciò mi mostrò alcuni attestati di Roma, che lo raccomandava agli ordinarj de’ luoghi, a’ fine di questuare. Quest’uomo fu da me invitato a mangiare in detta osteria ed io in fatti pagai il mangiare per
me e per lui. Stassimo alquanto in discorso di cavar tesori e lui disse in presenta di quegli altri che erano in nostra compagnia che se fussimo stati in un patto di cavar tesori, sarebbe a lui bastato l’animo d’esentare me ed esso medesimo dalle bastonate ma non gl’altri. Da questo motivo essendo io dormito col sopradetto Monsù Simone, ci presi confidenza e discorrendo di molte materie e specialmente de’ tesori, che la mattina m’avrebbe insegnato altri secreti quanti io ne volevo. Ed infatti la mattina doppo d’aver fatta colazione che io la pagai, lui mi diede una moneta d’oro che mi disse
che valeva un Luiggi, e detta moneta era antica di Nerone imperatore, e mi disse che aveva cavato un tesoro nelle parti di Calabria e richiedendogli io di quello che promesso m’avea la sera, lui mi disse di si, che perciò si cavò dalla sacca molte carte ed un libro in ottavo foglio manoscritto,
che il carattere dava del rosso e mi fece scrivere le seguenti cose.

In primis mi fece scrivere prò vendicatione inimicorum, quale fu di questo tenore:

si prende un panno negro et destendendolo in un luogo, di sopra vi si mette la croce, alle braccia della quale vi si pongono due candele di cera negra ed a’ piedi la testa de morto e le candele dette devono stare accese, e poi ponendosi inginocchioni si dice il Salmo Miserere Mei Deus al rovescio, cioè dove diceva mei vel meam si doveva dire illi vel suam, che è l’istesso che dire quelle parole che in detto Salmo esprimono la persona di quello che lo reciti dicendolo giusto; alla rovescia poi quelle parole si dicevano in persona terza. E mi pare che per detto affetto vi fusse un altro
Salmo del quale io non me ne ricordo; e questo si deve fare per tre giorni che poi se ne vedeva l’effetto con la morte di quello per qual si faceva detta funzione.

In secondo luogo mi fece scrivere pro flussu sanguinis alcune parole, delle quali io non ne ricordo in verun modo. In terzo luogo mi fece scrivere pro tortura delle quali parole non mi ricordo bene, solo mi ricordo, benché in confuso, che ci andassero mischiate queste parole cioè che il latte di Maria Vergine sia dolce in quello che riceve la tortura, che la morte e passione di Cristo sia dolce e soave: e sopra questo non mi ricordo altro. In questo luogo mi fece scrivere di poter ritrovare il luogo preciso del tesoro ove era nascosto con questo modo: si prende un’oncia di grasso umano con
due oncie di cera o vergine o non vergine; delle quali se ne fa una candela ed il stuppino della quale deve essere di camiscia d’un morto, poi detta candela si mette nell’altare sotto la tovaglia nella parte dell’evangelo
; facendoci celebrare una Messa in detto altare per l’anima di quel morto, del
quale si prese la camiscia per far detta candela. Doppo che è celebrata detta Messa si prende la sopradetta candela e nel luogo ove si crede possa star il tesoro s’accende, recitandoci il Salmo dove sta questo versetto: Ut viderunt oculi mei et considerabo mirabilia de lege tui, che se vi è il tesoro,
la candela vi tira nel sito ove sta, ed ivi si smorza.

Mi voleva ancora far scrivere che per fare d’un altra maniera più sicura la detta candela, oltre le sopradette cose, ci voleva l’oglio santo, e particole consecrate e che queste ancora l’impastavano  nell’istessa candela, e che poi quella candela si poneva accesa sopra un bastone che si fissava
in terra e dicendoci alcune parole, fra le quali solo mi ricordo e poco bene: Taumaturgo, o Tumaturgo, o altra parola simile non ricordandomi bene, e che poi il detto bastone con detta candela accesa sarebbe che se andato nel sito ove era il tesoro, e che ivi si sarebbe smorzata la candela; ma quest’ultimo secreto non lo volli scrivere, perché m’inorridij nella detta superstizione. Quinto mi fece scrivere che per tirare una donna al proprio amore, si prende un poco di cera vergine, e se ne fa una piccola statua, al collo della quale statua, s’avvolta un filo di seta cremsi, lasciandone pendere di un palmo di detta seta, colla quale detta statuetta appendere in un chiodo, ponendo sotto la statuetta un lentissimo fuoco, acciò la statua si scaldi, ma non si distrugga. Poi si prendono tre spille, e si pongono la prima mi pare nella mano destra, l’altra nella sinistra, e la terza nella parte del cuore. Poi si dice:

O vos tres a’ me invocate, Nempe, Uf, et Giul, e queste tre parole me le fece scrivere con le lettere maiuscole; e mi ricordo, che ogni volta, che si proferisce una delle tre parole sopradette, si pone per ciascheduna volta una spilla delle già dette ne’ sopradetti luoghi, affisandole dalla parte della testa, e non della punta di dette spille, senza farle trapassare dall’altra parte di detta statua. Affissate con le sopradette parole le dette spille si segue a dire alcune parole, delle quali solo mi ricordo
queste cioè: Denvo vos per polestatem qua habetis super Sidera Levantem, Ponente, Grecu et Favoniun, poi ne seguono altre parole, che non me ne ricordo, e finalmente: Luna est scabellum pedum vestrorum: Sol est corona capitum vestrorum, ed altre parole, che non mi ricordo, fra le quali
mi pare che vi siano: Vos estis principes prophetorum et imphropetari, o pure Creatarum et increatarum, visibilio duniun et invisibilium, mettendoci ancora fra l’altre parole il nome di quella donna per la quale era fatta la statua. E mi ricordo che nell’ultimo si diceva: Ut luscoriosa veniat inter
brachia mea. Poi ci pigliava la detta statuetta, e si poneva sotto un matone
della porta della chiesa, dove la femina se n’andava a sentir la messa. E che ciò fatto se ne sarebbe veduto l’effetto soggiungendomi che questo secreto l’aveva in seguito ad un Sig.re di Cosenza, di cui non mi ricordo il nome, e che detto Sig.re ne vidole l’effetto[2].

In sesto luogo mi fece scrivere un secreto contro l’armi, e fu così, si prende un poco di carta vergine, e la quale si fa con la seconnina di donna, a modo di carta pecora, ed in detta carta facendoci un piccolo giro con punta di cortello, o di forbice nova, dentro detto giro vi si pongono queste parole, cioè:

Heli, Heloim, Lasach, Lamasabactani, Agios, Atheos, Athenateos, seu Imos e per ciascheduna di queste parole ci si fa’ il segno della croce e che poi della carta si portava addosso e che non c’era pericolo d’offesa d’armi.

Mi ricordo hora, che quando m’insegnò il modo di ritrovare tesoro nella candela mi disse, che ci disegnava la verga d’Aronne[3] e lui medesimo me ne fece il disegno con la penna nella carta in modo della detta verga, e questo me n’ero scordato di dirlo di sopra. Tutto ciò che ho riferito mi
fece scrivere il sopradetto Monsù Simone, il quale mi voleva far scrivere altri secreti, dicendomi ch’erano più belli, ma io non me ne curai. Tutte le sopradette cose io me le copiai in un foglio di carta, e le portavo con me, si la sopradetta copia come l’originale, che erano più cartuccie, ove
prima l’avevo scritte…».

Interrogato ancora a Spoleto sulle pratiche magiche dirette ad assicurare l’immunità dalle ferite d’armi, Fra’ Francesco di Naro precisò ancora:

«Nelle carceri dell’Arcivescovato di Chieti io diedi il secreto sopradetto contro l’armi a’ due sbirri di quella corte, de’ quali io non so come abbiano il nome, e cognome, ne so’, che essi sene siano serviti, stanteché io ancora gli lo misi in dubbio, se poteva essere veridico, o no detto secreto. Quando io poi fui nelle Carceri della Regia Audienza di Chieti, a quel che mi ricordo nel mese di decembre 1723, trovandomi in conversazione d’un certo Zi’Avenzio ed un prete, che non so come si chiami, ma mi pare, che dicesse ch’era della Ripa, o pure di Villa Magna et in conversazione discorrendo di tirar le donne per via di parole, e di cavar tesori, ancor io dissi richiesto da loro, che sapevo un secreto per ritrovar il loco preciso del tesoro, e gli copiai il sopradetto secreto della candela, che dissi nell’altro mio esame, ed acciò no avesse fatto alcun effetto ci aggiunsi altre cose false, o’dir meglio a’ mio capriccio[4].

Mi ricordo, che maggiormente beffeggiarlo ci feci una copia di memoriale co molte parole a’ capriccio come Sasmois, Muluis, Musfis e gli dissi, che quello era il memoriale che doveva ponersi sopra il luogo del tesoro, e che poi ritornandoci in termine di ventiquattro hore si sarebbe trovato il
tesoro aperto. Ma io non so, se gli detti si servirono di quel ch’io gli dissi, perché io mai più gli viddi. Nè mi ricordo se gl’insegnai nessun altro degli sopradetti secreti. Circa il tempo di Pasqua del corrente anno 1724 un carceriere della Regia Audienza di Chieti, che si chiamava Micuccio, essendosi questo accorto che io teneva il secreto per cavar tesori, venne con uno del Vasto nelle dette Carceri, e mi supplicò, che gli avessi fatta la candela, che si richiedeva per cavar il tesoro, io gli dissi di si per rispetto che era carceriere, e lui mi portò il grasso umano cioè della pianta della mano, ed un poco di cera, che si richiedeva per fare la sopradetta candela, come anche un pezzo di camicia che disse che l’aveva presa nella sepoltura di un figliolo morto…».

Questi sono i passi più rilevanti del processo, alquanto appesantito da una serie di deposizioni che nulla aggiungono agli importanti riti magici in esso menzionati. Fra’ Francesco di Naro, detto «il Siciliano», fu condannato nel 1724 alla fine del processo svoltosi a Sulmona dal Vescovo Francesco
Odierna, il quale concludeva il dispositivo della sentenza con queste parole: «… impostegli penitenze salutari, lo condanni alla galera in perpetuo», e ciò per aver detto messa, confessato senza essere ancora prete e per le pratiche magiche da lui «presi ed insegnati», come conclude il fascicolo del processo.


[1] G. Profeta, Magia e Politica, L’Aquila 1975. Il processo si concluse a Roma con la condanna a morte di Giacinto Centini e due frati, rei di aver   attentato alla vita di Papa Urbano Vili mediante riti di magia nera svoltisi in diverse località, fra cui Campli e Corropoli, entrambe in prov. di Teramo.

[2] Nel processo Centini si apprende che uno dei frati che congiurarono contro Urbano VIII si era follemente innamorato d’una donna che non voleva corrispondere al suo amore. Avendo confessato ad un altro frate il suo segreto, ricevette da quest’ultimo un rimedio infallibile per piegare tale donna alle sue voglie. Egli fu invitato ad appendere ad una finestra una
statua «di cera vergine» legata ad un filo, «per che fosse agitata dal vento, presupponendo, che si come la statua s’andava voltando in qua, et in là, così si muovessero le viscere della donna ad amarlo». Cfr. G. Profeta, op. cit.pag. 159.

[3] Aaronne, come è noto, operò diversi prodigi con il suo bastone o «verga», fra cui la divisione del Mar Rosso per permettere il ritorno degli Ebrei alla Terra Promessa (Esodo, XIV, 9), il flagello delle rane su tutto l’Egitto (Esodo, VIII, 5) ecc… Già nel medio evo la «verga d’Aaronne» viene usata a scopi magici. Si tratta di un bastone per la «circumscriptio» dello spazio magico. Allo stesso uso erano destinati altri bastoni chiamati «le clavicole di Salomone» o «clavicola di Salomone». Cfr. al riguardo G. Profeta, op. cit. pag. 159, ove per altro «La Clavicola di Salomone» appare come titolo di un libro di arti magiche.

[4] È evidente come «il Siciliano», viste le brutte acque in cui si trovava, cerchi di porre, ma invano come vedremo, tutto il suo operato sul piano dell’irrilevanza, tentando di commuovere l’autorità ecclesiastica inquirente.




TOPOGRAFIA E DEMOGRAFIA della Sulmona medievale

Contributo pubblicato in ABRUZZOSETTE [Settimanale indipendente fondato da Remo Celaia], del 13 aprile 1978

di Franco Cercone

Fresco di stampa è apparso per i tipi della Labor di Sulmona un importante ed impegnativo lavoro di E. Mattiocco dal titolo “Struttura urbana e società della Sulmona medievale”. È inutile ricordare in tale sede i contributi d’alto valore scientifico apportati dal Dott. Mattiocco nel campo archeologico, storico e dell’oreficeria medievale, campo quest’ultimo in cui l`A. viene annoverato fra i maggiori studiosi a livello nazionale.

Questa recente fatica del ricercatore sulmonese viene a completare una serie di decisivi scritti sulla storia del capoluogo peligno apparsi negli ultimi tempi: cioè Sulmona nell’800 e Sulmona ieri, impostisi all’attenzione degli studiosi anche per l’abbondante materiale fotografico inedito nonché per gli apporti di squisito carattere etnografico.

Nella “Struttura urbana e società della Sulmona medievale” il Mattiocco ha applicato un efficace quanto, sotto molti aspetti, nuovo metodo d’indagine diretto a stabilire i mutamenti della popolazione con la conseguente trasformazione della primitiva cinta muraria della città d’Ovidio, la quale dimostra l’A., era ancora nel sec. XI quella risalente all’epoca romana.

Le vicende demografiche poi, e qui rileviamo uno dei tanti pregi dell’opera, non vengono seguite con un’ottica esclusivamente fissata su Sulmona, bensì con lo sguardo più ampio rivolto alla situazione europea in generale ed italiana in particolare, di cui il capoluogo peligno risente comunque gli influssi.

«A partire dalla metà dell`XI sec. Sottolinea l`A. in tutto l’occidente si avvertirono i segni di un diffuso incremento demografico e tecnico» per cui la cinta primitiva che accoglieva 2.000 abitanti circa risulta insufficiente di fronte alla nuova spinta proveniente soprattutto dal mondo contadino peligno e ciò provoca la formazione di nuovi borghi attaccati alla cinta primitiva. L’esigenza della loro difesa in cui fanno spicco attivi forenses del circondario. Conduce nel sec. XIV all’allargamento della cinta muraria con la Porta S. Amico a nord e Porta Napoli a sud. ed alla conseguente ripartizione della Città in sei Distretti. cui vengono abbinati i forenses del circondario.

Si apprende cosi. particolare ignorato da molti studiosi, che tali abbinamenti non erano affatto casuali ma determinati dal percorso che i forenses compivano per raggiungere Sulmona e quindi dalla Porta d’ingresso alla Città che portava poi lo stesso nome di quello del Distretto. Cosi al Distretto di Porta Salvatoris erano ascritti i Forense: di castro pectorani e de castro cansani, mentre a quello di Porta Maranesca (è vana a proposito ogni spiegazione, come quella di R. Colapietra, se non ricondotta a «Maranesca – perché conducente alle – Marane›› di Sulmona) i Forenses de castro pacentri e campi jovis. Tutti questi rilievi vengono condotti in base ad una attenta lettura che il Mattiocco fa di un eccezionale Documento, quale è appunto il Catasto del 1376, esaminato sommariamente dall’altro storico sulmonese N.F Faraglia nella prefazione al suo pur fondamentale Codice Diplomatico Sulmonese (Lanciano 1888).

Lo studio fatto dal Faraglia su tale Catasto – nota il Mattiocco – era stato condotto essenzialmente sulle rubriche, senza rilevare l’alterata progressione in cui erano state sistemate le pagine, prive di numerazione, al momento della rilegatura del volume. Ne derivano errori nel computo degli accatastati, che l’A. riconduce poi, esclusi i Forenses, al numero di 1212.

Anche da ciò è derivato in seguito un sorprendente errore di valutazione della popolazione sulmonese dell’epoca, cui incorse non solo il Faraglia ma anche il Pansa, influendo negativamente su tutti gli studiosi successivi.

Il Faraglia infatti «sistemò la popolazione sulmonese del tempo intorno ai 15.000 abitanti», cifra certamente esagerata commenta a ragione il Mattiocco, che riconduce in base a severi calcoli sui fuochi e cartografici intorno alle 7.000 unità. Queste sono ovviamente solo alcune fra le numerose considerazioni suscitate dalla fondamentale opera di E. Mattiocco sulla quale ritorneremo ancora a parlare. Ciò che comunque va sottolineato è che essa costituisce un felice mezzo d’indagine da cui gli studiosi potranno trarre non pochi suggerimenti metodologici. 




LA MATEMATICA È UNA RICERCA della fantasia in modo logico

Teatro Fenaroli gremito per Sandra Di Rocco, XXIV Frentano D’oro

Lanciano, 24 settembre 2023. Un teatro Fenaroli gremito e festante ha accolto ieri sera, a Lanciano, Sandra Di Rocco, docente di matematica pura al KTH di Stoccolma, alla quale è stato conferito il XXIV Frentano d’Oro. Il prestigioso premio, promosso dall’omonima associazione culturale, si è rivelato, ancora una volta, un’iniziativa prestigiosa, di grande spessore morale e culturale, capace di risvegliare nei frentani quel senso forte di appartenenza alla propria terra d’origine, senza scadere mai nello sterile campanilismo. La cerimonia di premiazione, condotta da Mario Giancristofaro, decano dei giornalisti d’Abruzzo e coordinatore del premio, è stata ricca e varia, cadenzata dagli intermezzi musicali di Angelo Naccari e Francesco Luciani, allievi della Scuola Civica Fedele Fenaroli, da alcune video-testimonianze, a cura di alcuni colleghi e amici di Di Rocco, da una breve intervista alla premiata, guidata dallo stesso Giancristofaro e dalla giornalista Leda D’Alonzo; un’intervista dalla quale è emersa la personalità sfaccettata del Frentano d’Oro in carica, donna schietta e mite, solare e appassionata, incline in egual misura alla fermezza e alla dolcezza, al sogno quanto alla concretezza, tanto da dichiarare, unendo opposti apparentemente inconciliabili, che “la matematica non è complessa. È una ricerca della fantasia che si fa in modo logico”. Tempra d’acciaio in abito da sera, Di Rocco ha scardinato le false credenze e i luoghi comuni che si affastellano intorno al mondo della matematica ed è riuscita a riunire, sotto un’insegna comune, il pubblico di Lanciano – città dove è nata – e quello accorso in gran numero da Vasto – città dell’infanzia e dell’adolescenza –, riuniti in unico abbraccio anche attraverso la presenza in veste istituzionale dei due sindaci, Filippo Paolini e Francesco Menna. “Ho un grande senso di gratitudine – ha affermato, infatti, Menna – nei confronti di Sandra Di Rocco, che riesce con un’operazione matematica a unire i nostri territori”. Paolini, ricordando la figura di Ennio De Benedictis, motore del premio, ha auspicato che le grandi menti frentane in un prossimo futuro possano rimanere in patria: “Mi auguro che i talenti possano rimanere in Abruzzo e che ci diano un grande sostegno: ne abbiamo veramente bisogno”.

Sandra Di Rocco ha ricevuto la scultura dell’artista Mario Ceroli, emblema del Frentano d’Oro, dalle mani del suo predecessore, il Maestro Massimo Spadano, al quale si sono aggiunti sul palco altri Frentani d’Oro illustri: Vincenzo Russi, Remo Rapino, Sonia Albanese, Luigi Schips, Lucio Trojano. “Il calore che ho ricevuto da voi questa sera – ha affermato Di Rocco, riferendosi a tutto il pubblico presente, ai suoi predecessori e al direttivo del Frentano d’Oro – mi aiuterà non solo nei giorni ma negli anni a venire”. E ha concluso rivolgendo un pensiero ai suoi familiari: “Questo premio è un tributo al loro insegnamento. Se sono quello che sono lo devo a loro”.  Si è compiuto ancora una volta il miracolo del Frentano d’Oro, la cui formula magica risiede in quel concentrato di “amore e bellezza”, di cui ha parlato il Presidente dell’Associazione, Stefano Graziani, e che ha sempre mosso i passi del suo fondatore, Ennio De Benedictis.




UNALTROTEATRO parte con la stagione 2023/24

Cinema Auditorium Zambra. Artisti, appuntamenti, formazione e tante novità per la stagione “Le tue emozioni dalla A alla Z”

Ortona, 24 settembre 2023. L’impresa di produzione Unaltroteatro dà il via alla stagione 2023/2024 nello spazio teatrale e cinematografico del Comune di Ortona (Chieti): proprio ieri sera, durante la “Festa di riapertura” dello spazio culturale che dà il via al secondo anno di attività dopo la sua rinascita, Arturo Scognamiglio e Lorenza Sorino hanno aperto ufficialmente la campagna abbonamenti illustrando non solo gli spettacoli che animeranno lo spazio, ma anche le diverse attività e collaborazioni che andranno ad impreziosire la struttura.

Si parte il 15 ottobre alle ore 20.45 con lo spettacolo “Every Brilliant Thing”: per la regia di Fabrizio Arcuri direttore artistico del CSS di Udine con protagonista Filippo Nigro, attore noto per numerosi film tra i quali “Le fati ignoranti”, “La finestra di fronte” o serie come “Suburra”, “Tutto chiede salvezza” solo per citarne alcuni.

L’11 novembre alle 20.45 ci sarà “Un giorno come un altro” di Giacomo Ciarrapico con Luca Amorosino e Carlo De Ruggieri. Si prosegue il 9 dicembre alle ore 20.45 con “Fantasmi – Bastianazzo” con Fabrizio Ferracane: è un ciclo di drammaturgie di Michele Santeramo.

Il 18 febbraio alle 18.30 è la volta di “Pasqualino e Alessiuccia”, una storia d’amore e musica, la cui architettura è costituita dalla musica di Pino Daniele dove testo e regia sono di Tony Laudadio.

Il 21 marzo alle 20.45 è previsto “Molière uanmensció”, scritto, diretto e interpretato da Fabrizio Falco e prodotto da Casa del Contemporaneo. Il 18 aprile alle ore 20.45, invece, si chiude con “Dall’altra parte 2+2” di Emanuele D’Errico/ Puteca Celidonia.

Tra gli eventi speciali, non in abbonamento, sono previsti lo spettacolo “Marina”, da un racconto di Dacia Maraini, riscritto per la scena dalla stessa, prodotto da Effimera Produzioni che è inserito all’interno di un progetto più ampio “AMORI RUBATI” che si sviluppa a livello nazionale durante il mese di Novembre. “Fantasmi”: un progetto di Unaltroteatro, a cura di Michele Santeramo, realizzato grazie anche al contributo del Fondo Nazionale Spettacolo dal Vivo del MiC per i progetti speciali e “Blakbird” con testo di Arturo Scognamiglio e regia di Lorenza Sorino realizzato in collaborazione con la compagnia Novezerosei.

Inoltre, sono state annunciate collaborazioni con l’istituto Tostiano alla presenza del presidente Remo Di Martino e con l’associazione Crossroads alla presenza della presidente Angela Arnone che sarà ospitata dallo Zambra con due eventi legati all’ottantesimo della battaglia a Ortona.

Si è aperta dunque, ieri 23 settembre, anche la campagna abbonamenti che prevede i sei spettacoli con cadenza mensile e una promozione: se si acquista l’abbonamento entro il 15 ottobre si avrà uno spettacolo degli eventi speciali in omaggio.

Contestualmente, come è stato preannunciato durante l’evento si riparte anche con la Ut Factory con i corsi di recitazione per varie fasce di età dai principianti all’avanzato, con logopedia, voce artistica, canto e interpretazione, combattimento scenico principianti e avanzato, scenografia, scrittura, dizione e tante altre novità, il tutto con insegnanti professionisti riconosciuti a livello nazionale.

Le iscrizioni sono aperte dal 25 settembre. Per prenotare la lezione di prova è possibile contattare il 3454367809 o scrivere a info@unaltroteatro.com.




GIOVANI DEMOCRATICI annunciata la segreteria regionale

Gileno (GD): “A lavoro per il futuro dell’Abruzzo: diritto allo studio, contro la precarietà, per la parità di genere. Incontreremo il candidato presidente Luciano D’Amico”

Pescara, 24 settembre 2023. Si è tenuta la prima riunione della nuova Segreteria regionale, dopo il Congresso regionale, dei Giovani Democratici d’Abruzzo, l’organizzazione giovanile del Partito Democratico.

“Abbiamo composto una squadra di undici ragazze e ragazzi da tutta la regione – annuncia il segretario regionale Saverio Gileno – Pronti ad affrontare le prossime sfide, a partire dalle elezioni regionali, e per dare voce alle istanze della nostra generazione. Tante le questioni delle quali vogliamo occuparci: lavoro e precariato, università e diritto allo studio, scuola, ambiente e transizione ecologica, politiche di genere, sport e mondo dell’associazionismo, cultura. Pensiamo che Luciano D’Amico, candidato presidente per il centrosinistra alle prossime elezioni regionali, con la propria esperienza saprà raccogliere le istanze della nostra generazione. Gli chiediamo di incontrarci a breve per iniziare ad affrontare le fratture generazionali d’Abruzzo”.

La segreteria è composta come segue:

Saverio Gileno, segretario regionale – classe 2000, studente in politiche pubbliche, già dirigente nazionale dell’Unione Degli Studenti

Flavia Cantoro, Presidente dell’Assemblea – classe 1995, di Teramo, laureata in ingegneria gestionale e candidata con il Pd alle passate elezioni Amministrative di Teramo

Pia Finoli, Vicesegretaria con delega alla Scuola – classe 2005, di Atessa, studentessa al Liceo Scientifico e rappresentante degli studenti

Paolo Antonelli, Tesoriere e segretario provinciale dell’Aquila – classe 2001, di L’Aquila, studente di Giurisprudenza, già rappresentante degli studenti al Liceo Classico “Cotugno”

Annachiara Di Lorenzo, segretaria provinciale di Chieti con delega alle politiche di genere e Transfemminismo – classe 2000, di Chieti, laureanda in scienze geologiche e tra le promotrici della proposta nazionale “Libera di Abortire”

Silvia Sbaraglia, segretaria provinciale di Pescara con delega alla cultura – classe 1996, di Francavilla Al Mare, laureanda in editoria e scrittura, stagista in una agenzia di comunicazione

Ilaria Barnabei, segretaria provinciale di Teramo con delega a lavoro e welfare – classe 1996, di Crognaleto, praticante avvocato, in assemblea nazionale del Partito Democratico e già candidata alle passate elezioni Amministrative di Teramo

Matteo Santarelli, responsabile dell’organizzazione – classe 1998, di Pineto, studente di relazioni internazionali e segretario di circolo “Cerrano” dei Giovani Democratici

Monaim Mouatamid, con delega all’università ed al diritto allo studio – classe 1996, di Pescara, laureato in lingue per l’impresa e la cooperazione internazionale, già rappresentante degli studenti in Senato Accademico all’Università D’Annunzio

Alina Carusi, con delega a sport e associazionismo – classe 1995, di Celano, dirigente di una squadra sportiva femminile a Celano

Christian Valvano, con delega ad ambiente, transizione ecologica ed energetica – classe 2000, di Chieti, laureato in Scienze geologiche, studente in Geologia applicata ambientale e segretario di circolo “Chieti Città” dei Giovani Democratici




PEPERONCINO PICCANTE SOTTOLIO

Chieti, 24 settembre 2023. L’autunno è una stagione rilassante. Settembre, in particolare, è un mese per provvedere alle riserve invernali. Le conserve Sottolio e Sottaceto – Le Marmellate – I Liquori. Ho fatto così, una provvista del Peperoncino Piccante in Barattolo, con Olio.

Purtroppo, questo vegetale che si vende in gran quantità in questo mese, quest’anno se ne è trovato poco, quindi il prezzo è aumentato. Si può spiegare che il PEPERONCINO PICCANTE, è la prima medicina naturale e, il SUO regolare consumo, può essere considerato un benefico per la nostra salute.

Per preparare i barattoli, ci vuole pazienza, ma la filiera alimentare, è semplice: occorrono I Guanti, Un Panno Umido, Il Tagliere, Il Coltello, Le Forbici e il Sale. Mettere i guanti, con un panno umido, pulire i peperoncini da essiccare e successivamente, con il coltello, rimuovere il picciolo.

Con le forbici tagliare verticalmente i peperoncini. Rimuovere i semi, che insieme al tessuto placentare che li regge e, alle membrane bianche interne, sono un concentrato di capsaicina, (è la sostanza che dà la piccantezza al peperoncino). La capsaicina è indicata come prevenzione di molte patologie croniche, ed è una buona fonte di vitamina C. Ora, i peperoncini, si possono tagliare a pezzetti e posizionarli su una teglia da forno o vassoio, ricoperti da carta da cucina assorbente.

Versare il sale, perché assorbe l’acqua, sistemare il peperoncino piccante in un solo strato e aggiungere altro sale. Mettere il vassoio in un posto molto assolato, così in una settimana, i peperoncini si seccano. Ogni due giorni, è meglio rimescolare. Al tramonto, coprire i peperoncini con uno strofinaccio, per evitare l’umidità. Ultimo lavoro della filiera alimentare, è imbarattolare il peperoncino secco con olio extra vergine di oliva e, con un cucchiaio pressarli, così da evitare bolle di aria.

Quindi chiudere con il coperchio ed aspettare di consumarlo. Durante la lavorazione, evitare di toccare telefoni cellulari e altri oggetti, considerando che la capsaicina, viene lasciata in tutte le cose che si toccano. Guai a strofinarsi occhi o mucose. Il latte è considerato il rimedio più efficace per alleviare il senso di bruciore, che invade la bocca, dopo aver mangiato il peperoncino. Grazie alla caseina, il latte è in grado di rimuovere abbastanza rapidamente la capsaicina, dal cavo orale.

Luciano Pellegrini




I LUOGHI DI PADRE FEDERICO

Bellezze, misteri e spiritualità a San Tommaso Beckett

Caramanico Terme, 24 settembre 2023. Nella frazione di San Tommaso, nel territorio di Caramanico Terme, si può visitare un prezioso complesso monumentale del XIII secolo,  dedicato a San Tommaso Beckett, religioso d’oltremanica vissuto oltre 850 anni fa [stranissimo ma vero]

Padre Federico Bazongo, l’attuale custode di questo incredibile patrimonio culturale, ne è anche la sua sorridente guida spirituale.

Tanta bellezza ed altrettanto mistero per il sito, per gli elementi architettonici, per l’arte scultorea e pittorica, per la sorprendente atmosfera che si può rilevare nella visita degli ambienti.

Esperienza da vivere con una profonda spiritualità oltremodo arricchita per la particolarità di un tempo che rallenta, di una parola di fede che conforta in un silenzio che pervade.

Tra bellezze, misteri e spiritualità, ecco un luogo sempre nuovo.




ABRUZZESI CAMPIONI D’ITALIA

L’Abruzzo trionfa alla Traina Costiera 2023 di Pozzuoli e si aggiudica l’accesso ai Mondiali in Messico

Pozzuoli, 24 settembre 2023. Il 37° Campionato Assoluto per Equipaggi della Traina Costiera 2023 di Pozzuoli ha visto salire, nel pomeriggio di ieri, sul podio partenopeo l’Abruzzo con l’ASD Dolphin Club di Pescara portando gli abruzzesi a conseguire il titolo di campioni d’Italia e di accedere, con la vittoria, ai Mondiali del prossimo anno (2024) che si terranno in Messico.

A regalare questo sogno all’Abruzzo tre uomini di mare per passione, e pescaresi di provenienza: Maurizio Scurti il Presidente ed i suoi anglers, Luigi Potenza e Giordano Renzetti, nello specifico, di Spoltore, tutti legati da una grande passione ossia quella per il mare e la pesca, attenti ed attratti da una forte tradizione che caratterizza la città adriatica. Sono stati 25 gli equipaggi provenienti da tutta Italia che hanno gareggiato nella speranza di potersi aggiudicare l’accesso ai Mondiali e malgrado un mare abbastanza agitato è stato l’Abruzzo a dimostrare più grinta ed a portare a casa il punteggio più elevato.

“L’unione fa la forza – commenta questa vittoria il presidente Scurti sottolineando come è il gioco di squadra ad aver davvero avuto la meglio – Siamo uniti da questo sogno da tanto tempo, ci siamo sempre messi in gioco, non abbiamo mai avuto paura di competere e forse questa grande appartenenza al gruppo ieri ci ha regalato la soddisfazione di essere premiati. Ci aspetta una grande sfida per il prossimo anno, ma per il momento siamo soddisfatti per aver regalato alla nostra regione e alla nostra Pescara il titolo nazionale che le dedichiamo”.

Alessandra Renzetti