PISTA CICLABILE ZONA FRANCA!

Pescara, 21 gennaio 2024. Tra le spigolose scene che si possono intercettare in città muovendosi in bicicletta, e ce ne sono veramente tante, alcune danno la possibilità di riflettere su un paio di questioni, che rimandano all’organizzazione di servizi e alla loro fruizione: da una parte chi li mette a disposizione e dall’altra chi li usa. Ma c’è anche chi ne abusa.

Nel tratto di Via Marconi, prospiciente l’intersezione con via Caio Asinio Pollione, zona rotatoria Via Pepe, c’è una solitaria “bretella”, presunta ciclabile, di 30 metri di lunghezza, compressa tra la fermata del bus e un cordolo che delimita la corsia riservata allo stesso. Al di là dell’insolita interpretazione progettuale del breve tratto di 2,5 mt di larghezza (curiosamente tanto quanto una pista ciclabile) che interseca il servizio di TPL (chi sale sul bus, o ne scende, deve attraversare la pista, scendendo uno scalino e salendone un altro), la “presunta” funzione ciclabile richiamata, ancorché intuibile per questioni di similitudine geometrica, non è esplicitata da alcuna segnaletica, né orizzontale né verticale. Accade, quindi, con una certa interpretazione “creativa”, che alcuni abbiano pensato di potercisi infilare in auto e addirittura parcheggiare, in fila indiana, per farsi, suppongo, una pizza e una birra lì di fianco.

Chi arriva in bici, rimane disorientato: pista o non pista? La forma c’è, ma nessun segnale lo esplicita. E’ riservata o è libera? Certamente non è un parcheggio. Mi è capitato una volta di contestare ad un automobilista l’improvvida sosta con la sua auto, un SUV, che non consentiva il passaggio ad alcuno e la risposta fu che la pista non era segnalata.

In conclusione, questa tratta riservata alle due ruote, unica in tutti i 1.600 mt di Via Marconi, difetta di essere tale proprio perché non c’è un segnale che ne affermi e testimoni la funzione (su certe vie la ridondanza di segnali ciclabili tra pista che termina e pista che ricomincia è da capogiro). Ma questo non dovrebbe consentire la furbizia interpretativa dell’utente in auto, certamente non tutti, che accampa curiose scuse/ragioni della sua evidente infrazione e a cui, evidentemente, difetta la regola interiore del dubbio e soprattutto del rispetto.

In sostanza, quindi, se capitate da quelle parti in bici, potete anche procedere in strada, come tutti gli altri veicoli, perché in effetti la bici è un veicolo.

Giancarlo Odoardi – Direttore Ri-media.net