ZAFFERANO. L’ORO D’ABRUZZO

[Articolo apparso su Il Gambero Rosso (n. 39, 1990 Roma). Pubblicato anche in Franco Cercone: Articoli. Contributi. Spunti. Edizioni Nuova Gutemberg, Lanciano 2021]

Un piccolo fiore violaceo, con al centro tre lunghi fili di color rosso fuoco: il suo nome è croco o zafferano [dall’arabo za’fa-ranj]. La leggenda, tramandata da Ovidio nel­le metamorfosi [IV, 283], narra come il giovane Croco, innamorato della ninfa Smilace, ven­ne trasformato in fiore di zafferano. In realtà questa pianta, originaria dell’Asia centrale, attecchì in molti paesi dell’area Mediterra­nea, e trovò il suo habitat ideale in Italia, in particolare lungo gli altipiani dell’Abruzzo, a Navelli e nella Conca di Sulmona.

E, a detta degli esperti, lo zafferano abruzze­se è il migliore del mondo, di gran lunga supe­riore a quelli prodotti nella penisola iberica o in Turchia, che attualmente   monopolizzano   il mercato mondiale per via del prezzo più competitivo.  Oggi   l’offerta   di zafferano sui mercati mondiali è assorbita pressoché totalmente dal settore gastronomico, ma fino alle soglie dell’età contem­poranea gli impieghi di questa spezia erano ben più vari. Oltre che nell’arte culinaria, infat­ti veniva utilizzata nella preparazione dei profumi, nella farmacopea, e soprattutto nella pre­parazione dei colori e nella tintura di stoffe pregiate. E qui conviene introdurre qualche cenno storico sullo zafferano d’Abruzzo, e sul ruolo cardine che ebbe in passato nell’economia della zona.

Epi­centri storici della coltivazione dello zafferano abruzzese sono la Piana di Navelli e la Conca di Sulmona, distanti tra loro 35 chilometri e geograficamente situate lungo una direttrice nota nel Medioevo come “la via degli Abruzzi”, annoverata tra i gran­di itinerari commerciali, cultu­rali e militari dell’Italia trecente­sca. La via degli Abruzzi, che congiungeva Firenze con Napo­li    attraverso l’Umbria, Rieti, L’Aquila, Sulmona, l’Altopiano delle Cinque Miglia, Castel di Sangro, Venafro e Caserta, era nota in epoca medievale anche come la via della lana, delle stoffe, della seta e soprattutto dello zafferano, assai richiesto sulle piazze europee.  

Di tali scambi commerciali si coglie ampia eco negli Statuti Civitatis Aquilae [sec. XIV], negli Statuti della Bargliva di Sulmona e in numerosi istrumenti della prima metà del XIV secolo conservati negli Archivi di Stato de L’Aquila e di Sul­mona. Il documento più antico relativo al commercio dello zafferano è un diploma di re Ro­berto (D’Angiò), datato marzo 1317, che attesta la condi­zione di privilegio fiscale della quale godevano i mercanti aquilani.

Nel 1343 un diploma emanato dalla regina Gio­vanna I D’Angiò decretò il raddoppio del prezzo all’ingrosso di seta cruda e zafferano, con tutta probabilità in relazione all’aumento della doman­da sui mercati europei.  Si può dare un’idea dell’importanza e del volume degli scambi commerciali che ruotavano attorno alla prezio­sa spezia citando un documento del 17 settembre 1395, conservato presso l’Archivio di Stato di Sulmona. È la prova testimoniale che tal Onofrio di Carnizio, mercante sulmonese, aveva consegnato a ser Jacobello di Giorgio, mercante veneziano, “due fardelli di croco del peso di 200 libbre”, cioè l’equivalente di circa 70 chilogrammi di prodotto: una quantità enorme, se si considera che il raccolto totale per il 1989 nella Piana di Navelli è stato di 80 chilogrammi.

Lo zafferano veniva acquistato per lo più da mercanti veneziani, inviato verso i porti abruzzesi dell’Adriatico e spedito via mare nel­la città di San Marco, principale piazza europea di smistamento del prodotto. Da Venezia, la spezia prendeva in gran parte la via delle Fian­dre, dove era particolarmente richiesta per i suoi impieghi nella tintura della seta e nella pit­tura a tempera, tecnica questa che esigeva co­lori minerali e vegetali, a differenza di quella “a fresco”, per la quale occorrevano colori a base di calce.

Parte dello zafferano finiva ovviamen­te nelle cucine della ricca borghesia europea e delle case regnanti: gli antichi trattati ci tra­mandano molte ricette che ne prevedono l’im­piego. Al contrario, non è ipotizzarle il suo uso nell’alimentazione di sussistenza dei contadini produttori, i quali lo adoperavano per colorare la pasta solo in occasione di determinate ricor­renze. La spezia costituiva una delle poche ri­sorse per entrare in possesso di denaro liquido, indispensabile all’acquisto di sementi e attrezzi agricoli o di altri beni di consumo.

Non a caso nella cucina popolare, soprattutto meridionale, è stato tramandato un solo piatto con largo uso di zafferano, cioè la scapéce [pezzi di pesce razza macerati in botte di legno con aceto e odori vari]. Una curiosità: ancora nel XIX secolo, come leggiamo nel IV volume degli Usi e Costumi Abruzzesi di A. De Nino, “l’applicazione in loco di zafferano in fili” era considerata un efficace analgesico per i dolori mestruali. Nel corso dei secoli la destinazione e gli usi del croco non hanno subito mutamenti sostanziali.

È intorno alla seconda metà del­l’Ottocento, con l’avvento dei colori sintetici, che la situazione cambia radicalmente: dei tra­dizionali impieghi di questa preziosa spezia permane prevalentemente quello gastronomi­co. La domanda sul mercato viene cosi in gran parte a cadere, mentre aumenta la concorren­za di prodotti analoghi, dal basso costo ma dalla qualità decisamente inferiore. Inevitabile conseguenza è stata la decadenza – se non ad­dirittura l’abbandono, come è avvenuto nella Conca di Sulmona – di coltivazioni un tempo fiorentissime. Fortunatamente, in questi ultimi anni si sta assistendo ad una “rinascita” dello zafferano d’Abruzzo: a Sulmona, in particolare, la coltivazione della spezia è ripresa su iniziati­va di alcuni giovani agronomi, decisi a recupe­rare quella che era stata una delle principali ri­sorse del territorio.

Vale la pena a questopunto accennare, sia pure in sintesi, al ciclo di produzione di questa straordinaria pianta dai fioriviolacei. Il Crocus satìvus richiede innanzi tutto un particolare ter­reno, di originealluvionale, drenato e dunque filtrante, perché i bulbi, estremamente sensibili al ristagno idrico, tenderebbero altrimenti a marcire. I limiti altimetrici per l’impianto delle coltivazioni oscillano tra i 350 e gli 800 metri, sicché il rispetto di queste condizioni assicura quella che oggi viene definita una produzione DOC, riconoscimento per il quale i produttori abruzzesi si stanno battendo da tempo. I bulbi vengono annualmente spiantati, selezionati e messi a dimora nella prima decade di settem­bre, in filari semplici oppure a file binate o ter­nate. Dopo appena un mese comincia la fiori­tura. Da ogni bulbo sbocciano più fiori di colore violaceo, i quali in condizioni climatiche otti­mali possono raggiungere il numero di undici. La raccolta comincia all’incirca alla metà di ot­tobre per terminare entro la prima decade di novembre. La tecnica atavica consiste nel separare delicatamente dal resto del fiore gli stig­mi, carichi della preziosa polvere gialla, e farli essiccare con vari metodi vicino a una fonte di calore. Quest’anno, nella piana di Navelli sono stati raccolti circa 80 chilogrammi di prodotto finito, mentre le risorte piantagioni sulmonesi ne hanno resi appena due chilogrammi, desti­nati ad aumentare nel corso dei prossimi anni. Un mondo di molteplici interessi sta quindi nuovamente ruotando intorno all’ oro giallo d’Abruzzo.

Franco Cercone




PREMIO NAZIONALE GIOVANNI GRILLO NONA EDIZIONE

Dedicato alle migliaia di Internati Militari italiani della Seconda Guerra Mondiale, ideato e promosso dalla Fondazione Giovanni Grillo.

Roma, 4 febbraio 2024. Lo scorso 25 gennaio, presso la Sala Regina della Camera dei deputati, si è svolta la cerimonia di premiazione delle scuole vincitrici. L’iniziativa si svolge in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito e gode del patrocinio del Ministero della Cultura, dell’Aeronautica Militare, dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, di Rai per la Sostenibilità ESG e Media Partnership di Rai Cultura.

L’edizione 2024, “MEMORIA: bene comune di ogni popolo e fulcro di un rinnovato impegno sociale”, ha inteso far riflettere gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado sul valore della Memoria, intesa come bene comune di ogni popolo, da cui trarre l’ispirazione per un rinnovato impegno sociale e la cerimonia di premiazione ha rappresentato un momento di celebrazione e riflessione su questo importante percorso educativo che il Premio Nazionale Giovanni Grillo offre agli studenti.

Sono intervenuti alla cerimonia il Vicepresidente della Camera dei deputati On. Le Giorgio Mulé che ricordando gli Internati italiani, ha detto: “800 mila persone, 650 mila militari, prese e rubate alla loro vita quotidiana perché non giurarono fedeltà al nazifascismo. Giovanni Grillo è stato l’esempio quotidiano nell’essere retti rispetto ad una missione civica e civile che ognuno di noi ha”.

 Anche il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha inviato un messaggio per la cerimonia di consegna dei premi: “La storia degli internati militari è un promemoria cruciale della necessità di difendere i diritti umani e la dignità di ogni individuo indipendentemente da circostanze politiche e storiche e la memoria collettiva è simbolo che ci unisce tutti come cittadini e custodi dei valori della nostra civiltà”.

Michelina Grillo, Presidente e ideatrice del Premio, sottolinea l’importanza della Memoria come tesoro inestimabile che illumina il passato, il presente e il futuro di ogni nazione. “La Memoria non è solo l’insieme di eventi storici, ma un patrimonio immateriale che plasma l’identità e il carattere di una comunità. Grillo invita a un nuovo e più intenso impegno civico ispirato al dovere sacro di difendere la Patria, richiamando l’esempio degli Internati Militari italiani che, rifiutando il nazifascismo, hanno sacrificato la loro vita per la democrazia e la pace. L’articolo 52 della Costituzione repubblicana richiama un patto morale di difesa della Patria che si manifesta non solo attraverso le armi, ma anche tramite azioni di solidarietà, amore per il dialogo e rispetto reciproco. La difesa della Patria diventa così un impegno personale per contribuire alla tutela dei valori fondamentali della Repubblica”.

A premiare gli studenti sono stati il generale di squadra aerea dell’Aeronautica Militare, Alberto BIAVATI, il direttore di Rai Per la Sostenibilità ESG Roberto NATALE, il Vicedirettore di Rai Cultura Giuseppe Giannotti e la dott.ssa Maria Costanza CIPULLO del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Per gli Istituti secondari di primo grado il Premio è stato attribuito all’elaborato:

“Quello che le foto ci dicono” – video – presentazione sito internet- realizzato dalla classe 2°B della Scuola Media Giovanni Pascoli di POLCENIGO –Istituto Comprensivo ZANZOTTO di CANEVA(Pordenone).

Per gli Istituti secondari di secondo grado, il Premio è stato attribuito ex aequo agli elaborati:

“Liberi di scegliere” (video)realizzato dalla classe 4°E dell’Istituto Istruzione Superiore “B. CELLINI di Firenze;

“Never Forget” (cortometraggio) realizzato dalla classe 5°A dell’Istituto Istruzione Superiore Camillo RONDANI Parma.

Menzione Speciale agli elaborati:

“La marcia del soldato” – Canzone – realizzata dalla classe 2°B dell’Istituto Comprensivo Statale “M. BUONOCORE- A. FIENGA” di META (NA);

“Giorno 22 Novembre” – video – realizzato dalle classi 2°F e 3° B dell’istituto Comprensivo Statale “Dante ALIGHIERI” di SALZANO (VE).




CARO CANDIDATO TI SCRIVO

Otto domande ai candidati alla Presidenza alla Regione Abruzzo

Pescara, 4 febbraio 2024. Cosa farà, una volta eletto, per le persone autistiche? Sanità e sociale, oltre che costituire pilastri importanti della gestione regionale, contemplano servizi vitali per le famiglie con disabilità.

Non conosciamo ancora i vostri programmi e ci auguriamo che l’autismo possa essere tra gli argomenti che affronterete. La nostra Regione è stata la prima ad aver recepito la normativa nazionale, ma la concreta attuazione dei provvedimenti da essa derivanti avviene in modo non uniforme nel territorio. Molte sono le zone prive di servizi adeguati e le strutture territoriali della sanità stentano a comprendere ed applicare i nuovi percorsi riabilitativi. Partendo da quelle che sono le maggiori difficoltà e quelle che sembrano le esigenze più sentite dalle famiglie abbiamo pensato di rivolgere delle domande puntuali ai candidati alla Presidenza delle Regione. Ci farebbe inoltre piacere conoscere il punto di vista dei Consiglieri candidati nei diversi schieramenti.

Dal territorio in cui è nata la prima legge regionale sull’autismo e che dunque per primo ha dato interesse e valore alle persone autistiche e alle loro famiglie, ci attendiamo un cambio di passo, una programmazione rilevante che assicuri i percorsi riabilitativi senza ritardi e senza liste di attesa. Una programmazione che contempli finalmente l’integrazione sociosanitaria e un effettivo percorso di avvio al lavoro, inteso come primo processo di creazione del “durante e dopo di noi”. Tante le esperienze positive provenienti da famiglie, associazioni ed enti locali. Alla Regione spetta il compito di coordinare e indicare strumenti adeguati e assicurare i fondi necessari per tutto quanto previsto dalla normativa nazionale al riguardo.

Pertanto, senza indugiare oltre esponiamo di seguito le nostre istanze.

1 – Accesso alle terapie – Cosa farà per le tante famiglie in lista di attesa?

La Legge nazionale 134/2015 e i nuovi LEA hanno di fatto segnato una vera e propria rivoluzione normativa che impone alle Regioni e alle ASL l’erogazione di specifici servizi riabilitativi per le persone con autismo. La DGR 360/2019 e la DGR 807/2022 ha regolamentato per l’Abruzzo setting, criteri di accesso e budget per il triennio 2022-2024 ma ad oggi riscontriamo tanti bambini e ragazzi in lista di attesa. La nostra associazione, negli ultimi 5 anni ha proposto e conseguito oltre 100 ricorsi, sembra dunque molto urgente rivedere il modello organizzativo dei servizi.

2 – Protocollo per la salute orale di utenti non collaboranti. Quale risposta intende dare?

Le famiglie con autismo chiedono l’immediata attuazione di un Protocollo per la salute orale di utenti non collaboranti. Non più mesi di attesa per interventi per la tutela della salute orale, non più solo anestesia generale e sale chirurgiche per estrazioni, cure o pulizia dentale. I nostri figli, i nostri familiari, hanno il diritto di essere curati e di poter contare su un servizio accessibile e funzionale che assicuri anche attività di prevenzione e igiene orale.

3 – Accesso semplificato e diretto ai servizi sanitari – Applicazione delle norme nazionali sulla semplificazione dei processi. Cosa intende fare per giungere all’azzeramento della burocrazia, impraticabile nella nostra condizione?

Per un prelievo, per una valutazione, per una prestazione ambulatoriale, nonostante esenzioni e diritti, si è costretti a procedure inutili e dispendiose. Un vero e proprio calvario la verifica della disabilità presso le Commissioni medico legali. Norme e circolari indicano procedure semplificate, ma le Commissioni continuano a stabilire revisioni annuali per l’autismo, che come noto è una condizione con cui si nasce e che permane per tutta la vita, costringendo famiglie ed utenti ad un inutile percorso ad ostacoli. La semplificazione dei processi e l’accesso diretto ai servizi migliora la vita quotidiana delle persone con disabilità.

4 – Centro di Riferimento Regionale per l’Autismo (CRRA) – Occorrono risorse finanziarie dedicate e risorse umane stabili per continuare a garantire il servizio di grande qualità. Come intende valorizzare e potenziare questo organismo di eccellenza della nostra Regione?

Il CRRA, organismo di valenza regionale, fu istituito nel 1997 con Legge regionale n. 92 e la Legge nazionale 134/2015 ha attribuito ulteriori compiti. Ogni anno si rivolgono a questa Struttura ospedaliera circa 5/600 famiglie, molte delle quali alle prese con l’emissione della prima diagnosi. L’esperienza e la professionalità acquisita è riconosciuta in campo nazionale, ma questa struttura, coordinata dalla ASL 01, è priva di risorse da anni ed è costretta a lavorare con personale precario. Il CRRA individua il percorso riabilitativo o abilitativo più adeguato e centrato sulla persona con autismo (e non sulle risorse disponibili); questo permette di ridurre sensibilmente i costi sociosanitari per la presa in carico, cura ed assistenza. Un valore importante per le famiglie con autismo ed anche una risorsa per il rilancio della città dell’Aquila.

5 – Inclusione scolastica. servizi sociali e diritto allo studio degli studenti con disabilità. Come intende garantire il diritto allo studio e l’inclusione?

Con il Decreto Interministeriale 182/2020 le basi dell’inclusione scolastica sono state pesantemente minate. Dalle attività avviate per la tutela dell’inclusione scolastica sta nascendo la federazione nazionale Osservatorio 182, composta da oltre 20 associazioni e che si proporrà al tavolo ministeriale per l’inclusione scolastica. Una collaborazione proficua con il sistema scolastico regionale potrebbe rendere l’inclusione scolastica più concreta e dare risposte puntuali anche nelle situazioni complesse.

6 – Formazione specifica per docenti di sostegno. Ritiene possibile l’utilizzo di risorse del Fondo Sociale Europeo sia nella programmazione in corso sia in quella futura per organizzare ed erogare percorsi specifici ed efficaci?

Sono necessari percorsi formativi specifici per docenti di sostegno. Nonostante l’impegno del MIUR con la piattaforma standard non esistono percorsi formativi rispondenti alle necessità delle persone con autismo. Lo spettro autistico richiede costanti aggiornamenti e sinergia diretta con le Istituzioni sanitarie preposte.

7 – Avvio al lavoro tutelato per le persone con grave disabilità. Quali azioni prevede al riguardo?

I nostri figli spesso non possono essere inclusi nelle liste agevolate previste dalla Legge 68/99, da ciò consegue la preclusione all’inserimento nel mondo del lavoro. Un percorso semplificato, attraverso tirocini di avvio al lavoro col supporto di tutor aziendali, può garantire l’accesso al mondo del lavoro anche per loro.

8 – Dopo di Noi – È la preoccupazione più grande per le famiglie con autismo. Quale sarà la sua azione per il riconoscimento di questo diritto?

È necessario un percorso di accompagnamento per gli adulti che devono imparare a vivere senza il supporto delle famiglie. Ma è altresì importante che ciò avvenga non troppo distante dal contesto familiare: non è pensabile il “ricovero” dei nostri familiari presso strutture specializzate attualmente presenti solo in pochissime Regioni (Campania, Lombardia, Toscana, Piemonte … ) e con costi per le ASL della nostra regione a dir poco esorbitanti, parliamo di circa 300€ al giorno!

Un percorso virtuoso è già nato a L’Aquila con l’Accordo sottoscritto tra Comune e ASL per la sperimentazione di piccole comunità residenziali. Beni immobili del Comune e risorse umane specializzate della ASL 01 potrebbero dar vita alla prima sperimentazione di un “Durante e dopo di noi”.




TORNANO I CARRI ALLEGORICI PER IL CARNEVALE

Uno degli eventi più amati in città torna in auge grazie alla sinergia tra amministrazione comunale, quartieri e associazioni.

Martinsicuro, 4 febbraio 2024.  Due sfilate di gruppi mascherati e carri pronti di nuovo ad animare tutta Martinsicuro per la gioia di grandi e bambini: si parte domenica 11 febbraio a Villa Rosa (appuntamento in via Filzi) mentre martedì 13 via al Carnevale per le strade di Martinsicuro. 

“È un lavoro che l’amministrazione comunale sta portando avanti da anni – commenta il consigliere con delega al Turismo, Umberto Barcaroli –  Riportare il Carnevale di Martinsicuro ai vecchi splendori è un percorso che stiamo affrontando insieme ai quartieri e alle associazioni, passo dopo passo. Già in questa edizione verranno riportati in auge tre carri allegorici, i quali daranno un bell’impatto alla manifestazione. Ovviamente speriamo già questa estate e negli anni avvenire di ampliare la manifestazione con ulteriori carri e gruppi mascherati. Un evento sicuramente importante per il nostro turismo e per la città tutta. Ringrazio i quartieri e le associazioni per il grandissimo impegno, senza il loro aiuto, tutto questo non sarebbe possibile”.

“Il carnevale è tornato a Martinsicuro – le parole di un soddisfatto Marco Massetti, consigliere con delega ai Quartieri – Come sempre, l’unione fa la forza e la sempre più stretta collaborazione tra quartieri, associazioni ed amministrazione comunale ha fatto la differenza. Sarà una nuova occasione per rilanciare questo bellissimo evento che negli ultimi anni si era perso”.




AENIGMA volume a fumetti

Al CLAP Museum presentazione giovedì 8 febbraio 2024, ore 18 CLAP Museum

Pescara, 4 febbraio 2024.  La sala incontri del CLAP Museum di Pescara ospita la presentazione del volume a fumetti Aenigma, alla presenza dell’autore Alberto D’amico, in dialogo con il designer e editore Maurizio Ceccato (IFIX edizioni), preceduto dai saluti del Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio, giovedì 8 febbraio prossimo, dalle 18, con ingresso gratuito. Il formato del libro ricorda gli albi dei fumetti degli anni Sessanta.

I testi, i disegni, scherzano su alcuni personaggi famosi dei fumetti americani: l’uomo mascherato, i fantastici quattro che D’Amico chiama i fanatici quattro, Superman, Nembo Kid, e nostrani come Diabolik, la cui classicità sembra così ovvia e stereotipata da meritare una interpretazione in chiave parodistica. L’autore si diverte da un lato a sovvertire i modelli di comportamento usualmente proposti al lettore, i supereroi sono di una moralità noiosa, e dall’altro a rilevare la sfera intima dei singoli personaggi immaginando, e disegnando, sulla base della caratterizzazione propria di ciascuno di essi, quali potessero essere le loro reazioni ad un approccio con la sessualità.

NOTA DELL’EDITORE: Un albo ellenistico, sottratto all’oblio della tecnica, dove Kant incontra l’Übermensch e sposa seducenti haiku con collage in technicolor che tramano sequenze distoniche in asemici fumetti: forme in continuo conflitto tra artificio e feticcio in salsa erotica. Poliedrici omaggi su un immaginario carico di icone provenienti dal nostro passato recente, mixate con la postmoderna classicità dei fumetti. Icastiche divinazioni in formato strip. Cabine retrofuturiste abbandonate.

Uomini mascherati depressi. Donne volanti arrapate. Cartoline con caroselli pornografici. Uraniche visioni freudiane nello spazio siderale. Supereroi col senno di poi. Rappresentazioni iconoclaste come alfabeti scenici dove fanno capolino i Supererhaiku di Marco Giovenale che generano un ulteriore corto circuito semantico minacciando senza via di scampo il rito dell’industria del mito. Alberto D’Amico si definisce un dilettante professionista. Le sue opere sono state esposte in gallerie e musei come lo Studio Miscetti, il PalaExpò, lo GNAM, il Museo Pecci di Prato e numerosi festival, tra cui la Biennale del Cinema di Venezia.




ELEZIONI EUROPEE: UNA OCCASIONE IMPORTANTE DA NON SPRECARE

di Maurizio Cotta

Politicainsieme.com, 4 febbraio 2024. Tra il 6 e il 9 giugno i cittadini europei (cioè tutti coloro che hanno la cittadinanza di uno dei 27 stati membri dell’Unione Europea e per effetto di questo anche quella europea) potranno votare per l’elezione del Parlamento Europeo (PE). In Italia si voterà il 9 giugno.

La campagna elettorale non è ancora ufficialmente aperta ma è già di fatto in pieno svolgimento e vediamo sotto i nostri occhi le prime mosse dei vari partiti. Per ora in Italia sembra che la questione principale sia se Meloni si

presenterà in tutte le circoscrizioni (per poi ovviamente rinunciare al seggio al PE!), se questo avrà effetti negativi sugli altri partiti della sua coalizione di governo e come andrà la competizione tra PD e M5Stelle. Ma non succede solo in Italia: se guardiamo oltralpe, vediamo che la prospettiva di un risultato poco buono a giugno ha portato il Presidente Macron a indurre le dimissioni del Primo Ministro in carica e a sostituirlo con il giovane Gabriel Attal (anche se le elezioni europee non avranno nessun effetto diretto sul parlamento francese da cui dipende la fiducia al governo).

Gli effetti nazionali dell’elezione europea sembrano dunque prevalere! Per carità, tutto lecito … ma non c’è forse prima di tutto qualcosa di più importante e non strettamente nazionale nelle elezioni europee? Sebbene possa sembrare ovvio, ricordiamoci (e se possibile ricordiamolo ai nostri politici) che queste elezioni sono elezioni europee per un Parlamento europeo!

Partiamo da questo e, lasciando per il momento la cronaca politica nazionale, soffermiamoci invece sul significato di un evento che ha molti aspetti peculiari ai quali si presta troppo poca attenzione. Il primo aspetto da sottolineare è che si tratta di un grande evento democratico, grande proprio nel senso della misura: dopo quello indiano, l’elettorato europeo è il secondo elettorato democratico più grande nel mondo.

I votanti nel 2019 sono stati 198 milioni (su 392 milioni di aventi diritto), a fronte dei 614 milioni in India, dei 158 milioni in USA e in Indonesia (ovviamente escludiamo dal novero l’elettorato cinese che opera in ambiente totalitario e quindi è tutt’altra cosa). E aggiungiamo che questo evento democratico si svolge ormai regolarmente e senza contestazioni ogni cinque anni dal 1979 quando solo nove paesi facevano parte dell’Unione. Si dirà che è un elettorato composito, che mette insieme componenti nazionali, linguistiche, culturali, religiose molto diversificate e che spesso faticano ad intendersi; è certamente vero e tuttavia merita proprio sottolineare il fatto che queste realtà convivono insieme ormai da anni in un quadro giuridico, politico ed economico comune e crescentemente integrato e lo hanno largamente accettato come un “terreno di gioco” condiviso. D’altra parte anche in vari stati nazionali, in Europa e altrove, convivono componenti etniche diversificate e a volte non del tutto pacificate tra loro (basti pensare al Belgio o alla Spagna). Ma soprattutto, se ci guardiamo intorno, anche limitandoci alle regioni confinanti con l’Unione (l’Africa del Nord e il Medio Oriente, oppure gli stati successori dell’ex Unione Sovietica), vediamo che popoli (in qualche caso anche più simili tra loro per religione, lingua e cultura) non convergono in processi elettorali comuni ma sono addirittura impegnati in aspre contese o guerre (per non parlare del fatto che le loro elezioni nazionali sono per lo più eventi non democratici).

Possiamo certo evidenziare i difetti delle elezioni europee (e lo faremo), ma…teniamocele intanto ben strette e usiamole al meglio! Le consultazioni europee che portano tante realtà nazionali diverse a concorrere insieme ad un comune obiettivo – l’elezione di un parlamento nel quale saranno tutte rappresentate – costituiscono di per sé un fattore di grande importanza per la riduzione delle distanze tra i paesi, per mostrare come sia possibile lavorare insieme e quindi costruire e tenere in vita uno spazio di pace in gran parte dell’Europa.

Il secondo punto sul quale soffermarsi è la posta in gioco di queste elezioni. Le elezioni europee, che riproducono il modello istituzionale prevalente nei paesi dell’Unione, sono elezioni parlamentari e non presidenziali; è quindi sul parlamento europeo e il suo ruolo nell’Unione che occorre soffermarsi. Contrariamente a quello che spesso si dice questa istituzione, dopo la sua evoluzione negli ultimi anni, non sfigura affatto nei confronti di gran parte dei suoi omologhi nazionali se pensiamo alle funzioni tipiche di questi – dare legittimità democratica all’esecutivo e controllarlo, partecipare all’attività legislativa, essere un foro fondamentale del dibattito politico.

Quanto al primo punto guardiamo al rapporto tra Parlamento Europeo e Commissione, lasciando per ora da parte il fatto che il governo dell’Unione è una realtà composita nella quale convergono appunto la Commissione, ma anche il Consiglio Europeo (composto dai capi di stato e di governo dei paesi membri) e il Consiglio dell’Unione (composto dei ministri nazionali dei vari dicasteri). In questo campo il modello parlamentare classico (per esempio quello oggi in vigore in Germania o in Italia) è pienamente rispettato. Infatti, dopo la designazione del presidente della Commissione ad opera del Consiglio Europeo (che funziona quindi come una sorta di capo dello stato collettivo e

deve tener conto dei risultati elettorali), l’incaricato si presenta al parlamento per un voto di approvazione, vengono quindi nominati i commissari (poi scrutinati dal PE) e infine tutta la Commissione si sottopone ad un voto di fiducia del PE.

D’altra parte il PE può successivamente esprimere un voto di censura nei confronti della Commissione costringendola a dimettersi. Il Parlamento, nella configurazione partitica che esce dalle elezioni, ha quindi un peso determinante nella definizione dell’orientamento politico di una delle componenti fondamentali del governo europeo. Il pluripartitismo, finora emerso dalle elezioni europee, e la presenza di forze estreme ed euro-critiche sulla sinistra e sulla destra ha favorito il formarsi di larghe coalizioni tra i partiti (Popolari, Liberali e Socialisti) che più convintamente sostengono il processo di integrazione europea.

La partecipazione determinante del PE al processo legislativo comunitario è il secondo elemento caratterizzante di questa istituzione. Dopo il Trattato di Lisbona il PE opera sostanzialmente come una delle due camere di un sistema bicamerale: il PE ha quindi potere di emendamento e di veto su tutta la legislazione ordinaria dell’Unione. Inoltre, partecipa al processo di definizione del bilancio comunitario. Questi processi sono spesso risolti attraverso i cosiddetti “triloghi”, cioè le trattative a tre tra Commissione, Consiglio Europeo e PE. Infine, terzo elemento, il PE è diventato ormai uno dei luoghi principali dove avviene un pubblico e vivace dibattito sulle grandi questioni europee.

Se mettiamo insieme questi elementi (elezioni che consentono la partecipazione democratica del grande bacino dei cittadini europei e accresciuti poteri del PE) e le importanti sfide che l’Europa tutta deve oggi affrontare sul terreno della sicurezza, della competitività mondiale, della transizione ambientale, possiamo ben dire che l’appuntamento del 6-9 giugno offre un’occasione da non sprecare. Una occasione per i politici per presentare ai cittadini le loro idee sull’Europa e per i cittadini per chiedere ai partiti serietà di proposte e non modesti giochetti ad uso politico interno.

Naturalmente ci sono dei problemi. Come molti hanno sottolineato le elezioni europee rimangono in buona misura la somma di 27 elezioni nazionali.

I partiti che si presentano sono partiti nazionali; i candidati sono quasi esclusivamente di provenienza nazionale; i programmi e le campagne elettorali sono fortemente focalizzati su problematiche nazionali. Se pensiamo al nostro caso sembra (almeno per ora) che la questione principale sia l’effetto che potranno avere sugli equilibri della coalizione di governo o su quelli dell’opposizione. La ragione essenziale di questo è che i partiti europei sono ancora entità molto deboli, aggregazioni “leggere” di partiti nazionali che trovano una loro capacità di azione nella istituzione parlamentare piuttosto che nel momento elettorale.

Assomigliano un po’ ai partiti del parlamentarismo ottocentesco di molti paesi europei (Italia compresa). Ma di fronte all’importanza crescente delle sfide che l’Unione Europea deve affrontare unitariamente possiamo prevedere che i partiti europei dovranno presentare sempre più un profilo politico proprio e unitario sulle scelte da offrire agli elettori. E gli elettori possono cominciare a chiedere con forza ai candidati che cosa pensano di fare in Europa.

Maurizio Cotta




LO INSEGNAVA ANCHE GESÙ

Buttare ciò che è quantità e accrescere le qualità

di don Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 4 febbraio 204. Spesso c’è spazio per tante cose nella nostra vita, ma forse poche sono di qualità. Le quantità ci distruggono, solo le qualità ci edificano.

Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo, infatti, sono venuto!».

E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. (Mc 1, 29-39 –  V TO/B).

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Con il Vangelo di domenica e quello di oggi, Marco ci propone una giornata tipo di Gesù, che si svolge a Cafàrnao, di sabato. I cardini di questa giornata sono: insegnare, curare e pregare. Se fossimo dei bambini il primo esercizio da fare sarebbe confrontare la nostra giornata tipo e quella di Gesù. I piccoli – ma non solo loro – farebbero tante domande, forse metterebbero persino in dubbio che sia possibile un paragone. Gesù è Gesù e noi siamo noi: vite, contesti, relazioni e mondi tanto diversi. Eppure, questa giornata tipo ha molto da insegnare, a piccoli e grandi. Anche in giornate in cui siamo chiamati continuamente a rivedere tempi e impegni, considerate le varie limitazioni.

Partirei da una premessa: Gesù fa sostanzialmente tre cose. Noi più di tre, spesso tante, veramente tante. Sono numerose le attività (familiari, professionali, relazionali magari anche ecclesiali, civili, politiche, sociali) che ci assorbono in una nostra giornata tipo. E ci tolgono energie contemporaneamente. Pensieri che passano da un problema all’altro in un battito d’ali; attività che si sovrappongono (digitare al computer, rispondere al telefono, sbrigare faccende pratiche e cosi via. Forse è troppo, ma veramente troppo; specie se si considera che la nostra velocità mentale non è tanto diversa dall’homo sapiens. Direbbero i tecnici che il nostro microprocessore non è tanto più potente del suo. Quindi facciamo troppo, spesso e in poco tempo. Le tre attività di Gesù, nella quantità e qualità, ci aiutano a migliorare la nostra vita? Vediamo un po’.

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Nella quantità. Dovremmo assolutamente selezionare ed eliminare qualcuna delle nostre attività, forse dovremmo seguire una gerarchia di valori e di priorità, altrimenti rischiamo di essere assorbiti e distrutti dalla mole di impegni programmati. E poi c’è il riposo; sacrosanto: spesso dimentichiamo che anche il buon Dio si è riposato dopo la creazione! E noi ci riposiamo? Conosco bene le risposte – perché sono quelle che anch’io esprimo per difendermi: ma non posso dire di no – ho preso impegni – ho delle scadenze – non so dove ridurre… Il criterio per ridurre impegni è: buttare ciò che è “quantità” e accrescere le “qualità”. Forse non fa male ricordarci che la qualità è più importante della quantità. magari riprendendo la riflessione di Bonhoeffer: “Le quantità si contendono lo spazio, le qualità si completano a vicenda”. Spesso c’è spazio per tante cose nella nostra vita, ma forse poche sono di qualità. Le quantità ci distruggono, solo le qualità ci edificano.

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Nella qualità. Gesù sceglie tre cose di qualità. Le ripeto in un’altra formula: comunicare, aver cura e pregare. Le tre attività le potremmo leggerle anche “economicamente”: servono? accrescono le nostre risorse e quelle altrui? Ci aiutano a investire in qualità più che in quantità? Le potremmo anche leggere in termini di felicità e serenità. Comunicare, aver cura e pregare ci rende più felici e sereni? Ci aiuta a star meglio? Per Gesù è stato così, potrebbe essere anche per noi. Se non l’avessimo già fatto, potremmo provarci: eliminando molto superfluo, il comunicare, l’aver cura e il pregare possono diventare l’asse portante della nostra giornata…




ANDREA ACQUAVIVA

Il conte fotografo a Giulianova tra Otto e Novecento

Giulianova, 4 febbraio 2024. Sala Buozzi al completo e grande apprezzamento per l’incontro organizzato ieri dall’ Associazione Fare Giulianova. Le immagini. di una Giulianova che non c’è più sono di assoluto interesse. Se poi ad illustrarle è Sandro Galantini, il successo di un incontro sull’argomento è assicurato.

Era strapiena, infatti, la sala Bruno Buozzi, dove alle 18 di ieri l’altro si è tenuta la conferenza Andrea Acquaviva. Il conte fotografo a Giulianova tra Otto e Novecento organizzata dall’ Associazione giovanile Fare Giulianova.  Relatore, come detto, lo storico Sandro Galantini.

Il suo intervento è stato preceduto dal saluto del Sindaco Jwan Costantini, del Vicesindaco Lidia Albani, del Console regionale dell’ Abruzzo del Touring Club Elio Torlontano e del direttore dell’ Istituto Ricerche storiche di Teramo Ottavio di Stanislao. Nelle parole del Presidente di Fare Giulianova, Andrea Marà, tutto l’entusiasmo per un’iniziativa che ha caratterizzato in senso culturale un’originale e vitale proposta associativa.

Moderato da Azzurra Marcozzi, l’incontro ha dato la possibilità di godere di un patrimonio fotografico preziosissimo, messo generosamente a disposizione dal collezionista Marco Marà.




LE BELLEZZE DI ROSETO DEGLI ABRUZZI

In mostra alla borsa internazionale del turismo di Milano

Roseto degli Abruzzi, 4 febbraio 2024. Il Comune di Roseto degli Abruzzi è lieto di annunciare la sua partecipazione alla Borsa Internazionale del Turismo (BIT), che si terrà presso l’Allianz MiCo a Milano dal 4 al 6 febbraio 2024. L’evento rappresenta uno delle principali fiere di settore per gli operatori del settore turistico e offre l’opportunità di favorire l’incrocio tra domanda e offerta.

L’obiettivo della partecipazione ad uno degli eventi più importanti nel settore è soprattutto quello di valorizzare le bellezze di Roseto degli Abruzzi e di portarle all’attenzione dei tanti operatori provenienti da tutto il mondo che prenderanno parte alla manifestazione milanese.

Grazie allo spazio messo a disposizione dalla Regione Abruzzo, nello stand condiviso di circa 300 metri quadrati, sarà esposto il materiale informativo, ma non solo. La Città di Roseto e tutto il suo territorio saranno tra le poche in Abruzzo ad avere a disposizione un importante spazio di promozione esclusiva grazie alla conferenza, intitolata “Roseto degli Abruzzi, che scoperta!”, che si terrà martedì 6 febbraio alle ore 11:00 presso lo stand dell’Abruzzo.

Durante l’evento, il Sindaco Mario Nugnes presenterà le bellezze e le peculiarità di Roseto degli Abruzzi anche grazie alla proiezione di un video promozionale realizzato appositamente per la BIT. Sarà un’occasione per raccontare la storia, la cultura e la natura della nostra affascinante località e di promuovere il portale Visitroseto.it. Assieme al Sindaco interverrà l’Assessore al Turismo Annalisa D’Elpidio che racconterà le strategie messe in atto per promuovere il turismo familiare e le iniziative in corso e quelle future per valorizzare tutto il territorio di Roseto e l’area del Borsacchio. A seguire, sono previsti gli interventi dei rappresentanti delle strutture ricettive alberghiere ed extra-alberghiere che si incentreranno sulle esperienze offerte ai turisti e sul turismo sostenibile.

“Come amministratori di Roseto siamo felici di condividere l’autenticità e il patrimonio del nostro territorio con il mondo attraverso la BIT 2024 – affermano il Sindaco Mario Nugnes e l’Assessore al Turismo Annalisa D’Elpidio – Dopo la partecipazione a TTG di Rimini per due anni consecutivi, Roseto sbarca anche a Milano con un ruolo d’eccezione visto che sarà protagonista di uno degli spazi messi a disposizione dalla Regione per organizzare le conferenze promozionali. Durante la fiera avremo inoltre l’opportunità di incontrare numerosi operatori del settore, giornalisti, blogger e visitatori interessati alle proposte turistiche della nostra città. Inoltre, prenderemo parte a workshop e seminari che ci permetteranno di approfondire le tendenze e le sfide del mercato turistico internazionale. Questa manifestazione rappresenta un’occasione unica per promuovere Roseto degli Abruzzi come destinazione turistica di qualità e per creare nuove opportunità di business e di collaborazione con altri operatori del settore”.