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LA PROPAGANDA DELL’OCCIDENTE

Riflessioni su interviste ad uno dei più grandi intellettuali viventi: NOAM CHOMSKY

di Massimo Brundisini

Politicainsieme.com, 8 febbraio 2024. Le seguenti riflessioni sono partite dall’essermi imbattuto, avendo un po’ più di tempo per via dell’influenza, in due interviste dello scorso anno a Noam Chomsky, considerato il più importante intellettuale vivente, una vera e propria superstar, da sempre impegnato sul fronte della ricerca della Pace.

Chomsky ha scritto, sempre lo scorso anno, il libro Autorità Illegittima. È anche famoso per essere, da ebreo e da sempre, il più incalzante critico della politica di Israele, e questo particolare forse riesce a smentire e smontare, una volta per tutte, la ricorrente, falsa e deleteria associazione che viene fatta tra la critica alle politiche di Israele e l’accusa di antisemitismo. Questa ultima considerazione forse può essere anche trasferita all’iniziativa dei più di 800 funzionari, di Stati Uniti e vari paesi europei, che hanno diffuso una lettera pubblica di dissenso contro il sostegno fornito dai propri governi a Israele nella sua disumana e spietata guerra a Gaza, considerandolo una forma di complicità palese che potrebbe avere pesanti ricadute.

In proposito, mi chiedevo, certo un po’ ingenuamente, del perché non riconosciamo lo Stato della Palestina. Penso infatti che possa essere un’esperienza comune quella di vedere in qualche Tg le immagini di un dibattito alle Nazioni Unite dove compare il seggio dello State of Palestine. L’Italia non riconosce lo Stato di Palestina, e si limita ad ipocrite e inutili visite di facciata all’assediato Abu Mazen, che governa sì e no il suo Palazzo Presidenziale (parlare di Autorità Palestinese è ancora ipocrisia e una palese presa in giro), nonché a qualche recente timido accenno critico al problema esiziale degli insediamenti abusivi dei coloni (ben 700000 mila gli occupanti illegali).

Contro questi ultimi si è espresso finalmente anche Biden, che ha addirittura emanato delle sanzioni  a carico di alcuni loro esponenti. Nel frattempo, potenti ruspe spianano di notte il campo profughi di Jenin, appunto in Cisgiordania, già sede di massacri, come mostrato nel programma “In mezz’ora” della RAI. Attaccare campi profughi mi ha sempre evocato per analogia, come immagine, quella di sparare sulla Croce Rossa.

Nella prima di queste interviste illuminanti, allora incentrate più sulla guerra in Ucraina l’intervistatore inizia col dire che Chomsky è l’autore più consultato di tutti i tempi, al pari di Shakespeare e addirittura della Bibbia, e poi fa una domanda riguardo le possibili conseguenze della guerra in Ucraina. Chomsky dice subito che in Ucraina l’occidente ha fatto una terribile scommessa, dal momento che tutti sapevano, da trent’anni, che c’era una linea rossa da non superare, assioma valido per tutti i presidenti russi, da Eltsin a Gorbaciov: l’entrata nella Nato di Georgia e Ucraina.

Non si è voluto trattare, anche quando un accordo era stato raggiunto nel marzo 2022 grazie alla Turchia, e fu Boris Johnson in quel caso a far saltare il tavolo. Nella seconda intervista, Chomsky, con calma olimpica e ferma lucidità, non si fa coinvolgere, come vorrebbe il giornalista del Times (con una dizione davvero invidiabile!), nella critica tout court all’intervento russo, ma anzi afferma che ormai il sud del mondo non si fa più ingannare dalla bolla di propaganda dell’Occidente.

Fa al riguardo un raffronto un po’ cinico tra i circa 10000 civili morti in Ucraina e quelli morti nelle guerre di El Salvador, Libano, ma soprattutto Iraq, forse un milione, si disse allora per difendere gli interessi USA …. a 10000 km di distanza: i soliti due pesi e due misure e quindi niente sanzioni. Ricordiamo per inciso che il PIL russo è cresciuto più di quello dei paesi del G7 (3% nel 2023) e lo stesso farà nel 2024, come si evince da uno schema in fondo a questo articolo, dal titolo inquietante, di Maurizio Blondet (CLICCA QUI). Le sanzioni sono un boomerang e la Germania è in recessione.

Racconta poi che a Baghdad non c’erano a testimoniare giornalisti ed ONG, e che per ricordare la tragica distruzione della bellissima città di Falluja, dove tra l’altro fu usato fosforo bianco, la marina statunitense ha varato una nave con quel nome. Ma anche per quel che riguarda l’occidente è giusto che vengano ben definite le posizioni: quella USA, con interessi propri, culminati con l’obbiettivo che Biden si era riproposto fin dall’inizio del conflitto, la distruzione del Nord Stream 2, che è costata alla Germania, governata da un mollusco (leggasi invertebrato), 12 miliardi di euro e l’attuale grave recessione, e quella Europea, sottomessa e succube a quegli interessi, agli antipodi dai nostri, ma sostenuti con fermo piglio masochistico e autolesionistico.

E all’intervistatore, a dire il vero un po’ sbeffeggiato poi nei commenti degli utenti, che gli chiedeva perché una nazione libera non potesse decidere di aderire alla nato (il minuscolo è voluto, n.d.a.), Chomsky risponde chiedendosi a sua volta cosa potrebbe succedere se Cina e Russia installassero sistemi d’arma avanzati in Messico: la sua risposta è precisa, il Messico sarebbe spazzato via. Dice poi che la nato è molto più aggressiva degli antagonisti, ha invaso ad esempio la Jugoslavia e la Libia (dimenticando forse il Tibet), abbandonando la sua statutaria missione difensiva, ma la cosa sembra non interessare a nessuno. Ripete poi che il Sud del mondo, che si sta accodando in forze ai BRICS, se la ride bellamente quando qualcuno parla di guerra ingiustificata, ritenendo cosa evidente a tutti, e difficilmente confutabile, che la guerra ucraina sia in realtà il seguito, ricercato con puntigliosa determinazione, del conflitto freddo USA-URSS, in realtà mai concluso, in questo caso però portato avanti sacrificando vittime e strutture ucraine e soldi anche nostri.

Purtroppo, a parlare ancora di guerra ingiustificata, e qui so di suscitare reazioni e critiche, è il nostro osannato Presidente, ma l’impressione è che sia rimasto quasi solo lui a farlo apertamente, visti anche i retropensieri della nostra Premier alle prese con buontemponi russi (ma anche del nostro Ministro della Difesa): forse qualcuno dovrebbe avvisarlo della cosa. Mattarella si appella, una volta si e l’altro pure, ai valori europei da difendere in Ucraina, e li conosciamo bene e li apprezziamo tutti, ma il bicchiere è solo pieno per metà: ci si dimentica facilmente dei disvalori, nei quali siamo ugualmente campioni, uno fra tutti il neo-colonialismo. Purtroppo, se ne sta accorgendo a sue spese la Francia, in ritirata strategica dalla fascia sub-sahariana, area per troppi decenni depredata a man bassa e vessata dal signoraggio del franco, come ebbe a denunciare con durezza estrema la Meloni quando era di lotta e non ancora di governo. E comunque moltissimi auguri al Piano Mattei, comunque la si pensi.

Interrogato poi sulla contrapposizione con la Cina, Chomsky mette in guardia dalle provocazioni come quella di posizionare dei B-52 con testate nucleari nella base di Guam, a una distanza dalla Cina a portata di quegli aerei. Come disse tempo fa un politico cinese, la Cina ormai confina con gli Stati Uniti, avendo intorno stati che addirittura si vorrebbe fossero integrati nella nato. Anche noi da buoni sudditi, invieremo una nostra nave nella zona, un’arma micidiale, forse con lo scopo recondito di far morire dal ridere i cinesi: stessa cosa (stessa nave?) faremo con gli Houthi, missione di cui ci hanno subdolamente e furbescamente messi a capo, o forse, meglio, ad eventuale “capro” espiatorio. Spezzeremo le reni agli Houthi? È stato aperto un serio dibattito sulle motivazioni che sono dietro gli attacchi alle navi mercantili (guarda caso tranne quelle cinesi e russe)? La benemerita operazione di aiuto ai bimbi palestinesi bisognosi di cure portati in Italia con la nave Vulcano, si scontra purtroppo con il bombardamento nelle stesse ore di un asilo a Rafah, con due bimbe uccise, che vanno ad aggiungersi alle migliaia di bambini già morti. Ci siamo salvati l’anima? Non è possibile fare di più? Con il bombardamento di Rafah, ultima spiaggia per milioni di profughi, sembra che stia prendendo corpo, a detta di molti, il piano in realtà architettato prima del 7 Ottobre e di cui avevo parlato in due precedenti articoli, per l’espulsione dei Palestinesi da Gaza, e, perché no, dalla CisGiordania. Allego i link nel caso qualche eventuale lettore avesse tempo e voglia di dare un’occhiata.

L’impero USA si muove con meccanismi che sono difficilmente arrestabili, anche considerando il peso politico enorme del complesso militare-industriale (e nonostante un debito monstre di 34000 miliardi di dollari), come denunciato coraggiosamente già nel 1960 dal Presidente Eisenhower, ma la nostra bimillenaria esperienza riguardo gli imperi e la loro caduta ci dovrebbe aprire gli occhi: con più di metà del mondo dichiaratamente ostile, ovvero i BRICS con sempre nuovi aderenti, l’impero è costretto a giocare la carta militare, con il rischio per tutti noi che sia la carta finale della nostra civiltà (o inciviltà). Per Roma il colpo definitivo fu sferrato dai barbari: dopo 2000 anni forse siamo ancora in tempo a far sì che questa volta sia l’Umanità più avanzata a disinnescare l’escalation, e magari a farlo potrebbero essere, per contrappasso positivo, proprio gli eredi dell’Impero Romano.

Dovrebbe essere doveroso ipotizzare soluzioni alternative allo scontro perenne, dagli esiti imprevedibili, che ci impedisce di avere uno sguardo sereno e positivo sulla vita sul nostro bellissimo Pianeta. Ripropongo quindi, sulle orme del visionario Don Sturzo, la creazione del Partito della Pace e della Felicità, con il programma da me accennato in un precedente articolo. Sono nato ottimista, e di solito dopo questa affermazione, spunta sempre qualcuno che dice che bisogna essere realisti, ma sognare non è proibito e non costa nulla, e allora il mio sogno è la nascita di un Partito della Pace e della Felicità sostenuto da una Federazione cristiana di Centro che possa stravincere le elezioni europee.

Noam Chomsky e la “propaganda” dell’Occidente – di Massimo Brundisini – Politica Insieme

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