Pescara, 18 febbraio 2024. In queste giornate, come quelle di diversi anni a questa parte, torna a farsi sentire in città la morsa del superamento dei limiti di inquinamento dell’aria.
E non c’è modo di venirne a capo, anche perché non si percepisce, anche in un tempo dilatato, alcun serio intervento di riduzione delle cause che determinano questa condizione, in parte legata alla stabilità atmosferica di alta pressione che ne acutizza gli effetti.
Con variazioni locali, in tutte le città l’inquinamento nonché l’emissione di gas climalteranti risultano a carico del trasporto stradale, soprattutto automobilistico (dal 30 al 60% del totale, campagna Clean Cities).
Nella nostra città, come in tante altre, d’altronde, la bulimia di parcheggi per auto, condizione patologica diffusamente riconosciuta in tanti studi, è stata al contrario spesso assecondata come un fatto fisiologicamente sano, anzi necessario per soddisfare esigenze commerciali, lavorative e di svago. Testimonianza ne sono l’ampio parcheggio nel pieno centro della città, quelli di ordinaria emergenza allestiti periodicamente sulla strada parco, e tanti altri individuati dove si libera utile spazio pubblico (piazzette, adiacenze di mercati, ecc.).
Lungo Viale Bovio e la Nazionale Adriatica nord, si potrebbe dire fino Montesilvano, due vie assolutamente commerciali e zeppe di servizi, e che avrebbero bisogno di un efficiente trasporto pubblico di “prossimità” e quindi non remoto, non è mai stato fatto, da decenni, alcun tentativo di mitigare la presenza delle auto, e conseguentemente ridurre la loro innegabile e pesante impronta ambientale, arrecando per tutta la lunghezza dell’asse viario e dintorni un danno ambientale, economico e sociale diffuso.
In verità, nella preziosa consapevolezza che qualcosa andasse fatto per porre rimedio a detta situazione di alto degrado e rischio, addirittura su sollecitazione dell’ARTA, nel 2018, ben sei anni fa, venne messo a punto un protocollo d’intesa per la “Istituzione di una Associazione di Comuni abruzzesi del Medio Adriatico al fine di predisporre misure atte alla riduzione dell’inquinamento atmosferico in ambito locale attraverso politiche di mobilità sostenibile di area vasta”. I comuni coinvolti erano: Pescara, Montesilvano, Città Sant’Angelo, Spoltore, San Giovanni Teatino, Francavilla al Mare, da estendere poi a Chieti, Ortona e Silvi. Obiettivo iniziale era costituire un’Agenzia della mobilità di area vasta, dotata di un univoco Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), un Piano Generale del Traffico (PGT), altri documenti di corredo, come il Biciplan, e anche un Mobility Manager di robusto riferimento operativo, con un idoneo Piano Spostamenti Casa Lavoro (PSCL). All’epoca solo i Comuni di Pescara e Francavilla sottoscrissero il protocollo e del progetto, nel disinteresse diffuso, non se ne fece più nulla.
Lavorando in tempo su quella proposta, con maggiore lungimiranza e senso pratico, tutti i comuni coinvolti dalla condizione di sofferenza richiamata oggi avrebbero forse un servizio di trasporto pubblico efficiente e di assoluta “prossimità/vicinanza” rispetto alle esigenze degli esercizi commerciali, ma anche dei luoghi di lavoro e di residenza, che ne hanno spiccata necessità; forse avrebbero una rete ciclo viaria diffusa e completa, capace di raggiungere agevolmente e in sicurezza qualsiasi destinazione, oltre che uno spazio pubblico più accogliente per lo spostamento dei pedoni e per la vita dei cittadini, con più verde e spazi per la socialità e lo svago. Ma al momento così non è.
Giancarlo Odoardi – Esperto promotore mobilità ciclistica (EPMC)
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