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ECCO L’ABRUZZO CHE VORREI…

Il documento sottoscritto da oltre cento giovani consegnato nelle mani di D’Amico

Sante Marie, 22 febbraio 2024. Coworking e sale studio negli uffici inutilizzati della Regione, creazione di spazi pubblici per famiglie e bambini, e poi corsie preferenziali per chi decide di aprire nuove attività, agevolazioni sulle tasse universitarie e collegamenti bus-treni pensati con orari ad hoc per chi vive in Abruzzo ma lavora fuori regione. Sono queste alcune delle idee che i cento giovani di Sante Marie e dei paesi limitrofi hanno racchiuso nel documento “L’Abruzzo che vorrei…” consegnato ieri al candidato alla carica di presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Amico.

“I giovani sono un pilastro essenziale dell’Abruzzo”, ha spiegato D’Amico, “grazie per questo documento, ne faremo tesoro”. Nell’incontro, che si è svolto a Sante Marie nella sede elettorale del candidato alla carica di consigliere regionale, Lorenzo Berardinetti (Pd), D’Amico ha avuto modo di dialogare con i giovani e di raccogliere le loro preoccupazioni e le loro speranze.

“Noi che abbiamo deciso di vivere, anche se tra tante difficoltà, nel paese dove siamo nati e cresciuti”, ha precisato Andrea Conte che insieme a una delegazione dei cento giovani ha affidato il documento a D’Amico, “ci rendiamo conto che questo Abruzzo merita veramente qualcosa di più. Merita dei giovani che possano essere fieri della terra in cui vivono, che possano decidere di tornare dopo gli studi in Abruzzo perché c’è un sistema meritocratico che li tutela”.

Nel manifesto d’intenti ci sono molte proposte come la creazione più spazi, di attività e di realtà che possano aprire le porte ai bambini e alle loro famiglie, sportelli addetti esclusivamente alle aperture di nuove realtà produttive, agevolazioni per chi decide di studiare in un’università abruzzese e poi una sanità con meno liste d’attesa e più servizi per i pazienti, ma anche maggiori opportunità lavorative soprattutto per i giovani che spesso si formano fuori dall’Abruzzo e non ritornano più a vivere nei loro paesi d’origine.

“Ascoltare questi ragazzi”, ha commentato Berardinetti, “è stato un orgoglio. Nel documento che ci hanno affidato chiedono di migliorare la vita nella terra dove sono nati e cresciuti e di dargli la possibilità di guardare al futuro con maggiore speranza. Realizzare quello che ci chiedono deve essere il nostro primo impegno”.

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