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ALBERI, BAMBINI E PUBBLICA UTILITÀ

A cura dell’Associazione Politico Culturale

Pescara, 28 febbraio 2024. Il Comune di Pescara per realizzare un impianto sportivo in via Di Girolamo continuerà a consumare suolo e abbattere alberi adulti. Nessuna strada verso la rigenerazione di quello che abbiamo già, è più semplice continuare per la vecchia strada, utilizzando lo strumento della pubblica utilità. L’area era da tempo destinata a impianto sportivo, ma proprio perché passato molto tempo le dinamiche territoriali e i fatti sono cambiati totalmente.

Ora sappiamo che Pescara è tra le città con più consumo di suolo, che ha un estremo bisogno di connessioni ecologiche verso le fasce pedecollinari (come in questo caso), che è una delle città maggiormente colpita dall’isola di calore per via della sua cementificazione e che sta perdendo alberi adulti, continuamente, uno stillicidio per tutto il territorio.

Eppure, per pubblica utilità tutti i nuovi temi, le opportunità, i dibattiti e le discussioni sulla città che verrà, vengono sepolti sotto lo zerbino. Aree verdi contro le future generazioni si direbbe. Sulle aree verdi si fanno asili e impianti sportivi, ai bambini resterà poca scelta tra spazi aperti e edifici.  Opere di pubblica utilità sono interventi a beneficio di parte della collettività. Ma se queste opere vanno a eliminare beni dei quali usufruiscono le comunità? Spazi che potrebbero migliorare lo stato di salute delle comunità?

Si dice che in questi casi la decisione si prende per priorità. E qui la priorità diventa l’edificio sportivo. Alberi abbattuti, suolo consumato, questo e altro per i nostri ragazzi. Perché la salute è importante, e lo sport è uno dei mezzi indicati per mantenerla. Eppure, il tema della salute è un tema considerato a scacchiera, parrebbe solo per le opere grigie, mentre per altre modalità la salute dei ragazzi non è così importante. Un esempio?

Vi sarà capitato di portare a scuola degli studenti: una cappa di smog nauseabonda accoglie i nostri ragazzi in quei fatali 300 metri intorno agli edifici scolastici. Li lasciamo in una altissima concentrazione di inquinanti, di polveri sottili, ma nessuno pensa a opere necessarie per la collettività dei ragazzi.

Non ci sono centraline per la misurazione della qualità dell’aria, meglio non sapere. Non ci sono alberi o siepi per l’abbattimento delle polveri, servono i parcheggi. Non ci sono zone pedonali, nemmeno quelle temporanee all’uscita e all’entrata, troppo complicato gestirle. Non arrivano ciclabili, troppo pericolosa la bicicletta. Non ci sono nemmeno concertazioni con i dirigenti scolastici, perché il problema non esiste.  Cosa sarà mai respirare ogni santo giorno scolastico un mix micidiali di gas e polveri tossiche?

Qui la salute delle bambine e dei bambini, con i loro polmoni giovani e in pieno sviluppo, non è importante, qui l’interesse prevalente è lo status quo, il traffico che non può essere fermato, le auto che devono arrivare dappertutto.

Allora sarebbe meglio alla fine dire: qui costruiamo l’asilo, l’impianto sportivo, l’asl, perché abbiamo i finanziamenti e per noi il suolo libero corrisponde a vuoto. Semplicemente, senza prendere in giro i cittadini con discorsi retorici e vuoti. Perché la pubblica utilità e il bene comune sono temi coerenti e costanti.

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