di Giancarlo Odoardi
Pescara, 7 marzo 2024. Passo spesso dalle parti di piazza Ovidio, quella davanti al Parco della ex Caserma Di Cocco. L’altro giorno, per l’ennesima volta, ho rifatto il conteggio: da quando qui è possibile parcheggiare, ma con la disponibilità di solo 18 posti, si fa ahimè presto ad andare oltre 40 auto, cioè il doppio di quanto consentito.
Una volta che le macchine si sono messe tutt’intorno, sul lato esterno della piazza, si fa presto a riempire l’interno e a trasformare questo spazio pubblico “vuoto” in un luogo inaccessibile e pieno di lamiere.
Ho chiamato la Polizia municipale per segnalare la situazione e mi hanno cortesemente risposto di aver registrato la segnalazione. Non sono rimasto ad aspettare che arrivasse una pattuglia, o a verificare se arrivasse.
Certo è che il giorno dopo, la situazione era la stessa. Ma allo stesso modo anche il giorno precedente e così per quelli passati e suppongo futuri.
Ravviso due ordini di problemi.
l primo: la trasformazione di una piazza, un luogo pubblico di eccellenza per esercitare il diritto all’incontro e alla socialità tra i cittadini, in un parcheggio, dove le auto smettono di esercitare la funzione per cui sono state costruite, cioè il trasporto.
Il secondo: la trasgressione delle regole della sosta, cioè coloro che guidano lasciano l’auto dove non è consentito, senza il rischio di essere sanzionati, contando furbescamente su una sorta di “immunità di gregge”.
Chi usa l’auto deve farsi carico del problema della sosta, considerando che potrebbe non trovare un luogo in cui parcheggiarla; non può quindi scaricare sugli spazi ad altri destinati, o riservati a funzioni diverse, un’esigenza che non è compresa nel costo di acquisto del mezzo. Ma questo concetto evidentemente non è ancora molto chiaro e condiviso e coloro a cui lo spazio viene sottratto dovrebbero farsi sentire. Chiamando i vigili ad esempio. Ma anche rivendicando destinazioni diverse di certi luoghi pubblici, decisamente più civili!
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