CROCE DELLA SPERANZA

Il dono dei detenuti a mons. Fusco. Il progetto promosso dall’Ufficio Ispettorato Generale dei Cappellani

Sulmona, 19 marzo 2024. È stata consegnata nei giorni scorsi a Mons. Michele Fusco, vescovo di Sulmona-Valva, per mano del Cappellano di Sulmona, padre Lorenzo Marcucci, la “Croce della Speranza”, una croce pettorale in legno realizzata nei laboratori installati nel carcere minorile di Casal del Marmo e nel Nuovo Complesso di Roma Rebibbia.

“Non posso che rallegrarmi per l’iniziativa promossa dall’Ufficio Ispettorato dei Cappellani in collaborazione con gli altri Enti”, ha dichiarato Mons. Fusco, “così facendo voi perseguite il vero fine del trattamento penitenziario, quello di favorire la riabilitazione del detenuto, della persona e promuovere una reale reintegrazione nella società. Tutto questo non può che passare dalla riscoperta delle proprie potenzialità e talenti, delle proprie capacità e sensibilità personali, delle quali l’arte è una forma di espressione privilegiata”.

Il progetto, promosso dall’Ispettorato Generale dei Cappellani, nella persona di don Raffaele Grimaldi, in collaborazione con l’Associazione dei Cappellani delle Carceri “San Giuseppe Cafasso”, con la Caritas Regina Pacis e con l’Associazione “Liberi nell’Arte”, grazie al supporto dell’Accademia Internazionale Arti e Restauro, ha visto i laboratori realizzare delle Croci pettorali da consegnare ai Vescovi impegnati nella pastorale penitenziaria in tutta Italia.

Mons. Fusco, in occasione della Santa Pasqua, celebrerà una S. Messa nella Casa circondariale di Sulmona per portare un messaggio di speranza ai detenuti: “la Croce”, conclude Mons. Fusco, “è segno di speranza, di riconciliazione, è segno dell’amore che Dio ha per noi e della Sua infinita misericordia”.




NUOVO TRAGUARDO PER ATSC

Trentadue diplomati ai corsi di alta formazione a la sapienza di Roma

Roma, 19 marzo 2024. L’associazione Agenti Teramo Senza Confini raggiunge un nuovo importante traguardo formativo con 32, tra agenti di commercio e consulenti finanziari, diplomatisi in “Soft skills & personal development nell’ambito dell’intermediazione e della finanza – Edizione ATSC”.

Il corso di alta formazione è stato organizzato in collaborazione con il prestigioso ateneo capitolino La Sapienza. Nella giornata di lunedì i diplomandi e una rappresentanza del direttivo ATSC sono stati accolti nella Facoltà di Economia, promotrice del corso fortemente voluto e sostenuto dal Preside, Prof. Giovanni Di Bartolomeo, e sono stati accompagnati in una piacevole visita al Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo e al Museo dell’Arte Classica.

Nel pomeriggio sono stati consegnati i diplomi con la partecipazione del Prorettore Vicario, prof. Giuseppe Ciccarone del Preside della Facoltà di Economia, Prof. Giovanni Di Bartolomeo, il Direttore del dipartimento di Economia e diritto, Prof. Michele Raitano, del Presidente Enasarco, Dott. Alfonsino Mei e del Presidente ATSC, Dott. Franco Damiani.

«Oggi i nostri colleghi, le parti sociali e le preponenti ci riconoscono il lavoro che abbiamo svolto per la qualificazione della nostra categoria e, anche se è stata dura, noi non ci siamo mai abbattuti; al contrario abbiamo proseguito con la nostra mission e oggi con l’Università La Sapienza parliamo di sostenibilità e intelligenza artificiale e di come integrarle nell’attività dell’agente di commercio» ha concluso il Presidente ATSC, Dott. Franco Damiani. «Possiamo quindi affermare che ATSC è una realtà vivente e in continua evoluzione, che non si limita a celebrare i successi passati e presenti, ma esprime ottimismo per continuare a costruire su quanto già realizzato».




IMPROVVISAMENTE UNA ROTONDA

Pescara, 19 marzo 2024.  Improvvisamente una rotonda, quella su via Vespucci, dà la possibilità di modificare la viabilità su Viale Marconi. Milioni di euro di investimento per una riprogettazione della strada, il nuovo boulevard parigino, che ora è diventato solo un intervento temporaneo. Si aspettava la rotonda su via Vespucci.

Oggi l’Amministrazione ammette di non sapere cosa sia la pianificazione: non sapeva del nuovo intervento su via Vespucci, nessuno ci aveva mai pensato, nessuna programmazione, e quindi viale Marconi era stata progettata a 4 corsie per salvare la Città e diventare Parigi.

Ora improvvisamente la rotonda, una nuova luce che salverà nostra viabilità, fatta attraverso interventi casuali e miracolosi.

Ma come faranno le altre città che hanno una pianificazione degli interventi a 20 anni? Sono misteri irrisolvibili per la nostra amministrazione. Qui si risolve tutto con rotonde salvifiche e improvvise.

Nessun costo, dice il Sindaco, per rimodificare oggi viale Marconi, solo manutenzione e qualche striscia bianca. Nessun costo, tanto vale il disastro economico e di vivibilità in questi anni. Nessun valore alle richieste di modifica da parte delle cittadine e dei cittadini. Tutto si risolve con qualche semplice striscia, bastava aspettare cari cittadini lamentosi. Il miracolo arriva, sempre.

Radici in Comune




BEN OLTRE IL DIVIETO!

Pescara, 19 marzo 2024.  Cachan, Comune francese di 28 mila abitanti a sud di Parigi – Nel cortile di un condominio amministrato dal gruppo immobiliare francese “Gruope 3F“, su una bici, evidentemente messa fuori posto, è stato apposto questo avviso di divieto di sosta (stationnement interdit).

Dice in sintesi, e con gentilezza, che “nei pressi dell’edificio esistono tre spazi dedicati e destinati al posteggio delle biciclette“. Il messaggio si chiude con un ringraziamento per l’uso che se ne vorrà farà nelle successive occasioni. Si tratta di un’area privata, certamente, ma i toni e i modi avrebbero potuto essere anche diversi, forse più perentori, finanche di minaccia.

Invece è stata usata la formula che prevede, anzi include, la collaborazione, rende protagonista chi accetta il divieto mascherato da suggerimento, da consiglio, per un gesto che dovrà ancora essere fatto ma per il quale si viene già ringraziati.

Trovo vincente questa strategia, soprattutto quando prospetta una soluzione praticabile, comoda e tempestiva, che rivela attenzione e propone il servizio in grado di soddisfare la futura esigenza, nella fattispecie del posteggio, quando questa si ripresenterà. Ma soprattutto aiuta a riflettere e a far maturare il senso di civiltà che contraddistingue i comportamenti di una comunità.

Giancarlo Odoardi

Ri-media.net – Direttore Editoriale – Web Content Editor

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UNA GIORNATA CON LA D’ANNUNZIO

Cerimonia di apertura presso l’aula consiliare del Rettorato, domani 20 marzo 2024 – ore 9:00

Chieti, 19 marzo 2024. Mercoledì 20 marzo prossimo, alle ore 9:00, nell’Aula consiliare del Rettorato a Chieti, ci sarà la cerimonia di apertura di “Una Giornata con la d’Annunzio”, organizzata nell’ambito della “Giornata Nazionale delle Università Italiane”, istituita quest’anno dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) col patrocinio del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per far incontrare le Università con i Cittadini. Questa prima edizione avrà come tema le “Università svelate”. Alla breve cerimonia di apertura della manifestazione parteciperanno il Rettore dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, professor Liborio Stuppia, il Prorettore vicario, professor Carmine Catenacci, il Prorettore professor Tonio Di Battista, il Direttore Generale, dottor Paolo Esposito, e la professoressa Elisabetta Dimauro, Coordinatore del gruppo di lavoro che ha organizzato la manifestazione. Per questa prima edizione la “d’Annunzio” ha allestito un ricco programma di convegni, seminari, lezioni aperte, visite ai laboratori nei due Campus di Pescara e di Chieti che occuperanno l’intera mattinata del 20 marzo, dalle 9:00 alle 13:00. Nel pomeriggio, seguendo l’espresso invito della CRUI di aprire alla Cittadinanza le sedi storiche ed i palazzi più rappresentativi degli Atenei, la “d’Annunzio” ha programmato convegni e visite guidate a Palazzetto dei Veneziani ed al Museo universitario nel centro storico di Chieti.

L’Università Gabriele d’Annunzio ha accolto prontamente l’invito della CRUI – spiega la professoressa Elisabetta Dimauro, coordinatore del Gruppo di lavoro che ha predisposto il programma della Giornata – in poco tempo la risposta dei 14 Dipartimenti e dei Centri di Ateneo è stata rapida e molto collaborativa, così da poter organizzare una serie di interessanti appuntamenti nei suoi due Campus di Chieti e di Pescara che occuperanno tutta la mattina del 20 marzo e dove attendiamo la presenza di studenti delle scuole e di tutti i Cittadini dell’intero territorio che avranno il piacere di incontrarci e conoscerci  per le nostre ricerche e attività.

Nel pomeriggio – prosegue la professoressa Dimauro – l’apertura riguarderà le sedi che si trovano nel Centro storico di Chieti, con appuntamenti altrettanto interessanti, che si svolgeranno a Palazzetto dei Veneziani e al Museo universitario. Il nostro invito a partecipare a questa prima edizione della Giornata Nazionale delle Università Italianeconclude la professoressa Elisabetta Dimauro – è rivolto davvero a tutta la Cittadinanza perché il nostro lavoro non sia vano e possa essere utile a tutti”.

Maurizio Adezio




LE GIORNATE FAI DI PRIMAVERA

XXXII^ edizione, sabato 23 e domenica 24 marzo 2024 tornano

Abruzzo, 19 marzo 2024. Evento Nazionale di partecipazione attiva di raccolta pubblica di fondi. Il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Raccontare l’Italia è il primo passo per tutelarla e valorizzarla. In Abruzzo 21 aperture in 8 borghi e città

Sabato 23 e domenica 24 marzo tornano le Giornate FAI di Primavera, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese: 750 luoghi in 400 città saranno visitabili a contributo libero, grazie ai volontari di 350 delegazioni e Gruppi FAI attivi in tutte le regioni (elenco dei luoghi e modalità di partecipazione, consultabili su www.giornatefai.it).

Le Giornate FAI di Primavera si confermano nella loro trentaduesima edizione uno degli eventi più importanti e significativi per conoscere il patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Un’esclusiva opportunità di scoprire un’Italia meno nota, di luoghi solitamente inaccessibili, dalle grandi città ai borghi, da veri e propri monumenti a luoghi curiosi e inediti, che tuttavia ugualmente raccontano la cultura millenaria, ricchissima e multiforme del nostro Paese. Un modo per contribuire alla tutela e alla valorizzazione di questo patrimonio, che va innanzitutto conosciuto, frequentato, e prima ancora, raccontato.

È questa la missione del FAI: “curare il patrimonio raccontandolo”, a cominciare dai suoi 72 Beni aperti al pubblico durante l’anno, ma ampliando e arricchendo questo racconto proprio in occasione delle Giornate FAI di Primavera, quando 750 luoghi saranno aperti in tutta Italia grazie a migliaia di delegati e volontari del FAI e agli Apprendisti Ciceroni, giovani studenti appositamente formati per raccontare le meraviglie del loro territorio.

Le Giornate del FAI offrono un racconto unico e originale dei beni culturali italiani, che risiede nella loro Storia intrecciata con la Natura, nei monumenti e nei paesaggi, nel patrimonio materiale e immateriale, e nelle tante storie che questi possono raccontare, che insegnano, ispirano e talvolta anche commuovono. Un racconto corale e concreto che si fonda sulla partecipazione di centinaia di istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati che in numero sempre maggiore vi collaborano grazie a una vasta e capillare rete territoriale con un unico obiettivo: conoscere e riconoscere il valore del patrimonio italiano per tutelarlo con il contributo di tutti, perché appartiene a tutti.

Le parole del Presidente del Fondo per l’Ambiente Italiano Marco Magnifico in occasione della XXXII edizione delle Giornate FAI di Primavera: “Raccontare il patrimonio culturale per educare la collettività a proteggerlo e a prendersene cura: da questa necessità nacquero nel 1992 le Giornate FAI di Primavera dando vita, e poi corpo, e poi forza ad una impressionante struttura di volontariato – le Delegazioni del FAI -, che con entusiasmo e pervicacia eccezionali in questi trentadue anni hanno aperto al pubblico 15.540 luoghi dimenticati o difficilmente visitabili raccontandoli, appunto, con semplicità e passione a ben 12 milioni e 515.000 di cittadini. Ai benefici di questo raccontare se ne è ora aggiunto un altro: quello della fisicità e del ruolo che essa ha per un vero apprendimento.”

LE APERTURE IN ABRUZZO

Aperture a cura della DELEGAZIONE FAI DI CHIETI

FRANCAVILLA AL MARE (CH)

BORGO ANTICO DI FRANCAVILLA AL MARE

CENACOLO MICHETTIANO

FONDAZIONE MICHETTI: LE 100 OPERE VINCITRICI DEL PREMIO

Aperture a cura del GRUPPO FAI DI ORTONA

ORTONA (CH)

ORTONA: SULLE TRACCE DELLA BATTAGLIA

SAN VITO CHIETINO (CH)

BORGO DI SANT’APOLLINARE

Aperture a cura della DELEGAZIONE FAI DI VASTO

GISSI (CH)

NEL CUORE DEL CRISTALLO D’ABRUZZO

PALAZZO CARUNCHIO: CONVENTO, DIMORA BORGHESE, MUNICIPIO

REMO GASPARI, LA DIMORA RACCONTA

PALAZZO SPADACCINI E LA “SOCIETA’ AUTOMOBILISTICA GISSANA”

EX ALBERGO CENTRALE AI TEMPI DEL TURISMO TERMALE

GISSI, UNA STORIA SCRITTA CON IL GESSO

VISITA AL CAMPANILE DELLA CHIESA DI S. MARIA ASSUNTA

*Ingresso Iscritti FAI

Aperture a cura della DELEGAZIONE FAI DELLA MARSICA

BALSORANO (AQ)

CASTELLO PICCOLOMINI DI BALSORANO

Aperture a cura della DELEGAZIONE FAI DI SULMONA

INTRODACQUA (AQ)

INTRODACQUA IL BORGO DEI MUSICISTI E DEI POETI

ESCURSIONE: CHIESA DI SANT’ANTONIO E GLI AFFRESCHI DEL ‘500

Aperture a cura della DELEGAZIONE FAI DI PESCARA

TOCCO DA CASAURIA (PE)

IL BORGO DEL VENTO TRA ARTE, NATURA E CULTURA

IL CONVENTO DELL’ OSSERVANZA ALLE PENDICI DEL MONTE MORRONE

LA DIMORA SI RACCONTA: PALAZZO TORO

*Ingresso Iscritti FAI

Aperture a cura della DELEGAZIONE FAI DI TERAMO

COLONNELLA (TE)

COLONNELLA, TRA STORIA E PAESAGGI

ABITARE LA TERRA: LE ANTICHE PINCIAJE

IL SENTIERO DEI LAGHI

Le Giornate FAI di Primavera si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). A coloro che decideranno di partecipare verrà suggerito un contributo libero a partire da 3€ utile a sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Gli iscritti al FAI o chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento potranno beneficiare dell’accesso prioritario in tutti i luoghi, e di aperture e visite straordinarie in molte città e altre agevolazioni e iniziative speciali. Inoltre, fino al 31 marzo 2024 si potrà sostenere la missione del FAI donando con un SMS o una chiamata da rete fissa al numero 45584. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari WINDTRE, TIM, Vodafone, iliad, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali. Sarà di 5 o 10 euro per le chiamate da rete fissa TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb, Tiscali, Geny Communications e, sempre per la rete fissa, di 5 euro da TWT, Convergenze, PosteMobile.

Elenco completo dei luoghi aperti in ABRUZZO e modalità di partecipazione all’evento su

https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-di-primavera/i-luoghi-aperti/?regione=ABRUZZO

IMPORTANTE: Si raccomanda di controllare sul sito

i giorni e gli orari di apertura prima della visita e se è necessaria la prenotazione.

Verificare sul sito anche eventuali variazioni di programma in caso di condizioni meteo avverse.

Le Giornate FAI di Primavera chiudono la Settimana Rai dedicata ai Beni Culturali in collaborazione con il FAI. Dal 18 al 24 marzo, come ormai da oltre 10 anni, la Rai sarà in prima linea al fianco del FAI con tutti i canali radiofonici e televisivi e attraverso RaiPlay per creare un racconto corale che metterà al centro la bellezza e la sostenibilità del nostro patrimonio artistico e paesaggistico. Rai è Main Media Partner del FAI per sensibilizzare tutti gli italiani alla cura e valorizzazione del nostro Paese e supporta in particolare le Giornate FAI di Primavera 2024, anche attraverso la raccolta fondi solidale autorizzata da Rai per la Sostenibilità – ESG e promossa sulle reti del servizio pubblico.

Le Giornate FAI di Primavera 2024 sono rese possibili grazie al prezioso contributo di importanti aziende illuminate: 

Ferrarelle, acqua ufficiale del FAI e Partner degli eventi istituzionali, da oltre dieci anni preziosa sostenitrice dell’iniziativa, presente con il suo Parco Sorgenti di Riardo (CE) nella lista dei luoghi visitabili – esempio virtuoso di gestione responsabile delle risorse custodite e di valorizzazione del patrimonio agricolo-paesaggistico – e impegnata insieme alla Fondazione in importanti attività di tutela della cultura, della natura e del territorio italiani.

Dolce&Gabbana, la casa di moda che fin dalla sua fondazione riconosce e promuove le eccellenze artigiane italiane e le bellezze artistiche e architettoniche del territorio, per il primo anno Partner della Fondazione. Una speciale collaborazione basata sui valori comuni di italianità, cultura, tradizione, educazione e bellezza.

Fineco, una delle principali reti di consulenza in Italia, crede fermamente che la cura e il valore del patrimonio artistico e culturale siano un asset strategico per lo sviluppo del Paese. Per questo motivo la banca è Main Sponsor delle Giornate FAI di Primavera dal 2020.

Edison, azienda energetica con 140 anni di storia impegnata per la salvaguardia dei luoghi e delle realtà di interesse culturale e sociale presenti nel nostro Paese, è da sempre vicina al FAI e lo accompagna nel suo percorso di transizione ecologica ed energetica. In occasione delle Giornate FAI di Primavera aprirà la Centrale idroelettrica di Quassolo (TO) e quella di Ponte Giulio a Montereale Valcellina (PN) e, grazie all’apertura dell’Energy Center del Politecnico di Torino, saranno visitabili le Officine Edison, in cui l’azienda sviluppa i suoi progetti innovativi.

Grazie anche a Domal, azienda produttrice di serramenti in alluminio parte del Gruppo Hydro, molto sensibile ai temi di sostenibilità e impatto ambientale, Corporate Golden Donor del FAI dal 2023 e per il primo anno sostenitrice delle Giornate FAI di Primavera. 

Si ringrazia, inoltre, l’Ippodromo Snai San Siro di Milano per la speciale apertura dell’impianto e il prezioso sostegno locale che si rinnova dal 2018.

Si ringrazia la Commissione europea, che collabora da anni alle Giornate FAI attraverso l’Ufficio di Rappresentanza in Italia. Ventuno siti storici, artistici e culturali destinatari di finanziamenti europei saranno visitabili a testimonianza dell’impegno dell’Europa nella salvaguardia e sviluppo del patrimonio culturale italiano ed europeo.

Le Giornate FAI di Primavera 2024 hanno ricevuto la Targa del Presidente della Repubblica e si svolgono con il Patrocinio del Ministero della cultura, del Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, di tutte le Regioni e le Province Autonome italiane e con l’Alto Patrocinio di Regione Abruzzo. Si ringraziano la Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della Protezione Civile, da tempo al nostro fianco con i suoi volontari e il Ministero della Difesa, lo Stato Maggiore della Difesa e le Forze armate che durante le Giornate FAI di Primavera concedono l’apertura di alcuni loro luoghi simbolo. Un grazie sentito anche al Fondo Edifici di Culto per aver averci concesso l’apertura di alcune chiese di sua proprietà. Un ringraziamento per il generoso sostegno alla buona riuscita della manifestazione all’Arma dei Carabinieri per il contributo alla sicurezza dell’evento e un grazie particolare alla Croce Rossa Italiana per la partnership consolidata. Grazie di cuore alle 134 Delegazioni, 112 Gruppi FAI, 94 Gruppi FAI Giovani e 10 Gruppi FAI Ponte tra culture, e a tutti i volontari attivi in Italia. Un ringraziamento anche ai 16.000 Apprendisti Ciceroni, studenti appositamente formati in collaborazione con i loro docenti, che hanno l’occasione di accompagnare il pubblico in visita nei luoghi aperti dal FAI nel loro territorio, sentendosi direttamente coinvolti nella vita sociale e culturale della loro comunità. Ringraziamo infine in modo speciale i proprietari delle centinaia di luoghi aperti in aggiunta ai nostri Beni e le amministrazioni comunali che hanno accolto questa iniziativa.




FONDIMPRESA ABRUZZO VISITA GOLDEN LADY COMPANY

Una protagonista di primo piano nella storia del collant in Italia e nel mondo

L’Aquila, 19 marzo 2024. Realizzata in data odierna la visita aziendale dei Vertici di OBR ABRUZZO, ARTICOLAZIONE TERRITORIALE DI FONDIMPRESA, presso l’azienda aderente a Fondimpresa, Golden Lady Company S.p.A. -una protagonista di primo piano nella storia del collant in Italia e nel mondo.

“La visita aziendale in Golden Lady Company si colloca nelle iniziative promosse da Fondimpresa Abruzzo -ha dichiarato il Presidente Luciano De Remigis – per toccare con mano le realtà aziendali. La nostra Organizzazione ha infatti nella propria mission la vicinanza, la prossimità territoriale ed una maggiore conoscenza delle imprese aderenti, di realtà imprenditoriali significative che animano il territorio, attenzionando i temi della formazione continua e della valorizzazione delle risorse umane. Un’interessantissima visita aziendale accompagnata da un momento di confronto sulla significativa esperienza di formazione continua con Fondimpresa.

È stato molto emozionante – ha affermato il Presidente De Remigis – ripercorrere la storia aziendale e cogliere la presenza di Fondimpresa nei percorsi di formazione continua che ne hanno accompagnato la crescita e lo sviluppo: oggi Golden Lady Company è un gruppo multibrand internazionale che investe ogni anno gran parte delle proprie risorse in innovazioni tecnologiche applicate all’intera filiera produttiva”.

La visita aziendale è stata guidata dal Direttore Ing. Pini Piergiorgio e dalla dott.ssa Antonella Di Francesco che hanno presentato l’azienda e condiviso la storia e gli interventi formativi che ne hanno accompagnato lo sviluppo.

“Golden Lady Company è da oltre 50 anni il riferimento per tutte le donne che cercano qualità, comfort e bellezza – ha dichiarato il Direttore Ing. Pini Piergiorgio – con uno sguardo sempre rivolto al futuro, l’azienda ha lanciato prodotti innovativi, anticipato tendenze, colto nuovi trend della comunicazione, facendo del collant l’accessorio protagonista dei look femminili.

Golden Lady Company nasce nel 1967 a Castiglione delle Stiviere (MN) per iniziativa dei fratelli Arnaldo, Roberto e Nerino Grassi con l’ambizione di realizzare i migliori collant da donna e sarà timonata dal Sig. Nerino durante tutto il suo percorso di crescita e affermazione internazionale.

Grazie a importanti investimenti tecnologici e in ricerca e sviluppo, alla qualità dei propri prodotti e ai prezzi competitivi, l’azienda è cresciuta rapidamente negli anni. Crescita e sviluppo sono stati accompagnati anche da percorsi di formazione continua e valorizzazione del personale – realizzati anche attraverso i canali di finanziamento di Fondimpresa.

Il gruppo ha conquistato in breve tempo il mercato europeo ed è entrato con forza anche in USA, Russia e Asia grazie ad un approccio votato ad affermare l’identità italiana nel mondo e ad un processo di acquisizione dei migliori marchi nazionali ed internazionali della calzetteria, tra cui Omsa, Sisi, Filodoro, Philippe Matignon. Il gruppo conta ad oggi oltre 2500 dipendenti e produce 190 milioni di paia di collant all’anno con un fatturato di 180 milioni”.

All’iniziativa sono intervenuti anche i rappresentanti di Fondimpresa.

Fondimpresa è il Fondo interprofessionale per la formazione continua di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. Nasce con l’Accordo Interconfederale del 2002 al fine di promuovere la formazione professionale continua, per il perseguimento della competitività delle imprese e dell’occupabilità dei lavoratori. Fondimpresa si avvale di una Rete costituita dalle Articolazioni Territoriali, attive con uno sportello dedicato alla prima informazione e assistenza rivolta a tutte le aziende del territorio di riferimento.

I numeri del Fondo

Fondimpresa in Italia: 211.842 aziende e 4.946.089 Lavoratori.

Fondimpresa in Abruzzo: 7.688 aziende e 131.144 Lavoratori




ABRUZZO DAB+

Consorzio delle storiche radio abruzzesi al servizio dell’Abruzzo

Pescara, 19 marzo 2024. L’11 Marzo 2024, sono iniziate le trasmissioni radiofoniche in DAB+ (Digital Audio Broadcasting) sul canale 7B delle 17 emittenti sparse in tutta la regione Abruzzo. È stato infatti attivato un ripetitore che copre tutta la costa abruzzese e parte dell’entroterra.

Non è una coincidenza che l’attivazione del Consorzio Abruzzo DAB+ coincide proprio con il giorno della elezione del nuovo Consiglio Regionale D’Abruzzo e della riconferma del Presidente Marco Marsilio che certamente riserverà particolare attenzione al Consorzio abruzzese DAB+.

Esiste, comunque, già un altro consorzio, l’Adria Dab Abruzzo, del quale fanno parte altre 12 emittenti dell’Abruzzo e delle Marche [gruppo Radio Delta 1, a Radio Ciao e Studio 5, da Radio Parsifal a Radio Linea e Studio Più, Latte e miele e Radio Azzurra] che già operano in Dab da oltre un’anno; il primo a costituirsi e ad attivare un impianto con questa nuova tecnologia.

Le radio abruzzesi che fanno invece parte del Consorzio Abruzzo DAB+ e che sono radicate sul proprio territorio sono:  Radio Abruzzo Marche, Radio C1, Radio Centrale, Radio Città, Radio DJ International, Radio Frequenza, Radio G Giulianova, Radio Lanciano, L’Aquila 1, Radio Monte Velino, Radio Sole, Radio Stella, Radio Super Hit, RTin Radio. A queste vanno aggiunte Radio Luna Network, Radio Margherita e Radio Norba.

“Aspettavamo l’autorizzazione per l’attivazione del nostro primo ripetitore già da tempo – afferma il Dott. Giovanni Fimiani, presidente del Consorzio – e quando abbiamo realizzato che l’11 Marzo avrebbe segnato la storia della nostra regione negli ultimi due giorni ci siamo impegnati 24 ore su 24 per cogliere questa occasione. E ci siamo riusciti”.

“Il nostro Consorzio – aggiunge Fimiani – rappresenta le radio storiche della regione Abruzzo, le pioniere dell’etere in FM, e le tre più grandi realtà del Mezzogiorno con un patrimonio netto di tutti i consorziati di circa cinque milioni di euro. Tutte le radio sono dirette da persone competenti e di esperienza, ma il nostro intento è quello di far avvicinare il più possibile i giovani all’attività radiofonica e di informazione. I soci del Consorzio Abruzzo DAB+ stanno già lavorando su nuovi progetti di informazione, culturali, sociali e per le scuole che coinvolgeranno una popolazione di oltre 700.000 abitanti.”

Tutte le emittenti radiofoniche del Consorzio seguiranno con attività informative e promozionali ogni ambito delle attività istituzionali locali e regionali con un costante supporto alla Comunicazione per gli Abruzzesi.

“Colgo l’occasione – conclude Fimiani a nome di tutte le radio associate – per augurare al Presidente Marsilio, a tutti i componenti del Consiglio regionale eletti e al Prof. Luciano D’Amico in rappresentanza di tutta l’opposizione, una sana e costruttiva collaborazione per il bene e la crescita del nostro Abruzzo”.

Abruzzo DAB+




NOTE DI PACE

Concerto a San Giustino della Schola Cantorum Zimarino

Per l’occasione anche la presentazione del libro di Monsignor Forte

Chieti, 19 marzo 2024. Dopo i meritati festeggiamenti in occasione dei 60 anni di attività, la Schola Cantorum Settimio Zimarino torna a far parlare di sé con il concerto in occasione della Santa Pasqua, presso la Cattedrale di San Giustino di Chieti: il coro diretto dal Maestro Gabriele Di Iorio, fondato nel 1963 da Don Donato Martorella si esibirà il 24 marzo alle ore 21:00.

Giunto alla terza edizione, l’appuntamento vuole celebrare anche l’importanza della pace in vista della settimana Santa che si conclude con la Resurrezione di Cristo, in un momento in cui si rende necessario ripristinare il dialogo nel mondo martoriato da guerra e violenza.

“Abbiamo appena festeggiato la nostra storia con una serie di appuntamenti che ci hanno regalato grandi emozioni e ci hanno permesso di far conoscere il nostro percorso artistico anche ai più giovani, ed ora ci apprestiamo ad omaggiare la Santa Pasqua con il concerto, diventato ormai tradizione, in occasione della Domenica delle Palme – spiega il Maestro Di Iorio, entrando poi nel merito della serata. – Il repertorio che proponiamo è molto particolare infatti è raro trovare Schubert, ma quest’anno ci sarà, insieme ad altre novità come un’orchestra più grande ed un nome in particolare: Valentina Coladonato, teatina figlia del Coro Zimarino alle prese con una carriera internazionale”.

Oltre alla Coladonato (soprano) prenderanno parte altri due giovani solisti emergenti all’esibizione e sono il tenore Gianluca Nerone, ed il baritono Alessandro Zulli.

Il programma musicale comprende dunque: J. S. BACH con Ruht wohl, ihr heiligen Gebeine e Ach Herr, lass dein lieb Engelein (chorus e chorale tratti dalla Passione secondo Giovanni); F. SCHUBERT con Messa in Sol magg. D 167 per soli, coro e orchestra (Kyrie – Gloria – Credo – Sanctus – Benedictus – Agnus Dei); J. G. RHEINBERGER Stabat Mater Op. 138.

L’appuntamento gode dell’alto patrocinio della Regione Abruzzo e del Comune di Chieti, oltre a quello della Curia Arcivescovile Chieti – Vasto. Al concerto sarà presente anche Sua Eccellenza Monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto che parlerà del suo libro “La musica e la bellezza di Dio” (Ed. Queriniana) che preannuncia:Queste pagine vorrebbero invitare a fare esperienza del modo in cui la musica bella, quella sacra e quella che hanno saputo esprimere i geni assoluti della forma musicale, aiuta a camminare sulle vie del Mistero, accendendo il desiderio dell’amore che da Dio viene e a lui conduce”.

Il libro, che si sposa perfettamente con l’appuntamento, parla del canto e della musica come via privilegiata alla lode di Dio, espressione della fede in Lui e della bellezza dell’incontro con il Suo amore. Coloro che sono resi nuovi dal dono della vita nuova ricevuta in Cristo, restano mendicanti del cielo in cammino verso la Città celeste e come tali sono chiamati a cantare con la voce e con la carità vissuta la nostalgia, l’esperienza e l’attesa di Dio: si tratta di una vera e propria riflessione sulla musica, dono stupendo di Dio, che rende capaci gli uomini di esprimere ciò che le parole non possono dire per raccontare la propria anima.

Curriculum Schola Cantorum Padre Settimio Zimarino

La Schola Cantorum “Padre Settimio Zimarino” fondata nel 1963 dal M° Donato Martorella, ha iniziato la sua attività come Coro Polifonico della Cattedrale di Chieti ed è diventata punto di riferimento culturale per la città i con un repertorio che spazia dal 1500 ai giorni nostri.

Annovera partecipazioni a numerose rassegne nazionali ed internazionali fra le quali ricordiamo Loreto nel 1975 e nel 1980, San Marino, Alghero, Pescara, Nuoro, Pesaro, Ancona, Urbania, Castiglion del lago ecc. Ha rappresentato nel 1983 l’Italia a Danzica nell’ International Choral Meeting tenendo concerti nelle sale e alla Radio polacca ed ha effettuato tournée in Inghilterra su invito delle autorità consolari italiane. Vanta collaborazioni con orchestre italiane ed estere e con Direttori di valenza internazionale (R. Chailly, M. Couraud, D. Renzetti, M. Dones, P. Gelmetti, P. Bellugi, M. Conti, A. Peyretti, V. Antonellini) eseguendo lo Stabat Mater di Tommaso Traetta, lo Stabat Mater di Domenico Cimarosa, la Cantata 140 di J.B. Bach, il Gloria di Antonio Vivaldi con l’Orchestra Sinfonica Abruzzese.

Il 25 agosto 1996 ha concluso a Farfa il “ GIUBILEO FESTIVAL” con un concerto sinfonico corale con la Sarajevo Philharmonic Orchestra. La Schola Cantorum “Padre Settimio Zimarino ha collaborato con RAI 3 per la realizzazione della ”Bella Europa” del M° Sergio Rendine e dello stesso autore ha eseguito il Canticum in honorem di Hildegardae in prima assoluta a Roma Coro fondatore ed asse portante del Coro del Teatro Marrucino di Chieti, ha partecipato alla esecuzione dell’Opera la Pasqua Fiorentina di Isidoro Capitanio al Teatro Grande di Brescia, alla esecuzione, tra l’altro, della Passio e Resurrectio del M° Sergio Rendine a Gerusalemme e Betlemme (Concerto per la Pace, trasmesso dalla Rai in mondovisione); ha registrato per Rai 2, nella Cattedrale di Chieti, la “Missa pro Beatificazione” in onore di Padre Pio da Pietralcina, sempre del M° Sergio Rendine, per soli, coro e orchestra partecipando poi alla esecuzione nella Sala Nervi in Vaticano con la voce solista del tenore José Carreras.

Il Coro Zimarino ha organizzato negli anni scorsi gli “Appuntamenti Polifonici”, presso il Teatro Marrucino di Chieti, invitando cori italiani ed esteri per la divulgazione della polifonia; in collaborazione con la Curia Diocesana di Chieti Vasto, ha organizzato la rassegna diocesana delle Scholae Cantorum con la partecipazione di Mons. Giuseppe Liberto, allora Direttore della Cappella Musicale Pontificia Sistina della Città del Vaticano. Tra i vari concerti e partecipazioni, nel 2021 ha animato a Bucchianico, nell’ambito dei festeggiamenti in onore di S. Camillo De Lellis, la celebrazione eucaristica, al termine della quale sono state effettuate le consegne dei riconoscimenti al personale medico e paramedico che si è distinto per l’impegno profuso durante la pandemia.

Nell’Aprile del 2022 ha eseguito la “Missa Fons Lucis” per coro e orchestra, presso la Cattedrale di Chieti, composta dall’attuale Direttore M° Gabriele Di Iorio. Nell’Agosto 2022 e 2023 il Coro Zimarino ha animato la cerimonia di apertura della Porta Santa all’Eremo di S. Spirito a Roccamorice. Nell’anno 2022 ha acquisto lo status giuridico di APS Schola Cantorum “Padre Settimio Zimarino”. Da ottobre a Dicembre 2022 la Schola Cantorum “Padre Settimio Zimarino” di Chieti ha partecipato ed organizzato quattro concerti per grande coro ed orchestra, tenutisi nei quattro capoluoghi della Regione Abruzzo, con la partecipazione dei Cori di Chieti, Pescara, L’Aquila e l’orchestra Benedetto Marcello di Teramo. Tali eventi musicali hanno attribuito all’iniziativa una rilevanza artistica notevole.

Infatti, è stata eseguita la Sunrise Mass del compositore norvegese, contemporaneo, Ola Gjello. Tali esecuzioni hanno assunto un connotato di unicità e novità per la nostra Regione, forse ineguagliabili, sia per la massa corale presente, sia per l’originalità delle sonorità, con il fine di diffondere un nuovo repertorio mai eseguito. Tale programma, insieme alla Suite Natalizia di Sergio Prodigo, in occasione dei concerti di Natale, è stato replicato a Fara S. Martino e, nel 2023 nella Chiesa del Tricalle di Chieti.

Nel 2023, nell’ambito delle celebrazioni per i 60 anni di attività dell’Associazione, ha realizzato una serie di concerti: il 2 aprile, Domenica delle Palme, ha eseguito una suite di corali tratti dalla Passione Secondo Giovanni di Johann Sebastian Bach e lo Stabat Mater Op. 138 di Josef Gabriel Rheinberger; il 28 ottobre si è tenuto un Recital in ricordo di Maria Vittoria Romano, docente di canto che ha contribuito alla formazione vocale della Schola Cantorum “Padre Settimio Zimarino”, con la partecipazione di ex allievi che si sono affermati a livello internazionale e con la partecipazione del musicologo Vincenzo De Vivo; il 4 novembre ha eseguito la Prima e la Secunda Missa Pontificalis di Lorenzo Perosi con la partecipazione di Mons. Vincenzo De Gregorio, Preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma; l’ 8 dicembre 2023 si è tenuto il Concerto dell’Ensemble “ESACORDO”, sestetto di voci femminili formatesi nella Schola Cantorum “Padre Settimiio Zimarino”; il 17 dicembre in occasione del Concerto di Natale ha eseguito musiche di Johann Sebastian Bach e vari brani natalizi.




LA PROCESSIONE DEL VENERDÌ SANTO A CHIETI

e le tradizioni religiose abruzzesi nel periodo pasquale

di Franco Cercone

[Pubblicato in Theate Antiqua” – Chieti, Edizioni Vecchio Faggio, 1991, pp. 483-494.]

La settimana di Pasqua è caratterizzata in Abruzzo da rituali chiesastici e sacre rappresentazioni che, in armonia con quanto accade nella natura, celebrano il grande mistero cristiano della morte e della resurrezione. È settimana santa che invocata nei suoi giorni a mo’ di historiola (lunedì santo, martedì

santo, ecc.) è preposta, come ricorda il De Nino, a funzioni apotropaiche e persino terapeutiche[1].

È inoltre “tempo sacro ciclico”, perché viene a coincidere con un periodo equinoziale in cui riaffiorano credenze magiche ed antiche consuetudini divinatorie, mai sopite, che coesistono in modo sincretico con la liturgia ed hanno modo di manifestarsi a partire dalla Domenica delle Palme. È tuttora tradizione diffusa in Abruzzo quella di gettare in tale giorno alcune foglie d’ulivo sul fuoco per trarre auspici sul corso dell’anno. Se bruciano immobili, se si afflosciano senza scoppiettare, o se si consumano senza produrre fiamma il responso è infausto, perché vuol dire che si muore entro l’anno, si rompe un fidanzamento, si perde la salute e via dicendo[2]

La palma benedetta è anche simbolo di pace. Mediante lo scambio di ramoscelli d’ulivo si cancellano vecchi rancori o si instaurano rapporti di comparatico[3] Non meno significativa è un’altra costumanza abruzzese quella cioè di recarsi nella Domenica delle Palme in cimitero per deporre un ramo d’ulivo benedetto sulle tombe di amici o parenti[4]. In genere le palme benedette svolgono una vasta funzione apotropaica e per tal motivo esse vengono poste sui letti, nelle stalle (accanto al santino di Antonio Abate), dietro l’uscio di casa, dentro le automobili e soprattutto sui campi, a protezione e benedizione del raccolto [5]; sicché l’usanza rispecchia un tema culturale che il Wörterbuch der deutschen Volkskunde definisce “europeo” e “radicato” in tutti gli strati sociali, non solo dunque nelle società agro-pastorali ma anche nei ceti definiti, nella concezione gramsciana, egemoni[6].

I primi giorni della settimana di Pasqua non presentano in Abruzzo, sotto il profilo demologico, particolarità degne di rilievo[7].

Nel pomeriggio del mercoledì santo avviene da parte dei fedeli l’omaggio dei vasi in cui si lasciano

germinare al buio cereali di diverse specie, seminati, per tradizione, la mattina del 17 gennaio, e con i quali si adorna un altare secondario della chiesa in cui viene allestito il cosiddetto sepolcro. Si tratta dello “spazio sacro” dove viene posto per l’adorazione il Sacramento e che rappresenta simbolicamente il sepolcro di Cristo. Fino a tempi recenti tuttavia, con l’espressione fare i sepolcri non si intendeva, come avviene oggi, far visita ad almeno tre chiese nella sera del giovedì santo, bensì allestire una serie di scene interpretate da attori, scelti per lo più fra i parrocchiani, ed ispirate ad episodi della Passione di Cristo. Nota al riguardo il De Nino: “Nella Settimana Santa si fanno i Sepolcri. In una di quelle sacre rappresentazioni i giudei intorno a Cristo sono uomini vestiti alla medioevale”[8]. Specifica meglio al riguardo il Finamore: “Il Sepolcro è la rappresentazione scenica di un atto della Passione che si fa nelle principali chiese del luogo”[9].

In tal senso però il Sepolcro, o “sacra rappresentazione”, costituisce una tradizione consolidatasi verso la metà del secolo scorso, poiché le disposizioni scaturite dal Concilio di Trento vietavano ad attori di impersonare le figure di Cristo e della Madonna. La Chiesa aveva espresso di conseguenza una ferma condanna nei confronti di tali rappresentazioni. Gli incidenti che da esse scaturivano[10] erano infatti decisamente riprovevoli, poiché avvenivano in un momento, come la Settimana Santa, assai significativo per la Cristianità. La condanna dei sepolcri viene ribadita così nei Sinodi celebrati nel periodo post-tridentino e per quanto riguarda l’Abruzzo citiamo per tutti quello indetto e celebrato nel 1629 dal vescovo di Valva e Sulmona, Francesco Cavalieri, nel capoluogo peligno. Nella parte III il vescovo ordina che durante la Settimana di Pasqua “nec comediae, tragediae, aliave iocularia in publico recitentur, aut repraesententur, sub poena excommunicationis ecc.” [11], risoluzione da cui non dovettero sortire risultati di un certo rilievo, dato che in un altro Sinodo celebrato nel 1715 a Sulmona, il vescovo Bonaventura Martinelli sancisce quanto segue: “Repraesentationes virorum ante Sepulchrum adstantium, ubi Sanctissima Eucharistia feria quinta in Coena Domini in memoriam Passionis ejus reponitur, omnino prohibemus sub poena suspensionis a Parocho, ab Actoribus vero excommunicationis illico incurrendae”.[12]

Va sottolineato che il Sinodo di mons. Cavalieri, celebrato come si è detto a Sulmona, fu pubblicato nel 1633 per i tipi di Ottavio Terziani e Bartolomeo Pavese, stampatori in Chieti, e con regolare nihil obstat da parte delle autorità religiose teatine, ben al corrente del medesimo problema esistente in tutta l’Arcidiocesi.

Di conseguenza le sacre rappresentazioni furono allestite in seguito con l’impiego di statue, come si può ancora osservare a Sulmona e Lanciano la mattina di Pasqua ed a Corropoli il martedì dopo Pasqua, oppure con scene della Passione disegnate su cartoni collocati in chiesa nei pressi del Sepolcro. Quest’ultimi non costituivano affatto una novità. Più noti con la designazione di quadri devozionali, essi sono attestati ovunque, specie nel Mezzogiorno, come lontani eredi di quelle pergamene in cui venivano miniati episodi della Passione ispirati all’iconografia bizantina[13]. Di essi parla ampiamente il Mayer, che sottolinea in particolare come verso la metà dell’800 fosse assai viva

l’usanza di erigere nelle chiese, nel periodo pasquale, “grandi scenari che rappresentavano la tomba del Salvatore”[14]. Questa particolare forma devozionale non è scomparsa del tutto in Abruzzo. Ad Introdacqua per es., nell’ambito delle usanze ricorrenti nella Settimana Santa, “occupano il primo posto le figure montate su cartone o su legno rappresentanti scene o personaggi della Passione di Cristo”[15]. Individuare le cause che determinarono l’affievolimento di tale particolare tradizione non è agevole. Probabilmente le pitture su cartone non dovevano suscitare forte emotività e sentimenti di immedesimazione nei fedeli, indotti a prediligere, in base ad un comprensibile processo di identità psicologica, sacre rappresentazioni allestite con statue[16] oppure, come si può ancora vedere oggi a Gessopalena, quadri viventi interpretati da attori e realizzati con particolari giochi di luce all’aperto. Insieme ai Sepolcri vanno annoverate nel quadro delle tradizioni del Giovedì Santo altre interessanti costumanze. Innanzitutto da tale giorno fino al Sabato Santo si legano le campane e per richiamare i fedeli ai riti religiosi si adoperano ancora oggi nei piccoli centri particolari strumenti di legno che assumono in Abruzzo nomi diversi (raganelle, gnaccole, tricche-tracche, ecc.). Assai diffusa è anche l’usanza di spargere in campagna (soprattutto nei vigneti ed oliveti) i cereali germogliati nei vasi e preposti ad ornamento degli altari in cui sono stati allestiti i Sepolcri. A tali germogli si attribuiscono particolari poteri apotropaici, perché favoriscono l’abbondanza del raccolto[17] Va ricordato inoltre come sia tuttora diffusa in Abruzzo la consuetudine di non battezzare i bambini nella settimana di Pasqua, divieto questo di cui si coglie un’eco in molti Editti Vescovili del XVIII e XIX secolo e la cui ratio risiedeva probabilmente nella circostanza che le feste collegate all’evento più importante del “ciclo dell’uomo” mal si conciliavano con il mesto riserbo da osservare nei giorni della Passione di Cristo. È noto che in passato la mortalità infantile era molto alta soprattutto nei primi giorni di vita, per cui angosciante era il timore che i bambini nati nel periodo pasquale fossero sepolti senza aver ricevuto il battesimo. Da tale prescrizione chiesastica è scaturita probabilmente la consuetudine in questione, ovunque profondamente radicata ed assurta a valore di norma comportamentale.

Il Venerdì Santo in Abruzzo e la Processione del Cristo Morto a Chieti. Radici di una sacra rappresentazione.

L’animazione che si avverte ovunque durante il giorno di Venerdì Santo scompare quasi d’incanto all’imbrunire allorché dalle chiese madri o dalle cattedrali cominciano a snodarsi le processioni del Cristo Morto. Le città soprattutto, prive nel centro storico di alcuni segni che rammentano la frenetica civiltà delle macchine, riacquistano in parte per tale solenne manifestazione il fascino del tempo passato e si trasformano in un teatro degno di rappresentare il dramma più grande della storia dell’umanità. Dallo sguardo commosso delle persone si avverte l’intensa partecipazione ad un evento che è rivissuto psicologicamente con la morte e la resurrezione di Cristo.

Le processioni del Venerdì Santo assumono particolare importanza nei maggiori centri abruzzesi, come a L’Aquila, Sulmona, Lanciano e Teramo, gestite da confraternite per lo più di antica fondazione. La manifestazione più suggestiva e spettacolare resta comunque per unanime riconoscimento quella di Chieti, che rivela sia caratteristiche proprie che aspetti comuni alle processioni allestite, per tale solenne ricorrenza, in altre località.

Va sottolineato in via preliminare che tali processioni sono sacre rappresentazioni che scaturiscono attraverso lente e complesse rielaborazioni dal dramma liturgico medievale e che ad esse “partecipavano forse fin d’allora i personaggi della Passione: Cristo, la Madonna, la Maddalena e militi a cavallo vestiti alla romana, insomma una rievocazione ottenuta col canto narrativo e i personaggi processionanti”[18]. Il momento più importante nell’evoluzione di tali manifestazioni è dato, come è noto, dalla sostituzione del latino con il volgare, il cui uso, nella sacra rappresentazione, “comunque incominciato ed affermatosi, ebbe una portata immensa. Per esso il clero cessava di essere

l’unico impresario del teatro. La poesia drammatica usciva dal chiuso del presbiterio e dall’aula scolastica per irrompere nella piazza”[19]. Alle antiche confratriae subentrano così in seguito pii sodalizi laicali, omogenei sotto il profilo sociale, che a partire in special modo dalla seconda metà del XVII secolo sono portatori nell’ambito del tessuto cittadino di complessi interessi economici.

La ricerca affannosa del regio assenso o dell’affiliazione ad influenti confraternite romane rappresenta un riconoscimento indispensabile al ruolo che tali sodalizi rivestono, siano essi formati dalla nobiltà cittadina oppure facciano capo all’Arte, quell’associazione cioè di persone esercitanti lo stesso mestiere e legate reciprocamente da speciali diritti e doveri. Come pio sodalizio dedito anche ad opere caritatevoli, la confraternita ha di solito la sua sede naturale e legale in una parrocchia ed in tal modo si verifica fra quest’ultime una convergenza spontanea di interessi, nel senso che il peso esercitato dalla confraternita nella vita economica e sociale della città si proietta di riflesso nella stessa gerarchia parrocchiale[20].

Malgrado la peste del 1656, che fa registrare a Chieti solo 840 fuochi dopo il debellamento del morbo, malgrado alcune carestie che, a partire dal 1697, afflissero le Terre del Mezzogiorno, la Diocesi di Chieti nel 1721 annovera 45 000 abitanti, occupati soprattutto nel capoluogo marrucino nel settore emergente artigianale e manifatturiero[21], organizzato nell’Arte. Nell’esplosione dei piati per il noto diritto di precedenza fra le varie confraternite, che aveva luogo particolarmente in occasione delle processioni del Venerdì Santo e del Corpus Domini, si coglie anche a Chieti l’eco dell’importanza che ogni settore artigianale riteneva di aver raggiunto nell’economia locale[22]. La Confraternita che gestiva la Processione del Venerdì Santo ed alla quale appartenevano quasi sempre le famiglie nobili cittadine, precedeva di solito gli altri pii sodalizi. A Sulmona per es. i nobili facevano capo alla Confraternita della SS. Trinità ed a Chieti al Sacro Monte dei Morti, sicché qui la processione, sfilando davanti alle dimore dei nobili teatini, o case palaziate, aveva modo di riconfermare il prestigio delle famiglie che vi abitavano.

Il percorso della processione sacralizza quasi per legge di contatto gli antichi e nobili edifici, esorcizzandoli dal male, e nello stesso tempo rappresenta un itinerario rituale, quello appunto delle processioni delle rogazioni, le quali fin dal periodo medievale si svolgevano, come ha evidenziato il Guidoni, “lungo i due assi ortogonali nord-sud ed est-ovest, segnati da quattro croci, la Processione segna così una croce orientata sul terreno e la benedizione è diretta alle quattro direzioni dello spazio, ricalcando un antichissimo rituale di orientamento sacro, cardodecumanico”[23]. Questa particolarità è confermata dal tracciato della processione del Venerdì Santo a Chieti, anno 1879, scoperto e pubblicato dal Meaolo nel volume più volte citato[24] che non risulta, a ben osservare, molto dissimile dallo schema processionale osservato la sera del Venerdì Santo del 1990 e risultante precisamente dal seguente tracciato: Cattedrale, via Pollione, piazza Valignani, via De Lollis, piazza Matteotti, via Arniense (sezione ovest), via dei Crociferi (fino alla chiesa di S. Agostino), via degli Agostiniani, via Toppi, corso Marrucino, Pozzo, corso Marrucino, via dei Domenicani, via Vezio Marcello, piazza Templi Romani, via Priscilla, via Ravizza (fino a via Zecca), piazza Trento e Trieste, corso Marrucino, piazza Valignani (Pozzo), via Pollione, Cattedrale. Come si capisce, il braccio verticale coincide all’incirca con il corso Marrucino, [oggi più lungo in seguito ai noti lavori di ristrutturazione effettuati

alla fine dell’Ottocento]. I due bracci laterali sono abbozzati ad oriente da via C. De Lollis e ad occidente da via dei Crociferi, è evidente come quest’ultimi risultano condizionati dal tessuto urbano cittadino, che si è sviluppato già dal periodo romano necessariamente in senso longitudinale e non in larghezza.

Non a caso la maggior parte delle chiese sono sorte a Chieti nel periodo medievale lungo i due assi ortogonali, sicché la loro ubicazione nella struttura urbana proietta lo stesso l’idea di una croce, cioè di un orientamento sacro con funzione chiaramente protettiva.

La processione del Venerdì Santo doveva svolgersi, pur se di mattina, in una atmosfera penitenziale da memento mori e non molto dissimile da quella rappresentata dal Michetti in un noto quadro dipinto nell’ultimo periodo del secolo scorso. Nella scenografia della manifestazione, come era appunto allestita nel secolo scorso e forse ancora nei primi decenni del nostro, si coglie in tal senso la sapiente regia della Confraternita del Suffragio ovvero Monte dei Morti, la quale, come si legge nella Bolla di Papa Innocenzo X del 1648, era aggregata alla Confraternita dell’Orazione e Morte di Roma, il cui compito era soprattutto quello di “dare sepoltura ai morti abbandonati nella Campagna Romana”[25]. Rientrava infatti fra le missioni della Confraternita del Sacro Monte dei Morti quella di accompagnare al cimitero i cadaveri dei confratelli defunti o di altri fedeli, non disgiunta, alla luce delle disposizioni post-tridentine, da “doveri sociali”, come quelli di “seppellire i morti ed assistere i carcerati”[26].

Risulta invece dai Parlamenti Teatini che durante la peste del 1656 furono impiegati a Chieti, per trasportare e seppellire fuori porta S. Giovanni le persone decedute a causa del terribile morbo, tutti i detenuti condannati a morte ed in attesa dell’esecuzione della sentenza. E vi furono costretti “al servizio del Re, del publico e di Dio, qual mutazione di ruolo di morte, perché con la loro morte riparino la vita di tutta la Città”[27].  Linguaggio, questo, allucinante, che richiama il tema del “sacrificio umano” in funzione liberatoria presso le società antiche e quelle di interesse etnoantropologico.

Si diceva in precedenza che la processione si svolgeva, e non solo a Chieti, nel corso della mattinata. Si trattava infatti non di una consuetudine locale, protrattasi fra l’altro a Chieti all’incirca fino alla fine del secolo scorso, bensì di una precisa disposizione impartita da Napoli il 10 dicembre 1767 a tutte le

Diocesi del regno. Nel Libro de li Editti Vescovili della Diocesi di Valva e Sulmona, si legge infatti a firma del vescovo Filippo Paini quanto segue: “La Maestà del Re, avendo comprovato coll’esperienza che le processioni, se queste si fanno di giorno… invece di riuscire di onore a Dio e de’ Santi, siano occasione piuttosto di rissa, scandali et altri dissordini, con suo Real Dispaccio del diece corrente Decembre ha risoluto, che le Processioni tutte si debbano far di mattina… Nel partecipare alle SS.VV. questo Sovrano Real Comando, che passaranno alla notizia del clero secolare, e regolare, e delle Confraternite tutte, incarichiamo nel Regal nome ad invigilare per l’esatta puntual osservanza… ecc”[28]

Il Regal Dispaccio si preoccupava non solo delle liti che scoppiavano fra le Confraternite per il diritto di precedenza nelle processioni, ma anche dell’abitudine, ovunque radicata nel regno di Napoli, di approntare lungo il tragitto della Processione del Cristo Morto alcune fontes nempe artificiales, dalle quali sgorgavano buon vino preposto a rinfrancare le forze dei processionem comitantes con conseguenze facili da intuire. Certo, oggi tali portentose fontane non vengono più allestite lungo le strade percorse dalla processione la sera del Venerdì Santo. Tuttavia, se ci è concessa l’espressione, il vizietto è rimasto in Abruzzo, e non solo a Chieti. Ovunque infatti è possibile constatare l’improvviso scomparire e riapparire dei Confratelli, soprattutto lungo le anguste vie dei centri storici attraversati dalla processione.

Va notato comunque che la precisa disposizione impartita da Napoli trovò scarsa applicazione, tanto è vero che da una “deliberazione” del Sacro Monte dei Morti, si apprende che nel 1829, e presumibilmente prima ed anche dopo tale data, la processione del Venerdì Santo si è svolta a Chieti di mattina e con il beneplacito, come sembra, dell’Arcivescovo e dell’Intendente regio[29].

A parte questa nota di colore, vi sono degli aspetti interessanti che vanno sottolineati e soprattutto il sostrato culturale da cui germina a Chieti la Sacra Rappresentazione della processione del Venerdì Santo, che costituisce comunque reliquia vivente di uno dei drammi liturgici medievali che nel corso del XVI secolo doveva essere rappresentato in città con particolare solennità e concorso di fedeli. E non solo sul sagrato, che allarga idealmente le pareti del tempio, non solo nel centro storico, ma anche nei conventi di clausura, “ad uso e consumo” delle stesse suore, le quali, nota il Toschi, per il loro particolare status furono sempre “attrici e spettatrici dello spettacolo sacro”[30] In un codice del Cinquecento scoperto dal Pansa nel 1886 a Sulmona ed acquistato due anni dopo dalla Biblioteca Nazionale di Roma [Inventario: Cod. V.E., 361], sono contenuti infatti dei frammenti di drammi, alcuni dei quali hanno per titolo: La rappresentazione della Passione, La rappresentazione della Resurrezione, l’Apparizione ad Emmaus ecc., trascritti da una suora di clausura del convento di S. Chiara in Chieti e pubblicati dal De Bartholomaeis nel 1924 nella sua fondamentale opera sul teatro abruzzese del medio evo[31]. Esula da queste brevi note il compito di determinare la fonte dei testi, frutto per lo più, come ha sottolineato l’Inguanez, di rielaborazioni in volgare di antichi Codici Cassinesi[32]. Sottolineata va invece la carta 64b del Codice in questione, in cui si legge: “Hora nona, lo primo dì de julii 1577 Pregate Dio per la povera scrictrice” E chi era costei? È lei stessa a dircelo

nella carta 95b dello stesso Codice: “Maria Jacoba Fioria Teatina, indigna Serva del Crucifixo et de sua Matre Maria”.

Osserva il De Bartholomaeis al riguardo, eliminando un legittimo dubbio del lettore: “Non è il caso di pensare che la buona Maria Jacoba, dicendosi Teatina, abbia voluto qualificarsi suora dell’Ordine Teatino. La Congregazione Teatina fu fondata, come è risaputo, solo nel 1583, sei anni dopo ch’essa

trascrisse il nostro Codice”[33].

Nel trascrivere i frammenti dei drammi, Suor Maria Jacoba ha operato delle scelte dipendenti anche da esigenze sceniche del suo convento di clausura in Chieti. Proprio in questo periodo, e precisamente negli anni 1577 e 1578, soggiorna a Chieti fra’ Serafino Razzi, notissimo predicatore domenicano che

era stato eletto dall’Ordine priore del convento di Penne, con mandato di riorganizzazione della regola in tutto l’Abruzzo. Il Razzi ci dice che nel 1578, un anno dopo quindi la trascrizione dei frammenti di drammi da parte di Maria Jacoba, compose 15 inni “ad istanza della Molto R.M. la Signora Leonora

Valignana, Badessa di Santa Chiara, in Civita di Chieti, sopra il modo d’un Hinno della Passione di Nostro Signore, fatto dal Serafico Padre San Bonaventura… Sono i prefati Hinni semplici e divoti indiritti alla Serenissima Madre di Dio, sopra la vita, et azzioni del suo dolcissimo Figliuolo, da recitarsi nel proprio Oratorio”[34].

V’è dunque nella Chieti del XVI secolo, epoca in cui si registra ad opera di Isidoro Faciy l’introduzione dell’arte della stampa, un fervore culturale che anima anche le comunità religiose in essa presenti. La trascrizione di inni, laude, drammi liturgici o frammenti di questi, destinati – come informa fra’ Serafino Razzi – ad essere recitati nei vari oratori locali, va inquadrata nella continuità di una tradizione consolidatasi in Abruzzo nei secoli precedenti e testimoniata dal corpus del teatro abruzzese medievale raccolto dal De Bartholomaeis. Questa attività svolta da religiosi all’ombra dei chiostri non era destinata a restare fine a sé stessa, poiché – sottolinea Otto Mann – è fenomeno non solo italiano ma europeo l’interdipendenza ed il reciproco influsso, nell’ambito della civitas, fra la Weltanschauung laica e quella religiosa.[35]

Il punto d’incontro fra i due mondi, certamente ideale, è costituito proprio dalle confraternite; sicché le sacre rappresentazioni, e quindi anche la processione del Venerdì Santo a Chieti, gestite da pii sodalizi ed allestite con grande concorso di fedeli nelle strade o sulle piazze cittadine, rappresentano comunque la proiezione di frammenti di drammi liturgici, che non sempre archivi e biblioteche hanno restituito alla luce. Né deve trarre in inganno la veste in cui oggi tali manifestazioni si presentano; essa rivela infatti solo il continuo adattamento delle sacre rappresentazioni alle realtà locali, una “sovrastruttura” che diventa più marcata a partire dal periodo della Controriforma.

In tale ottica vanno visti a Chieti i “simboli della Passione” di Raffaele Del Ponte, le varie confraternite che partecipano alla Processione del Venerdì Santo nonché il bellissimo Miserere del Selecchy, ovunque conosciuto ed eseguito in tale ricorrenza. Non vanno dimenticati tuttavia i caratteristici “pianti” intonati in vari paesi abruzzesi, nella sera del Giovedì Santo, presso il Sepolcro, oppure nelle processioni del Venerdì Santo. Citiamo per tutti quello cantato a Cansano (Aq). Si tratta di una toccante melodia seicentesca denominata pianto delle zitelle e riproposta ogni anno da Radio Abruzzo nel pomeriggio del Venerdì Santo.

Il Sabato Santo e la Pasqua in Abruzzo.

Siamo arrivati così, con pennellate necessariamente rapide, alla conclusione della settimana di Pasqua. Per quanto riguarda Sabato Santo, vanno sottolineate le seguenti usanze, tuttora assai vive in Abruzzo. Allo “sciogliersi delle campane”, segno “sonoro” della Resurrezione di Cristo, si usa far muovere i primi passi ai bambini, perché in tal modo da grandi “cammineranno sempre spediti”[36], mentre gli adolescenti sogliono rotolarsi per terra in segno di gioia[37].

L’acqua ed il fuoco benedetti la sera del Sabato Santo hanno un efficace potere apotropaico: con l’acqua si cosparge soprattutto la casa per difendersi dal noto “malocchio” e da quel generico male qualificato in antropologia culturale come “negativo esistenziale”. I carboni invece hanno il potere di preservare gli alberi d’ulivo e da frutta, nonché i vigneti, da molti parassiti[38].

Le superstizioni relative al Battesimo dei bambini durante la Settimana Santa e di cui abbiamo parlato in precedenza, sono completate da un’ulteriore credenza ancora viva soprattutto nell’area peligna. Regna qui il sacro terrore che i neonati possano essere benedetti, anche se dopo la settimana di Pasqua,

mediante l’acqua santa rinnovata con il rito del Sabato Santo, poiché “si crede che chi per primo riceverà il battesimo con tale acqua, diventerà strega o stregone”[39] Nel corso della tarda mattinata del giorno di Pasqua avviene infine l’incontro della Madre con il Figlio Risorto. La sacra rappresentazione, gestita in Abruzzo da confraternite, raggiunge la massima spettacolarità a Lanciano e Sulmona, località, quest’ultima, in cui è nota come la Madonna che scappa in piazza.

Il tema della corsa si rinviene anche nella manifestazione di Corropoli, incentrata appunto nella corsa che San Giovanni compie per le vie del paese per annunciare la Resurrezione di Cristo[40].

I giorni della Settimana Santa compresi tra il Venerdì e la Pasqua, sono rappresentati così simbolicamente da due modi d’incedere: al passo lento e faticoso dei processionanti e quindi delle statue, denominato a Sulmona “lo struscio”, simile a quello di una persona che procede con le catene ai piedi, subentra il passo agile e gioioso della corsa nel giorno di Pasqua. L’umanità redenta dal Cristo risorto, riprende così il suo cammino verso le imperscrutabili mete cui è stata destinata.

In Foto: La Processione del Venerdì Santo a Chieti lungo Corso Marrucino


[1] Cfr. A. De Nino, Usi e Costumi Abruzzesi, vol. II, p. 70 sgg., Firenze, Tip. G. Barbera, 1881.

[2] A Roccapia (Aq.), mentre la palma brucia, si recita il seguente sponsorio: “Palma mia benedetta / che viene una volta l’anno / dimmi se campo quest’anno”. Cfr. O. Leone, Roccapia, p. 257; Sulmona, Tip. Angeletti, 1977; W Cianciusi, Collelongo. Abruzzo Ulteriore II, p. 41 sgg., Collana “Storia e Documenti” diretta da G. Porto, Serie I, n. 4, Teramo, Edigrafital, 1972.

[3] Cfr. al riguardo A. De Nino, Usi Abruzzesi, vol. I, p. 39; Firenze, Tip. Barbera, 1879; D. Fucinese, Raiano. Notizie storiche e vita tradizionale, p. 130; L Aquila, Japadre Ed., 1971.

[4] Cfr. E. Jovenitti, Paganica attraverso i secoli, p. 526; Sulmona, Tip. Labor, 1973; W Cianciusi, op. cit. p. 41.

[5] Cfr. D. Fucinese, op. cit. p. 130; A. De Nino, Usi Abruzzesi, vol. I, cit., p. 39.

[6] Cfr. Wörterbuch der deutschen Volkskunde, s.v. Palmsonntag, a cura di R. e K. Beitl; Stoccarda, A. Kröner Verlag, 1974. Nella Domenica delle Palme si usa anche “pronosticare che tempo farà durante il periodo della mietitura. Si dice infatti Palma ‘mbosse, metetùre assùtte”, cfr. D. Fucinese, op. cit. p. 130 sgg.

[7] Vanno ricordate tuttavia le cosiddette “pulizie di Pasqua”, preposte, come sottolinea il Toschi, “non soltanto a spazzar via la polvere accumulatasi durante l’inverno; con esse, nella mentalità del popolo, se ne vanno da casa tutti i malanni”; cfr. P. Toschi, Tradizioni popolari italiane, p. 94; Roma, Ediz. Eri, 1959. Non si fanno tuttavia pulizie di Giovedì Santo, perché altrimenti “la polvere cade sopra Gesù Cristo”. Cfr. A. De Nino, Usi e costumi Abruzzesi, vol. II, cit., p. 209.

[8] A. De Nino, Usi Abruzzesi, vol. 1, cit. p. 174.

[9] G. Finamore, Credenze, usi e costumi abruzzesi, in “Curiosità popolari tradizionali”, a cura di G. Pitrè, vol. VII, p. 118; Palermo, Clausen Ed., 1890.

[10] Citiamo solo alcuni esempi. In una sacra rappresentazione del periodo pasquale che si allestiva a Pacentro (Aq.), Lazzaro non volle “risorgere” la mattina di Pasqua del 1925 perché in quel momento si era levato un forte vento e temendo per la propria salute, preferì restare nella bara [cfr. C. Tollis, Pacentro. Storia, Tradizione, p. 161, Sulmona Tip. La Moderna, 1979]; a Montechiaro d’Asti, riferisce il D’Ancona, i manigoldi che dovevano accompagnare Cristo al Calvario “pigliavano sul serio la loro parte e si infervoravano in essa. Anzi un anno menarono con tanto ardore le mani che il povero Cristo, deposto il cilicio, si mise a letto e si trovò pesto in così bel modo da ispirare qualche timore che non si potesse più rialzare”. Cfr. A. D’Ancona, Origini del teatro italiano, II Ediz., vol. II, p. 225; Torino, Loescher, 1891.

[11]  Gli atti del Sinodo furono pubblicati nel 1633 per i tipi di Ottavio Terziani e Bartolomeo Pavese, stampatori in Chieti”.

[12] Cfr. Synodus Diocesana ab Illustriss. ac Reverendiss. Domino D. Bonaventura Martinello Episcopo Valvensi ac Sulmonensi celebrata in Cathedrali Ecclesia Sancti Pamphili Sulmonis, Dominica Pentecostes ac sequentibus Festis anno 1715, p. 78, Roma 1717.

[13] Cfr. E. Bertaux, L’art dans I ‘Italie Meridionale de la fin de l’Empire Romain à la conquete de Charles d’Anjou, p. 201 sgg., Paris, Fontemoing, 1904.

[14] C.A. Mayer, Vita popolare a Napoli nell’età romantica, p. 243; Bari, Laterza, 1948.

[15] Cfr. G. Susi, Introdacqua nella storia e nella tradizione, p. 476; Sulmona, La Moderna, 1970. Va ricordato che sono definiti “quadri viventi” anche gli episodi della Natività interpretati da attori e messi in scena a Rivisondoli nella sera dell’Epifania.

[16] Le statue, come si legge nelle Constitutiones da papa Urbano VIII (n. 163), dovevano comunque rispondere a determinati requisiti e suscitare, grazie alla loro eccellente fattura artistica, forte commozione nei fedeli. In caso contrario dovevano essere interdette dai vescovi e sottratte all’adorazione dei devoti (“a fidelium aspectu arceantur”).

[17] Questa “uccisione simbolica” della vegetazione insita nella germinazione al buio dei cereali destinati ad ornare i sepolcri, è indice di antichissime sopravvivenze magico-religiose, confluite in seguito nei rituali di Pasqua. Si tratta probabilmente di una conferma dell’intuizione frazeriana, secondo la quale l’uccisione dello spirito della vegetazione in primavera rappresenta un rituale indispensabile per ottenere l’abbondanza delle messi. Questa concezione ben si innesta nel mistero della morte-resurrezione della Settimana Santa, fondamento del Cristianesimo. Cfr. J. G. Frazer, Il ramo d’oro, vol. I, p. 465 sgg., Torino, Boringhieri, 1973.

[18] P. Toschi, Le origini del teatro italiano, p. 691, Torino, Boringhieri, 1969.

[19] V. De Bartholomaeis, Origini della poesia drammatica italiana, sec. ed., p. 195 Torino, SEI, 1952.

[20] Cfr. G. Maria Monti, Le Confraternite medievali dell’Alta e Media Italia, vol. II, p.120; Venezia, La Nuova Italia, 1927.

[21] A. Di Vittorio, Gli Austriaci e il Regno di Napoli. 1707-1734. Ideologia e politica di sviluppo, p. 106; Napoli, Giannini, 1973. Il fenomeno va inquadrato, come ha sottolineato il Colapietra, nell’ambito di “una trasformazione sociale e di un movimento di cultura illuministico che nell’Abruzzo trova un terreno particolarmente fecondo” Cfr. R. Colapietra, Abruzzo. Un profilo storico, p. 115; Lanciano, Carabba, 1977.

[22] Il fenomeno è stato ben evidenziato dal Lalli, il quale sottolinea come il clero delle varie parrocchie, sedi di confraternite, non rimanesse estraneo a tali controversie. Cfr. R. Lalli, La Sagra dei Misteri a Campobasso, p. 14 e sgg., Campobasso, Nocera Ed., 1976. Nella stessa Cattedrale di S. Giustino a Chieti erano state istituite diverse confraternite fra le quali vanno annoverate particolarmente quelle dei sarti e dei calzolai. Cfr. al riguardo G. Meaolo, Venerdì Santo a Chieti, p. 41, Chieti, Solfanelli, 1986.

[23] E. Guidoni, L’ architettura popolare italiana, p. 114; Bari, Laterza, 1980.

[24] G. Meaolo, op. cit. p. 24.

[25] Cfr. M. Zuccarini, L’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti di Chieti e la Processione del Venerdì Santo nella storia religiosa d’Abruzzo, p. 3 sgg. Chieti, 1977.

[26] G. Meaolo, op. cit. p. 12.

[27] Cfr. Parlamenti Teatini, Archivio di Stato, Chieti, sez. “Diplomatica”, voll. 1-18; la citazione è contenuta nel vol. IX, c. 90. I primi casi di peste furono registrati a Chieti il 4 agosto del 1656 ed a causa dell’epidemia perirono circa 1.500 persone. Cfr. L. Del Vecchio, La peste del 1656-57 in Abruzzo. Quadro storico, geografico, statistico, in “Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria”, annate 1976-78, p. 87 sgg., L Aquila 1979.

[28] Biblioteca Diocesana, Sulmona, Manoscritto, Editti Vescovili Mons. F Paini.

[29] Cfr. G. Meaolo, op. cit. p.37.

[30] P. Toschi, Le origini del teatro ecc., op. cit., p. 670 sgg.

[31] V. De Bartholomaeis, Il teatro abruzzese del medio evo, pagg. 344-45; Bologna, Zanichelli, 1924.

[32] Mauro P. Inguanez, Un dramma della Passione del secolo XII, sec. ediz., p. 7 e sgg., Badia di Montecassino 1939.

[33] V. De Bartholomaeis, Il teatro abruzzese ecc., op. cit., p. 345.

[34] Cfr. S. Razzi, Viaggi in Abruzzo, p. 22; L Aquila, Japadre, 1968, a cura di B. Carderi.

[35] Cfr. O. Mann, Deutsche Literaturgeschichte, p. 83 sgg., Guetersloh, Bertelsmann 1969.

[36] Cfr. P. Toschi, Tradizioni popolari ecc., op. cit., p.98. A tale credenza si ispira, come è noto, Giovanni Pascoli nella poesia dal titolo “Il morticino”.

[37] Si tratta probabilmente di un atto finalizzato a trasmettere sul corpo, mediante la “legge di contatto”, le forze della natura particolarmente vitali ed immunizzanti nel momento della Risurrezione.

[38] Vedasi al riguardo P. Toschi, Tradizioni popolari ecc., op. cit., p. 95.

[39] Cfr. al riguardo D. Fucinese, op. cit., p. 74.

[40] Cfr. F. Cercone, La Madonna che scappa in piazza a Sulmona, Sulmona, Accademia degli Agghiacciati 1982. Prefazione di A. Di Nola.




UN PAPÀ IGNORATO DALLE ISTITUZIONI

Verrà sepolto nella Festa del Papà

Teramo, 19 marzo 2024. Una lettera di un legale di Teramo indirizzata all’amico che, a seguito di una travagliata separazione non vedeva il figlio minorenne da tempo, si è lasciato andare per la sofferenza di non poter esercitare il diritto alla paternità per l’indifferenza delle istituzioni che, così facendo, hanno rinnegato la bigenitorialità e la cogenitorialità del figlio e sua.

È uno dei tanti drammi umani a cui la stragrande maggioranza degli organi d’informazione non sempre danno il dovuto risalto. Franco è morto senza avere vicino a sé il figlio e nessuno ha tutelato questo minore privato nella sua quotidianità di un genitore.

È urgente aprire un dibattito su queste tematiche e sulla genitorialità negata.

La nostra associazione mette i propri spazi a disposizione di chi vorrà riportare al centro della vita dei minori la bigenitorialità e le pari opportunità genitoriali, contattandoci al 347.6504095 o su genitoriseparati@libero.it. Ubaldo Valentini, pres.

***

Caro Franco, ho appreso oggi con dolore la notizia del tuo decesso. Senza stupore a dire la verità. Sì, perché più volte io ed i tuoi cari ti avevamo avvertito che la Tua volontà di essere padre ad ogni costo non ti avrebbe portato fortuna. Più e più volte ti ho ribadito che essere Padre ed essere Padre separato in Italia sono due cose completamente diverse. Ma tu non mi hai ascoltato…tu mi ripetevi di non aver fatto nulla per non essere, e continuare, a fare il padre di tuo figlio a prescindere dalla separazione. Sei sempre stato un testone! A nulla è servito che eri un omone alto 1.95 cm, e nulla è importato che avevi prestato servizio come paracadutista effettuando missioni all’estero per amore della tua Patria. Stavolta ti sei scontrato con la condizione dell’essere Padre separato in Italia e purtroppo, alla luce delle storture del sistema, il tuo cuore alla fine non ha retto e si è fermato.

Mi ricordo quando condividevi con me le numerose archiviazioni/assoluzioni (per la precisione 3 assoluzioni ed 1 archiviazione dal 2019 ad oggi) dei processi penali nei tuoi confronti, come se fossero delle vittorie, ma entrambi dentro di noi sapevamo che non si era vinto un bel niente, e che le ferite prodotte da quelle false accuse avrebbero richiesto tempo per rimarginarsi, però non ci soffermavamo su quest’aspetto.

Ricordo ancora, e come potrei scordarlo, quando mi ripetevi continuamente e fino alla nausea “voglio vedere mio figlio!” ed io impotente che non ti sopportavo più.

Impotente certo perché con la tua brutta malattia che avevi alla testa, la separazione, lo smettere di lavorare, la depressione certo non sapevo dove cominciare. D’altronde hai fatto dei tentativi per tirarti su per quello che hai potuto, ma in giro per un padre separato in difficoltà solo porte chiuse e imposizioni che non hai avuto la forza di reggere.

Funziona così e tu testardo come sempre hai continuato la tua battaglia per essere Padre in solitaria che ahimè, in Italia, non avresti mai potuto vincere.

Il giorno della festa dei Papà sarà celebrato il tuo funerale. Domani verrò a salutarti per l’ultima volta con il cuore colmo di dolore e con la promessa che sarà mia cura ed impegno affinché qualcosa, anche solo qualcosa, cambi nel tempo per aiutare i Papà separati in difficoltà. Da oggi, non essendo stato possibile per te vedere ed assistere tuo figlio qui sulla terra, potrai finalmente farlo dall’alto dal Cielo.

Riporto un pensiero della tua inarrestabile Avvocata Marica Martoni che ha chiesto di condividere: “Franco è stato lasciato dalla moglie quando la sua patologia ha iniziato a manifestarsi, in un momento di estrema fragilità, e questo ha aggiunto una immane sofferenza psicologica a quella fisica. Nonostante ciò, ha continuato a combattere fino alla fine per poter rivedere il figlio, andando a sbattere continuamente contro quelle istituzioni che avrebbero dovuto aiutarlo ma sono rimaste sorde di fronte al suo dolore.

Negli anni che l’ho conosciuto l’ho sentito gridare, anche letteralmente, con tutta la forza, il suo essere genitore, chiedendo insistentemente sempre e solo di poter fare il padre, davanti ad un’infinità di porte chiuse. Nonostante il male che lo stava logorando non ha mai fatto mancare un solo giorno un pensiero per il figlio, un bacio ed una carezza. Essere il papà del figlio è venuto sempre prima di sé stesso. Le sue richieste sono rimaste in parte inascoltate ed in parte sono state tradotte in denunce, da parte di chi avrebbe dovuto comprendere la sua immensa sofferenza. Alla fine di tutto, davanti ai giudici Franco è innocente, assolto da ogni accusa, ma ciò non è servito a far sì che potesse riabbracciare suo figlio.

Ha lottato a testa alta fino alla fine contro un sistema che ha creato un orfano prima ancora che lui morisse.” 

Sit tibis terra levis, Amico mio

Avv. Roberto Bertini

Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)




I PERCORSI DELLA MENTE

Prevenzione e supporto a persone con patologie neurodegenerative e ai loro Caregiver

Chieti, 19 marzo 2024. Mercoledì 27 Marzo 2024 alle ore 11:00, presso il Foyer del Teatro Marrucino di Chieti, si terrà la conferenza stampa di presentazione del progetto “I PERCORSI DELLA MENTE – Prevenzione e supporto a persone con patologie neurodegenerative e ai loro Caregiver”.

I Percorsi della Mente è un progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalla Regione Abruzzo, Ideato e realizzato dalla APS La Cura del Tempo in collaborazione con:

I Comuni di Chieti, Pescara, Francavilla al Mare, San Giovanni Teatino, Scafa, Rosciano, Casalincontrada

Università degli Studi G. d’Annunzio – Dipartimento di Neuroscienze e Servizio Universitario di Neuropsicologia

Direzione Regionale Musei Abruzzo

CNA – Confederazione Nazionale Artigianato e Piccola-Media Impresa – Chieti

Associazione Azione Parkinson Abruzzo ODV-ETS

Associazione Pierluigi Natalucci – Insieme per L’arte e La Scienza

Vi invitiamo a partecipare

APS La Cura del Tempo Onlus

Le attività previste sono:

Per i caregiver:

• Sportello di Accoglienza, Orientamento e Presa in Carico

• Sportello di Ascolto Psicologico

• Supporto nell’espletamento di pratiche burocratiche

Per Persone Con Patologie Neurodegenerative

• Screening cognitivo rapido e stesura del piano individualizzato, a cura della neuropsicologa,

propedeutico al secondo incontro

• Stimolazione Cognitiva Individuale a domicilio nel territorio di Chieti

• Stimolazione Cognitiva Gruppale presso le sedi preposte individuate da ogni Comune

aderente

Informazione e prevenzione per la cittadinanza

• Incontri territoriali tenuti da esperti, disseminati sul territorio dei Comuni aderenti

• Eventi di Screening cognitivi rapidi per individuare eventuali sintomatologie iniziali di

patologie neurodegenerative

• Infopoint per la Condivisione di materiali informativi divulgativi e della guida di supporto al

caregiver, disseminati sul territorio dei Comuni aderenti

FESTIVAL “IMAGO MENTIS” iniziativa regionale pubblica dedicata alle malattie mentali, per

conoscere e sperimentare le varie forme della mente e del cervello

La Città di Chieti ospiterà il Festival “Imago Mentis”, un’iniziativa pubblica della durata di due giorni

per condividere esperienze e progetti nel campo della medicina ma anche degli interventi sociali e

dell’arte, nel campo della cura e prevenzione delle patologie neurodegenerative.

Il progetto sarà rivolto prioritariamente alle persone adulte sia donne che uomini affette da

patologia accertata e decadimento cognitivo lieve e medio lieve e ai loro caregiver.

Per approfondimenti e informazioni dettagliate seguici su www.lacuradeltempo.it

I Percorsi della Mente è un progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e

dalla Regione Abruzzo

Ideato e realizzato dalla APS La Cura del Tempo in collaborazione con:

I Comuni di Chieti, Pescara, Francavilla al Mare, San Giovanni Teatino, Scafa, Rosciano,

Casalincontrada

Università degli Studi G. d’Annunzio – Dipartimento di Neuroscienze e Servizio Universitario di

Neuropsicologia

Direzione Regionale Musei Abruzzo

CNA – Confederazione Nazionale Artigianato e Piccola-Media Impresa – Chieti

Associazione Azione Parkinson Abruzzo ODV-ETS

Associazione Pierluigi Natalucci – Insieme per L’arte e La Scienza

Tutte le attività rivolte ai beneficiari del progetto sono gratuite.




GLI ALBERI: PREZIOSISSIMO STOCCAGGIO DI CO2

Pescara, 19 marzo 2024. A due recenti question time del cittadino di richiesta di chiarimenti circa l’applicazione dei CAM, i criteri ambientali minimi, resi obbligatori per gli Enti Locali dal relativo DECRETO 10 marzo 2020 e previsti dal Codice degli Appalti verdi (noto come Green Public Procurement), sono state fornite risposte approssimative.

Intanto un chiarimento: i cd CAM contribuiscono al conseguimento degli obiettivi previsti dal “Piano d’Azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della Pubblica Amministrazione”, e includono procedure molto precise e obbligatorie in materia di appalti pubblici, nella fattispecie quando si affidano lavori di progettazione o manutenzione di spazi verdi a ditte esterne. I CAM “devono” essere inclusi nell’offerta di opere e servizi e l’Amministrazione comunale, Ente Appaltante, “deve vigilare” al riguardo e poi “VERIFICARE” sull’esito della loro applicazione.

Cosa riferisce l’Assessore al Verde nel leggere le risposte ai richiamati question time elaborate dai funzionari del settore Verde pubblico? Che “i CAM vengono di norma inseriti nelle progettazioni relative agli appalti gestiti del Servizio Verde Pubblico e Parchi” e che, anche in sede di interventi ritenuti straordinari, provvede, laddove possibile, ad applicare le stesse prescrizioni previste per le manutenzioni ordinarie.

Ad una verifica si riscontra però una serie significativa di contraddizioni se non una palese violazione degli obblighi normativi come richiamati, degna di attenzione da parte di ANAC.

Si parte dal caso forse più evidente, dal “Progetto esecutivo per la rimozione delle piante danneggiate dal fuoco nel comparto 4 e 5 della Pineta Dannunziana”.

La catasta di legna visibile nei pressi del cantiere rimanda, come già evidenziato nei question time richiamati, alla domanda sulla loro sorte. Deve essere scritto nella documentazione progettuale, in attuazione dei CAM che al riguardo danno precise e dettagliate indicazioni: il materiale deve essere compostato!

Nell’esaminare la documentazione progettuale, elaborata dal professionista incaricato e successivamente “vistato” dai referenti del settore di riferimento, si riscontra che:

i CAM vengono certamente considerati e quindi attenzionati (vi si dedica un articolo), ma solo quelli relativi, citando il DECRETO 7 febbraio 2023, “all’affidamento del servizio di progettazione di parchi giochi, la fornitura e la posa in opera di prodotti per l’arredo urbano e di arredi per gli esterni e l’affidamento del servizio di manutenzione ordinaria e straordinaria di prodotti per arredo urbano e di arredi per esterni”. Nessun accenno a quelli, decisamente pertinenti, del Decreto del 2020, completamente esclusi dalla proposta progettuale;

addirittura, nelle indicazioni finali della Relazione Tecnica del professionista incaricato, lo stesso, in netto contrasto con quanto previsto dai CAM, afferma che: “Per quanto riguarda il legname accatastato, a seguito dell’esbosco dello stesso, questo rimane nelle disponibilità dell’appaltatore che ne deciderà della eventuale utilizzazione. Il valore di mercato del materiale legnoso esboscato, tenendo conto dello stato del materiale in parte carbonizzato, in parte già in decomposizione, è quasi nullo, questo potrebbe però trovare una possibile commercializzazione nell’ambito delle biomasse per scopo energetico, pertanto si suggerisce all’Amministrazione di verificare tale possibilità, ad esempio potrebbe essere appetibile per la centrale a biomasse presente nella vicina città di Termoli in Molise; comunque sia, è importante che lo stesso venga ritirato e che non rimanga troppo tempo all’imposto creando problemi fitopatologici e di sicurezza”.

In altre parole, si concorda in modo evidente di sostenere azioni, cioè bruciare biomassa, in netto contrasto con quelle indispensabili per la riduzione della produzione di CO2!

Un chiaro invito a contravvenire agli obblighi normativi previsti dal Codice degli appalti, decisamente all’opposto dei principi ispiratori del “Piano d’Azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione” (Green Public Procurement, gli acquisti verdi) i cui obiettivi “devono”, non “possono”, essere perseguiti dagli Enti locali.

La medesima condotta, nel senso di elusione dall’applicazione dei CAM, si riscontra nel bando relativo all’intervento attualmente in corso in Piazza Sacro Cuore e C.so Umberto (finanziamento PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

Lungo il recinto di cantiere, il materiale pubblicitario richiama l’attenzione dei passanti sul rilievo dell’intervento in merito al contrasto della produzione di CO2. Bene, ovviamente, ma anche in questo, a leggere i progetti, si scopre che i CAM non vengono assolutamente considerati, anzi si ritiene, anche in questo caso come suggerito in sede di progettazione, che non vi siano CAM vigenti da adottare!

Si ritiene, non avendo documentazione di riferimento, che anche nell’occasione richiamata la massa legnosa rimossa, “l’esbosco”, venga lasciata nelle disponibilità della ditta appaltatrice.

Per finire, nell’analizzare le risposte ai question time richiamati, da alcuni documenti relativi alla redazione dei capitolati relativi alla gestione ordinaria del verde pubblico (nella fattispecie di piani di manutenzione del verde orizzontale) si rileva che, in modo possibilmente più grave rispetto a quanto già riferito, l’Amministrazione comunale addirittura aggiunge l’attribuzione di punteggi per offerte che prevedano la destinazione energetica delle biomasse vegetali rimosse durante i lavori, opzione non contemplata nei CAM.

Non trovando inoltre evidenza pubblica nel tempo di altre azioni previste come obbligatorie dai CAM, quali campagne di comunicazione che coinvolgano i cittadini, si ha motivo di ritenere che in nessun appalto “verde”, siglato come sostenibile, i CAM siano stati adottati nè in diversi casi presi in considerazione, quando non addirittura contrastati.

Il che potrebbe far anche considerare la possibile nullità degli appalti, ovvero il possibile vizio di forma  oltre che di sostanza nell’intera filiera degli stessi, anche in termini di assenza di controllo e verifica, condizione questa che si aggiungerebbe al mancato impegno virtuoso dell’Ente Locale, l’Amministrazione comunale, in sede di raggiungimento degli obiettivi previsti dal “Piano d’Azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione”, laddove la parola CAM viene citata oltre 80 volte!

Giancarlo Odoardi




LA POESIA CI SALVERÀ

Giovedì, 21 marzo 2024, ore 17.00, Fondazione La Rocca

Pescara, 19 marzo 2024. “Il poeta – ha scritto il premio Nobel Seamus Heaney – è un’antenna che capta le voci del mondo, un medium che esprime il proprio inconscio e quello collettivo.” E il grande poeta siriano Adonis ha aggiunto che la poesia “diventa indispensabile quando la scienza e la filosofia non offrono risposte” perché diventa l’unico modo per dialogare con noi stessi e con la nostra anima.

Con questo spirito e con la convinzione del ruolo importante che la poesia può rivestire per il cambiamento della società in cui viviamo, viene organizzata anche l’ottava edizione dell’evento La poesia ci salverà, che di terrà giovedì, 21 marzo, alle ore 17, a Pescara, presso la Fondazione La Rocca (Via Paolucci, 71), un incontro di 23 poeti, che leggeranno i loro testi inediti per celebrare la Giornata mondiale della poesia dell’Unesco. La manifestazione è organizzata dalla Casa della poesia in Abruzzo – Gabriele d’Annunzio e dalla Fondazione La Rocca.

Come ricorda il curatore Dante Marianacci, “Tutto ebbe inizio al Cairo, in Egitto, nel marzo del 2013, dopo una visita all’ospedale pediatrico oncologico, che ha un numero come nome, 57357, che mi provocò una profonda emozione e subito decisi di organizzare al Teatro dell’opera della capitale egiziana, per la giornata mondiale della poesia dell’Unesco, con la collaborazione dell’allora presidente dell’Assemblea  dell’Unesco di Parigi e di numerose istituzioni, europee ed arabe, un grande evento dedicato alla poesia e alla musica, per raccogliere fondi e aiutare i bambini di quell’ospedale, il più grande e importante dell’Africa, a potersi adeguatamente curare.

Si rivelò un evento straordinario, che vide la partecipazione, di numerosi e famosi poeti, musicisti, personaggi dello spettacolo, e di grandi aziende, italiane ed egiziane, e venne raccolta una somma molto importante che risultò preziosa per aiutare a salvare alcuni dei bambini di quell’ospedale.”

Dopo l’interruzione per la pandemia, l’evento è stato ripreso come una grande festa della poesia che si ripete il 21 marzo di ogni anno. Con i seguenti 23 poeti che leggeranno in questa ottava edizione sono più di 150 i poeti che hanno finora aderito: Antonella Caggiano, Vittorina Castellano, Daniele Cavicchia, Rosetta Clissa, Franca Di Bello, Assunta Di Cintio, Nicoletta Di Gregorio, Grazia Di Lisio, Francesco Di Rocco, Elena Malta, Dante Marianacci, Esmail Mohades, Mara Motta, Massimo Pamio, Leda Panzone Natale, Sonia Pedroli, Daniela Quieti, Mara Seccia, Stevka Šmitran, Flora Amelia Suárez Cárdenas, Marco Tabellione, Patrizia Tocci, Serena Zitti.

Nel corso della serata verrà anche presentato il volume L’urlo dei poeti. Omaggio a Edward Munch a ottant’anni dalla morte (Editrice Sigraf), che raccoglie i 33 componimenti inediti letti in occasione dell’evento che si è tenuto il 21 gennaio scorso, giorno della ricorrenza dell’ottantesimo della morte di Munch, organizzato dalla Casa della poesia in Abruzzo alla Fondazione La Rocca.




IL CORAGGIO DI UN INTELLETTUALE LIBERO

Ricordo di Mario Setta a due anni dalla scomparsa. Palazzo municipale 25 marzo ore 17

Sulmona, 19 marzo 2024. A due anni esatti dalla scomparsa, il 25 marzo 2024 alle ore 17, nell’Aula consiliare del Comune di Sulmona sarà ricordato lo storico Mario Setta in un evento intitolato “Il coraggio di un intellettuale libero”.

All’incontro commemorativo, che sarà aperto dal saluto e dall’intervento del Sindaco Gianfranco Di Piero, parteciperanno con le loro testimonianze Maria Rosaria La Morgia – Presidente dell’Associazione Il Sentiero della Libertà, Carlo Fonzi – Presidente dell’IASRIC, Giovanni Ruscitti – direttore del Corriere Peligno, Nicola De Grandis – dirigente scolastico, Bruno Di Bartolo – Presidente del Centro Studi Vittorio Monaco, Goffredo Palmerini – giornalista e scrittore, e Franca Del Monaco, compagna di vita che con Mario Setta ha condiviso gli anni dell’impegno civile. Nel corso dell’evento sarà anche presentato il volume “Mario Setta, testimonianze di Libertà” (Edizioni Etabeta), una significativa raccolta di scritti e articoli di Setta, curata da Goffredo Palmerini, usciti sulla stampa in Italia e sulle testate italiane all’estero, dal 2015 al 2022.

Nella Presentazione che apre il volume Palmerini scrive tra l’altro: “[…] Mario mi mandava i suoi scritti. Erano tutti d’una intensità e d’una profondità etica e culturale straordinarie. Molto spesso ero io stesso che gli proponevo di diffonderli attraverso la rete dei miei contatti stampa, conoscendo la sua discrezione e la sua modestia egli non lo avrebbe mai chiesto. Ed è così che una straordinaria fioritura di scritti è comparsa su decine di testate in Italia e su molte altre all’estero. […]”. E così conclude: “Questo modesto tributo spero sia utile per fare un altro passo in avanti verso la consapevole conoscenza di Mario Setta, della sua poliedrica figura di intellettuale, mai sussiegoso, e di uomo a tratti “profetico”.

Mi auguro, inoltre, che contribuisca a consegnare un ulteriore tassello alla sua memoria.” Fare memoria di Mario Setta porta a sottolineare lo straordinario contributo dello storico e dell’intellettuale anzitutto nel promuovere studi e ricerche sulla Resistenza umanitaria in Abruzzo, nella valorizzazione storica del Campo 78 a Fonte d’Amore, nella realizzazione del Sentiero della Libertà – Freedom Trail e dell’omonima annuale Marcia internazionale da Sulmona a Casoli attraverso la Maiella.

Mario Setta (Bussi sul Tirino, 19 novembre 1936 – Sulmona, 25 marzo 2022), frequentato il liceo e gli studi teologici a Bologna, era stato ordinato sacerdote nel 1962. Svolse attività pastorale a Roma, poi dal 1970 fu parroco a Badia di Sulmona. Sospeso a divinis nel 1982 perché candidato come indipendente al Comune di Sulmona, fu eletto consigliere comunale. Laureato in Sociologia e Filosofia, ha insegnato al Liceo scientifico “Fermi” di Sulmona, dove ha diretto il Laboratorio di Storia, curando la pubblicazione dei volumi E si divisero il pane che non c’era, Il sentiero della libertà-Un libro della memoria con Carlo Azeglio Ciampi (Laterza, 2003) e le traduzioni delle memorie degli ex-prigionieri alleati del Campo 78 di Sulmona. Ha pubblicato con Maria Rosaria La Morgia Terra di libertà ed è stato cofondatore dell’associazione culturale “Il Sentiero della Libertà/Freedom Trail”. Ha inoltre pubblicato Cristo ha le mani sporche, il volume autobiografico Il volto scoperto e il libro teologico-poetico di critica al dogma del peccato originale HOMO, Elogio di Eva.




SCORCI D’ABRUZZO

Il grande Giudizio di Loreto Aprutino

Loreto Aprutino, 19 marzo 2024. Santa Maria in Piano, chiesa di Loreto Aprutino (PE), un vero gioiello del patrimonio artistico abruzzese è protagonista della nuova puntata di “Scorci d’Abruzzo” di Paolo Pacitti per Buongiorno Regione, possibile grazie alle riprese di Sem Cipriani; presente anche lo scrittore abruzzese Peppe Millanta.

Edificata probabilmente sui resti di un tempio pagano, questa chiesa fu ricostruita nel 1280 a seguito di un incendio; caratteristico è il suo porticato: l’abside con il tamburo e la torre campanaria con la sua cuspide ottagonale. Al suo interno custodisce uno degli affreschi più significativi del ‘400 abruzzese, un monumentale “Giudizio”, realizzato intorno al 1429 dall’anonimo e misterioso Maestro di Loreto. Deve la sua fama ai suoi splendidi colori ed è il più grande affresco d’Abruzzo.

Al centro c’è il Cristo Giudicante seduto in trono, in basso a destra un tempo c’era l’inferno mentre in basso a sinistra il paradiso ma il dettaglio più significativo è il ponte posto al centro, detto Ponte del Capello o Ponte della Prova ossia un ponte che si restringe divenendo sottilissimo come un capello appunto, in modo da essere attraversato solo dai peccati più leggeri per giungere al Paradiso, mentre gli altri cadono nel fiume di pece bollente, ma per saperne di più è possibile rivedere la puntata su https://fb.watch/qUkDgw-9_P/.

Alessandra Renzetti




UNA CICLOESCURSIONE RIEVOCATIVA DEL RISORGIMENTO

Domenica 24 marzo “Il Risorgimento di Marrelli e Mazzini” la cicloescursione che ha portato all’Unità d’Italia nel marzo del 1861

L’Aquila, 19 marzo 2024. In particolare, l’intento è di ricordare Pietro Marrelli, amico di Giuseppe Mazzini, il quale soggiornò a L’Aquila nel 1860. L’itinerario si svolge da L’Aquila, dove il Marrelli aprì il suo studio legale, e Colle di Lucoli, luogo di nascita del patriota del risorgimento e l’introduzione storica sarà a cura dell’associazione ArcheoClub L’Aquila APS.

Il ritrovo è fissato alla Fontana Luminosa (L’Aquila) alle ore 8:45, con partenza alle ore 9:00. Itinerario della ciclopedalata: L’Aquila: Via Mazzini – Piazza Palazzo – Via XX Settembre – Stazione FS – Campo di Pile – Genzano – Colle di Roio – Santa Rufina di Roio – Roio Piano Colle di Lucoli – Spogna – Spognetta – Casavecchia – Collefracido – Genzano – Campo di Pile – Stazione FS – Viale della Croce Rossa – Fontana Luminosa. Km. 40 a/r. Durata 3/4 ore soste incluse. La ciclo pedalata è aperta a qualsiasi tipo di bicicletta.

Evento a costo zero. Non sono previsti punti ristoro. Si consiglia di portare con sé un kit per le riparazioni ciclistiche. Abbigliamento adeguato alla stagione, acqua, piccolo snack e/o panino. Iscrizioni entro sabato 23.03.24 sul sito fiablaquila.it o su www.andiamoinbici.it. I partecipanti sono tenuti al rispetto del Codice della Strada, soprattutto nelle parti del percorso aperte alla viabilità ordinaria. Si consiglia l’uso del casco protettivo omologato.

Per motivi di sicurezza al fine di evitare inutili incidenti nella partecipazione in gruppo si consiglia di tenera la distanza dal cicloturista che vi precede. Tutti i partecipanti sono tenuti a rispettare l’ambiente e a non gettare rifiuti lungo il percorso. Gli organizzatori non sono responsabili di eventuali danni o furti subiti. Gli organizzatori non sono responsabili di eventuali infortuni ed eventuali danni a terzi.

L’organizzazione si riserva in qualsiasi momento la facoltà di apportare variazioni del percorso. Le strade percorse sono asfaltate e bianche. MINORI: è obbligatorio l’uso del casco a norma e l’accompagnamento di un adulto in tutto il percorso.

“Non basta amare la libertà con ardore, come il popolo l’ama, bisogna conoscerla, praticarla, volerla come bene supremo, come mezzo e fine del nostro polito risorgimento” G. Mazzini