LU BBONGIORNE

Pasqua 2024, per la prima volta anche Arotron di Franco Mannella

Pianella, 24 marzo 2024. La Compagnia dell’Aratro di Pianella dell’artista Franco Mannella prenderà parte per la prima volta nella storia del suo percorso all’importantissima tradizione di Pasqua del comune vestino pescarese: “Lu Bbongiorne”, edizione XXIV, che si terrà il 31 marzo.

Questa manifestazione rappresenta, nel panorama abruzzese, una delle poche forme valide di spettacolo di satira politica e di costume: si tratta di una libera interpretazione teatrale delle origini storiche della tradizione pianellese per eccellenza, lu Bbongiorne, che si svolge nella notte tra la Pasqua e il Lunedì dell’Angelo, quando, due o più canterini, accompagnati da un’orchestrina, si recano per le vie del paese salutando con strofe in rima dal contenuto provocatorio ed ironico tutte le famiglie, quasi a voler ufficializzare le dicerie ricorrenti.

Nel pomeriggio di Pasqua, da sopra un carro, alcuni giullari, accompagnati da musici, trainati da contradaioli, salutano alcuni personaggi del paese con versi giullareschi alternati da “Le balcunate”, rappresentazioni che richiamano l’arte del teatro itinerante popolare seguiti da un corteo storico composto da personaggi in costume che tra storia e leggenda hanno fatto la storia di Pianella per ascoltare la “Predeche de S. Zelvestere”.

Si tratta di versi dalla forte carica dissacrante nei confronti soprattutto del potere, di cittadini e personalità private e pubbliche che si sono prestati di più al pettegolezzo durante l’anno.

Ovunque risieda la verità del principio di questa festa, è certo che la città di Pianella ha conservato con la giusta cura l’importanza della satira nella sua comunità. Ogni anno infatti, il giorno di Pasqua, la città si trasforma nella scena satirica d’Abruzzo, con rappresentazioni che da mattina a sera prendono ancora di mira i personaggi locali più in vista, non risparmiando alle orecchie del pubblico nessuna delle dicerie che hanno preso piede durante l’anno.

Dalle “balconate” di Pianella, dalle ore 18.00, ci saranno anche le “Madonne” di Arotron: Roby Celenza, Chiara Colangelo, Francesca Marchionno e Cristina Zoccolante discorreranno in versi di un antico abruzzese letterario con un Giullare d’eccezione ossia Alessandro Rapattoni; ci sarà anche una sorpresa, con un Franco Mannella in veste di santità ossia, San Pantaleone.

“Ringrazio di cuore Remo Di Leonardo e la Nuova Associazione Amici di Eduardo per aver voluto la nostra presenza in questa manifestazione così sentita e fondamentale per l’identità pianellese, e grazie sempre alla Pro Loco Pianella – interviene Mannella, anche a nome della sua Compagnia.

“Quando Arotron è nata, nell’ottobre 2014, e ha iniziato la sua attività di formazione teatrale a Pianella, il mio intento è stato, da subito, quello di lavorare per connettermi e integrarmi nel tessuto sociale e culturale di questo vivissimo borgo abruzzese. Sono trascorsi ormai dieci anni, un tempo utile e necessario alla realizzazione di questo importante obiettivo” – prosegue.

“Oggi, con la partecipazione di Arotron a Lu Bbongiorne, il percorso di integrazione si completa e viene ufficialmente riconosciuto. Io, gli attori della Compagnia dell’Aratro e tutti gli arotroniani siamo onorati di dare il nostro contributo artistico

ad una delle manifestazioni più tradizionali ed identitarie di Pianella.

Sono sinceramente commosso ed emozionato al pensiero di far rivivere, insieme a loro e a tutti gli altri partecipanti, questa particolare tradizione che richiama anche tanto pubblico e, soprattutto, di onorare la memoria di Riccardo Di Sante, illustre pianellese che, per tanti anni, ha incarnato l’anima di questa manifestazione” – conclude Mannella.




QUELLE PIANTE FUORI POSTO!

Scritto 3 anni fa, nel 2021. Sembra che adesso questi alberi verranno tagliati, rimossi, perché ritenuti pericolanti e quindi pericolosi. Per noi.

Pescara, 24 marzo 2024. Fare il periplo della Riserva Dannunziana, ovvero del comparto verde quasi tutto recintato della Pineta sud di Pescara, fa saltare agli occhi una curiosa quanto banale constatazione: fuori del muro di cinta ci sono piante che forse dovrebbero stare dentro. Lungo alcuni tratti si vede questo strano limite di confine passare lungo una linea al di là di certi alberi: all’epoca della realizzazione del manufatto avrà contato di più, ne sono certo, il limite catastale della particella invece che l’unità del nucleo arboreo considerato!

Lungo i 250 metri di Via Romualdo Pantini, nel tratto compreso tra Via della Bonifica e Via della Pineta, questo è molto evidente. La strada, di servizio alle abitazioni lì presenti, si è portata dietro parcheggi e marciapiedi, spazi di proprietà pubblica, che hanno contornato i pini rimasti fuori dal recinto, che stanno lì si suppone da decenni e non sono nati dopo le case e la strada.

Ma di esempi ce ne sono anche altri: vie più o meno grandi che permeano la trama arborea dell’intero comparto verde della pineta. Il tracciato richiamato di Via Pantini fa un po’ capire lo stile con cui prevalgono certi valori a scapito di altri: la scena di pini che dovrebbero stare dentro il recinto, insieme agli altri, e invece sono rimasti fuori con l’intorno di marciapiedi e parcheggi, appare emblematica.

Lo stesso vale per la strana bretella di Via Silone di collegamento tra Via della Bonifica e Via Scarfoglio, che funge da grande parcheggio per l’accesso alla Riserva, oltre che agevolare gli spostamenti casa scuola in auto da parte dei genitori dei ragazzi che frequentano gli istituti scolastici di Via Scarfoglio. E poi tante altre strade tutt’intorno, dalla più invasiva, via della Bonifica, alle arterie di Via della Pineta e Via D’Avalos, tre assi stradali dentro la Riserva.

Cosa fare di queste situazioni ormai ambigue rispetto ad uno scenario inevitabile di accorpamento di tutti i comparti della Pineta? Non vedo alternative rispetto ad una loro chiusura al traffico automobilistico attraverso una inevitabile quanto auspicabile riclassificazione paesaggistica e funzionale, perché diventino le greenway di Pescara sud.

Dal punto di vista viario, quello che accade intorno a questo nucleo verde di Pescara deve conformarsi allo stesso, non modificarlo, aggredirlo o cancellarlo: deve modellarsi e piegarsi anche strutturalmente alle caratteristiche dei luoghi attraversati perché ne emerga il maggior rilievo naturalistico sia in termini di consolidamento faunistico vegetazionale che conoscitivo, didattico e educativo.

Giancarlo Odoardi




TORNEO MEMORIAL EMILIO DELLA PENNA

Presentata ieri mattina la X Edizione. Conferito il Premio “Orgoglio giuliese” a Nicola Tribuiani, il “Leo Giannattasio” al Circolo Colibrì

Giulianova, 24 marzo 2024. Tra atleti, allenatori, accompagnatori, arriveranno a Giulianova, la settimana prossima, quasi in  5000. Il Torneo Memorial Emilio Della Penna, in programma dal 29 marzo al Primo aprile, conferma di essere l’evento calcistico più significativo e partecipato dell’anno.

E gli anni, in questo 2024, sono dieci. La X Edizione del Torneo, non a caso,  è stata illustrata questa mattina in Sala Buozzi. La presentazione, moderata dal giornalista Walter De Berardinis, ha visto la presenza del Sindaco Jwan Costantini e del patron dell’evento Giulio Ettorre. In platea, il mister per antonomasia Francesco Giorgini.

 I giovanissimi calciatori delle 143 squadre partecipanti si affronteranno, durante le feste pasquali, sui campi di Giulianova, Tortoreto, Mosciano, Alba Adriatica, Martinsicuro, Porto d’Ascoli. “Una grande occasione di sport e socializzazione – ha detto il Sindaco Jwan Costantini – ed anche un formidabile veicolo promozionale, prezioso soprattutto perché capace di accendere i riflettori sul territorio in un periodo di bassa stagione”.

Nel corso della presentazione, sono stati assegnati anche quest’anno i premi Orgoglio Giuliese, andato all’allenatore e uomo di sport Nicola Tribuiani, e Leo Giannattasio, attribuito ad Ambra Di Pietro ed Egidio Casati per il Circolo Colibrì. A loro, due opere originali dell’artista giuliese Edoardo Ettorre. Tanti i momenti di vera emozione: dal racconto per immagini dell’attività del Colibrì all’intervento di Stefano Giannattasio,  dai ringraziamenti degli organizzatori alle parole commosse di Nicola Tribuiani.




L’UMILTÀ NON OFFUSCA LA DIGNITÀ, ANZI È FECONDA

L’umiltà di Gesù è feconda perché totale svuotamento del sé dannoso e ingombrante per fare spazio all’opera di Dio Padre

di Rocco D’Ambrosio

Glòobalist.it, 24 marzo 2024. Il Vangelo odierno: Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».

Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.

Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:

«Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!» (Mc 11, 1-10; Intero racconto della Passione B: Mc 14, 1 – 15, 47).

Gesù entra a Gerusalemme sul dorso di un puledro. Per quanto l’immagine faccia pensare immediatamente all’umiltà di Gesù, non va trascurato che, per la tradizione biblica, il cavalcare un asino è tipico dell’antica cavalcatura dei principi (Gen 49, 11). Quindi Gesù è un re a tutti gli effetti: la sua umiltà non offusca la sua dignità. Basterebbe questo piccolo particolare per marcare la differenza tra Gesù e i potenti di questo mondo: in tutte le istituzioni, laiche o religiose che siano, ce ne sono diversi, che, per affermare sé stessi, molto spesso, hanno bisogno di mostrarsi superbi e spavaldi, di mostrare i muscoli, in ogni senso.

È un ingresso umile, quello di Gesù, con molti particolari interessanti. Tutto è preparato nei dettagli. Asino mai cavalcato: “Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui”. Precisi ordini di Gesù: “E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”. Grande partecipazione popolare: “Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: Osanna…”.

Pochi giorni dopo tutto questo sembrerà così lontano e atrocità e desolazione, nella passione di Gesù, si manifesteranno con indicibile forza. Una sintesi affrettata ci farebbe dire: dalla gloria all’ignominia in poche ore. Ma non è solo un passaggio repentino, frutto di congetture negative. In Gesù è uno stile di vita, che nella passione trova la più alta espressione. Gesù non ha paura di essere riconosciuto come Re, Messia atteso da secoli, ma si conserva umile. Gesù non ha paura di subire passione e morte, ma anche in esse si conserva umile. L’umiltà è uno dei fili conduttori della sua vita, compresi gli ultimi giorni.

Quando lo acclamano gridando “Osanna”, Lui si conserva umile. Quando lo denigrano e accusano ingiustamente, fino a ucciderlo, Lui si conserva umile. Quando risorge vittorioso, Lui si conserva umile. In linguaggio giovanile diremmo: non perde mai la testa, nel dolore come nella gioia, nella sconfitta come nel successo. La sua umiltà è piena adesione al volere del Padre e piena coscienza della sua missione. Non è affatto lo sciocco gioco di provare a essere quello che non si è. La sua umiltà è feconda perché totale svuotamento del sé dannoso e ingombrante per fare spazio all’opera di Dio Padre. Lo stare un po’ più in casa, il numero ridotto di relazioni forse ci potrebbe aiutare a riflettere e far nostra un po’ più di umiltà, ora e quando ritorneremo ritmi più normali.

Ha scritto Thomas Merton: “L’uomo umile prende quanto nel mondo lo aiuta a trovare Dio e lascia da parte il resto. Non è umiltà insistere nell’essere qualcosa che non sei”.




INDIVIDUARE PIANTE PERICOLOSE

Interventi in corso sul patrimonio arboreo rosetano

Roseto degli Abruzzi, 24 marzo 2024. Sono in corso in questi giorni alcuni interventi sul patrimonio arboreo del Comune di Roseto degli Abruzzi, compresi alcuni abbattimenti, resi necessari a seguito della consegna dei referti sul controllo della stabilità degli alberi. I referti sono frutto dell’attività di controllo avviata dai professionisti incaricati sotto il coordinamento dei tecnici dell’Ente. Nessun abbattimento indiscriminato in corso, quindi, ma solo quelli necessari per rimuovere situazioni di pericolo per la cittadinanza e decisi dopo un’attenta e approfondita analisi. L’attività di controllo ha riguardato via Marina, via Colombo, via Palermo, la scuola di via Manzoni, Montepagano e la Pineta della stazione. Nei prossimi giorni si interverrà, invece, in altre zone del territorio.

“È stata svolta la valutazione di Stabilità degli alberi tramite metodo V.T.A. (Visual Tree Assesstment) integrata al rischio – afferma il Dottor Agronomo Stefano Castorani, incaricato dall’Amministrazione Comunale per l’attività di controllo – Ossia le alberature controllate sono state analizzate tramite specifici protocolli SIA (Società Italiana di Arboricoltura) associati al rischio arboreo. Gli interventi eseguiti sulla base delle risultanze ottenute consentono di ridurre il pericolo derivante dalla potenziale caduta di alberi attraverso delle speciali azioni di potatura o consolidamento, che permetto di ridurre la propensione al cedimento. Alcune piante vengono anche sottoposte a prove strumentali con Resistograph e Pulling-test per verificarne stabilità. Dove non è possibile ridurre il pericolo derivante dalla potenziale caduta, le piante gravemente instabili saranno rimosse e sostitute con altri alberi per la compensazione ambientale”.

“È con grande responsabilità che affrontiamo la questione del nostro patrimonio arboreo. Le piante sono parte integrante della nostra città, fornendo ombra, migliorando la qualità dell’aria e contribuendo al nostro benessere complessivo – aggiunge il Sindaco Mario Nugnes – Tuttavia, dobbiamo anche considerare la sicurezza pubblica. Il controllo regolare delle piante è essenziale per garantire che siano in buona salute e non costituiscano un pericolo per i nostri cittadini. Alcune piante potrebbero essere diventate fragili o malate nel corso degli anni, e il loro abbattimento è necessario per prevenire incidenti. L’abbattimento delle piante pericolose, però, non significa una perdita permanente. Al contrario, l’impegno è quello di sostituire ogni albero abbattuto con nuove piantumazioni e collaboreremo con l’agronomo Stefano Castorani per selezionare specie adatte al nostro clima e all’ambiente urbano”.




L’ANELLO

Passo Lanciano Stazzo di Caramanico Fonte Tettone

Chieti, 24 marzo 2024. Il primo giorno di primavera è il 20 marzo con l’equinozio di primavera, e le ore di luce diurne, che sono uguali a quelle notturne. Ho voluto fare una escursione per vedere, fotografare e parlare, con il CROCO “Crocus vernus”, conosciuto anche con il nome di zafferano selvatico. Questo fiore simboleggia l’amore appassionato, la giovinezza spensierata, la passione e la sensualità. Ogni fiore di zafferano selvatico, ha SEI tepali, di un intenso colore viola. Con l’adrenalina al massimo, ho gioito ed ho fotografato tanti crochi, perché non ne ho trovati due uguali. Mi ha fatto riflettere e mi ha lasciato pensieroso, vedere i fiori stretti, direi abbracciati, come una famiglia, fenomeno che non esiste più fra gli umani. Però, ad un certo punto, ho dovuto smettere di fotografare, perché l’anello che dovevo fare era abbastanza lungo. Ho notato che i crochi ci sono rimasti male, si sono inclinati, perché sono vanitosi e ci tengono a far vedere la loro bellezza.                                                                                    

In genere, in questo periodo, negli anni passati, c’era ancora tanta neve ed era affascinante vederli sbocciare, dalla coltre bianca che si colorava di viola. Quest’anno, non c’è neve, ma solo prato, che i crochi hanno ricoperto, con il loro colore viola.  CHE SPETTACOLO!                                                      

Inizio l’escursione da Passo Lanciano-Maielletta (1318 m), Parco Nazionale della Maiella. Ho scelto di seguire la pista ciclabile, che non conoscevo. Idea non vincente, sia perché corre nel bosco fitto e ombroso e sia perché, è scivolosa. Però ho potuto verificare, come il sentiero è ridotto. Meno male che non è un sentiero per escursioni. Mi ha incuriosito lo scavo, lungo un paio di metri, di una frenata di mountain bike, perché con l’acqua piovana, è immaginabile cosa succede. Il dissesto idrogeologico lo creiamo noi. Esco sulla pista Panoramica, sino allo stazzo di Roccamorice (1509 m). Ho scoperto una capanna pastorale con un ampio stazzo. Manca la cupola e le pietre sono a terra.

È la prima volta che lo noto. Senz’altro ha funzionato sino alla realizzazione dell’enorme stazzo di Roccamorice, che per me si scontra, con il territorio dove è costruito. Il bosco di faggi è ancora umido, ma sui rami nudi, sono già pronti piccoli germogli. Raggiungo la strada provinciale Roccamorice – Fonte Tettone, per arrivare alla suddetta fonte, (1654 m), nella località Maielletta. Il panorama è immenso, dal mare ai monti ed ai tanti comuni.

A Fonte Tettone, piccola pausa per un sorso di acqua, che anche qui, ne esce poca. Continuo il cammino, per arrivare sui due colli dei Prati della Maielletta e per godere della bella vista sul sottostante Vallone di S. Spirito. Non mi è sfuggito una scultura di “PAREIDOLIA “, che raffigura la testa di orso. Si notano bene, GLI OCCHI, IL MUSO CORTO E LA BOCCA CHIUSA. La temperatura alta, circa 14 gradi a 1600 metri, è la conseguenza del riscaldamento globale, che determina l’innalzamento del limite delle nevicate, intorno ai 1.800 metri di quota. Si hanno sempre più spesso, precipitazioni piovose, invece che nevose. Inutile pensare all’innevamento artificiale. Così ho terminato l’anello nel silenzio, contemplazione, ammirazione ed ambiente.

Dislivello +/- 400 metri

Difficoltà E

Lunghezza 10 KM A/R

Durata 3 ore

Luciano Pellegrini




MARIA CALLAS, GRANDE SPETTACOLO

A cento anni dalla nascita della divina della lirica mondiale.

Chieti, 24 marzo 2024. Il 12 aprile dopo la tournée internazionale della Compagnia Nestor Theater Company di Kevin Arduini, arriva al Teatro Marrucino di Chieti ore 20:30 Maria Callas Grande Spettacolo.

Lo spettacolo narra proprio la storia di Maria Callas, attraverso le arie d’opera più famose da lei stessa interpretate. Uno spettacolo ricco di forme artistiche che conta la partecipazione di 16 artisti in scena, tra cui cantanti lirici di fama internazionale, noti danzatori , musicisti e attori di teatro e cinema. Nel cast tra i protagonisti anche la danzatrice Chiara dell’Omo abruzzese di origine.

Preziosa Solista della Nestor Theater Company sta calcando i palcoscenici d’Europa e oltre i confini nazionali interpretando ruoli principali. Nei ruoli dei protagonisti il soprano Debora di Vetta, l’attrice di cinema e teatro Eleonora Tiberia, l’attrice e danzatrice di teatro e cinema Tiziana Cardella, il noto attore Romano Pigliacelli, l’artista Danilo Paris, la performer Jenny Siragusa, il musicista di fama nazionale Manuel Caruso, il grande tenore William Diego Schiavo.

Biglietti disponibili presso il botteghino del teatro.