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LA RISERVA CHE BRUCERÀ DUE VOLTE: NOCO2!

Pescara, 7 aprile 2024. Un nuovo incendio incombe sulla Riserva Dannunziana. Dopo quello della triste giornata del primo agosto del 2021, che ha mandato in fumo centinaia e centinaia di arbusti e alberi, ora se ne annuncia uno nuovo, subdolo, invisibile e ancor più distruttivo, e questa volta deciso e voluto dall’uomo. Ma a differenza del primo, a cui farà seguito nuova vita, il secondo molto probabilmente darà luogo a energia e poi … anidride carbonica: CO2.

Da alcuni organi di informazione si apprende che i tronchi rimossi dalle aree percorse dal fuoco del 2021, e per adesso stoccati in cataste recintate sempre all’interno dell’area protetta, saranno venduti. A chi? Per farne cosa?

Se vero, il paradosso di questa scelta sta nel fatto che l’attuale progettista dell’intervento, nonché direttore dei lavori, nella sua relazione ha affermato che: “il legname (…) rimane nelle disponibilità dell’appaltatore che ne deciderà della eventuale utilizzazione. Il valore di mercato del materiale legnoso esboscato, tenendo conto dello stato del materiale in parte carbonizzato, in parte già in decomposizione, è quasi nullo, questo potrebbe però trovare una possibile commercializzazione nell’ambito delle biomasse per scopo energetico; pertanto, si suggerisce all’Amministrazione di verificare tale possibilità, ad esempio potrebbe essere appetibile per la centrale a biomasse presente nella vicina città di Termoli in Molise.”

Ora appare curioso che, interrogato uno degli operai sul cantiere, si viene a sapere che il materiale è del Comune e che l’azienda impegnata nei lavori lo deve solo accatastare.

Di chi è quindi questo materiale?

Qual è il suo destino?

A tal proposito torna utile citare il Codice degli appalti sul verde (diversi DL dal 2016 al 2023), a cui l’Amministrazione deve attenersi, e soprattutto i CAM, criteri ambientali minimi, molto chiari e rigidi nelle procedure, che NON contemplano la destinazione energetica di tronchi e ramaglie, ma compostaggio in loco o in impianti dedicati.

È la legge.

E in più prevede che vengano predisposti progetti chiari di uso degli scarti e campagne educative di carattere ambientale. A Pescara sembra che la norma non sia ancora pervenuta, o non sia nota.

Diversamente sarebbe indispensabile che i cittadini venissero informati su come l’Amministrazione intende mettere in atto quando stabilito dal Decreto vigente e CAM annessi, perché non è proprio previsto che il legname della Riserva vada a finire in fumo, e quindi in CO2, in deciso contrasto con i principi ispiratori del “Piano d’Azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione” (Green Public Procurement, gli acquisti verdi) i cui obiettivi devono, non possono, essere perseguiti dagli Enti locali. Comune di Pescara compreso.

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