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QUANTE PAROLE, QUANTE LETTERE …

Pescara, 7 aprile 2024. Ancora una volta l’Ordine degli Agronomi della Provincia di Pescara avvalla con un proprio comunicato l’operato dell’Amministrazione comunale.

Ora veniamo a sapere che da venti anni conoscevano tutto dei lecci e che in venti anni non hanno proposto alcun intervento perché avevano già il loro destino segnato. Lecci stressati, anche da carenza idrica, ma nel lungo corso di questi anni nessuna proposta di irrigazione, di maggior permeabilità del terreno circostante per rimpinguare la falda sottostante. Nessun approccio per risolvere le cause, si guarda solo ai sintomi, e si procede all’abbattimento. Erano tutti malati terminali, si dice, ma mai la relazione di un fitopatologo è stata redatta.

Ora apprendiamo che nemmeno l’endoterapia è adatta, quando il Decreto Ministeriale 3/6/2021 addirittura obbliga l’utilizzo di questo tipo di trattamento per i pini colpiti da cocciniglia tartaruga. Nessun leccio era da salvare?

Eppure, tutti ci ricordiamo come quelli di Piazza Sacro Cuore fossero in buono stato vegetativo. E continuiamo a sentire, ripetuta, la posizione stravagante secondo cui gli alberi giovani assorbono più CO2 di quelli adulti.

Gli alberi poi espletavano la loro funzione ombreggiante, come dimostrato dalla campagna di rilevazione effettuata dal dott. Giovanni Damiani, documentata da Le Pine. Ma per l’ordine degli Agronomi di Pescara l’unica cosa da fare era la loro sostituzione, totale. Forse per questo tacciono sulle cure endoterapiche che necessitano ora, urgentemente, i nostri pini, per dire tra qualche tempo che dovranno essere tutti sostituiti?

E nessuna lettera di opinioni leggiamo sulla scelta di inserire palme e agrifogli in piazza Salotto: alberi che non hanno capacità ombreggiante, palme che vengono utilizzate sebbene questa scelta sia stigmatizzata da Soprintendenze e Comitato per lo sviluppo del verde urbano (ISPRA), per quanto siano infestanti negli ambienti delicati come quello della Riserva Dannunziana e la Pineta di Santa Filomena.

Spendiamo soldi per piantarle, e spendiamo soldi poi per togliere quelle che nascono nelle riserve, grazie ai loro semi traportati da vento e uccelli. E quindi si continuerà così, senza alcun ragionamento critico, a sostituire, sostituire. Morto un albero, se ne pianta un altro, senza una visione complessiva di pianificazione, programmazione, e manutenzione nel lungo periodo.

In foto panoramica del 2026. A seguire foto estate 2023.

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