NOTE ETNOGRAFICHE SULLE VESTITURE DELL’ABRUZZO CITERIORE ED ULTERIORE

[Pubblicato in: AA. VV. Costumi diversi di alcune popolazioni de’ Reali Domini di qua del Faro “Centro Studi Panfilo Serafini, Sulmona 1994.]

di Franco Cercone

Il tema iconografico delle Vestiture del Regno di Napoli, da trasferire sulle porcellane prodotte nella Real Fabbrica “Ferdinandea” a Napoli, rappresenta una operazione culturale ed economica di prima qualità a firma del marchese Domenico Venuti, assai influente a corte ed ascoltato particolarmente da Ferdinando IV. Il re, in tale circostanza, tutto appare, come vuole uno stantio cliché storiografico, fuorché il monarca indolente ed insensibile nei confronti dell’arte, come dimostra l’incarico affidato nel 1778 dal sovrano a Philip Hackert di ritrarre i Porti del Regno di Napoli, una serie di veri e propri capolavori, purtroppo incompiuta, la cui idea era scaturita probabilmente dalla conoscenza delle tele

di J. Vernet, che in Francia aveva ricevuto un medesimo incarico anni prima da parte di Luigi XV.

Siamo nel 1782 e su “regal determinazione” di Ferdinando IV, a tal riguardo stimolato da Domenico Venuti, Intendente della Real Fabbrica di Porcellana, viene indetto un concorso da svolgersi nella stessa Fabbrica al fine di scegliere due pittori da inviare nelle varie Province del Regno a ritrarre le fogge di vestire più caratteristiche e di rilevante effetto cromatico.

Le modalità stabilite per l’esecuzione dell’artistica “tenzone” si rivestono di colore prettamente partenopeo. Gli artisti concorrenti devono infatti ritrarre a tempera una Luciana, cioè una giovane donna del quartiere di Santa Lucia in Napoli, colta nel suo caratteristico abito festivo da riprodursi di fronte ed a tergo.

Il compito di formulare la graduatoria, diremmo oggi, fu assunto dallo stesso Ferdinando IV, che proclama vincitori artisti Saverio Della Gatta (sostituito poco dopo da Antonio Berotti), ed Alessandro D’Anna.

Dopo una prima indagine sul campo fatta nel 1783 in Terra di Lavoro, la missione dei due artisti viene interrotta per due anni e mezzo circa ed alla ripresa dei lavori troviamo al posto del D’Anna il giovane pittore Stefano Santucci, che dunque insieme ad Antonio Berotti continua l’avventuroso viaggio attraverso le Provincie del Regno di Napoli.

Il compito preciso affidato ai due artisti itineranti è quello di ritrarre le fogge di vestire più caratteristiche, da utilizzare come affascinante documento etnografico nella decorazione delle porcellane prodotte nella Real Fabbrica Ferdinandea.

Va ricordato a tal riguardo che malgrado i pesi daziari, la concorrenza delle ceramiche inglesi, pur nella loro fredda e stereotipata decorazione, era molto forte a Napoli, ed i servizi erano particolarmente ricercati dall’agiata borghesia e dalla stessa nobiltà.

Donde la necessità di un rinnovamento cromatico delle porcellane avvertito dallo stesso Pietro Fabris, il quale – ironia della sorte – aveva dato alle stampe nel 1773 la famosa Raccolta di vari vestimenti ed arti del Regno di Napoli con la supervisione di Sir William Hamilton, personaggio di spicco negli ambienti culturali partenopei e nella stessa Corte.

Il compito di Berotti e Santucci non è facile, anche se si può immaginare che i due artisti chiedessero continuamente informazioni sui paesi cui dirigersi a cavallo, non mancando anche di recarsi nelle località dove si svolgevano fiere o feste particolari, in modo da poter osservare direttamente le fogge di vestire del luogo e del contado.

Già nel «Vojage pittoresque on Description des Royaumes de Naple et de Sicile» (Parigi 1781-86), opera pregna di esotismo preromantico, l’Abate R. de Saint Non sottolinea che i costumi popolari dei dintorni di Napoli “sont aussi variés que le language”, una “varietà” che investe essenzialmente l’abito femminile, perché – aggiunge l’Autore – sono le donne che hanno “dans la manière de se vêtir quelque particularité qui les distingue”.

Questa realtà non era sfuggita ai due “regi disegnatori” allorché nella loro prima missione in Terra di Lavoro inviano a Napoli i primi disegni.

Il Venuti infatti, nel presentarli a Ferdinando IV, viene rampognato dal re il quale raccomanda che nelle raffigurazioni devono essere riprodotte, accanto a quelle femminili, anche le fogge di vestire maschili. I due artisti diventano così testimoni inconsapevoli di un fenomeno latente nel regno di Napoli, la omologazione cioè del vestito maschile, che per quanto concerne l’Abruzzo può essere confermata da L. Dorotea, che riferendosi al costume di Castel di Sangro afferma: “L’abito degli uomini non merita alcuna riflessione, essendo lo stesso nella maggior parte degli Abruzzi”.

Le cause del fenomeno vanno ricercate nella struttura economica del regno, che determina continui spostamenti dell’uomo nell’attività transumante ed in una miriade di lavori stagionali che incidono sulla identità del costume tradizionale maschile, con la perdita di ogni riferimento alle località di origine, come dimostrano anche ex-voto pittorici nei nostri Santuari.

L’ attività manifatturiera è infatti vivace ed alle Fiere di Foggia, Lanciano, Montorio, ecc. si può acquistare di tutto in fatto di “abbigliamento” maschile, comprese le note giamberche (giacche) confezionate con panno ruvido prodotto dalle gualchiere regnicole.

Al contrario l’abito femminile, in tutte le parti che lo compongono, conserva fedelmente i tratti delle fogge tradizionali. È la donna infatti che resta in paese, che coltiva i campi ed accudisce i figli, che si improvvisa – come scrive A. Macdonell – muratore e ciabattina, provvedendo alla raccolta della legna nel bosco come le “bestie da soma” del Patini e che nei momenti di pausa riesce a trovare il tempo per tessere al telaio indumenti da indossare nel giorno di festa.

Sono appunto quelli ritratti a Pietransieri, Pescocostanzo, Collelongo e Gioia dei Marsi da Berotti e Santucci, ma più tardi anche da Michela De Vito e Luiggi (sic) Del Giudice, forse al corrente dei “regali intendimenti” del sovrano. Al Del Giudice infatti si deve il dipinto a tempera dal titolo Uomo del Paese di Casoli (Ch), in cui il personaggio, quasi in ossequio al volere del monarca, è raffigurato di fronte e di spalle in abbigliamento festivo ed indossato per l’occasione.

Vestiti per un giorno di festa, dunque. Ma come va intesa la festa, in particolar modo nella realtà dei tre Abruzzi?

La festa, sottolinea A. Di Nola, nella società arcaica e tradizionale abruzzese, va osservata “come principale occasione rituale nella quale si esprime la religiosità rurale”. Festa, festività, festivo, sono termini che per noi evocano un periodo di esultanza, di liberazione, di divertimento vissuto in connessione con talune ricorrenze di carattere civile o religioso.

Nella realtà abruzzese – e non solo in essa – la festa è collegata invece a specifiche fasi del ciclo coltivatorio o allevatorio; è festa il 17 gennaio, ricorrenza di S. Antonio Abate che ha preservato dalla morìa il bestiame da cortile, è festa il pellegrinaggio, che nel mese di maggio assume il valore di un ex voto per scongiurare le incertezze che incombono sul raccolto; è festa a giugno e a settembre, mesi che segnano rispettivamente il ritorno e la partenza del lavoratore stagionale e che non a caso coincidono con la maggior parte delle festività patronali.

È festa la domenica ma anche nel giorno di mercato, momento aggregante e “culturale” per il mondo rurale. Il vestito tradizionale “festivo” viene così a coincidere, nel mentre lo si indossa, con un particolare momento del ciclo dell’anno e diventa in molte occasioni il simbolo della liberazione dalle cariche angoscianti e dalle tensioni, un segno del malessere storico che ha modo di emergere soprattutto nei pellegrinaggi, nei quali, sottolinea ancora il Di Nola, “l’esplosività festosa del gruppo quasi nasconde, sotto il paradiso cromatico delle fogge di vestire, i rischi di cancellazione della propria presenza storica”.

Il vestito tradizionale, in tutta la sua bellezza, viene così a nascondere una attesa: la soluzione dei mali economici ed esistenziali.




LA DESTRA ABBANDONA L’AULA

Uno degli album più famosi degli Afterhours, uscito nel 1997, venne chiamato dalla band capitanata da Manuel Agnelli “Hai paura del Buio?”

Chieti, 11 aprile 2024. Se questo album fosse uscito oggi, a Chieti, e fosse stato composto dal centrodestra, si sarebbe certamente chiamato “Hai Paura di Pace e Diritti?”

“La minoranza del centrodestra – afferma Paci Paride, consigliere del Partito Democratico – sfrutta due assenze della maggioranza (entrambe certificate per malattia) ed abbandona l’aula durante la discussione dell’Odg a firma Silvio Di Primio, buttando una mannaia sul numero legale e troncando sul nascere qualsiasi discussione sia sulla questione del cessate il fuoco in Palestina, sia sull’ordine del giorno da me depositato, che chiedeva il sostegno da parte dell’amministrazione comunale alla PdL sul suicidio medicalmente assistito.

Non mi soffermo sulla scelta di abbandonare l’aula e far valere, quindi, il mancato numero legale – continua Paci – è questo uno strumento politico ben noto e valido. Ciò che spaventa è, piuttosto, il perseverare da parte di questa minoranza nell’utilizzo di tale modalità di dissenso, sia quando si tratta di tematiche centrali per l’ente (questione TeateServizi), sia quando all’ordine del giorno vi sono questioni etiche, sociali e generali (vedi il caso odierno).

La minoranza – conclude il consigliere del PD – non discute, non elabora, non affronta le questioni presentate in aula. Vota il primo Odg per garantirsi il gettone di presenza e, come suo solito, abbandona la nave”.




FARE CULTURA PER CREARE VALORE SUL TERRITORIO

Il ruolo degli alumni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Biblioteca Diocesana, 13 aprile 2024, ore 10

Teramo, 11 aprile 2024. In data 13 aprile 2024 presso la Biblioteca diocesana di Teramo, in via S. Berardo 22, si svolgerà il primo incontro del comitato della diocesi di Teramo-Atri della associazione “Ludovico Necchi”.

L’associazione rappresenta un punto di incontro degli alumni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, una vasta community di ex-studenti che, ravvivando rapporti di amicizia, concorrono nel diffondere i tradizionali valori etici della Università Cattolica nel mondo del lavoro e delle professioni e creano occasioni di formazione continua di carattere culturale, religioso e professionale.

Nell’incontro, insieme alle figure rappresentative accademiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ed agli amici ex studenti e professionisti, si discuterà del ruolo degli alumni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nella creazione di iniziative culturali e di valore per il nostro territorio. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare!

Al termine dell’incontro si celebrerà la Santa Messa nel Duomo di Teramo presieduta da Sua Eccellenza Monsignor Lorenzo Leuzzi.




MILLE E UNA DI QUESTE NOTTI

Al Maxxi Gea Casolaro. Proiezione dedicata al sisma del 2009. Sala della Voliera 13 aprile 2023, ore 19.00. Ingresso libero con prenotazione sul sito maxxilaquila.art

L’Aquila, 11 aprile 2024 – Sabato 13 aprile alle 19.00 il MAXXI L’Aquila ospita nella Sala della Voliera la proiezione del documentario Mille e una di queste notti di Gea Casolaro. È questa la seconda iniziativa della Fondazione MAXXI per condividere con la comunità aquilana il quindicesimo anniversario del sisma del 6 aprile 2009, dopo l’installazione nella corte di palazzo Ardinghelli dell’opera commemorativa In un battito d’ali dell’artista aquilana Emanuela Giacco.

La proiezione, a ingresso libero con prenotazione sul sito www.maxxilaquila.art, è patrocinata dal Comune dell’Aquila ed è realizzata in collaborazione con il Soroptimist Club L’Aquila e l’Istituto Cinematografico “Lanterna Magica”. Presente alla proiezione l’artista Gea Casolaro che introdurrà il video, con lei la Presidente del Soroptimist Club Nora Concordia per i saluti.

Mille e una di queste notti è un documentario realizzato nei vicoli deserti del centro storico dell’Aquila il 31 dicembre 2011, proprio nella notte di Capodanno, solitamente dedicata ai bilanci e ai buoni propositi, esattamente mille notti e un giorno dopo il 6 aprile 2009. Il lavoro ritrae la città ancora completamente disabitata, ingabbiata in ponteggi di sicurezza e propone un viaggio della memoria nel cuore del centro che proietta oltre la consapevolezza della tragedia.

È come rivivere la notte del 6 aprile, in un tempo sospeso tra la veglia e il sonno. Suoni ovattati e voci lontane accompagnano le immagini delle strade care agli aquilani, con le case ancora crollate, lesionate, ferite, puntellate e per troppo tempo abbandonate. Come all’interno di un tunnel, lo spettatore è coinvolto emotivamente in un percorso individuale e collettivo, con la speranza di trovare una via di uscita, un approdo, una speranza di rinascita che, secondo l’autrice, è legata alla poesia, unica possibilità che rimane dopo la distruzione, la rovina, la sconfitta: “Ricostruire L’Aquila, per chi dal 6 aprile 2009 è rimasto nel buio. E per tutti quelli che, da allora, sono venuti alla luce”.




LO SGOMBERO DI UN IMMOBILE DI VIA CAVONI

Confiscato alla criminalità organizzata, è il secondo, dopo quello di via Orbetello. Il vicesindaco Lidia Albani, presente alle operazioni, ringrazia la prefettura e le forze dell’ ordine.

Giulianova, 11 aprile 2024. Dopo lo sgombero della scorsa settimana in via Orbetello, questa mattina si è proceduto con la medesima operazione in un villino di via Cavoni. Anche in questo caso, il bene immobile, composto da fabbricato con relativi magazzini, è stato acquisito dal Comune di Giulianova in virtù di una sentenza della Suprema Corte di Cassazione che, nel 2015, ha stabilito la confisca dell’edificio alla criminalità organizzata, edificio gestito per legge dall’ affidataria Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità.

Le operazioni di oggi, a cui ha assistito il Vicesindaco Lidia Albani, sono state coordinate dai Carabinieri della Compagnia di Giulianova, dalla Polizia Municipale e dai Vigili del Fuoco.

Il lungo iter che ha portato alla presa di possesso è stato seguito dalla Prefettura di Teramo. 

L’immobile, come stabilito dalla giunta comunale in una delibera del 7 settembre 2023, sarà utilizzato per  sopperire ad esigenze legate all’emergenza abitativa, secondo modalità di gestione diretta da parte del Comune.

“Un secondo grande risultato – commenta il Vicesindaco Lidia Albani – Ringraziamo per questo il vigile e costante coordinamento della Prefettura di Teramo e le Forze dell’ Ordine che questa mattina hanno reso possibile il perfetto svolgersi delle operazioni. L’edificio avrà un ruolo non irrilevante nell’alleggerimento della complessa problematica dell’emergenza abitativa. Le istituzioni e gli organi democratici hanno oggi segnato un ulteriore punto a favore della legalità e dei diritti civili della comunità”.




LA GIORNATA DEL MARE

Celebrazioni dell a direzione marittima di Pescara

Pescara, 11 aprile 2024.  Istituita nel 2017 attraverso una specifica integrazione del Codice della nautica da diporto, oggi 11 aprile ricorre la “giornata del mare e della cultura marinara”, che vede anche la Guardia Costiera impegnata nell’obiettivo di promuovere e sviluppare presso gli istituti scolastici di ogni ordine e grado la cultura del mare, intesa come risorsa di grande valore culturale, scientifico, ricreativo ed economico. Di qui, la promozione di iniziative formative e divulgative per diffonderne la conoscenza, al fianco della scuola che accompagna i giovani nella loro crescita, educandoli al rispetto, esteso in questo caso anche a quello del bene-mare.

La promozione della giornata è volta a valorizzare il mare quale elemento di sviluppo sociale, costruendo nell’opinione pubblica e nelle giovani generazioni la cultura e la conoscenza del mare, a tutela del quale il Corpo delle Capitanerie di porto si adopera quotidianamente.

Infatti, questi valori di riferimento si configurano tra gli obiettivi e i compiti della Guardia Costiera, impegnata nella ricerca e soccorso, nella tutela della sicurezza della navigazione, nella difesa dell’ambiente, nella tutela del patrimonio ittico e dell’habitat marino e costiero, nonché in tutto ciò che riguarda gli usi civili e produttivi del mare.

I Comandi ricadenti nella giurisdizione della Direzione Marittima di Pescara hanno organizzato una serie di incontri rivolti alle scuole di ogni ordine e grado rivolti alla sensibilizzazione dei piccoli interlocutori sul rispetto e la tutela delle risorse marine nell’ottica di preservare il bene mare per le generazioni future.

Gli incontri hanno avuto luogo a Termoli, Ortona, Vasto e Giulianova, alcuni nelle scuole che hanno aderito all’iniziativa altri direttamente nell’ambito portuale di Giulianova e nel suggestivo scenario di Punta Penna e Punta Aderci a Vasto. Agli incontri oltre agli studenti – circa mille tra la regione Abruzzo e Molise – hanno partecipato diversi Enti ed Associazioni che fanno del mare la loro ragione di vita o di attività lavorativa.




LA FATTORIA DI CARLO

Gli studenti dell’Agrario di Avezzano in  visita

Massa d’Albe, 11 aprile 2024. La Fattoria Di Carlo apre le porte agli studenti dell’Istituto per l’agricoltura e l’ambiente di Avezzano e gli fa conoscere la filiera certificata che da cinque anni promuove alle pendici del Velino.

La cava dismessa e trasformata in un grande campo dove poter coltivare triticale e le stalle dove vengono allevate carni di qualità nel territorio comunale di Massa d’Albe hanno attirato l’attenzione della classe quinta tecnico dell’Arrigo Serpieri di Avezzano.

Ad accoglierli il Presidente, Umberto Di Carlo, che con orgoglio ha illustrato il progetto portato avanti grazie al supporto dall’università di Perugia e alla grande passione della sua famiglia. 

Una giornata di studio insolita per i ragazzi, accompagnati dai docenti, Francesco Testa e Sofia Ronci, che hanno avuto modo di dialogare e confrontarsi con Di Carlo e di scoprire questa importante realtà del territorio, con filiera certificata, dove non vengono utilizzati agenti chimici nelle coltivazioni, antibiotici dopo lo svezzamento e soprattutto dove sono banditi gli ormoni.

“Ho cercato di trasmettere la passione che muove me e i miei fratelli nel portare avanti la nostra Fattoria Di Carlo a questi giovani”, ha spiegato il Presidente, “per me è un orgoglio vedere una grande distesa verde dove un tempo c’era solo il grigio della cava dismessa, e poi entrare nella vecchia segheria abbandonata che abbiamo trasformato in una stalla per allevare i nostri capi di qualità. Sono rimasto felicemente colpito dall’interesse di questi ragazzi e dall’entusiasmo dei loro docenti. Un privilegio per noi averli ospitati”.




AVS UFFICIALIZZA L’ADESIONE ALLA COALIZIONE

Sostegno a Carlo Costantini con un simbolo unico insieme a Radici in Comune

Pescara, 11 aprile 2024. L’Alleanza Verdi Sinistra ufficializza l’adesione alla coalizione che sostiene la candidatura di Carlo Costantini a sindaco di Pescara in vista delle elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno. Avs si presenterà con un unico simbolo insieme all’associazione Radici in Comune, che già aveva aderito al progetto di Costantini. L’ufficializzazione nel pomeriggio, nel corso di una conferenza stampa in Comune. Presenti, oltre a Carlo Costantini, la portavoce Europa Verde Pescara, Giulia Persico, il segretario regionale di Sinistra Italiana Abruzzo, Daniele Licheri, e la presidente di Radici in Comune, Simona Barba.

“Europa Verde Pescara – afferma la portavoce Giulia Persico – nasce dall’esigenza di riportare sul nostro territorio la voce dell’ecologismo, che da troppo tempo rimane tristemente inascoltata, per affrontare i temi che in questo momento storico muovono il mondo e che devono necessariamente essere tradotti a livello locale per poter essere efficaci. Saremo amministratori capaci, che con il cappello dell’eco più che dell’ego guideranno la città nell’affrontare tematiche centrali e interconesse, come la tutela dell’ambiente, dei diritti delle diversità, troppo spesso lasciate indietro ma che devono poter essere rimesse al centro, in una città che vive il presente ma che guarda al futuro. Anche forti delle elezioni regionali, che hanno visto l’elezione di un esponente di Europa Verde e dell’Avs, abbiamo avuto conferma che sul territorio le persone credono ancora che un’alternativa verde, libera e giusta sia realizzabile. Abbiamo quindi deciso di cogliere la sfida delle elezioni amministrative di Pescara con Avs e con il prezioso contributo di Radici in Comune. Vogliamo proporre e non distruggere, affinché Pescara diventi un modello a livello nazionale e sovranazionale, un posto in cui restare. Costruiamo insieme l’opportunità”.

“Ci siamo voluti prendere qualche giorno in più perché necessario per confrontarci, in primis con la nostra comunità politica, Avs in forma pubblica, e con Carlo – spiega Daniele Licheri – per verificare se fosse possibile costruire un percorso insieme. Siccome per noi il metodo è sostanza, questi passaggi erano fondamentali. Questo tempo è stato importante per convergere non solo sulla figura di Costantini, con cui abbiamo trovato piena sintonia sul progetto di città che vogliamo, alternativa alle destre, ma anche per allargare il progetto di Avs all’esperienza civica di Radici in Comune. Sul modello delle recenti elezioni regionali ci si apre ad altre e ad altri che come noi hanno a cuore il bene comune e lo hanno dimostrato in questi anni nelle loro battaglie. Crediamo di aver proposte innovative in termini programmatici su sostenibilità, inclusione sociale e partecipazione per poter contribuire ad un cambiamento radicale della nostra città. Per questo abbiamo scelto di esserci”.

“Radici in Comune – afferma la presidente Simona Barba – è un’associazione politica che ha come compito prioritario quello di riportare il tema della vivibilità della città aprendo alla partecipazione dei cittadini. Partecipazione, progettualità e visione sono legati in modo imprescindibile se si vuole proporre una buona amministrazione. Noi ci siamo seduti al tavolo della coalizione di centrosinistra, con Carlo Costantini candidato sindaco, fin dal primo momento, proprio per riaffermare questa necessità. L’adesione oggi alla coalizione da parte di Avs ci permette di proseguire questo progetto: presentarsi insieme alle elezioni è un esempio di partecipazione, un esempio di come la politica organizzata deve stringersi intorno al civismo, di come i cittadini possono trovare spazi e alleanze”.

“Sono estremamente felice del lavoro che stiamo facendo e di questo ulteriore allargamento della coalizione – commenta Carlo Costantini – Con Radici in Comune stiamo lavorando in modo proficuo già da diversi mesi: si tratta di una straordinaria esperienza, legata ad ambiti importantissimi, quali l’ambiente e il verde. Un percorso che è nato dal basso negli ultimi anni, per contrastare le scelte assurde di questa amministrazione comunale. L’adesione di Alleanza Verdi e Sinistra rappresenta un ulteriore ed importante puntello alla nostra coalizione, che si prepara a vincere. Tutti insieme, l’8 e il 9 giugno – conclude il candidato sindaco – riapriremo Pescara e creeremo le condizioni affinché la città riprenda la sua corsa verso il futuro”.




MOSCIANO DOMANI. Ufficializzata la lista

Candidato sindaco il consigliere provinciale Luca Lattanzi

Mosciano Sant’Angelo, 11 aprile 2024. Nasce “Mosciano Domani”: una formazione civica che si propone di rinnovare e rilanciare il territorio moscianese, con lo scopo preciso di offrire un modello amministrativo nuovo, partecipativo e che metta al centro i reali bisogni delle persone, delle famiglie e delle imprese.

“La mia candidatura – commenta Luca Lattanzi – nasce dalla volontà di mettere al servizio della nostra comunità l’esperienza maturata negli anni in Comune qui a Mosciano ed in Provincia come consigliere delegato, per rilanciare questa straordinaria terra, la NOSTRA terra, per troppo tempo abusata dalle logiche di pochi.

Mosciano Domani si pone come una sfida di rinnovamento politico ed amministrativo che va al di là delle logiche partitiche, e vuole porsi come forza unicamente civica ed aperta al dialogo ed al contributo di tutte e di tutti.

Ormai in via di definizione, all’interno di Mosciano Domani troverete persone di grande caratura, presenti quotidianamente con il loro impegno e con le loro forze sul territorio, al fianco di ogni singolo moscianese”.




INCONTRO TRA GENERAZIONI

per il futuro delle imprese e delle comunità

Pescara, 11 aprile 2024. Il passaggio generazionale non è una questione privata, ma un elemento che dovrebbe essere centrale nel dibattito pubblico sia per gli effetti sul sistema economico sia per i risvolti psicologici degli attori coinvolti. In più, dirigere un’impresa in un contesto economico sempre più complesso come quello che stiamo vivendo, rende indispensabile un’analisi della gestione aziendale più puntuale e competitiva.

Sala gremita con imprenditori di ogni generazione provenienti da diverse regioni d’Italia oggi 11 aprile presso lo show room dell’azienda Aran World a Silvi Marina, storica azienda 100% italiana che dal 1962 opera nel settore dell’arredo, per la terza tappa 2024 del progetto di sensibilizzazione e approfondimento degli aspetti relativi al passaggio generazionale dal titolo “GenerAZIONI”: un road show che ha raggiunto vari territori del Paese e fortemente voluto da Movimento nazionale Giovani Imprenditori, in collaborazione con la Luiss Business School. Promotori della tappa Abruzzese gli imprenditori Stefano Perazzelli, Presidente GI Confindustria Abruzzo, Mirko Basilisco, Presidente GGI Chieti Pescara, Fabio Conocchioli, Presidente GGI Teramo per la tappa abruzzese che hanno fortemente voluto un confronto in ottica di condivisione e formazione, perché la coabitazione e poi il passaggio generazione sono un processo che deve avvenire tanto su un livello gestionale quanto su un livello ‘culturale’, che crei visione per il futuro. Così è possibile diffondere tra i giovani, non solo imprenditori ma anche con una mano tesa alle nuove generazioni in cerca di una professione, un modello socio-economico moderno, una cultura d’impresa diffusa e lo sviluppo di un’azione economica che sia efficace e capace di generare benessere collettivo.

Comprendere come avviene il passaggio di gestione tra le generazioni è essenziale per garantire la continuità e la prosperità delle imprese e delle comunità in cui operano: tradizione e innovazione, coabitazione generazionale, governance chiara, gioia di fare impresa e sostenibilità sociale i temi al centro delle testimonianze portate da imprese storiche eccellenti del territorio di settori chiavi nell’economia regionale come l’agroalimentare e l’arredo, tramite Stefania Bosco per Bosco Nestore & Co, Pierluigi Francini per LDA, Erika Rastelli per Aran World, Enrico Saquella per Saquella 1856.

Ha moderato l’evento Mario Benedetto, Giornalista e docente Luiss Guido Carli nonché autore del volume “La Staffetta” ed. Luiss, mentre le conclusioni sono state affidate alla Vicepresidente nazionale G.I., Maria Anghileri, che ha salutato così i presenti: “Tappa ricchissima: grazie per averci aperto le porte delle vostre aziende e delle vostre famiglie. Più del 65% delle aziende che fatturano 20 milioni sono aziende famigliari, il tessuto della seconda manifattura europea, che è il nostro Paese. Dall’Abruzzo, terra ricca ma con delle difficoltà logistiche, sono riusciti a far conoscere le eccellenze italiane nel mondo. Generazioni ci ha insegnato che il passaggio generazionale non è un momento, ma un processo. Per un passaggio di successo c’è bisogno di una condivisione di valori, di una governance chiara e di strumenti giuridici adeguati, come il patto di famiglia.”




DECADE IL CONSIGLIO COMUNALE

Nove consiglieri comunali si dimettono: parola al Prefetto

Ortona, 11 aprile 2024.  Questa mattina i consiglieri comunali di Ortona Ilario Cocciola, Angelo DI Nardo, Franco Vanni, Gianluca Coletti, Simona Rabottini, Simonetta Schiazza, Italia Cocco, Antonio Sorgetti e Simonetta Faraone, hanno presentato personalmente e contestualmente le proprie dimissioni dalla carica di consigliere comunale di Ortona, dando il via alla procedura di scioglimento del consiglio comunale e favorendo l’arrivo immediato del commissario straordinario.

Martedì scorso è arrivata anche la diffida del Prefetto di Chieti ad approvare il bilancio di previsione 2024/2026 entro i successivi venti giorni. Decorso tale termine il Prefetto provvederà comunque ad avviare la procedura di scioglimento del consiglio comunale.  

“Ormai dal 15 marzo scorso la città di Ortona, per la terza volta in due anni, è stata di nuovo senza governo – dichiarano gli ex consiglieri comunali di opposizione Ilario Cocciola, Angelo Di Nardo, Franco Vanni, Gianluca Coletti, Simonetta Schiazza, Simona Rabottini, Antonio Sorgetti ed Italia Cocco – dopo che il sindaco Leo Castiglione ha revocato la nomina degli assessori. Di fronte all’ostinazione del sindaco di andare avanti solo per una personale convenienza politico-elettorale e all’incapacità dello stesso di prendere atto del fallimento del suo progetto amministrativo, abbiamo voluto favorire con le nostre dimissioni l’arrivo del commissario straordinario e l’urgente ripresa delle attività amministrative nell’interesse della comunità ortonese, poiché vi era il concreto rischio della perdita di un ulteriore mese in un periodo delicato per la nostra città”.




GIORNATA DI IMPEGNO PER UNA NUOVA RESISTENZA

Appello ai cittadini e alle forze politiche e sociali democratiche e antifasciste

Giulianova, 11 aprile 2024. La ricorrenza del 25 Aprile in questo 2024 cade in un momento di particolare preoccupazione per i destini della democrazia costituzionale nata dalla Resistenza Partigiana. Ove i progetti riformatori di questo Governo dovessero arrivare a conclusione, infatti, si avrebbe nel nostro Paese un’involuzione della democrazia.

La forma di governo da Parlamentare diventerebbe un ibrido fra premierato e autoritarismo del capo; verrebbero meno gli equilibri fra poteri che garantiscono la forma di Stato; il Parlamento sarebbe ridotto a un mero strumento di uno solo al comando; si affrancherebbe la secessione dei ricchi a danno delle regioni più povere con il conseguente abbattimento dei principi di eguaglianza sostanziale, solidarietà, realizzazione della persona umana; risulterebbe distrutto il principio di unitarietà della Repubblica e si aprirebbero le strade verso la costituzione formale di un parlamento del nord; le garanzie giurisdizionali sarebbero private della grande e sicura risorsa dell’autonomia dal potere politico del Governo, e tanto altro.

In questo quadro, è verosimile che a breve potremmo perdere la Costituzione nata dalla Resistenza partigiana e scoprirne un’altra: quella della destra al potere.

Risulterebbe completamente vanificato il sacrificio di centomila morti per la libertà e l’eguaglianza. 

Si vanificherebbe anche il ricordo dei martiri della Resistenza, anche dei Partigiani teramani e giuliesi che in questa giornata, comunque, ricorderemo.

Oggi più che mai la celebrazione del 25 Aprile deve essere vista come una grande giornata di mobilitazione a difesa e per l’attuazione della Costituzione repubblicana.

L’ANPI di Giulianova, su questi temi, in occasione della giornata di impegno per una nuova Resistenza fissata a Giulianova per il 25 aprile 2024 in due eventi: il primo al mattino, in Piazza Fosse Ardeatine al Lido; il secondo nel pomeriggio, in Sala Buozzi al Paese, rivolge un

APPELLO

Ai cittadini, a tutte le forme associative, ai partiti, alle organizzazioni sindacali e del volontariato democratici ed antifascisti, affinché condividano con noi questo appuntamento.

Vorremmo che in questa giornata di impegno per una nuova Resistenza, coloro che lo desiderano portino il loro contributo e facciano sentire la loro voce.

A tale proposito, per organizzare al meglio, chiediamo che le organizzazioni dichiarino formalmente la loro adesione e prenotino il loro intervento scrivendo a anpi.giulianova@gmail.com entro martedì 23 aprile o anche, semplicemente, contattandoci per le vie brevi.

Carlo Di Marco Leone

Presidente ANPI, Sezione di Giulianova




CONCERTO DELLE ARIE DI F. P. TOSTI

Sabato 13 aprile alle 17:30 presso il Museo Barbella di Chieti, quarto incontro dei Salotti Teatini patrocinati dal Comune di Chieti, dall’Associazione FairyConsort e dal Giardino delle pubbliche letture.

Chieti, 11 aprile 2024. Al Barbella concerto delle arie (Quattro canzoni di Amaranta) di Francesco Paolo Tosti, con la voce del soprano Chiara Tarquini accompagnata al piano da Walter D’Arcangelo, in occasione della presentazione dei libri “Chi era Gabriele d’Annunzio”  di Massimo Pamio e Monica Ferri (Edizioni Mondo Nuovo) e di “Chi era Francesco Paolo Michetti” degli stessi autori, per la collana dei “Tascabili”. Luca Dragani introdurrà la serata.

Nelle opere, Massimo Pamio compie un’analisi delle opere e della biografia, Monica Ferri descrive la psicologia degli artisti tramite l’interpretazione grafologica.  Gli Autori cercano di rispondere alla domanda posta nel titolo “Chi era Gabriele D’Annunzio?” (o d’Annunzio?):già sul cognome si può disputare, offrendo al lettore il loro indiscreto punto di vista, “antropoetico” il primo, grafologico, la seconda. Quali le ragioni del successo dell’Immaginifico? Si tratta di un vero e proprio caso degno di indagine. Dall’analisi delle vicende dell’uomo e del Vate, Pamio ricava i segni di uno spregiudicato interprete della società del suo tempo, che tenta di dominare la potenza irriverente della Vita mediante il fascino che emana la sua personalità, animatore di salotti, arringatore di folle. Nell’enigma indecifrabile del Genio la lettura grafologica di Monica Ferri rivela la poliedrica e contradditoria modernità dell’uomo, nella sua ardente creatività, schiavo alla celebrità.

Per quanto riguarda la seconda opera, essi indicano in Michetti uno dei massimi esponenti della storia della pittura italiana. Talento e genialità ne fanno un soggetto versatile, eclettico, pieno di interessi, curioso, egli non fu solo pittore, ma anche incisore, scultore, fotografo, regista cinematografico, inventore e perfino architetto esoterico e visionario.

Nel ripercorrerne la vita, tentando di definirne il complesso percorso tecnico-artistico che si sviluppa per cicli, dalla fase centrale culminante nella luminosità gioiosa con cui egli mostra una perfetta armonia con il creato, espressione religiosissima che poi diverrà via via più greve, fino all’essenzialità dell’ultima fase, in cui diverrà astrattista e iperrealista, precursore di tutte le correnti del Novecento italiano, Pamio si misura con la profondità di quella ricerca, per poi porsi una questione che ancor oggi è irrisolta: perché Michetti volle tener nascosta la sua attività profetica, quella di aver compreso che dopo di lui si sarebbe sviluppato e avrebbe trionfato l’astrattismo?

La parola di un artista è spesso una criptografia, una scrittura segreta che rimanda ad altri segni e linguaggi. Nell’indagine di Monica Ferri la costellazione segnica grafologica di Francesco Paolo Michetti conferma una geniale spiritualità, radicata nella tipologia junghiana sensazione-intuizione. La lettura grafologica, in un’alchimia applicata a tanti segni nascosti, interpreta l’incessante tensione del pittore abruzzese a rendere le immagini materia per l’attuazione di sogni più alti. 

Chiara Tarquini, soprano, nata nel 1994, studia pianoforte dall’età di 6 anni e successivamente canto lirico presso la “Crossover Academy” di Pescara con Umberto De Baptistis. Si perfeziona in masterclass e seminari con i soprani Susanna Rigacci, Donata d’Annunzio Lombardi, con il tenore Fabio Armiliato e il basso Ildebrando D’Arcangelo. Si è esibita in varie formazioni cameristiche, in teatri, festival, manifestazioni varie. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.

Walter d’Arcangelo è nato a Chieti e si è brillantemente diplomato presso il Conservatorio “Luisa D’Annunzio” di Pescara in Organo e Composizione Organistica e Clavicembalo sotto la guida della Prof.ssa Giovanna Franzoni e del M° Francesco Baroni; inoltre è diplomando in Composizione con il M° Fabio Cellini. Ha partecipato a numerosi corsi di perfezionamento con i Maestri A.Isoir, H.Vogel, L.Rogg, E.Koimann, M. Radulescu, W.Zerer e P.Westerbrik. Nel 1994 ha studiato nella classe di Organo presso la Scuola Civica di Milano con il M° Lorenzo Ghielmi, dove ha approfondito la prassi esecutiva della musica che va dal 1500 al 1700. Presidente dell’Associazione Organistica “Adriano Fedri, ha al suo attivo numerosi concerti in Italia e all’estero; si è esibito in Austria, Germania, Francia, Ungheria, Belgio, Polonia, Slovenia, Norvegia, Spagna, Svizzera, Repubblica della Slovacchia riscuotendo successo sia di pubblico che di critica. Molti sono stati i premi e i riconoscimenti , numerose le registrazioni che ha effettuato sia come clavicembalista che come organista: le dodici sonate dell’opera V di Arcangelo Corelli per l’etichetta Novecento, le sonate Op. IX di Michele Mascitti, le sette sonate per flauto, archi e basso continuo di A. Scarlatti con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e in qualità di organista varie composizioni per organo e violino di autori diversi per la casa discografica SynthagmaMusicum.

Massimo Pamio, abruzzese, saggista e scrittore, è direttore del Museo della Lettera d’Amore, Cavaliere dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”, per meriti culturali. Ha pubblicato in volume numerose opere; tra le ultime: Arrivabene/Pamio(2023); Bisandola/Pamio (2022); Cetera/Pamio (2021); Sentirsi sentire. Che cos’è il pensare (2020), Padovani/Pamio (2020), Sensibili alle forme. Che cos’è l’arte (2019) di saggistica; di poesia: Anonimie (2023), Egolari (2024); ha curato: Sirene, di Pierluca Cetera (2023), Scritti dannunziani di Ramiro Ortiz (2024), con Riccardo La Rovere, Chi era Gabriele D’Annunzio. Un’analisi antropoetica e grafologica (2024) e Chi era Francesco Paolo Michetti. Interpretazione critico-estetica e grafologica (2024), con Monica Ferri, Le più belle poesie di Gabriele d’Annunzio e molto altro… con un’appendice di motti dannunziani e di pagine sull’arte e il dannunziario (2023), Roma e Sant’Arsenio di Elio Pecora (2021).

Monica Ferri, nativa di Venezia, vive a Chieti. Laureata in lettere classiche, insegna materie letterarie nella scuola superiore. Ha seguito il corso quadriennale di grafologia presso l’Asergraf di Pescara. Grafologa appassionata, cura ritratti di personalità di artisti, collaborando a mostre, riviste e giornali on line. Promuove e organizza eventi culturali e incontri con autori nelle scuole e presso librerie, enti o associazioni ed è nelle giurie di alcuni premi letterari. Attualmente studia perizia forense presso l’Arigraf (Associazione Italiana di Ricerca Grafologica)di Roma. Ha pubblicato, con Massimo Pamio: Chi era Gabriele D’Annunzio (2024), Chi era Francesco Paolo Michetti (2024).




LA BATTAGLIA DI ORTONA

Oggi conferenza ore 17:30, presso la sezione UNUCI di Pescara

Ortona, 11 aprile 2024.  Ortona 1943. Una battaglia inutile“, questo il titolo della conferenza storica organizzata dalla sezione dell’UNUCI (Unione Nazionale Ufficiali In Congedo D’Italia) di Pescara in via l’Aquila, in programma oggi pomeriggio a partire dalle ore 17:30.

Relatori dell’evento Andrea Di Marco, avvocato e magistrato onorario, appassionato ricercatore di storia, con particolare riferimento alla Seconda guerra mondiale, da anni conduce un’appassionata ricerca negli archivi nazionali ed internazionali sulla storia della battaglia di Ortona e sulla Linea Gustav.

Ha ricoperto l’incarico di membro del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Brigata Maiella dal 2005 al 2010, ha partecipato come relatore a diversi convegni ed incontri a carattere storiografico, ha collaborato e fornito consulenza storica alla realizzazione di diversi documentari nazionali ed internazionali sulla guerra in Abruzzo e la Battaglia di Ortona ed è autore di diversi articoli di interesse storico. Altro illustre relatore sarà Marco Patricelli insegnante di Storia dell’Europa contemporanea all’Università G. d’Annunzio di Chieti, e consulente del TG1 Storia.

 Tra le sue pubblicazioni più recenti: Liberate il duce.

Gran Sasso 1943: la vera storia dell’Operazione Quercia (Milano 2001, Premio Polidoro), da cui è stato tratto l’omonimo codufilm per Rai3-La grande storia; La Stalingrado d’Italia.

Ortona 1943: una battaglia dimenticata (Torino 2002), da cui è stata realizzata una docufiction Mediaset-Zdf; Le lance di cartone. Come la Polonia portò l’Europa alla guerra (Torino 2004); I banditi della libertà.

La straordinaria storia della Brigata Maiella, partigiani senza partito e soldati senza stellette (Torino 2005).

È stato insignito dell’onorificenza di “Bene Merito” di Polonia. I suoi libri sono tradotti in più lingue. Il suo ultimo libro s’intitola “Tagliare la corda” Solferino 2023 e descrive la fuga del Re dalla Capitale dopo l’8 settembre.

L’ingresso è libero e gratuito.




MISTER JACKPOT.  Vincere è facile

Spettacolo teatrale, martedì 16 Aprile ore 10, Teatro Gianni Cordova

Pescara, 11 aprile 2024.  L’evento è organizzato da U.O.C. – Ser.D. Azienda Sanitaria Locale di Pescara, all’interno del progetto “Azzardo Piglia tutto” della Regione Abruzzo, Piano Regionale GAP Asl 3 Pescara, in collaborazione con cooperativa PARS “Pio Carosi” e L.A.A.D. Ets Pescara, come attività di prevenzione, cura e riabilitazione rivolta a soggetti affetti da gioco d’azzardo patologico.

Il fascino proibito del gioco d’azzardo svelato da Mister Jackpot, un complice del demone del gioco.

Martedì 16/04/24 ore 10.00, presso il Teatro “Gianni Cordova” di Pescara,  andrà in scena “Mister Jackpot”.

Mister Jackpot sogna di essere un vincente: soldi, donne, auto di lusso. È un personaggio accattivante che riesce ad attrarre le persone con carisma e grande senso dello humor. Dietro questa patina dorata si nasconde tuttavia una terribile dipendenza scatenata da un demone con il quale ha stretto un patto diabolico.

Un’esplorazione emotiva del vizio del gioco

Un viaggio nell’eccitazione perversa che provoca in ognuno di noi. Per guardare con occhi diversi un fenomeno sempre più in crescita. Spettacolo interpretato da Marco De Martin Modolado. Scritto da Tom Corradini e Marco De Martin Modolado. Diretto da Tom Corradini. Produzione  Tom Corradini Teatro.

Tom CorradiniTeatro è una compagnia di teatro, visual comedy e comicità fisica. Fondata da Tom Corradini, produce e distribuisce spettacoli per adulti e ragazzi. Gli spettacoli della compagnia sono rivolti ad un pubblico internazionale, con performance di pura interpretazione fisica o in lingua inglese, italiana e francese. Le sue competenze la portano successivamente ad allargare le sue attività nel settore educativo, con progetti di insegnamento a distanza e multimedia, e nell’organizzazione e direzione artistica di eventi multiculturali senza barriera linguistica.




A PESCARA VUELVO AL SUR

La casa della musica e del cuore continua il 20 e 21 aprile, con il terzo e quarto appuntamento all’insegna del ritmo ancestrale del tamburo di un musicista griot

Pescara, 11 aprile 2024.  Ultimi appuntamenti con la rassegna Vuelvo al Sur. La casa della musica e del cuore a cura di Avalon Progetto Tango, I Luoghi dell’Anima e Cu_i Comunicazione Umanistica, il 20 e 21 aprile dedicati al djembè e alla tradizione errante della cultura africana.

Questa volta, grazie alla presenza di Seydou Kienou (djembè e voce), musicista griot originario del Burkina Faso, avremo la possibilità di viaggiare attraverso l’Africa per poi tornare in Europa sul suono del djembè, strumento di comunicazione sociale, usato per celebrare momenti fondamentali della vita delle persone. Il concerto Djembè Kan, che si terrà dalle ore 20.00 del 20 aprile, preceduto da un ricco aperitivo, narra la storia degli schiavi che partono dalla loro amata Africa, attraversano l’Europa lasciando l’impronta delle proprie origini.

Seydou Kienou, figlio di un Capo Griot del Burkina Faso e fratello di trentatré musicisti, è testimone del valore sociale e religioso della musica e della danza in Africa e nel mondo, poichè oggi viaggia per far conoscere le tradizioni della sua terra e della sua famiglia. Arriva in Germania giovanissimo per risolvere una grave malattia alle orecchie che lo aveva reso sordo. Seydou, infatti, inizia a suonare in tenera età sentendo le vibrazioni del Djembè nonostante la sua condizione fisica. A quattordici anni, in occasione di un concorso musicale in Burkina Faso, conosce un medico tedesco che decide di aiutarlo a recuperare l’udito. Da quel momento quello strumento acquisisce un significato rinnovato che segna la strada e la missione del musicista: generosità, gratitudine, amore in tutte le sue sfumature, educazione, tolleranza e rispetto, connessione con il mondo.

Il 21 aprile dalle ore 10:30 e dalle ore 15:00 Seydou Kienou condurrà due seminari, rispettivamente per bambini e adulti, aperti a persone con disabilità: danza, musica e percussioni in gioco, uno stage destinato a bambini dai 5 agli 11 anni, che sperimenteranno il piacere delle percussioni (i piccoli partecipanti suoneranno su strumenti costruiti artigianalmente dall’artista per loro); lo stage per adulti sarà un’esperienza immersiva in cui ciascun partecipante potrà sperimentare la potenza dell’essere unità col gruppo, di celebrare la vita nelle sue più semplici ritualità quotidiane, di mantenere un atteggiamento di fiducia e di apertura di cuore.

L’evento è patrocinato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara e realizzato mediante la partecipazione di Partner tecnici e Main Sponsor quali Pizzeria Giampiero al 58/1, Bonjour Boulangerie, Volavola audiovisivi e Franco Glieca Fotografia che l’organizzazione ringrazia vivamente.

È previsto uno sconto del 50% sull’acquisto dei biglietti per persone con disabilità. Per informazioni e acquisto biglietti è necessario chiamare il 3388008599.




LUIGI PIOVANO SUONA ŠOSTAKOVIČ CON L’ISA

Venerdì 12 aprile, ore 21.00 Città Sant’Angelo Teatro Comunale. Sabato 13 aprile, ore 18.00 L’Aquila Ridotto del Teatro Comunale. Domenica 14 aprile, ore 17.00 Montepulciano Teatro Poliziano

L’Aquila 11 aprile 2024. Tre le date per la penultima produzione della 49a Stagione dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese: Venerdì 12 aprile alle ore 21.00 nel Teatro Comunale di Città Sant’Angelo per il Città Sant’Angelo Music Festival diretto da Alessandro Mazzocchetti; Sabato 13 aprile ore 18.00 l’appuntamento è come sempre al Ridotto del Teatro Comunale “V. Antonellini” dell’Aquila, mentre, Domenica 14 aprile alle ore 17.00 l’Orchestra dell’ISA sarà al Teatro Poliziano di Montepulciano per il Concerto di Chiusura del Festival di Pasqua.

Sul palco torna un musicista abruzzese che rappresenta un vero vanto per tutta la regione. Nella doppia veste di direttore e solista, con i professori dell’ISA si esibirà infatti il violoncellista Luigi Piovano, prima parte solista dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, musicista e docente attivo in tutto il mondo. Fra i suoi impegni come direttore in questi ultimi anni, concerti sul podio di molte delle principali orchestre italiane e internazionali, ospite ormai fisso, fra l’altro, dell’Orchestra del Mozarteum di Salisburgo.

Il programma offre una prova della grande varietà musicale e della ricchezza espressiva del Novecento con due capolavori, fra le pagine più preziose della letteratura sinfonica, di Dmitrij Šostakovič e di Maurice Ravel.

Luigi Piovano si esibirà al violoncello nel Concerto n. 2 per violoncello e orchestra in sol maggiore op. 126 di Dmitrij Šostakovič, meno noto e meno frequentemente eseguito, nonostante lo superi per originalità, del Concerto n. 1 scritto sette anni prima dal genio russo. Composto nel 1966 e dedicato al grande violoncellista Mstilav Rostropovic, protagonista della prima esecuzione con l’Orchestra Sinfonica di Stato dell’URSS diretta da Evgenj Svetlanov, il Concerto n. 2 riflette la posizione di isolato rilievo di Šostakovič nei suoi difficili rapporti con il potere sovietico e segna, dopo le composizioni celebrative del dopoguerra, un ritorno a quell’attitudine profondamente meditativa, venata di malinconico intimismo, del compositore che presenta un’opera liberamente articolata in tono rapsodico alla ricerca di una espressività calda e intima.

Nella seconda parte del concerto, il M° Piovano sarà sul podio per dirigere la  suite orchestrale Ma mere l’oye del francese Ravel: favole sonore con una partitura raffinata e di irresistibile fascino, nelle quali il compositore crea un suggestivo mondo fantastico ispirato alle opere di celebri favolisti francesi del XVII e XVIII secolo (Charles Perrault, Marie Catherine d’Aulnoy e Marie Leprince de Beaumont).




IBEN NAGEL RASMUSSEN PER I 40 ANNI DEL DRAMMATEATRO

L’attrice icona dell’Odin Teatret sarà a Popoli Terme il 30 Aprile

Popoli, 11 aprile 2024. Sarà Iben Nagel Rasmussen, l’attrice danese icona del celebre Odin Teatret diretto dal grande regista Eugenio Barba, ad aprire gli appuntamenti in calendario per i 40 anni di attività del Drammateatro, il gruppo fondato nel 1984 a Popoli dal regista Claudio Di Scanno e tra i più longevi del teatro abruzzese. Il prossimo 30 Aprile la Rasmussen sarà a Popoli Terme quale protagonista di un contesto che la vedrà in scena con la presentazione di un work in progress legato al suo nuovo spettacolo

I Coralli della Memoria, oltre a rinsaldare un legame con il Drammateatro la cui origine risale al 1983 quando Claudio Di Scanno la invitò a Popoli. Ed è proprio da quell’incontro che, come lo stesso Di Scanno ricorda, scattò la molla per la costituzione del gruppo abruzzese. All’incontro del 30 Aprile, con inizio alle ore 17,30 nel Teatro comunale e che si svilupperà attraverso performance, dialoghi e riflessioni non solo sulla storia del Drammateatro ma anche sul teatro dell’oggi, parteciperanno oltre a Iben Nagel Rasmussen altre personalità della scena contemporanea, quali il regista Horacio Czertok, il docente e storico del teatro Marcello Gallucci, l’attrice Susanna Costaglione.




THE DOOR TO YOUR TALENT

Aperte le iscrizioni. Mons. Fusco: la Chiesa è maestra di comunione anche attraverso l’arte

Sulmona, 11 aprile 2024. Aperte le iscrizioni per il Talent show “The door to your Talent” organizzato dall’Associazione Culturale Luce Nel Mondo in collaborazione con la Diocesi di Sulmona Valva e la Pastorale Giovanile Diocesana. Giunto ormai alla sua seconda edizione, vedrà protagonisti ancora una volta i giovani presso il cortile dell’Episcopio il prossimo 14 giugno alle ore 21:00.

“Vogliamo camminare per il mondo con il coraggio di chi non si ferma davanti agli ostacoli per raggiungere un sogno, traendo tutto il meglio dell’esistenza attraverso il proprio percorso”, è questo il tema proposto per quest’anno, ispirato alla figura di Celestino V, in occasione dell’anniversario dell’accettazione della nomina a Papa nel giugno del 1294 a Sulmona, prima di essere incoronato il 29 agosto dello stesso anno nella Basilica di Collemaggio.

“Sono convinto che la Chiesa è maestra di comunione anche attraverso l’arte”, dichiara Mons. Michele Fusco, vescovo di Sulmona-Valva, “ed è per questo che desidero promuovere e incoraggiare i giovani ad essere testimoni di bellezza attraverso questo spettacolo, sinfonia di persone, storie, amicizie e talenti”.

Un’occasione unica per i giovani ragazzi desiderosi dar prova della loro arte nel panorama artistico locale che, ispirandosi al tema proposto, potranno condividere il loro talento attraverso la musica, il canto, la recitazione, il ballo, la pittura, ecc.

“Come ebbe a dire il Santo Padre”, conclude Mons. Fusco, “nel mondo di oggi lacerato e abbruttito da egoismi e logiche di potere, l’arte rappresenta, forse ancora più che in passato, un bisogno universale, in quanto è sorgente di armonia e di pace”.

Termine ultimo per iscriversi al Talen show è quello del 10 maggio 2024, come indicato sul regolamento  consultabile sul sito della diocesi di Sulmona-Valva.




CRISI DI IDENTITÀ E NATIVISMO

Aspetti delle tradizioni popolari nella provincia di Pescara

[Pubblicato in “Pescara e la sua Provincia; ambiente, cultura e società”, Vol. II. Vecchio Faggio Edizioni, Chieti 1996.]

di Franco Cercone

Nella prima settimana di agosto del ’94 le cronache regionali dei quotidiani hanno commentato con toni non privi di perplessità i dati ISTAT relativi al Movimento demografico nella provincia di Pescara per l’anno 1993. Il fatto significativo emerso dall’indagine è che dal 1991 al 1993 ben duemila abitanti hanno abbandonato la Citta del D’Annunzio ed un articolo in particolare commentava il sorprendente fenomeno con un titolo abbastanza significativo: Fuga dalla Città fantasma.

Si è registrato dunque un lento e forse graduale spopolamento di Pescara ed è difficile prevedere – dubbio questo non privo di fondate preoccupazioni – quali ceti sociali verranno ad occupare gli spazi che, in base a leggi statistiche e demografiche ovunque sperimentate, non resteranno a lungo abbandonati.

I felici collegamenti ferroviari ed autostradali hanno contribuito certamente nell’arco di un secolo a dilatare senza soluzione di continuità un tessuto urbano che ha fagocitato “cellule” caratterizzate fino agli anni Cinquanta circa da una propria identità socio-culturale. Il fenomeno ha contribuito così alla formazione di quella immensa ed indifferenziata “megalopoli padano-adriatica” mirabilmente descritta da F. Ciafaloni [Una morte in una città. Milano 1992].

Tuttavia questo gigante, questa specie di Moloc cananeo che sembrava inarrestabile nella sua insaziabile fagocitosi ambientale, comincia oggi a lanciare segnali di stanchezza. La crisi economica, la disoccupazione, le difficoltà insorgenti per reperire alloggi pur in un quadro allucinante di voluptas fabricandi, il conseguente degrado urbano e paesaggistico, violenza, usura, droga, e non solo nei degradati quartieri periferici, sono componenti che devono aver esercitato un certo peso nella decisione presa da molte persone di abbandonare la “città fantasma” e di trasferirsi nell’entroterra regionale, soprattutto nei paesi d’origine.

Giova ricordare infatti che in un passato certamente non lontano Pescara ha rappresentato una sorta di Eldorado – e non solo per i piccoli centri della sua provincia – verso il quale si è mosso un costante flusso migratorio. Come sottolineava G. Bolino, per un complesso di fattori come lo scarso reddito dei terreni, il diminuito provento delle industrie connesso al bosco, il deperimento dell’attività armentizia ecc. “la storia moderna dell’Abruzzo si chiama emigrazione”. Emigrazione anche interna, dall’entroterra desolato verso la fascia costiera; dove il turismo, la frenetica attività edilizia ed il commercio offrivano maggiori possibilità di lavoro.[1]

Tuttavia il tessuto demografico, una volta estesosi fuori di ogni misura, ha dettato qui come altrove il suo epitaffio.

Ed ora, come sembra, si inizia a fuggire dalla Città adriatica, dove la vita è diventata “piatta e talvolta disumana” come sottolinea un nostro informatore, il Sig. Angelo Di Camillo, originario di Alfedena.

Egli ha venduto casa a Pescara e si è trasferito a Sulmona, malgrado che il figlio frequenti la facoltà di architettura alla D’Annunzio.

Il racconto che ha fatto dei furti subiti, delle installazioni d’allarme e delle porte che tutto sono apparse fuorché “di sicurezza”, per tacer infine – a suo giudizio – degli innumerevoli extracomunitari appostati in Città ad ogni angolo e semaforo, ci aiuta a comprendere, dal suo punto di vista, perché abbia preso la decisione di viaggiare in treno per raggiungere quotidianamente il posto di lavoro a Pescara.

Fra quelle duemila persone che hanno lasciato Pescara il nostro informatore non è stato forse l’unico ad aver avvertito la disintegrazione dei propri modelli comportamentali, riferibili ad una peasant life o – se si preferisce – ad una vita a misura d’uomo, i cui ritmi sono scomparsi nei grandi agglomerati urbani.

È proprio questa, come hanno sottolineato negli ultimi tempi diversi studiosi, l’insopprimibile esigenza emersa dalle ceneri del consumismo e dalla omologazione comportamentale determinata dai mass media. Fattori che hanno distrutto il senso del “protagonismo” e del “vissuto quotidiano”, nonché le scansioni sacre e profane del tempo.

Si tenta di colmare il vuoto culturale e psicologico che ne è derivato attraverso la ricerca di una identità e quindi di valori cui ancorarsi, nonché attraverso processi, da Ida Magli chiamati di “autodeterminazione”.

Il fenomeno del recupero spontaneo dei tratti caratteristici delle proprie radici e quindi della propria storia, sfocia nella riscoperta, come sottolinea il Lanternari, del “folklore indigeno e tradizionale” [Folklore e dinamica culturale, Napoli 1976] e non pone lo studioso di fronte a problemi storiografici o antropologico-culturali.

Il demologo infatti può operare su un duplice piano d’indagine.

Quando proietta le proprie ricerche sul piano diacronico e analizza nell’ambito dei nessi che si instaurano fra struttura economica e sovrastruttura ideologica le funzioni svolte da determinati temi culturali, egli apporta significativi contributi alla storia delle comunità, al pari della linguistica.

La demologia non deve apparire pertanto, per dirla alla Gramsci, “pittoresca”, poiché “il folklore vuol essere essenzialmente una scienza storica: storica nel senso specifico, in quanto cerca di far luce sul passato, riflesso nell’oggi” [G.B. Bronzini, Folklore e cultura tradizionale, Bari 1972].

Le vicende dei gruppi sociali appartenenti oggi amministrativamente alla provincia di Pescara emergono dunque qui, come altrove, anche dai fatti culturali legati al ciclo dell’uomo e della vita di ogni singola comunità, fatti che – fintanto che le fonti ce lo permettono – costituiscono per la loro natura etnografica una vera e propria “storia corale” che normalmente non coincide con lo sterile elenco dei feudatari che si sono succeduti nel tempo nell’utile possesso dei vari centri del Pescarese.[2]

Questa metodologia “nel fare storia” era stata d’altro canto già discussa dal De Martino che scriveva: “Senza dubbio, per una storiografia che si limiti ai grandi fenomeni di vertice, il materiale folklorico è destinato a restare praticamente fuori dell’orizzonte valutativo come minuteria trascurabile”[3].

Il folklore dunque, insieme allo studio del dialetto locale, rappresenta un aspetto importante della storia delle comunità disseminate nella Val Pescara o sui rilievi montuosi provinciali, adagiati alle falde della Maiella e del Gran Sasso.

Prima di dare uno sguardo all’attuale panorama etnografico è opportuno volgere gli occhi anche al passato e nel modo in cui le fonti etnografiche – sempre scarse comunque per una scienza che fonda le sue basi soprattutto sulla trasmissione orale dei fatti culturali – ci permettono di “ficcar lo viso a fondo” in un ambiente, come scrive il Cirese, “in cui esistevano uomini, pur se pastori e contadini, là dove in precedenza non si erano viste che bestie o quasi”[4].

Acquistano così rilevanza alcune osservazioni di fra’ Serafino Razzi contenute nel suo noto Viaggio in Abruzzo (per es. quella relativa all’ antica attività della produzione delle “madie” a Farindola), le monografie storiche del Castagna con notizie etnografiche di alcuni Centri del Pescarese[5], gli Usi e costumi abruzzesi del De Nino ed altri saggi del folklorista peligno (per es. Il Messia d’ Abruzzo), alcuni studi del Pansa e del Finamore ed altre monografie specifiche concernenti determinate località ed apparse negli ultimi decenni[6].

Non vanno dimenticati tuttavia gli scritti di carattere etnografico concernenti quello straordinario borgo marinaro che diventerà nell’arco di un secolo l’odierna Pescara. Le leggende e superstizioni dei marinai pescaresi, come quelle legate per es. al tabù della pesca nella notte tra il primo ed il due novembre, oppure alla mitica barca di Caronte[7], formano uno straordinario “unicum” con le tradizioni del villaggio cresciuto all’ombra della fortezza di Carlo V e che risentono talvolta delle costumanze in uso presso altri Paesi europei e diffuse dalle guarnigioni che di volta in volta si succedevano, nel quadro di mutate situazioni politiche, al governo del Forte.

É questo per es. il caso della singolare tauromachia, di chiara origine spagnola, descritta da Remy D’Hauteroche[8]. Costui, giovane ufficiale francese in servizio nell’estate del 1806 alla fortezza di Pescara, assiste alla lotta fra un toro ed un branco di feroci mastini che si svolge proprio nel centro della Pescara dell’epoca e sottolinea che tale manifestazione era organizzata in occasione di tutte le feste che si celebravano nel borgo marinaro: “Point de fetes sans cet amusement”.

Il D’Hauteroche descrive anche il noto gioco della ruzzola, tuttora praticato in alcuni paesi abruzzesi, che si svolgeva a Pescara mediante forme di pecorino cosi secche da non poter essere grattugiate sui

maccheroni[9].

Queste feste popolari dovevano costituire un momento di distrazione date le misere condizioni degli abitanti del borgo, caratterizzato, come scriverà alcuni decenni dopo K. Craven nelle sue Excursions in the Abruzzi [Sulmona 1981], dall’aspetto “più desolato della povertà della sua popolazione”, la quale, secondo l’A., ammontava a circa 400 anime, cui si aggiungevano i circa 200 uomini della guarnigione.

I periodici di varia cultura in precedenza menzionati e pubblicati da circa cinquant’anni nella stessa Pescara attirano la nostra attenzione per una particolarità non priva di significato. I titoli di molti articoli di natura folklorica che in essi appaiono nel decennio 1970-80, quali per es. “Tradizioni che scompaiono”, “Leggende che sfioriscono”, “Una festa tradizionale scomparsa” ecc. già denotano con evidenza la frantumazione del mosaico, culturale tradizionale, determinata dai radicali mutamenti socio-economici che si registrano nel Pescarese. Anche le manifestazioni di religiosità popolare risentono di questa profonda trasformazione. A differenza di altre aree regionali, molti rituali magico-religiosi non hanno germinato nuove funzioni, svanendo cosi sull’orizzonte culturale provinciale.

La pur debole persistenza di un antico cerimoniale galattogeno, destinato ai bovini e registrato a S. Eufemia a Maiella costituisce un esempio illuminante se messo a confronto con il rituale galattogeno che ha luogo a Castelvecchio Subequo alla fonte di Sant’Agata[10]. Qui infatti non si svolgono più abluzioni votive per aumentare il latte nel seno materno, come avveniva un tempo a Sant’Eufemia, data la diffusa introduzione degli omogeneizzati, bensì per scongiurare quelle terribili affezioni che sono appunto i tumori. All’arricchimento di questa nuova funzione da parte dell’acqua di Sant’Agata si deve però la sopravvivenza di tale interessante cerimoniale apotropaico, altrimenti destinato a scomparire dal patrimonio culturale tradizionale, e non solo “subalterno”.

Questa mancanza di autorigenerazione ed incapacità da parte di temi e modelli culturali a esprimere nuove funzioni – pur nei rapporti sempre mutevoli fra struttura economica ed ideologia – sono alla base, a nostro avviso, della morte della cultura tradizionale ed il problema, angosciante per lo studioso, non è quello della impossibilità di accertare, come scrive il Di Nola[11], “un ipotetico e sostanzialmente inesistente modello originale”, quanto quello di dover constatare che un tema culturale sia morto senza eredi.

Questo Sunset Boulevard è stato imboccato da molte feste tradizionali e calendariali, come quelle di S. Giovanni Battista a Pescosansonesco e di San Zopito a Loreto Aprutino, che offrono pochi valori

sopravviventi rispetto a modelli e “varianti” rigorosamente accertati nel corso di più di un secolo.

Se si osserva in prospettiva tutto il territorio provinciale, secondo la nota tecnica del Pacichelli “a volo d’uccello”, si recepisce l’immagine di un volatile il cui corpo è costituito dalla Val Pescara e le ali dalle aree collinari e pedemontane che si estendono da un lato alle falde del Gran Sasso e dall’altro a quelle della Maiella.

Al pari della fascia costiera, gli insediamenti commerciali ed industriali hanno interessato per la presenza delle infrastrutture stradali e ferroviarie solo il fondovalle attraversato dal Pescara. È proprio in questo territorio che emerge in modo vistoso la perdita del senso dell’ethnos ed una deculturazione proiettata verso orizzonti senza speranza. Lo stesso “Museo delle Genti d’Abruzzo”, sorto grazie all’azione illuminata di un benemerito gruppo di studiosi pescaresi, non ha costituito, come ci sembra, occasione di riflessione ed è rimasto, per dirla alla De Saussure, “parole” e non “langue”. Soprattutto per le giovani generazioni cui il messaggio del “Museo” è diretto, per tacer poi delle grandi responsabilità degli operatori scolastici e delle istituzioni educative, cui l’Unesco l’anno scorso aveva pur raccomandato che la storia delle tradizioni popolari e dei dialetti fosse inserita come materia curricolare in tutte le scuole di ogni ordine e grado.

Diverso ci sembra invece il discorso da farsi sui centri pedemontani della Provincia, la cui vita culturale appare rischiarata da alcuni decenni dall’opera di ignoti studiosi locali o da gruppi la cui azione è diretta al recupero spontaneo di cultura orale e materiale, frugando in quella meravigliosa biblioteca ambulante che è la memoria dei vecchi.

Questa tendenza, ormai consolidata, avviene sotto la spinta di esigenze nativistiche, intese a riaffermare i tratti tradizionali del gruppo sociale assunti a simbolo di identità socio-culturale.

La riaffermazione di valori di una peasant life ancora percettibile, tende da un lato a costituire un argine ai processi di omologazione comportamentale, assai vistosi nella indistinta megalopoli costiera e nella Val Pescara, e dall’altro a rivalutare alcuni segni distintivi di ciascun ethnos legati in verità più al ciclo dell’anno che dell’uomo.

Il “Nativismo” dunque, come ha sottolineato il Lanternari, si manifesta con un “vistoso ritorno ad espressioni di vita tradizionale, legate ad una concezione del mondo contadino, alla vecchia religiosità popolare, sia di tipo cristiano-cattolica che di tipo precristiano e magico” [Folklore… cit.].

Il Nativismo è anche riscoperta delle proprie radici, della propria diversità culturale. A Pescara, come abbiamo avuto modo di constatare, si manifesta anche nel desiderio di reinserirsi, pur se per un solo giorno nella settimana, nel tessuto sociale del proprio paese d’origine, in ritmi di vita più lenti e più “umani” nei quali i rapporti vengono costantemente instaurati mediante contatti “fisici” con vicini di casa ed amici d’infanzia, al contrario degli abituali contatti che avvengono in città per lo più con il telefono. In tal senso hanno potere rasserenante anche certe manifestazioni massificate come “Presepi viventi” o “Scene della Natività” ovunque proliferate nel pescarese, talvolta anche con cattivo gusto, e che in certe località, come per es. a Moscufo, vengono etichettate come “grande tradizione locale”.

Resta il grande problema del “valore” da attribuire ai temi culturali appartenenti al ciclo della vita e dell’uomo, i quali, privi ormai delle funzioni che svolgevano nell’ambito di una ben precisa struttura

economica, si sono trasformati in rappresentazioni spettacolari o in “sopravvivenze” imbevute di scarsi significati, almeno sotto il profilo demologico o antropologico-culturale.

Tale realtà, a nostro avviso, può essere superata alla luce di una duplice considerazione. Innanzitutto queste sopravvivenze facilitano una nuova coesione del gruppo sociale, quel “sentimento del noi”, analizzato da W.G. Sumner [Folkwais, New York 1940] dal quale scaturisce un processo di autoidentificazione rispetto a forze omologanti “esterne” e perciò alienanti. In secondo luogo il ritorno alle tradizioni dell’ethnos di appartenenza favorisce un riavvicinamento alle proprie radici ed una sorta di inculturazione nei confronti delle giovani generazioni, che mostrano talvolta un desiderio intenso di comprensione verso quel “mondo” che ha preceduto gli attuali rapporti socio-economici, senza ricevere tuttavia adeguate risposte. Perché comunque, come ha osservato efficacemente il Bernardi, “i lamenti degli anziani troppo legati agli antichi usi, gli atteggiamenti di quelli che Orazio chiamava laudatores temporis acti, per i quali solo il passato è buono… offrono una fonte feconda di

comparazione per misurare ciò che non appartiene più alla cultura viva e diventa valore o etnema del passato”[12].

Vogliamo concludere queste brevi note segnalando all’attenzione dei lettori un eccezionale capitolo di “ricerca d’identità” scritto a Pescara, in modo orale, dagli abitanti di via San Michele. Si tratta di un episodio sconosciuto di riaffermazione dei valori tradizionali abruzzesi che coinvolge un gruppo composto da persone originarie di diverse località e magistralmente coordinate dal Sig. Mario Falcucci. In pratica tutti gli abitanti di questa piccola via diventano interpreti di temi o episodi scenici legati alla cultura regionale, concernenti per es. la Natività, le tentazioni di S. Antonio Abate, i fuochi di San Giovanni, la preparazione delle “Virtù” nella ricorrenza del 1° maggio e via dicendo.

Emerge in tutti gli abitanti della strada il desiderio di riaffermare la loro “abruzzesità” interpretando come “soggetti di storia”, pagine di cultura tradizionale che coinvolgono tutto il gruppo, sottratto, per molti giorni all’anno, alla sottomissione psicologica dei mass media e soprattutto della televisione.

Anche l’interessante esperienza degli abitanti di via San Michele, a Pescara, che rivivono da protagonisti alcuni episodi salienti delle feste calendariali, può essere inquadrata nelle esigenze nativistiche, emergenti in modo vistoso nei centri della Provincia che presentano un minor tasso di deculturazione. Esigenze, come ha scritto il Lombardi Satriani, che “testimoniano la volontà di fare storia” nell’ambito di un particolare clima festivo, quello appunto della peasant life [Mazzacane- Lombardi Satriani, Perché le feste Roma 1974].

La riscoperta di queste “feste” non assume pertanto il valore di una reviviscenza dei miti che sono dietro l’occasione festiva ma diventa invece, come ha sottolineato A. Di Nola, “il recupero di una identità perdutasi nell’alveare del cemento armato dei grandi centri urbani”.

Insomma, per dirla alla Cesare Pavese, “un paese ci vuole”.


[1] G. Bolino, La spopolazione dell’Abruzzo, Lanciano 1973. Si cfr. anche sul problema R. Almagià, Osservazioni sul fenomeno della diminuizione della popolazione in alcune parti dell’Abruzzo, in “Atti del I Congresso Geografico Italiano”, vol. lll, Roma 1950; U. Leone, Pescara L’Aquila e dintorni in “Nord e Sud”, mensile diretto da F. Compagna, n° 127, Napoli 1970; R. Colapietra, Pescara 1860-1960, Pescara 1980.

[2] Cfr. al riguardo AA.VV., Centri storici della Val Pescara, a cura di G. Chiarizia, Regione Abruzzo 1990, prefazione di E. Guidoni.

[3] E. De Martino, Folklore e storiografia religiosa, in “Cultura e Scuola”, n°1, ott. 1961. Si veda inoltre sullo stesso argomento E. De Martino, Naturalismo e storicismo nell’Etnologia, Bari 1941; C. Prandi, Religione e classi subalterne, Roma 1977.

[4] A. M. Cirese, Cultura egemonica e culture subalterne, Palermo 1973. Tralasciamo in tale sede cenni al D’Annunzio folklorista, per la cui bibliografia si veda F. Nicolosi, Le novelle pescaresi di G. D’Annunzio, in “Abruzzo. Rivista dell’Istituto di studi abruzzesi”, genn.1985-dic.1990, e G. Crocioni, Problemi fondamentali del folklore. Con due lezioni su “Il folklore e il D’Annunzio”, Bologna 1928.

[5] Cfr. P. Castagna, Città S. Angelo, Elice, Moscufo, Loreto Aprutino, Pianella, Rosciano, Villa Badessa, Spoltore, ne “Il Regno delle Due Sicilie descritto e illustrato”, a cura di F. Cirelli, vol. IV, Napoli 1853. Limitatamente agli aspetti etnografici di tali località, cfr. anche la collana dal titolo Le Città d’Abruzzo, Lanciano, Soc. Bibliografica Abruzzese, 1925.

[6] Vanno soprattutto ricordate: E. Nobilio, Vita tradizionale dei contadini abruzzesi nel territorio di Penne, Firenze 1962; Loreto Aprutino. Le immagini, la storia, a cura di P. De Antonìs, R. Minore e A. Moccia, Pescara 1982; U. Jori, Gemme d’Abruzzo Moscufo. Storia, arte, folklore territorio, Pescara 1971; S. Jovenitti, Tocco Casauria attraverso i secoli. Storia, leggende, tradizioni, Sulmona 1960; A. Ninni, Il Comune di Alanno, Pescara 1960; V. Morelli, Memorie storiche di Pianella, Varese 1981. Vanno ricordati anche i contributi di carattere folklorico apparsi in importanti periodici quali “Abruzzo. Rivista dell’Istituto di Studi Abruzzesi”, “Rivista Abruzzese”, “Abruzzo Oggi”, “Attraverso l’Abruzzo” ecc. Una menzione particolare merita il periodico ASTRA, oggi non più pubblicato, ai cui benemeriti collaboratori, per lo più noti studiosi pescaresi, si deve l’istituzione del “Museo delle Genti d’Abruzzo”.

[7] Cfr. al riguardo V. Lanternari, La grande festa, Bari 1976. L’A. sottolinea che molte tradizioni relative ai pescatori di Pescara sono contenute in una tesi di laurea dal titolo: Usi, tradizioni e costumi dei pescatori di Pescara discussa da A. Albertini nell’anno accademico 1949/50. In occasione del VII Congresso Nazionale delle Tradizioni Popolari, svoltosi a Chieti dal 4 all’8 sett. 1957, Paolo Toschi, relatore della tesi auspicò che fosse pubblicata, data l’importanza delle notizie in essa contenute. Per quanto ci risulta sembra che l’invito del Toschi, di nuovo espresso nel saggio Pagine Abruzzesi (L’Aquila 1970), non sia stato raccolto.

[8] Del brano esistono due traduzioni, la prima a cura di M.C. Nicolai (Loreto Aprutino 1989) e la seconda da noi pubblicata in “Abruzzo Cronache”, 1990. Che la cruenta lotta fra toro e mastini sia costumanza di origine spagnola si evince dalla testimonianza del domenicano Bartolomeo Las Casas (1474-1566), missionario nelle Antille e difensore dei diritti degli Indios. Cfr. al riguardo A. Schneider, Las Casas vor Karl V, Frankfurt am Main 1990.

[9] Queste pagine di “vita pescarese” sono contenute nell’opera di R. D’Hauteroche pubblicata postuma con il titolo La vie militaire en Italie sous le Premier Empire (1806-1809), Saint Etienne 1894. Sono state anche riprodotte negli “Atti del Terzo Convegno sui Viaggiatori Europei negli Abruzzi e Molise”, Teramo 1975. C’è da augurarsi che veda al più presto la luce un volume dal titolo “Pescara negli scritti dei Viaggiatori Europei del XVIII e XIX secolo”.

[10] Dell’argomento ci siamo interessati nel convegno di studi su “La valle dell’Orte”, Le tradizioni popolari nella valle dell’Orte in “Quaderni di Abruzzo”, n° 14, Chieti 1993; Il culto di Sant’Agata a Castelvecchio Subequo, Sulmona, 1988.

[11] A. Di Nola, La festa di Cocullo tra mutazioni e sacralità, in “Rivista Abruzzese”, n° 2, Lanciano 1986.

[12] B. B. Bernardi, Uomo, cultura, società. Introduzione agli studi etno-antropologici, Milano 1974. Cfr. anche B. Malinowski, The dynamics of Culture Change, Londra 1945; A.M. Cirese, Cultura egemonica e culture subalterne, Palermo 1973.




GESTIONE ILLECITA DI RIFIUTI

Sequestrata discarica non autorizzata dalla Guardia Costiera di Giulianova

Giulianova, 11 aprile 2024. Al termine di attività di polizia giudiziaria in materia ambientale, i militari dell’Ufficio Circondariale marittimo di Giulianova hanno deferito alla Procura della Repubblica di Teramo il proprietario di un terreno, sito in Roseto degli Abruzzi, per presunta gestione illecita di rifiuti, realizzazione di una discarica non autorizzata e deposito incontrollato di rifiuti.

Il personale della Capitaneria di porto ha posto sotto sequestro un’area di 200 mq ed impartito prescrizioni per la rimozione dei rifiuti in un’ulteriore area di 360 mq.

Il soggetto presunto responsabile delle condotte era stato in passato titolare di una ditta individuale operante nella raccolta di rifiuti.

Le aree pertinenziali della proprietà sono state oggetto di prescrizione per la rimozione dei rifiuti e la rimessa in pristino stato del terreno, impartita dalla polizia giudiziaria ed asseverata da parte dell’Ente tecnico competente, mentre le aree esterne, interessate dal pubblico transito e dalla presenza di rifiuti anche di tipo pericoloso, sono state poste sotto sequestro preventivo, convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Teramo.