Con l’amico Antonio De Acetis esperto del suo territorio, ho scoperto i ruderi di una civiltà non tanto lontana, dove gli abitanti vivevano con i prodotti della terra e della pastorizia. L’amico Antonio De Acetis mi ha voluto regalare emozioni, nell’esplorare un territorio solo a lui noto. Il territorio esplorato si trova nella Frazione di San Tommaso del comune di Caramanico Terme, in provincia di Pescara. Non c’è sentiero, né indicazioni, ne ho trovato solo una, SCRITTA A MANO su un pezzo di legno, CON VERNICE BIANCA– VAL SANS RETOUR – VALLE SENZA RITORNO “.
Infatti, c’è la difficoltà del percorso nel bosco”, con rovi e coltivazione incolta. Ho goduto, mentre camminavo, per le tante fioriture di ciclamino e pungitopo, che facevano a gara, come dipingere il prato… VIOLA O ROSSO? Ci incamminiamo su un esteso prato e poi, ci inoltriamo nel bosco. Vedo una roccia a forma di parallelepipedo, alta più di due metri, lunga circa tre metri e larga circa un metro e mezzo. Antonio si arrampica, io lo seguo… c’è una cavità … è un PALMENTO RUPESTRE, (ha origine dal latino pavimentum), che era utilizzata per la pigiatura dell’uva e la fermentazione dei mosti, ma anche per macinare i chicchi di grano, che si riducono in frammenti più o meno fini.
Il suo utilizzo risale al 2500 a.C. La vasca era piena di erba, d’altronde nessuno ha pensato ad arrampicarsi e salirci sopra. I palmenti rupestri erano costruiti in campagna, con rocce impermeabili che ne permettevano lo scavo, vicino ai campi coltivati. Erano forniti di due vasche, comunicanti tramite una fessura e sistemate, su altezze differenti. Nella vasca superiore l’uva veniva pigiata, mentre in quella sottostante si lasciava cadere il mosto, per la fermentazione. Lo scavo veniva fatto con attrezzi, usati in quella epoca. È UN CAPOLAVORO RURALE. CHE SCOPERTA! Camminando su un terreno, sconsigliato per chi ci si avventura per la prima volta, scopro un ricovero basso per soli animali, costruito con ingegno. Poco distante, un’altra costruzione sempre in pietra, ma rotonda, evidentemente più difficoltoso a realizzarla. Stupisce l’architrave, una opera di ingegneria per la sua sistemazione.
Quanto lavoro e passione… Ma non finisce qui, perché arriviamo sulla carrareccia che collegava SAN TOMMASO A MUSELLARO, una frazione del comune di Bolognano, PE. Si distingue una costruzione a più piani, con ingressi semicircolari e un grande forno, oggi quasi ricoperto dalla terra. Era una vecchia contrada e si racconta che molte persone, venivano qui ad acquistare il pane, che doveva essere di una bontà speciale. Essendo questo territorio ricco di fonti e del torrente RIO, prosperava l’agricoltura e l’allevamento di bestiame. Lo confermano i terrazzamenti. Il torrente RIO ha origine nelle vicinanze di Fonte D’Acero, si sviluppa per circa 4 chilometri e si immette nel fiume ORTA, a monte del ponte Luco. Si può notare nel video realizzato da Antonio de Acetis, la grande portata di acqua di questo ruscello. Ora, con il cambiamento climatico, i fiumi e i torrenti, hanno poca acqua e le fonti sono quasi asciutte.
Alla fine di questa escursione, ho visitato la chiesa in stile romanica, che in origine era dedicata a San Thomas Becket, l’arcivescovo di Canterbury assassinato nel 1170, mentre celebrava una funzione religiosa nella sua cattedrale. Anche la chiesa è situata nella Frazione di San Tommaso, dove precedentemente c’era un antico tempio dedicato ad Ercole Curino, divinità molto venerata dai popoli italici, considerato protettore di pastori e viandanti ed invocato per garantire la fertilità dei terreni. Di particolare interesse è la cripta, (vano ricavato al di sotto del pavimento della chiesa), dove è presente un pozzo d’acqua sorgiva, necessario allo svolgimento degli antichi rituali rivolti al dio e che testimonia, la presenza di un tempio pagano. All’interno della chiesa, ci sono colonne massicce a pianta quadrata, che sorreggono la copertura della chiesa, ma a contrasto, c’è un’esile colonnina con un bel capitello, con la base di proporzioni ampie e scomposte. È LA COLONNA SANTA. La leggenda popolare racconta che questa colonna, è chiamata “santa”, perché è stata portata in loco da un angelo ed i fedeli, ancora oggi, ne lodano le sue proprietà taumaturgiche e curative, (Litoterapia).
La testimonianza è l’assottigliamento della parte inferiore, dovuta allo strofinamento dei fedeli e all’asportazione di alcuni frammenti. Per evitare ulteriore consumo, questa colonna è stata protetta da pannelli di vetro. La copertura della chiesa a capriate è stata realizzata in legno. Nel 1902, la chiesa è stata dichiarata monumento nazionale.
Concludendo, sono emozionato per quello che ho visto e venuto a conoscenza: storia, cultura, tradizione, leggende, ambiente.
Luciano Pellegrini
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