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CABINA DI TRASFORMAZIONE PRIMARIA A LORETO

la risoluzione dei consiglieri Blasioli e Paolucci: «Delocalizzare l’impianto per minimizzare l’impatto ambientale e dare attuazione ai decreti per prevenire casi analoghi»

Pescara, 4 maggio 2024. La vicenda della cabina di trasformazione primaria di Enel Distribuzione in località Remartello di Loreto Aprutino, e di quello che potrà seguirne in termini di occupazione di suolo agricolo con pannelli fotovoltaici, riporta alla ribalta un tema centrale per la nostra Regione, di cui ci siamo occupati anche nella precedente consiliatura con una legge che purtroppo è stata impugnata dal Governo e cassata dalla Corte costituzionale.

Il tema è polare nell’agenda politica, tra la tutela del territorio e la produzione di energia pulita.

Proprio perché condividiamo appieno l’esigenza di aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2030, riteniamo altresì che sia necessario dare al più presto attuazione al D.Lgs. 199/2021, che permette alle Regioni, a seguito di indirizzi forniti da un apposito Decreto Interministeriale condiviso con la Conferenza delle Regioni, di individuare le superfici e le aree idonee e inidonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili, al fine di contemperare obiettivi energetici e tutela ambientale. Già l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha avuto modo di trattare di questo tema relativo al consumo di suolo, specie il suolo pianeggiante e collinare, particolarmente adatto alla vocazione agricola ma preso di mira per il raggiungimento degli obiettivi di fabbisogno energetico.

Spetta dunque al Ministero dell’Ambiente disciplinare principi e criteri per l’individuazione da parte delle singole Regioni dei siti idonei e non ad ospitare pannelli fotovoltaici, e qualora ciò non dovesse accadere, quanto sta accadendo a Loreto potrebbe verificarsi anche in altre aree della nostra Regione.

Nel caso specifico, all’interno di un ampio piano di potenziamento della rete elettrica nazionale, E-Distribuzione dovrebbe infatti realizzare in Abruzzo ben 7 cabine primarie di trasformazione, un investimento importante che interessa anche il Molise, prevede una spesa di circa 90 milioni di euro e ha l’obiettivo di migliorare la capacità di ospitare e integrare ulteriore generazione di energia distribuita da fonti rinnovabili.

Tra queste cabine c’è ovviamente anche quella in località Remartello, per la cui realizzazione la società proponente ha individuato un terreno agricolo. Noi sposiamo in toto la richiesta del Comune di Loreto di delocalizzarla nella vicina zona industriale, un dislocamento che consentirebbe di minimizzare l’impatto ambientale senza determinare grossi stravolgimenti per E-Distribuzione, per cui questa mattina chiediamo al Consiglio Regionale di votare la nostra risoluzione. Un atto con cui intendiamo affrontare anche la prospettiva che più spaventa amministrazioni comunali, cittadinanza interessata e associazioni di agricoltori, e che discenderebbe dalla realizzazione della cabina, ovvero l’installazione di pannelli fotovoltaici fino ad un massimo di 400 ettari, costituendo uno dei campi fotovoltaici più grandi d’Italia.

Esiste pertanto una duplice questione ambientale. La prima riguarda la paventata realizzazione della cabina di trasformazione primaria in un’area a forte vocazione agricola e con vincolo paesistico, come effettivamente si evince dalla cartografia del Prg del Comune di Loreto Aprutino (se solo la Regione Abruzzo avesse adottato il Piano Regionale Paesistico del 2004), elemento su cui occorre tenere alta l’attenzione per fare in modo che la delocalizzazione – che, come si evince dalle dichiarazioni apparse sulla stampa, sta incontrando, almeno nelle intenzioni, anche il parere favorevole di numerosi esponenti di maggioranza – venga effettivamente portata a casa. La seconda riguarda invece l’occupazione di suolo agricolo con pannelli fotovoltaici come presumibile e diretta conseguenza della realizzazione della cabina.

L’area in questione, ricordiamo, si trova nella vallata del fiume Tavo e, oltre ad essere soggetta a vincolo paesistico, è anche inserita all’interno del contratto di Fiume “Tavo, Fino e Saline”, costituito da 15 Comuni e oggetto di cospicui finanziamenti, da ultimo circa 1 milione e mezzo di euro di fondi Fesr. È inoltre rinomata per le colture di pregio viticole, olivicole ed ortofrutticole, e per la produzione del fagiolo tondino del Tavo, una varietà autoctona e tradizionale a rischio di estinzione che è entrata a far parte, nel 2018, dei 18 Presidi Slow Food Abruzzesi, progetto di recupero finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Nella nostra risoluzione evidenziamo oltretutto quanto messo in atto da altre Regioni, come l’Emilia Romagna, che in questa fase transitoria in cui sulla base del comma 6 dell’Articolo 20 non possono essere disposte moratorie – ovvero sospensioni dei termini dei procedimenti di autorizzazione – al fine di tutelare i suoli agricoli si è comunque espressa con un provvedimento di Giunta, poi approvato dall’Assemblea Legislativa, dettando criteri generali per l’individuazione delle aree idonee alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili, e che ha lanciato una raccolta firme nazionale per la tutela dei suoli agricoli, nonché un forte appello al Governo per sollecitare l’approvazione dei Decreti.

Con questo atto intendiamo quindi chiedere anche alla Regione Abruzzo di fare la sua parte, di attivarsi per accelerare le procedure di approvazione del Decreto Ministeriale e soprattutto tutelare con ogni mezzo le zone agricole caratterizzate da produzioni agro-alimentari di qualità (produzioni biologiche, produzioni D.O.P., I.G.P., S.T.G., D.O.C., D.O.C.G., produzioni tradizionali) e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale, al fine di non compromettere o interferire negativamente con la valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali e del paesaggio rurale.

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