Chieti, 6 maggio 2024. Una seconda esplorazione accompagnato da Antonio de Acetis, esperto del suo territorio. Essendo questo percorso abbastanza impegnativo ed impervio, c’era anche un altro amico, Claudio. Non c’è sentiero, né indicazioni, alcuni passaggi molto difficoltosi, specialmente scendere alla GROTTA DEL PIPISTRELLO ED ALLA CASCATA DEL RUSCELLO RIO. Il fitto bosco è un groviglio di rami e rovi spinosi, avvolti e intrecciati fra loro, quindi è facile inciampare. Necessario procedere lentamente, aiutati dai bastoncini che tuttavia, se non si è esperti, procura problemi. Iniziamo dal vecchio mulino Olivieri, costruito più o meno, a fine anno del 1800. Bellissima, elegante e capiente costruzione, realizzata con rocce appoggiate l’una sull’altra e con ingressi a volta. Oggi è ricoperta da erba ed alberi. Sono rimasto affascinato nel vedere un’opera d’arte naturale, i fusti dell’edera rampicante, che escono dal muro del mulino. Incredibile… mi ha lasciato silenzioso, concentrato!
È visibile sia l’ingresso che l’uscita dell’acqua. Il ruscello RIO aveva una grande portata di acqua, che si accumulava in un bacino a monte del mulino, dove veniva deviato per fare funzionare le pale. Il RUSCELLO RIO ha origine nelle vicinanze di Fonte D’Acero, si sviluppa per circa 4 chilometri e si immette nel fiume ORTA, a monte del ponte Luco. La caratteristica di questo breve ruscello è, che s’inabissa nelle cavità carsiche dell’ambiente di rocce calcaree dove scorre, per poi riemergere in superficie. Ora inizia il percorso tecnico, ripido, scivoloso e con qualche passaggio esposto. I rami dell’orniello, chiamato volgarmente anche frassino da manna, (la manna è la linfa estratta dalla corteccia), hanno garantito la sicurezza, perché sono flessibili e resistenti. Il rumore rilassante del ruscello che scorre in un ambiente naturale, fra alberi e rocce, le piccole cascate che riempiono le vasche di un colore verde smeraldo, ispirano uno spettacolo fiabesco e, mentre godiamo del “RUMORE DEL SILENZIO”, arriviamo alla grotta. L’ingresso di piccola dimensione è di forma conica, ed all’interno, c’è un buio immenso. Non devi fare nessun rumore, quasi quasi …neanche respirare, ed ecco… il piccolo pipistrello appeso a testa in giù, è il suo ricovero naturale. All’angolo della grotta, il rumore e l’incanto della cascata del RUSCELLO RIO.
Immagino di stare in Amazzonia! Risalire è stato difficoltoso, perché ripido e fra i rovi, i rami, le liane, devi cercare di appoggiare al meglio i piedi al terreno per non cadere. Proseguiamo sino al Colle Paterno di San Tommaso. Attraversiamo la piana, un prato che era usato a coltivazione, dimostrato dai tanti terrazzamenti. IL Ruscello RIO era abbondante di acqua, necessaria sia al bisogno delle comunità locali, che per le coltivazioni e gli animali. Non terminano qui le scoperte e, nella fitta ed incolta boscaglia, si intravvedono i ruderi di un antico monastero, una muraglia semi circolare ed una tomba. Luogo sacro, con un silenzio tombale che rispecchia il luogo dove ci troviamo. Continuiamo a camminare, ancora un attraversamento di un prato per arrivare in località Vignali, a monte di Paterno. Si suppone che il nome ha origine dalla cospicua coltivazione delle viti. Sul percorso ci sono alcune sorgenti. L’acqua non esce dalla roccia, ma dal terreno carsico…
Ecco IL POZZO DI PAPE’. Si racconta che PAPE’, (era il soprannome di questa persona), trovò la morte in questo pozzo, per cause ignote. L’acqua del pozzo era usata per la coltivazione del terreno ed altra esplorazione, quella di due ricoveri pastorali, di cui uno ipogeo, perché più basso del terreno. Concludendo, sono venuto a conoscenza di tante informazioni di una comunità agricola pastorale, che viveva in questi luoghi, con ciò che offriva il terreno e l’acqua. E come erano creativi nel realizzare qualsiasi idea, per sfamare la famiglia!
Luciano Pellegrini
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