Tra dissesto arboreo e rifiuti ingombranti!
Pescara, 1° giugno 2024. I social locali restituiscono di continuo immagini ormai divenute note in questi anni, e cioè di potature, radicali o meno, e di alberi tagliati per presunte ragioni sanitarie o a rischio di cedimento, di caduta, di schianto, a tutela dell’incolumità fisica di persone e beni.
Alberi sempre pericolosi, quindi, tanto che in questa città, crediamo unica in Italia, è stato coniato il termine “dissesto arboreo”, ripetutamente rinvenibile nei documenti di pianificazione, come il Documento Unico di Programmazione (DUP), per cui sono stati assunti impegni di spesa nei Piani Pluriennali di Lavori Pubblici finalizzati alla rimozione di questa causa “naturale” di rischio di danneggiamento del territorio, in questo caso urbano.
Un albero che con le proprie fronde invade lo spazio aereo circostante e che con le proprie radici quello ipogeo, cercando in questo modo il proprio nutrimento per riprodursi e quindi per vivere, può essere fonte di pericolo. Quando ormai è grande e non può più essere “guidato/educato” nella crescita, va potato/capitozzato e nei casi più gravi rimosso!
Questo accade, ovunque esso sia, che si tratti di un cortile, di una strada, di una piazza, di un giardino, di un parco, di un’area protetta, con un evidente risultato finale comune a tutte le operazioni: il legname viene rimosso e portato via. Dove? Non si sa. Nessuno lo sa.
Recenti immagini, commentate come esempio di virtuosa attività delle maestranze, le ultime in particolare di Ambiente spa, impegnate a ripulire la Riserva Dannunziana da rami e tronchi scambiati per “rifiuti ingombranti”, ma anche di imprese dedite a prevenire il rischio di danneggiamento di edifici e auto e a tutelare la vita dei cittadini, sembrano raccontare una storia di solerte efficienza e di accudimento della comunità in difesa dal “dissesto arboreo”!
Quello che nel frattempo accade, in particolare, e che ovviamente non si nota, è che con detti interventi viene asportato dal territorio un quantitativo ingente di “anidride carbonica” (CO2, quella dell’effetto serra e del riscaldamento climatico) che gli alberi con la loro attività fotosintetica hanno sequestrato negli anni dall’atmosfera e poi stoccato al loro interno, sotto forma di legname. Che fine fa questo materiale? Come viene utilizzato?
Sono domande ripetutamente sottoposte all’Amministrazione Comunale, anche in ragione di norme vigenti in materia e che la stessa deve, non può, adottare in materia di appalti pubblici, in particolare nella gestione del verde. Si chiamano “Codice degli appalti” e “Criteri ambientali minimi (CAM)”, in base ai quali il legname rimosso, prelevato dal territorio, deve rimanere allo stesso, con la formula del compostaggio in loco o presso impianti dedicati, ovvero tramite trasformazione in manufatti.
Non solo: questa pratica deve essere accompagnata, per ogni appalto, da attività informativa e di comunicazione ambientale rivolta alla cittadinanza, che nessun cittadino crediamo abbia mai avuto modo di riscontrare in questi anni. E per questi anni intendiamo gli ultimi 5, in particolare dal 2020, quando le suddette norme sono entrate pienamente in vigore.
A fronte dei massicci prelievi richiamati, testimoniati in ultimo ma non ultimi, dalla catasta di legname visibile all’interno della Riserva Dannunziana e incredibilmente messo all’asta per essere destinato al mercato della combustione e quindi della produzione di CO2, quale bilancio di sostenibilità può presentare questa Amministrazione per giustificare il proprio operato in termini di azioni di contrasto al cambiamento climatico, in adesione al Piano Nazionale d’Azione per la Sostenibilità Ambientale a cui ogni Comune è chiamato ed è tenuto ad aderire per dare il proprio contributo?
Al di là di quello “arboreo” (a questo punto proprio “dissesto”), di recente pubblicato, che testimonia l’inconsistenza del rinnovamento solo apparentemente numerico del patrimonio forestale urbano, affiancato dalla perla della curiosa sostituzione del suolo con mattonelle sostenibili di Piazza Sacro Cuore, il bilancio sollecitato, tra l’altro già dichiarato dal Comune stesso non valutabile, crediamo di poter affermare sia gravemente negativo!
Radici inComune
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